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4 Capitolo – L’impatto della crisi COVID-19 sugli assorbimenti patrimoniali delle banche

4.1 Liquidità e patrimonio, i due pilastri dell’attività bancaria

4.1.2 Le soluzioni adottate per fronteggiare la crisi

La crisi generatasi a seguito dello scoppio della pandemia ha una portata maggiore rispetto alle precedenti, perché ha paralizzato l’ingranaggio principale che fa muovere l’economia: il sistema di domanda e offerta112.

Lo shock dell’offerta, dovuto al blocco delle catene di approvvigionamento, e quello della domanda, consistente in una drastica riduzione dei consumi causata dalle misure di distanziamento sociale, dal lungo periodo di lock-down e dal calo del reddito disponibile, hanno provocato pesanti perdite di fatturato per le imprese, che si sono trovate ad avere grosse difficoltà nel pagare fornitori e dipendenti. Pertanto, è risultata chiara alle autorità europee la necessità di rifornire il sistema di liquidità con misure tempestive, ma tempestività non deve essere sinonimo di improvvisazione e, per poter rendere il meccanismo di trasmissione della politica monetaria il più efficacie possibile, è stato necessario che gli aiuti di Stato fossero configurati in modo da tenere conto, oltre che delle imprese beneficiarie, anche del mezzo impiegato per raggiungerle, gli istituti bancari.

Sono le banche, infatti, che, concedendo finanziamenti, rendono possibile l’immissione di liquidità nell’economia reale (bank lending channel) ed esse, per svolgere questa attività, hanno bisogno di patrimonio. L’aumento della probabilità di default dei clienti, infatti, implica per le banche un incremento della probabilità di non vedersi restituire il credito erogato (con conseguente rischio di perdite a conto economico) e perciò anche un innalzamento degli assorbimenti patrimoniali. Entrambi questi fattori, quindi, fungono da disincentivo per gli enti creditizi oppure portano a offerte di credito talmente onerose da costringere il potenziale cliente a declinarle.

Per questo, per mantenere costante il flusso di finanziamenti all’economia reale, sono stati emanati provvedimenti che hanno svincolato le banche dal problema di dover assorbire patrimonio, facendo sì che divenissero efficace veicolo delle misure di sostegno pubblico e di politica monetaria.

Una situazione simile di irrigidimento degli standard di concessione del credito (credit crunch) si è verificata una decina di anni fa in tutti i Paesi colpiti dalla Crisi del debito sovrano. In tale circostanza però, alle politiche monetarie espansive promosse dalla BCE, non erano state affiancate misure a sostegno del patrimonio delle banche, le quali pertanto, invece di utilizzare quella liquidità per concedere prestiti alle imprese, l’avevano impiegata per acquistare titoli di Stato. La relazione inversa che lega il prezzo di un titolo al suo rendimento, infatti, rende i titoli di Stato attrattivi in periodo di crisi: l’aumento della percezione del rischio associato ad un Paese fa sì che il rendimento

L’impatto della crisi COVID-19 sugli assorbimenti patrimoniali delle banche

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dei suoi titoli cresca rapidamente e di conseguenza i prezzi subiscano un rapido decremento, questo incentiva le banche ad andare a leva presso l’eurosistema per acquistare titoli di quello Stato e trarre un profitto dalla loro vendita nei periodi successivi, quando il rendimento presumibilmente sarà sceso e, di conseguenza, i prezzi saranno più elevati. Questa situazione si era creata anche in Italia, dove la scarsa credibilità del Governo e del sistema politico avevano determinato un forte incremento del rendimento dei BTP (Buoni del Tesoro Poliennali) con scadenza decennale e lo

spread, inteso come differenziale di rendimento tra i titoli governativi di un Paese (nel nostro caso

l’Italia) e quelli dei Bund tedeschi, che fungono da benchmark, aveva toccato valori esorbitanti, fino a raggiungere la soglia dei 550 punti base113, nel mese di novembre del 2011. Nonostante l’aumento

della percezione relativa al rischio sovrano di alcuni Paesi europei, la regolamentazione di Basilea in materia di adeguatezza patrimoniale ha continuato, in quegli anni, a considerare gli Stati europei come controparti perfettamente solvibili, verso le quali le banche potevano assumere nuove posizioni senza dover effettuare maggiori assorbimenti di capitale; questo ha invogliato ancora di più gli enti creditizi a destinare le risorse pubbliche in tale direzione anziché verso le imprese. Lo Stato, quindi, nei periodi di crisi rappresenta la miglior controparte per le banche, anche grazie al trattamento privilegiato che gli viene riservato dalla regolamentazione degli Accordi di Basilea. Essendo questa disciplina tuttora in vigore, le autorità che si sono trovate a dover fronteggiare l’attuale crisi economica, hanno compreso che, per sostenere l’erogazione del credito bancario al sistema produttivo, dovevano fare leva proprio su questo fattore.

In Italia, in particolare, il Governo, per rendere l’assunzione di esposizioni verso imprese e clienti al dettaglio ugualmente appetibile a quella verso amministrazioni centrali e banche centrali, ha stabilito di rilasciare garanzie statali in associazione ai prestiti concessi dalle banche all’economia reale114. Il vantaggio fornito dalla protezione personale dello Stato deriva dalla disciplina di vigilanza

prudenziale contenuta nel CRR che, come abbiamo analizzato nel paragrafo 3.3.2, consente alle banche di non assorbire nuovo capitale con riferimento ai prestiti a cui tali garanzie sono associate. Se così non fosse, le banche non potrebbero assumersi tale onere e utilizzerebbero le risorse dello Stato per finanziare investimenti per loro più convenienti come, ad esempio, l’acquisto di titoli di Stato, che assicurano profitti senza dare origine a costi aggiuntivi in termini patrimoniali.

Il motivo per cui il decreto “Liquidità” è stato così congegnato discende, quindi, in parte anche dall’esperienza pregressa della Crisi del debito sovrano, allorché gli aiuti dello Stato erano consistiti

113 Nel primo semestre del 2011 lo spread si attestava su valori inferiori a 200 punti base.

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esclusivamente in un’immissione di liquidità sul sistema, che però non si era tradotta efficacemente in finanziamenti a sostegno delle imprese in difficoltà.

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