“La Littérature est l’essentiel, ou n’est rien”
George Bataille Bessette condanna categoricamente qualunque forma di utilità o di utilizzazione della letteratura o della poesia. Esprimendo la letteratura la parte essenziale dell’uomo, non può essere utile secondo Bataille, perché l’uomo “en ce qu’il a d’essentiel, n’est pas réductible à l’utilité”267.
Il concetto di dépense (dispendio), è introdotto da Bataille per mostrare l'insufficienza del principio classico di utilità, ossia quello di produttività, nella spiegazione del funzionamento dell’economia reale. Secondo l'autore va infatti considerata una parte fondamentale dell'economia reale, cioè la parte maledetta, la parte che viene sprecata, distrutta, destinata all’Im-produzione, all’Im- produttivo. La parte maledetta. La parte del dispendio. La parte che comprende “il lusso, i lutti, le guerre, i culti, le costruzioni di monumenti suntuari, i giochi, gli spettacoli, le arti, l’attività sessuale perversa (cioè deviata dalla finalità genitale)”268.
Alla base dell'improduttività di una parte dell'attività economica umana c'è un dispendio di energie e merci, fino a quello di vite umane. Queste attività, per acquistare il loro senso, hanno bisogno di un dispendio il più grande possibile. Nel saggio La parte maledetta, pubblicato nel 1949, Bataille introduce il concetto di doppia economia. Secondo il significato classico, l’economia analizza i processi della produzione, dello scambio e del consumo finalizzato alla ri-produzione. Ciò che Bataille chiama “l’economia in grande”, l’economia generale, ingloba il lato oscuro e invisibile della produzione, generando il paradosso dell’eccedenza, il fatto che al massimo della produzione corrisponda sempre il massimo della perdita.
“L’uomo non è soltanto l’essere separato che disputa la sua parte di risorse al mondo vivente o agli altri uomini. Il movimento generale di dilapidazione della materia vivente lo anima ed egli non saprebbe arrestarlo; anche al vertice la sua sovranità nel mondo vivente lo identifica con questo
movimento; lo vota, in modo privilegiato, all’operazione gloriosa, al consumo inutile.”269
266 H. Bessette, Suite Suisse, Léo Scheer, Parigi, 2008. Espressione ricorrente nel testo. 267 G. Bataille, OEuvres complètes, Gallimard, Paris, 1988, t. XI, p. 13.
268 G. Bataille, La parte maledetta, Bollati Boringhieri, Torino, 2003, pag. 44. 269 Ivi, pag. 3.
Esiste però un’esperienza più radicale, in grado di sottrarre completamente gli oggetti all’ordine del consumo produttivo, affidandoli ad una sfera altra, che trascende il pensiero razionale: il sacrificio. Quest'ultimo istituisce un rapporto nuovo tra il soggetto e l’oggetto, non più fondato sul rapporto di utilità.
La poesia è sinonimo del termine dépense, in quanto significa creazione per mezzo della perdita. È la parola che si sacrifica nell'evento poetico, “de-parolificandosi”, uscendo cioè dal suo significato abituale e finendo in un al di là sacro dove trova il proprio essere. La parola poetica viene estromessa dall'appartenenza al mondo reale delle cose, liberandosi della sua funzione servile. La letteratura e la poesia che si sottraggono all'accrescimento delle risorse, alla categoria dell'utilità, rientrano quindi all'interno dello spreco e conseguentemente della sovversione. Giungendo nella sfera dell'inutile e della pura privazione, si avvia verso un percorso che conduce dal noto all’ignoto, al totalmente nuovo, aprendo spazi e possibilità di rivolta.
La poesia si delinea quindi come una forma particolare della pura dépense improduttiva. Si delinea quindi inutile, nel senso di inservibile e non necessaria, rifiutante l'edificazione utile delle risorse. Offrendosi inoltre come forma del sacrificio, diventa il rifugio delle rovine rimaste, possedute. E il desiderio continua a durare nella poesia stessa, o meglio, si può dire che quest'ultima abbia proprio una specifica funzione, ossia di mantenerlo in vita. Bataille sostiene infatti che la poesia, essendo indipendente da ogni ordine esterno precostituito ed essendo padrona di se stessa, permette all'uomo di lasciarsi travolgere dalla forza del desiderio. È “la via in ogni tempo seguita dal desiderio che l'uomo avverte di riparare all'abuso da lui fatto nel linguaggio”270. Il residuo linguistico che persiste
e che resiste all'utile, è simile al desiderio per potenza e libertà, e riguarda il soggetto incapace e non disposto ad accumulare, desideroso di salvarsi nella poesia.
Tipiche della tradizione letteraria occidentale, l'eliminazione del lavoro necessario a generare il senso e la subordinazione della produzione al prodotto, sono operazioni che coincidono con il mascheramento del lavoro relativo alla produzione dei beni nella sfera industriale. Struttura e sovrastruttura, sfera economica e intellettuale, si richiamano e si integrano. Smantellare una di queste strategie può aiutare a denunciare l’altra.
Resta problematico il quesito se il desiderio sia davvero sempre capace di sottrarsi al consumo. Baudrillard ad esempio propone di risolvere la questione concependo invece il resto come qualcosa necessariamente da impiegare di continuo, da non lasciare mai inutilizzata, per evitare che il capitale si autoriproduca proprio grazie a questo resto sopravvissuto.
“Perché l'economico, ovunque sia, si fonda sul resto (soltanto il resto permette la produzione e la riproduzione)- che questo resto sia il non condiviso simbolicamente che rientra nello scambio mercantile e nel circuito d'equivalenza della merce...che questo resto sia semplicemente il fantasma, cioè ciò che non ha potuto risolversi nello scambio equivalente e nella morte, che, per questa ragione, si risolve in quel precipitato di valore inconscio individuale, di stock rimosso di scene o di rappresentazioni, che si riproduce e riproduce secondo l'incessante coazione a ripetere. Valore mercantile, valore significato, valore rimosso/inconscio- tutto questo è fatto di ciò che resta...questo resto ovunque si accumula e alimenta le diverse economie che governano la nostra vita”.271
Nel momento in cui qualcosa avanza e sfugge, secondo Baudrillard, diventa spazio di crescita per il capitalismo, mentre per Bataille si offre come possibilità di resistenza.
Ha natura capitalistica anche il discorso linguistico, in quanto processo di accumulazione, di distribuzione e di produzione del linguaggio in quanto valore, sostiene Baudrillard. A ciò si contrappone invece la poesia come “processo di sterminazione del valore” teso a distruggere tutto, confermandola “irriducibile al modo di significazione, che è semplicemente il modo di produzione dei valori linguistici”272. Inoltre il poetico è in grado di sterminare il valore perché introduce la
dimensione dello scambio in cui non è ammesso il residuale, contraria quindi all'accumulazione. Infatti in questa situazione di scambio-dono si apre lo spazio delle parole “liberate” fruibili secondo il proprio desiderio, circolanti come valore di scambio, e allo stesso tempo si può generare anche la dimensione simbolica dell'uso del linguaggio grazie alla quale non essendoci né valore di scambio né valore di d'uso, all'abbondanza del linguaggio si sostituisce l'efficacia simbolica dei segni.
Il poetico sarebbe quindi la sovversione del linguaggio e delle sue leggi, capace di distruggere il valore e di realizzare una reversibilità del senso. Eliminando ogni eventuale e possibile forma di residuo, la poesia diventa necessaria allo scambio inarrestabile della parola e si afferma come unica ricchezza inesauribile.