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I Lemmi (Lemming) Piccoli roditori nordici Quando si riproducono a di smisura compiono talvolta disastrose migrazioni e arrivando in massa in

prossimità dell’acqua vi si precipitano annegando.

«L’underground | A Tottenham Court un semaforo || aspetta, passa – wait, cross. | Tu con la borsa, la spesa, la strada attraversa | la gente è tanta, va giù | per l’un- derground. Tu sgobba tu compra tu vendi tu tieni | stai attento, la tanta, t’imbro- gliano ti uccidono | la borsa è piena, è vuota, le carte. || Scale mobili to the trains, ron ron | sotto per tutte le direzioni in fondo corrono | in fondo, dentro di te | ogni anno sempre più in fondo più sotto. | Arriva, vien su, attraversa di nuovo | la tanta ti spinge ti punge ti preme, aspetta. | La borsa la roba va sotto | (budget program- mazione sviluppo | nuovi prodotti nuovi posti: idee). | Tardi tu t’accorgi che annotta sotto, ma domani sarà meglio, tu dici. | Passa, corri corrida, attraversa | la borsa la borsa le carte | Cross Wait | Tottenham Court. || Parole corte || Ti manca il fiato qualche volta | vieni su a respirare, a parlare. | Parole corte questi Sassoni | parole lunghe i Latini | parole lunghe la vita | parole corte la morte | queste ti tirano, quel- le ti mollano | alla tua sorte. | Ma tu sgobba tu cambia | tu graffia tu ammucchia | tu tenta la vita | aspetta compra, passa vendi | Wait Cross | Tottenham Court. ||

Il grattacielo || A Tottonham Court un grattacielo dritto stupendo | il più alto di

Londra vuoto sbagliato | di architetti imperfetti, inabitabile | da non poter neanche demolire. | Ma sotto vanno dritto. Non ci bada la tanta. | Sotto l’underground corre sempre. || Gli shops || A Tottenham Court c’è uno shop | per l’imbalsamazione | uno shop d’orchidee finte | un altro per cani sacri | un pornoshop | con quarantotto tipi di profilattici | la libreria più grande dcl mondo. | (In alto un gatto da un muretto nascosto | fotografa con gli occhi, con la mente | indifferente). || I lemmi || Guarda che roba in vetrina | guarda quanta. Fra tanta, la tanta | ma quanta (ma quando | i lemmi partiranno? | Hanno partorito troppo. | Quando arriveranno al mare a milioni

| si butter anno giù dagli scogli ad annegare | onde su onde | quando?) || I posters || Quello che dicono i posters sui muri | dietro i treni underground | e tutto vero verissimo. | Tu compra tu compra. | Tu prènditene prènditene ancora (o toglitene toglitene ancora)|| Tottenhancour || Ahi! Wait | Ahi – Cross» (coll. 31.164.8). 76 vv. di varia misura, dal trisillabo (vv. 47, 58, 75 e 76), ai vv. lunghi (il v. 41 ar- riva a quindici sillabe). Poche le rime: vv. 31-33 (morte: sorte); vv. 56-57 (mente:

indiferente), a cui si aggiungono le parole-rima underground (vv. 1, 6, 70 e, non

in rima, v. 46), cross (v. 3 e v. 76), traversa (vv. 4 e 21), soto (vv. 13 e 16), vita (vv. 30 e 36) la tanta (vv. 45 e 60; e non in rima, ai vv. 15 e 60). Al v. 10 ron ron è in rima interna con direzion (v. 11) e la parola-rima tanta al v. 60 è in rima interna con quanta del v. 61).

Poesia che descrive uno dei quartieri centrali di Londra e la vita frenetica che in esso si svolge. Il componimento si divide in in sei “quadri”: L’Underrground (v. 1),

Parole curte (v. 25), El gratacielo (v. 40), I shops (v. 47), I lemmi (v. 58), I posters

(v. 68); il plurilinguismo (nella poesia si affiancano italiano, dialetto trevigiano e inglese) è impiegato ad esprimere un senso di disagio nei confronti di una mo- dernità di cui non si condividono i valori fondanti. Come ha sottolineato Villalta: «L’attività poetica di Ernesto Calzavara acquista una serie di orientamenti prove- nienti da teorie e ipotesi operative che, in fondo, gli sono estranee, ma con le quali condivide la percezione di una profonda crisi di rappresentazione della realtà e di un definitivo decentramento del soggetto poetante, legate a sua volta a una crisi altrettanto profonda della lingua» (Villalta 2007, p. 114).        

1. L’Underground: il primo “quadro” della poesia è dedicato alla metropolitana, uno dei simboli della capitale inglese, ricordata anche ai vv. 6, 46 e 70.      7. 

Ti sgoba: il sintagma è ripetuto al v. 34.      crompa: ‘compra’, forma metateti-

ca, alternativa in ven. alla forma ‘compra’ (cfr. Boerio s.v. comprar).        8.  la

tanta: ‘la folla’. L’utilizzo dell’aggettivo sostantivato ritorna ai vv. 15, 45 e 60.      

15. sponze: ‘punge’, con s- rafforzativa (forma non registrata dai vocabolari: cfr. Bello s.v. pónzar, Boerio s.v. ponzer). I tre verbi che costituiscono il v. (spenze…

sponze… fraca), legati tra loro dall’allitterazione, sono disposti in climax; la virgola

dopo il terzo segna una brusca interruzione del ritmo concitato, acuita dal verbo finale (speta).      25. Parole curte: il secondo “quadro” è dedicato alla differenza linguistica tra l’inglese (lingua anglosassone) e le parlate derivate dal latino (tra cui l’italiano e il dialetto, lingue del poeta). Seguendo la teoria neoavanguardistica che assegna valenza maggiore al significante piuttosto che al significato delle parole, il poeta identifica la lunghezza (quindi l’accumulo segnico) con la vita, mentre le parole

curte (vv. 25 e 28) sono segno di morte, quasi correlativo di uno stile di vita frenetico

e disumanizzante.      35. sgrafa: “graffia”. Cfr. Bellò e Boerio s.v. sgrafar. Incrocio di un lat. volgare graphiare, (da graphium < gr. graphiom = stilo per scrivere sulle tavolette incerate), e il longobardo krapfo = uncino, da alcuni ritenuta voce onomato- peica (Turato-Durante s.v. sgrafar). È un vocabolo che ritorna spesso nelle poesie di Calzavara: il poeta lo associa infatti molto spesso all’atto primordiale, quasi istintivo, della scrittura (cfr. in part. la poesia 59 Grafiti).      40. El gratacielo: si tratta del

Centre Point, con i suoi 117 metri di altezza il più alto edificio della città all’epoca

della sua costruzione (1963-1966), che tuttavia rimase completamente vuoto almeno fino al 1975 (si veda la nota polemica del poeta al v. 42); qui assurto a simbolo della vacuità dell’andirivieni concitato che si svolge ai suoi piedi.      55-57: «il gatto  filosofo, alter ego del poeta, fotograf[a] da un «mureto» con gli occhi, con «la mente

| indiferente» le “meraviglie” offerte alla folla londinese dagli shops (Borsetto 2007, p. 63n).       58 I lemmi: sono i ‘lemmings’ piccoli roditori, che la credenza popolare vuole praticanti il suicidio di massa durante le migrazioni, a causa di un eccesso di riproduzione. A quest’immagine si è detto che Calzavara affidi la visione di «apoca- littici scenari di autodistruzione»: come i lemmings si riproducono a dismisura, così «la folla insipiente di Londra […], sedotta dalle false verità “gridate” dai posters [v. 68 ss.] si precipita in massa a compiere il “totemico” rituale degli acquisti» (Borsetto 2006, p. 64). La menzione di questi piccoli roditori in “scrizione fonetica” (lemmi v. 58), evocando la parola italiana che indica i termini della lingua, istituisce inoltre un legame diretto tra la sorte di questi animali e quello del linguaggio umano, facendo riemergere, nel finale della poesia, la tematica metalinguistica: la lingua, ridotta nella città anglossassone ad un accumulo di «parole curte», in grado di soltanto comunicare freneticamente come il ritmo della vita metropolitana, si riduce a mero strumento di consumo, non più capace di un’autentica comunicazione: si cfr. i vv. 23, 38, 75-76, nonché lo stesso nome del quartiere londinese, esplicito richiamo per la perfetta coincidenza fonetica con il dialetto, a quello che diventa l’unico scopo della vita nella città, cfr. vv. 73-77 «totène ancora».

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La corriera di Nax