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LA “LETTERATURA DIFFICILE” DI BESSETTE

“L'arte non deve mai tentare di farsi popolare. Il pubblico deve cercare di diventare artistico”

Oscar Wild Il sapere letterario perpetuato si fonda sull’assolutizzazione del Senso trasmesso e sul nascondimento della combinatoria di segni fondamentali e necessari per produrlo. La letteratura è uno dei campi privilegiati dell'ideologia, perché ha a che fare con la lingua e con il sistema del linguaggio da conservare incosciente e inoffensivo, con la possibilità di veicolare valori e con la capacità di divulgare l'assetto del sistema. Questa letteratura, coinvolta nel sistema economico del consumo, non può sopportare che si mettano in questione i principi basilari, in quanto possiede elementi legati a tutte le forme dell'ideologia (religione, morale, politica).

La letteratura indipendente, quindi autentica, è “imbavagliata e perseguitata” in quei paesi in cui il mercantilismo coincida con le interdizioni totalitarie o capitaliste, scrive la Bessette in Le Résumé.

“À vrai a dire la Littérature autentique, que ce soit dans le pays capitalistes, est éternellement muselée et persécutée. Le mercantilisme n'ayant d'égal que les interdits de n'importe quel fascisme.”248

Andrà invece sottratta a ogni funzionalità e ad ogni fine eteronoma, ma non per ridurla ad un ruolo decorativo, bensì per investirla di uno statuto e di effetti di alta portata strategica sul piano ontologico, o epistemologico o politico. Infatti il libro che non abbia “pretese sociali” o “pretese spirituali”, viene rifiutato dal vero autore che vorrà invece denunciare il malessere sia sociale che politico, non tradendo in questo modo la funzione dell'autore.

“Enfin des écrivains qui dégènèrent la fonction d'écrivain, qui trahissent, qui n'ont rien à dire, enfin des romans sans valeur et tout au plus résumables en quelques images dans un magazine”249

E come afferma Manganelli nel suo saggio del 1967 La letteratura come menzogna, “la parola letteraria è infinitamente plausibile: la sua ambiguità la rende inconsumabile”250.

Nel suo Le Résumé, Bessette divide il panorama letterario dell'epoca in “letteratura d'assorbimento”, 248 H. Bessette, Le Résumé, op. cit., pag. 190.

249 Ivi, pag. 186.

cioè la letteratura in tutte le sue forme che si sottometta all'ideologia (a cui si legano quindi il giornalismo, la pubblicità, il reportage) e “letteratura d'incubazione” (quindi il Romanzo poetico e la scienza letteraria).

“Una dictature des esprits au même titre que n'importe quelle confession religieuse. De même qu'une église est une usine de fabrication d'âmes en série, d'âmes artificielles, le journalisme censuré ou non tel qu'il est, imprime une façon de penser, construit à grand rendement des esprits artificiels, fait une manière d'être.”251

Il compito si delinea dunque come la creazione di un prodotto sciolto dal mercato e dalle leggi commerciali che richiedono continuamente articoli vendibili e smerciabili senza difficoltà. Un'opera che quindi che combaci con l'urgenza creatrice, l'opinione, i gusti dello scrittore, e non gli ordini del sistema commerciale.

“Au roman‐fleuve à l’imparfait et au passé simple, au roman de fabrication et de « développement » s’oppose le Roman littéraire qui ne se fabrique pas et naît d’un concours de circonstances. L’écriture en prose traditionnelle, c’est‐a‐dire, la Lecture, même lorsqu’elle dit des choses pensées et intelligentes, reste un produit très commercial, très utile lorsque trente millions de lecteurs et d’intellectuels réclament des livres”252

Il romanzo che propone Bessette si staglia, come alternativa, sullo sfondo di questa letteratura mercantilizzata e tesa a reiterare un determinato codice e un rispettivo sistema di valori. E tenuti in considerazioni fattori sociali quali la democratizzazione della cultura e l’istruzione di massa, quindi la diffusa alfabetizzazione, Bessette risulta ancora più convinta dell’esigenza di un romanzo più complesso e articolato che sia frutto ed espressione di una costante ricerca letteraria. Va perseguito il romanzo che sia in grado di “se soustraire à la facilité littéraire”253. Perché i tempi di una

“Letteratura difficile”254 sono arrivati.

La Letteratura non deve piegarsi ai gusti del lettore, riducendosi a intrattenimento, a una “perdita di tempo”, e contribuendo a lasciare l'uomo nella condizione acritica in cui si trova, e non deve quindi assecondare le direzioni del mercato e le pressioni dell'editore, della critica, della stampa.

“L'inutilité d'une telle lecture, l'abêtissement dans lequel elle entretien le lecteur, même si elle s'honore de quelques ficelles psychologiques louable.

251 H. Bessette, Le Résumé, op. cit., pag. 161. 252 Ivi, pag. 195.

253 Ivi, pag. 194.

Une irréparable perte de temps.”255

Dovrà invece portare il lettore in zone inesplorate, in cui il suo ruolo estremamente attivo lo designa vero custode della letteratura, quasi suo ultimo autore. Spetterà al lettore giudicare, completare, eseguire l'opera, decidendone l'utilità, il valore, la soluzione.

Se il lettore accetta questa offerta, e si china così sul testo per tradurlo in realtà, interpretandolo e compiendolo, si apre la possibilità che a partire dal gesto letterario accada il gesto politico, quindi che dalla lettura scaturisca un ragionamento e una critica che investa il presente e l'individuo al suo interno.

L'uomo giunge così ad interrogandosi sulla propria condizione attuale e su quella invece adeguata, che “tout tente de lui faire abbandonner”256, respingendolo tra la massa confusa e anonima i cui

spiriti sono stati oramai “fabbricati” e ridotti a “marchandise de qualité apparente”.

La Letteratura non dovrà farsi pubblica, nel senso di scendere al livello medio del lettore che ha davanti, per fini economici e narcisistici, fama e successo, legandosi così al discorso economico e politico dello stato attuale, ma sarà il pubblico a farsi artistico, ad accogliere la posta in gioco, la proposta della nuova Letteratura, mettendosi in discussione in quanto lettore e in quanto uomo. Perché l'uomo moderno ha il dovere, alla luce delle vicende storiche della prima metà del Novecento, di pretendere altro.

“des gens qui ont souffert trois guerres en soixantequinze ans, dont une défaite désastreuse et deux laborieuses manières de victoires demandent autre chose, attendent l'incomparable produit de la Pensée «Esprit-Cœur» et de la Forme”257

Bessette, proprio in questo tempo di guerra, denuncia un rifiuto dilagante di vivere. Un rifiuto “di circostanze in cui si è obbligati a vivere”. Un rifiuto del reale, “una perfetta incomprensione di questo tempo di guerra. Quindi inefficace. Vita dimenticata.”258

255 Ivi, pag 164. 256 Ivi, pag. 166. 257 Ivi, pag 168. 258 Ivi, pag. 180.