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pensando fasendo segni grisi che no capìmo

30

e che se perde

co’ le imagini

quando se ritira

dai veri

la luce

[1] veri: vetri; [2] vode: vuote; [3] ghe piase: piace a loro; [4] le ga i làvari

verti par basi: hanno i labbri aperti per baci; [17] gémo: gomitolo; [19] i

mileri: le migliaia; [20] desliga: slega (dipana); [22] ombrizadi: ombreg-

giati; [24] putei: bambini; pianze: piangono; nutre: nutrono; [26] ocieti:

occhietti; [26] pomeli: pomelli; [27] dise: dicono; tasendo: tacendo; [28]

fasendo: facendo; grisi: grigi; [29] capìmo: capiamo; [30] perde: perdono.

«OMBRE SUI VETRI || Ombre sui vetri di donne future | nelle case vuote nuove | piace ad esse mostrarsi senza dir niente | hanno i labbri aperti per baci | che si allargano all’eterno | come onde per sassi in acqua | le gambe compassi per misu- rare tra gli uomini | le distanze prossemiche | e a me delle caverne uomo |sberleffi mi fanno perché ho il sesso | o mi pare || Là donne future | ombre pure sui vetri ridono | come feti ci guardano | dalle loro distanze future | e quel gomitolo di corpi in plastica-vetro | nati sui fili di selezioni | le migliaia di secoli | slegano || Hanno segni di seni futuri | appena ombreggiati punti |di matite rosse | che non piangenti bambini non nutrono | né uomini incantano | punti di occhietti pomelli | che dicono tacendo | pensando facendo segni grigi | che non comprendiamo | e che si perdono | con le immagini | quando si ritira | dai vetri | la luce» (coll. 31.164.38).

34 vv. di varie misure, dall’endecasillabo (il v. 1 è un canonico endecasillabo a mi-

nore, il v. 3 a maiore) al ternario (v. 20), suddivisi in quattro strofe, rispettivamente

di 12, 8, 10 e 4 vv. Nell’ultima strofa, quasi un congedo, i quattro vv. non seguono l’allineamento tipografico, ma sono disposti a scala. Mancano rime strutturanti; rima interna ai vv. 6-7 (sassi: compassi). Epifora tra future (vv. 1, 13, in rima al mezzo con pure, v. 14 e 16) e futuri (v. 21).

Poesia visionaria in cui si immagina l’incontro con le donne di un lontanissimo futuro, che si presentano al poeta in forma di «ombre pure» (v. 14), figure ineffabili, percepibili come attraverso un vetro (il richiamo è forse alle dantesche anime del cielo della Luna, anch’esse tutte femminili: Martinazzo 2006, p. 172 e n.), la cui evoluzione si manifesta con la scomparsa pressocché totale degli attributi sessuali, ad eccezione delle labbra e del seno appena tratteggiato. Posta in apertura della raccolta Analfabeto, diverrà eponima dell’antologia calzavariana Ombre sui veri, scelta probabilmente dovuta all’omonimia tra il vocabolo trevigiano veri (‘vetri’) e l’italiano veri, con un’allusione alla verità della poesia (cfr. almeno Gibellini 2007, p. 159). Nonostante l’importanza del componimento, nel Fondo Calzavara non sono conservati i materiali preparatori, ma soltanto le copie in pulito.

Prima che in Analfabeto, la poesia venne pubblicata in «Almanacco dello Spec- chio» (n. 7, 1978), insieme con La morte del giorno, La porta tamburo, Croze fata

col gesso, Done sul tram, El menabò e Katacuna, Le màcie de luce, Disdoto respiri al minuto, Iside e Grafiti, introdotti da Cesare Segre. In questa pubblicazione, in cui

si dichiara che le poesie appartengono ad una raccolta di prossima pubblicazione per la Soc. di poesia – Guanda, le strofe 2 e 3 non sono separate.      1. veri: forma preferita alla più arcaica vieri, probabilmente per l’analogia formale con la parola italiana (pl. di vero).   done: ‘donne’.      2. case vode nove: ‘case vuote nuove’. L’assenza dei segno interpuntivi è costante in questa fase della poesia calzavariana. Le case vode rimandano alla poesia di e E la casa xe voda, in cui la reiterazione del sintagma a inizio e fine del componimento accentua il sentimento di vuoto esistenzia- le, all’interno di una società proiettata all’accumulo di beni materiali.      4. làvari: ‘labbra’. Voce del trevig. (Bellò s.v.), manca in Boerio, dove viene registrato soltanto il ven. labro. Turato-Durante (s.v. Lavare) pur non riportando il lemma, ne indicano la provenienza dal lat. labrum ‘labbro’ da lambere ‘lambire’. Si noti l’allitterazione tra sost. e agg. làvari verti e dell’intero sintagma con veri del v. 1. Non è un caso che i làvari, uno dei pochi particolari anatomici che caratterizzano gli esseri del futuro, rinviino metonimicamente alla bocca, sede di produzione del linguaggio: in

L’Arca (A 5) e katacuna (A 36) il poeta immaginerà una nuova creazione proprio a

partire dalle parole.      5. se slarga: ‘si allargano’. Dal lat. largum con s- raffor- zativa (Turato-Durante s.v. slargare; Bellò e Boerio s.v. slargar).      6. par sassi: ‘provocate dai sassi’. Il sintagma è quasi rimante con par basi del v. 4 (che però è complemento di fine). L’immagine circolare evocata dalle onde provocate dal lancio dei sassi in acqua continua nel verso seguente con quella delle gambe-compassi (in rima interna con sassi).      7. gambe-compassi: è uno dei numerosi esempi di una parola composta con trattino, cifra stilistica della poesia calzavariana a partire da Infralogie. Cfr. anche plastica-vero del v. 17.      8. prossèmiche: tecnicismo, fortemente straniante rispetto al tessuto linguistico della poesia; le distanze, qui definite, appunto, prossèmiche, al v. 16 sono future.       9. a mi… omo: l’allitte- razione unisce il pronome personale con il sostantivo, colmando la distanza resa ancora più grande dall’iperbato.   de le caverne omo: allude, enfatizzandolo, al divario evolutivo che separa l’uomo contemporaneo (il poeta) dalle «donne futu- re».      10. sberleffi: la grafia dell’italiano in contesto fonetico dialettale, produce un effetto ironico, caricaturale.      13-14. done future | ombre: in posizione forte, nei primi due vv. della seconda strofa sono richiamati gli elementi fondanti della poe- sia.      17. gémo: ‘gomitolo’ (cfr. Bellò s.v.). Dal latino glomus e dall’it. antico ghio-

mo (cfr. Boerio, Turato-Durante s.v.).      19. mileri: ‘migliaia’. Forma ipercorretta

(possibile l’influsso di mile) di mièr (pl. mièri o mièra) attestata nei vocabolari (cfr. Bellò, Boerio, Turato-Durante s.v.).      22. ombrizadi: ‘ombreggiati’. Il termine, secondo Boerio proprio del lessico pittorico, indica il «dare rilievo alle pitture colle ombre», (cfr. Boerio s.v. ombrizado). L’immagine pittorica continua nel v. 23 con la menzione delle matite rosse.      24. putei che non pianze no nutre: ‘non nutrono bambini che non piangono’. Puteo (o putelo, altra forma utilizzata da Calzavara), indica propriamente un bambino «d’età tra infanzia e adolescenza» (Boerio s.v.): in questo contesto sarebbe più appropriato il termine putin che significa propriamente ‘lattante’ (cfr. Boerio s.v.), utilizzato da Calzavara in altre occasioni (cfr. Poesie dia-

lettali 14, 50 [putina] e Analfabeto 63, 19).      27-28. tasendo | pensando fasendo:

serie di tre gerundi in climax ascendente. Simile accumulo in A 18 (Aqua e piera), vv. 4-6. tasendo è giustapposto ossimoricamente al verbo principale (dise tasendo);

fasendo è indicato da Boerio come forma arcaica per fando (Boerio s.v. far). Si noti

anche l’allitterazione della -s- in tutto il v. 28.      31. co’: con.

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Materiale

Spessor che te strenzi coi déi

e che te dà la grossezza