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La lezione delle città di Tecla

4. Turismo e capitale territoriale

4.6. La lezione delle città di Tecla

Guardando dall’alto i numeri raccontati sino a qui, con un orizzonte visivo che racchiude l’intero Paese, ciò che appare è una nazione che ha smarrito la strada per la crescita, sopraffatta dai cambiamenti imposti dal nuovo scenario globale. Come una persona che di fronte a una forte difficoltà si paralizza, incapace di reagire e organizzare una qualsivoglia azione per contrastare lo stato di crisi. Immobili in attesa di tempi migliori, tempi migliori che non verranno se non si sapranno creare le condizioni per favorirne l’arrivo.

I tanti numeri esaminati - in questo studio riportati solo in minima parte - sembrano raccontare un Paese che per decenni ha seguito un modello di sviluppo e oggi - nonostante sia chiaro a tutti che non ci sia più un paradigma percorribile – è alla continua ricerca di regole e punti fermi a cui ancorarsi.

Si è stabili perché ci si muove, come ricordavamo nel capitolo introduttivo pensando all’equilibrio instabile ma proficuo della bicicletta. Oggi, vista dall’alto, l’Italia appare pressoché ferma e instabile, e quindi pericolosamente esposta alle cadute.

Scendendo un po’ dal nostro punto di osservazione ed esaminando i numeri con un minor livello di aggregazione qualche movimento che fuoriesce dall’immobilismo generale s’inizia a percepire. Si coglie bene guardando all’interno delle singole province, ma emerge anche soffermandosi sull’aggregazione per specializzazioni produttive.

Le elaborazioni di questo capitolo non sono sufficienti per affermare, confortati dalla significatività statistica, che differenti specializzazioni produttive conducono ad altrettanto differenti risultati nello sviluppo delle province, non consentono di concludere con certezza che alcune aree sono più reattive rispetto ad altre in virtù della loro vocazione turistica o industriale.

Sono troppe le variabili che entrano in gioco, i risultati emersi nelle nostre analisi potrebbero essere spiegati da aspetti non considerati all’interno delle elaborazioni.

Tuttavia, il racconto dei numeri procede lineare e chiaro, i sistemi turistici e le aree industriali che si caratterizzano per tecnologia medio-alta hanno ottenuto, in termini di creazione di ricchezza e tenuta occupazionale, risultati superiori al resto delle province.

Sono specializzazioni che presentano alcune caratteristiche comuni. La prima è quella di essere maggiormente aperte all’esterno, direttamente a contatto con i flussi mondiali. Per i sistemi turistici la correlazione con l’estero è evidente, la capacità di attrarre turisti stranieri è essenziale per lo sviluppo del territorio. I sistemi industriali high tech sono quelli che presentano una maggior dipendenza dai flussi commerciali con l’estero, i risultati delle imprese sono in larga parte determinati dalla capacità di esportare i propri prodotti in mercati stranieri.

In anni in cui la domanda interna è stagnante, poter accedere alle opportunità offerte da un’economia mondiale che continua a crescere non è cosa da poco.

Una seconda caratteristica che accomuna sistemi turistici e aree industriali high tech è quella di avere nella propria specializzazione una forte competenza distintiva.

Anche in questo caso ciò appare chiaro per i sistemi turistici, in alcuni casi il tratto distintivo sta nel patrimonio naturale o artistico, in altri – Rimini su tutte – va ricercato nella capacità di aver costruito attorno alle risorse naturali un sistema turistico con caratteristiche difficilmente replicabili altrove. Difficilmente replicabili perché la distintività non è nelle infrastrutture, nelle spiagge o nelle discoteche, ma nel capitale sociale, nella cultura dell’accoglienza, nelle persone e nella rete che le unisce.

Molte delle aree high tech si caratterizzano per la presenza di poche imprese eccellenti, generalmente di medie e grandi dimensioni, che sono riuscite a creare sul territorio una rete di imprese subfornitrici. Sono facilmente individuabili delle filiere tecnologicamente avanzate che, nella maggioranza dei casi, hanno contribuito a formare professionalità e a diffondere conoscenze sul territorio difficilmente sostituibili. A loro volta conoscenze e professionalità hanno favorito la crescita delle filiere, un circolo virtuoso specifico del territorio, tanto da essere considerato una competenza distintiva.

C’è una terza caratteristica rilevante che sembra appartenere solamente ai sistemi turistici.

Oltre il 70 per cento dello sviluppo è spiegato dal capitale sociale e dal capitale umano, un dato incoraggiante se si concorda con le analisi precedenti sul futuro del modello di sviluppo. Per quanto affermato risulterà sempre più centrale il fattore umano e, soprattutto, il sistema di relazioni che connette persone e territorio. Tuttavia, capitale umano e sociale, patrimonio artistico e caratteristiche distintive, capacità innovativa e apertura all’estero, possono risultare armi spuntate se prese singolarmente e non valorizzate all’interno di un’unica visione. Come ricordato precedentemente, avere gli ingredienti giusti non è sufficiente se non si sa cucinarli.

C’è ancora un salto culturale da compiere, quello di pensarsi come Tecla, la città invisibile di Calvino. Tecla si ispira direttamente al cielo stellato, è una città in eterna costruzione, una città che non chiuderà mai il suo ciclo, che non raggiungerà mai la forma definitiva, proprio perché il suo modello è la stessa metamorfosi.

Per un territorio questo significa avere una visione alta, alta come deve essere una visione.

Una visione che richiede a tutti la capacità di pensarsi in perenne riconfigurazione, che necessita di un equilibrio in movimento, come quello della bicicletta.

88 4. Turismo e capitale territoriale

Sembra difficile, in realtà come persone lo facciamo tutti i giorni. Il vero salto culturale sta allora nel tentare di farlo collettivamente, all’interno di un progetto che sappia tenere insieme ambizioni personali e visione collettiva, che sappia conciliare il ruolo che dobbiamo avere per poter realizzare la nostra ambizione con la missione, l’apporto distintivo che possiamo dare per il perseguimento della visione.