In un moderno contesto di mercato, il buon governo societario delle banche assume fondamentale importanza non soltanto in relazione alla stabilità del sistema bancario, ma anche – e soprattutto – a quella del sistema economico e finanziario considerato nel suo complesso. Ciò è ancor più vero, come sappiamo, alla luce dei segnali rivenienti dalle recenti
precisely the manner for which American ideas have long been regarded with suspicion. (…) For many of those cultures and those economies, United States style capitalism or corporate governance, or many other westernizing influences for that matter, will never penetrate social and governmental barriers against them. In other cultures and economies great resentment exists toward United States economic imperialism and Americocentric notions of the United States as the universal nation that, as unstated premises, underlie much of the global convergence scholarship. (…) there is significant opposition to globalization of anything, whether lead by the United States or otherwise ».
turbolenze finanziarie (innescate dalla crisi americana dei mutui subprime e arrivate al loro culmine a cavallo degli anni 2008-2009 e i cui effetti sull’economia reale si stanno manifestando con tutta la loro veemenza negli ultimi tempi); segnali che hanno dato impulso alla definizione di interventi strumentali al superamento delle situazioni di criticità dei sistemi economici globali. Lo studio di una tematica così importante deve necessariamente riferirsi al contesto europeo ed internazionale dal quale promana e con il quale è chiamata a confrontarsi costantemente. Un punto che più degli altri merita di essere approfondito è quello relativo alla coerenza fra gli interventi regolamentari e l’autonomia imprenditoriale che gli stessi vogliono dichiaratamente preservare. In particolare, sarà di estrema rilevanza l’analisi dell’evoluzione dei modelli di governo societario e le risposte delle autorità di vigilanza e degli organismi di controllo a tale evoluzione, che si avrà modo di analizzare nel capitolo successivo.
Come abbiamo avuto modo di dire nei paragrafi precedenti, gli studi in materia di corporate governance hanno concentrato la propria attenzione sulla separazione fra la proprietà e il controllo delle imprese e, ancor più in particolare, sui rischi connessi all’espropriazione dei diritti agli azionisti (soprattutto di minoranza). La recente crisi finanziaria impone tuttavia di modificare il punto di osservazione sugli assetti organizzativi e di governo societario delle imprese e ci porta a riflettere sulla validità dei sistemi sin qui analizzati di fronte ad eventi traumatici, che rischiano di minarne la solidità. In generale, si ritiene che un tema complesso (quale quello della crisi) debba metodologicamente fondarsi sui raffronti con il passato: a questo scopo, l’unico grande vero avvenimento sistemico paragonabile a quello degli anni più recenti è rappresentato dalla crisi del 1929. In dottrina il confronto fra le due è stato ampiamente dibattuto e ha avuto modo di mettere in evidenza – per il tramite degli sviluppi legislativi, regolamentari e di supervisione susseguenti la predetta crisi – le differenze che hanno impedito alla “crisi contemporanea” di trasformare la grande recessione in grande depressione (82). Il confronto rivela la diversità di approccio delle
(82) Si vedano, per tutti, CAPRIGLIONE, Crisi a..., op. cit., passim; DRAGHI,Globalizzazione e…, op. cit., p. 4; secondo una prospettiva più ampia, che riguarda alle crisi finanziarie che
autorità internazionali in risposta alle difficoltà, grazie anche alla capacità di comprendere immediatamente – a differenza del passato – le cause della crisi e tutti i possibili rimedi; la cooperazione internazionale è da molte parti riconosciuta come uno dei fattori che hanno aiutato ad intervenire con prontezza (83), evitando conseguenze ben peggiori di quelle che oggi stiamo vivendo appieno.
Negli anni più recenti, le cause della attuale crisi finanziaria sono state ampiamente dibattute dalla letteratura economica di tutto il mondo; da più parti, si è avuto modo di osservare come queste risiedano in una molteplicità di fattori concorrenti, riconducibili in via generale all’elevato grado di finanziarizzazione dell’economia (84e alla crescente interconnessione dei mercati, cui non sempre si è accompagnata una adeguata attività politica, tale da sostenere gli stessi con adeguati meccanismi normativi di collegamento sostanziale; solo secondariamente, assumono rilievo i fattori scatenanti veri e propri della crisi, tra cui i processi distorti di allocazione dei cd. mutui subprime o le degenerazioni connesse con la sempre minore trasparenza di prodotti complessi, quali quelli derivati. Nell’ambito dell’analisi economica dei più disparati autori sono stati ipotizzati numerosi metodi di intervento e risoluzione della crisi, legati – in alcuni casi – alla corporate governance delle imprese (e, più in particolare delle banche); le differenti componenti dei sistemi di organizzazione e governo societario sono divenuti infatti uno degli strumenti per l’individuazione delle variabili della crisi stessa, su cui fare perno nella revisione dell’impianto disciplinare vigente al momento dell’esplodere delle predette turbolenze finanziarie, al fine di compiere scelte strategiche consapevoli e assicurare una efficace gestione dei rischi.
In questa logica, è importante differenziare la tipologia e la natura degli interventi proposti dai legislatori comunitario e nazionale, nonché dai
vanno ben più indietro nel tempo rispetto ai primi anni del novecento (come la celeberrima crisi dei tulipani), si rimanda all’analisi economica di GALIMBERTI, Economia e pazzia. Crisi finanziarie di ieri e di oggi, Bari, 2003.
(83) DRAGHI,Globalizzazione e…, op. cit., p. 4.
principali organismi di regolazione internazionali in risposta alla crisi; i rimedi attuali devono essere valutati nella loro capacità di perdurare oltre i confini temporali della crisi medesima ovvero, contrariamente, con riferimento al loro carattere transitorio e alla conseguente efficacia limitata nel tempo (stante l’eccezionalità degli eventi che ne sono a fondamento) (85). Ed invero, questa differenziazione assume particolare rilievo se si guarda ai meccanismi di corporate governance che, per loro natura, hanno carattere primariamente strutturale (dovendosi impiantare in un’organizzazione stabile, quale quella societaria) e dunque mal si prestano a interventi di breve periodo; tale carattere strutturale attiene anche agli interventi normativi e di supervisione attinenti la medesima materia, la cui definizione, introduzione ed entrata in vigore difficilmente può essere immaginata come servente ad una disciplina limitata nel tempo e negli effetti. L’unica eccezione, in questo panorama, è rappresentata dalle misure (cd. anticrisi) finalizzate a ristabilire il rapporto di fiducia fra il sistema finanziario ed i suoi fruitori e, ancor prima, a ripristinare il corretto funzionamento dei mercati e a garantire adeguata stabilità al sistema considerato nel suo complesso; misure dalla cui menzione non si può prescindere, in ragione del loro impatto – in alcuni casi anche molto rilevante – sulla governance delle imprese coinvolte. Si pensi ad esempio ai processi di nazionalizzazione e ai programmi di sostegno finanziario (86),
(85) CAPRIGLIONE,Crisi a confronto (1929 e 2009). Il caso italiano, Padova, 2009, p. 4. (86) Il più importante è senza dubbio il Troubled Asset Relief Program (TARP) del governo americano, avviato nel 2008 e indirizzato a una pluralità di imprese statunitensi appartenenti al settore finanziario, assicurativo, automobilistico; ad ottobre 2010, la linea di aiuti programmata è stata chiusa e le norme in esso contenute, ivi comprese quelle relative alle politiche di remunerazione (cfr. infra, Cap. IV), vengono meno e rimangono valide per i soli soggetti i cui programmi di assistenza non si sono ancora conclusi. In esso erano contenuti alcuni divieti espliciti per i soggetti che accedevano ai programmi di assistenza governativi; a questo proposito si rinvia alla lettura del Quarterly Report to Congress del 27 ottobre 2011 (in particolare pp. 10, 11 e 30), predisposto dall’agenzia governativa (Special Inspector Generall for the TARP – SIGTARP) incaricata della valutazione, nel continuo, dell’andamento (e del rispetto) dei fondi erogati a tenore del TARP.
rivolti in special modo alle banche e alle istituzioni finanziarie (87), avviati a livello internazionale. Da un punto di vista gestionale, la partecipazione pubblica al capitale delle banche ha determinato significativi mutamenti nelle strategie degli intermediari e nei loro assetti di governance.
Altre tipologie di interventi, che si innestano sul sostrato normativo già esistente, e mirano a dare maggiore incisività all’applicazione di regole vigenti, sono invece di più difficile valutazione, proprio in mancanza di questo carattere autonomo (88); mentre si ritiene che altre, che prendono indubbiamente le mosse dalle recenti turbolenze finanziarie, probabilmente sarebbero state assunte indipendentemente dagli effetti contingenti della crisi (e dalle aspettative, in particolare dell’opinione pubblica, circa l’adozione di pronti interventi correttivi delle evidenti distonie del settore finanziario).
(87) Si fa in particolare riferimento alla nazionalizzazione delle banche inglese (Northern Rock e Bradford & Bingley) e alla partecipazione del governo britannico nel capitale di due importanti istituzioni finanziarie (Royal Bank of Scotland e Lloyds Banking Group), che hanno detasto grande interesse, primariamente in ragione degli effetti rilevanti sulla concorrenzialità del mercato e sul piano della conformità dell’intervento pubblico al contesto regolamentare interno e comunitario.
(88) Si hanno in mente le differenziate comunicazione al sistema e i chiarimenti su normative già esistenti effettuate dalle autorità di supervisione
CAPITOLO III
LA CORPORATE GOVERNANCE DEGLI ENTI CREDITIZI
SOMMARIO: 1. Le specificità delle banche e dei modelli di governance bancaria – 2. Il ruolo delle previsioni legislative e regolamentari nel sostegno ad una ottimale governance bancaria – 3. Gli interventi legislativi in ambito nazionale – 3.1 Le previsioni in materia di corporate governance – 3.2 Le norme “indirette” di corporate governance: la disciplina sugli assetti proprietari... – 3.3 Segue: ...e le operazioni con parti correlate (cenni) – 3.4 Le politiche di remunerazione e incentivazione nelle banche e nei gruppi: i motivi di tanta attenzione – 4. Gli interventi disciplinari in ambito internazionale