• Non ci sono risultati.

Le tecniche regolative di integrazione regionale*.

C APITOLO T ERZO

5. Le tecniche regolative di integrazione regionale*.

Un'ulteriore tecnica di regolazione è individuabile nelle politiche di integrazione a livello regionale di quanto disposto tra interlocutori isitituzionali in sede di negoziati tra Stati e Organizzazioni internazionali.

Esempio di tali metodi di implementazione regolativa è rappresentato dalle politiche di policy integration portate avanti dall'Organizzazione Internazionale del Lavoro. In particolare tali programmi sono volti a supportare progetti cardine della core activity del'ILO e cioè lo sviluppo a livello globale di standard di lavoro equi e la promozione di una globalizzaizione sostenibile.

Nel 2004 la Commissione Mondiale sulla dimensione sociale della Globalizzazione ha notato come, a livello regionale, gli obiettivi sociali tendano ad essere una questione secondaria, affrontati solo in un secondo tempo dopo le questioni di natura economica e politica.

Tuttavia, se l'integrazione a livello regionale rappresenta una pietra d'angolo verso obiettivi quali il raggiungimento di una fair globalization o di fair labour

standards, una sua ben definita dimensione sociale sarà essenziale.

La Commissione mondiale, affinchè sia più facile il raggiungimento di tali scopi, ha suggerito che le politiche di integrazione regionale siano portate avanti attraverso un sistema di partecipazione e di riscontro democratici (per esempio attraverso la costituzione di organi tripartiti) e che gli obiettivi sociali ivi richiamati siano sostenuti attraverso l'analisi dei dati effettivi forniti con regolarità.

A cavallo tra gli anni '60 e ' 70 del secolo scorso si riteneva che lo svilupo economico avrebbe parimenti comportato una riduzione della cosidetta economica informale260, ossia quel settore del'economia caratterizzato da un

* In generale sull'argomento trattato in questo paragrafo si vedano gli atti raccolti durante il convegno "Symposium on the Social and Labour Policy Dimensionsof Regional Integration" tenutosi a Venezia il 30 novembre 2012, organizzato dall'Università Ca' Foscari e dall'Organizzazione Mondiale del Lavoro sotto la direzione scientifica del Prof. Adalberto Perulli e della dott.sa Vania Brino.

260 SINHA, A. "Trade and the informal economy", in Trade and Employent: from myths to facts, di AA. VV., Geneva, 2011, p. 125.

basso livello di investimento tecnologico, una produzione poco specificata e che accede a mercati non selezionati261.

In realtà le speranze di quegli anni sono state smentite e infatti i risultati delle indagini dimostrano come, in media, il 60% dei lavoratori nei paesi in via di sviluppo è impiegato in settori economici informali e come tra gli anni '90 e 2000 la globalizzazione e le riforme del commercio internazionale abbiano dimostrato una tendenza ad incoraggiare forme di lavoro precario.

E' evidente che gli accordi e le politiche negoziate dagli attori istituzionali difficilmente riescono ad avere il risultato sperato ad un livello geografico ed economico perfierico.

La consapevolezza di una tale carenza di capillarità spinge l'ILO a promuovere le succitate politiche di integrazione a livello regionale che consentono la penetrazione particolare delle strategie di sviluppo sociale negoziate a livello bilaterale.

Il primo sistema di integrazione è rappresentato dal NAALC, il North American Agreement on Labor Cooperation, stipulato l'1 settembre 1993 successivamente alla sottoscrizione del NAFTA dai paesi ad esso aderenti (Usa, Canada, Messico).

Esso fornisce un meccanismo per i paesi aderenti di assicurare l'effettiva applicazione degli standards e delle leggi lavoristiche domestiche, presenti e future, senza interferire nella funzione sovrana dei differenti sistemi lavoristici nazionali. Parimenti, la Commissione per la cooperazione sul lavoro è l'unico organo internazionale dalla fondazione dell'ILO (1919) ad essere esclusivamente votato ai diritti dei lavoratori e a materie relative a diritti lavoristici.

Insieme all'altro accordo sulla cooperazione ambientale, il NAALC aggiunge una dimensione sociale al NAFTA.

Attraverso il NAALC i partners commerciali regionali cercano di sviluppare le condizioni di lavoro e la qualità della vita, nonchè di proteggere e presidiare i principali diritti dei lavoratori.

261 HUGON P., “The informal sector revisited (in Africa)”, in D. TURNHAM B. SALOME'; A.SCHWARZ (eds): The informal sector revisited (OECD)., 1990.

Per raggiungere questi obiettivi il NAALC stabilisce un insieme di Obiettivi, Obbligazioni e Principi lavoristici262 che tutte le parti sono tenute a promuovere. Esso, crea, altresì, dei meccanismi per le attività cooperative e le consultazioni intergovernative come anche per valutazioni indipendenti e risoluzioni di controversie relative all'applicazione delle leggi del lavoro di ogni nazione.

Un altro esempio di accordo interstatale che agevola la penetrazione nel territorio delle politiche negoziate a livello centrale è rappresentato dall'ASEAN (Association of South East Asian Nations). L'ASEAN è un'organizzazione politica, economica e culturale di nazioni fondata nl 1967 con lo scopo principale di promuovere la cooperazione e l'assistenza reciproca fra gli stati membri per accelerare il progresso economico e aumentare la stabilità della regione.

Nell'ambito delle sue attività riconducibili alla cooperazione in ambito sociale l'ASEAN ha portato avanti numerose policies relative al lavoro.

Nel 2007 fu emanata la Dichiarazione ASEAN sulla protezione e promozione dei diritti dei lavoratori immigrati; nel 2010 furono emanate le Linee Guida sulle buone pratiche in merito alle relazioni industriali; nel 2012 infine fu emanata la Dichiarazione ASEAN sui diritti umani.

Dal momento che lo sviluppo delle politiche sociali rappresenta uno degli obiettivi specifici nell'agenda dell'ASEAN, all'interno di esso sono previsti organi addetti all'implentazione del lavoro. Tra di essi meritano di essere menzionati:

• Il Gruppo di lavoro dello SLOM (Senior Labour Official Meetings) relativo alle prassi lavoristiche progressiste in merito allo sviluppo della competitività dell'ASEAN (SLOW - WG).

• Il Comitato sull'implementazione della Dichiarazione ASEAN relativa alla promozione e protezione dei diritti dei lavoratori immigrati (ACMW).

262 Le obbligazioni previste sono: 1) I liveli di protezione; 2) l'azione governativa di applicazione; 3) l'azione privata; 4) le garanzie procedurali; 5) la pubblicazione; 6) Informazione pubblica e

consapevolezza. I principi: 1) libertà di associazione e protezione della libertà di organizzare; 2) diritto di negozziazione collettiva; 3) diritto di sciopero; 4) proibizione di lavoro forzato; 5) tutele contro il lavoro minorile; 6) standard minimi di lavoro garantiti; 7) eliminazione della discriminazione sul lavoro; 8) parità di retribuzione tra uomini e donne; 9) prevenzione agli infortuni e malattie sul lavoro; 10) risarcimento in caso di infortuni e malattie sul lavoro; 11) tutela per i lavoratori immigrati.

• La rete ASEAN sulla sicurezza e la salute sul posto di lavoro (ASEAN‐OSHNET).

• Il gruppo di lavoro dello SLOM sulla prevenzione e il controllo dell'HIV sul luogo di lavoro (SLOM‐WG‐HIV).

• La Commissione intergovernativa dell'ASEAN sui diritti umani (AICHR).

Con riferimento agli impegni in programma è importante ricordare che l'agenda dei ministri del lavoro dell'ASEAN relativa al periodo 2010-2015 contiene 4 priorità regionali nello specifio campo del lavoro.

La prima priorità è quella legale, nell'ambito della quale è prevista la promozione di best practices e la promozione e protezione dei diritti dei lavoratori, inclusi quelli immigrati.

In secondo luogo l'attenzione si sposta sul ruolo istituzionale, in particolare in merito al rispetto delle leggi giuslavoristiche, protezione sociale, salute pubblica sul luogo del lavoro.

La terza priorità riguarda i social partners, attuata attraverso il rafforzamento della cooperazione sociale, la promozione delle politiche di responsabilità sociale delle imprese, lo sviluppo della cooperazione internazionale.

Infine, la quarta priorità è rappresentata dallo sviluppo del mercato del lavoro e della forza lavoro. Naturalmente, benchè tale ultimo punto del programma, al pari degli altri, abbia un respiro programmatico e generico, la situazione di crisi globale impone delle misure concrete. Infatti, in questo ambito l'agenda prevede di correggere l'impatto che il commercio internazionale e la crisi hanno sul lavoro promuovendo politiche sociali progressiste e rafforzando l'analisi e le informazioni relative al mercato del lavoro.

Benchè tutte le misure sopra citate siano un chiaro segnale di impegno da parte dei Paesi che aderiscono all'ASEAN, ciò non di meno le politiche che prevedono la promozione sociale ed in particolare il rafforzamento ed il presidio dei diritti dei lavoratori siano di fatto misure recentemente introdotte in seno all'agenda dell'associazione.

In particolare, l'elemento che maggiormente adombra gli aspetti positivi contenuti nel programma dell'ASEAN è rapprsesentato dall'effettività dei meccanismi per assicurare che i diritti dei lavoratori e le altre misure sociali previste negli accordi raggiunti dall'associazione siano effettivamente applicati dagli Stati mebri.