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Capitolo 5 – Verso un’etnografia del consumo

6.1 A lezione di medicina

Al momento vanno in onda così tanti serial e serie mediche che, se ne guardi una selezione sapientemente curata, sarai presto in grado di svolgere da solo i tuoi stessi interventi.

J. Moir414

Gli spettatori e le spettatrici, come si è visto nel capitolo precedente, ritengono di aver appreso dai medical dramas nozioni, conoscenze generiche in fatto di medicina e alcuni termini del lessico medico specialistico. In generale, essi ritengono di sapersi ora collocare in un’interazione comunicativa a sfondo medico meglio di quanto non riuscissero a fare prima di iniziare a vedere le serie tv di ambientazione ospedaliera. Questo risultato è anche – ma non solo – un prodotto dell’architettura narrativa di medical dramas come House M.D.. Francesca Bottega, nella sua tesi di laurea La relazione “rappresentata” fra medico e paziente. Analisi del medical drama House M.D., rileva che la messa in scena del caso clinico e le strategie di cui si avvale la narrazione mostrano un’intenzione a tratti pedagogica: «lo sviluppo dell’episodio prevede la trattazione del caso clinico attraverso una modalità lineare e ben comprensibile, mediante una progressione cronologica degli accadimenti. […] Al termine dell’episodio, uno spettatore che ha prestato attenzione allo sviluppo del caso clinico è riuscito a farsi un’idea di quello che i medici hanno messo in pratica e perché. Viene realizzata una messa in scena che affianca e accompagna il pubblico durante l’evolversi della malattia e diversamente dalle altre fiction mediche, in cui il linguaggio tecnico non viene “tradotto” per i profani e in cui le procedure mediche rimangono

414 «At the moment there are so many medical series and serials being aired that if you watch a cleverly

planned selection, you will soon be able to conduct your own operations» (J. Moir, Oh, what a lovely

quasi dei riti inspiegabili agli occhi dei non-medici, si sceglie di fornire tutti gli strumenti necessari per permettere a chiunque di entrare nel mondo della medicina»415. Bottega descrive quindi le modalità adottate dalla serie House M.D. per «proporre lezioni di medicina divulgative»416, analizzando l’episodio pilota della prima stagione, “Una prova per non morire”. Riporto qui di seguito, riassumendola leggermente, la descrizione che Bottega fa delle scene prese in considerazione, e che mi ha gentilmente concesso di inserire nella tesi417.

Rebecca, la paziente attorno alla quale ruota il primo episodio della serie, è una maestra. La si vede, nella prima scena, in classe con i bambini a cui insegna. Improvvisamente, la donna scandisce suoni che non hanno senso, un primo piano mostra la bocca che non è più in grado di emettere parole comprensibili e pochi istanti dopo cade a terra con le convulsioni. Subito dopo la sigla, House e il suo team discutono davanti alla tac del cervello della paziente, facendo quindi intendere al pubblico che la stranezza a cui aveva appena assistito era causata da un problema a questo organo. I medici decidono per una risonanza magnetica con contrasto, perché House è convinto non possa essere un cancro.

Foreman e Cameron, i suoi assistenti, una volta entrati nella stanza adibita al test, spiegano alla paziente, con parole semplici e chiare, in cosa consiste l’esame:

Foreman: vede, questo gadolinio iniettato in vena si distribuisce nel cervello e funge da contrasto per le immagini della risonanza magnetica. (08:35/42:12)

415 F. Bottega, La relazione “rappresentata” fra medico e paziente. Analisi del medical drama House M.D., Tesi di laurea in Comunicazione e marketing sociale, Università di Bologna, a.a. 2009/2010, pp.

107-108.

416 Ibid., p. 108.

417 La descrizione dell’intera sequenza è reperibile in: F. Bottega, cit., pp. 109-114. Screenshot 1

La spiegazione è limpida: il primo piano sulla siringa (Screenshot 1) fa capire che il gadolinio è il liquido che verrà iniettato, ma non c’è la sicurezza che tutti a casa sappiano come agisce effettivamente il liquido di contrasto, ed ecco che allora interviene Cameron che propone un paragone preso in prestito dalla quotidianità:

Cameron: insomma, si illuminerà come un albero di Natale. (08:43/42:12) I medici passano poi a chiarire quali potrebbero essere gli effetti del liquido. Foreman: potrebbe avvertire un lieve stordimento. (08:46/42:12)

Rebecca viene quindi preparata per la risonanza, lo spettatore ha la possibilità di osservare il macchinario con attenzione, come il lettino venga fatto scorrere all’interno e come debba essere bloccata la donna per non avere risultati falsati.

Le telecamere seguono la paziente all’interno della macchina (Screenshot 2), la percezione che si ha è di claustrofobia e, infatti, immediatamente interviene un medico: Cameron: senta Rebecca, so che avrà una sensazione di claustrofobia lì dentro, ma deve rimanere immobile. (10:45/42:12)

Ai fini della risoluzione del caso, non è certamente rilevante una descrizione nei dettagli della preparazione della paziente e della visione del macchinario con tale precisione. E allora perché dilungarsi in queste spiegazioni? Perché, appunto, quando si vuole insegnare qualcosa che l’altra persona vede per la prima volta, lo si fa soffermandosi su ogni passaggio, permettendo a colui che deve imparare di memorizzare e di riflettere per imprimere tutti gli elementi nella memoria. All’interno della scena, vengono riservati trentacinque secondi solo per la preparazione della paziente, attraverso l’utilizzo di primi piani e spiegazioni elementari.

Subito dopo intuiamo che Rebecca non si sente bene: si potrebbe ipotizzare a causa della paura di rimanere in uno spazio tanto angusto, ma tale congettura viene subito

allontanata dalla mente degli spettatori. Il primo piano va ancora una volta sulla bocca della donna, spalancata, i suoni indicano l’impossibilità di respirare e per chiarire cosa sta accadendo la telecamera entra nella cavità orale e scende. Lo spettatore vede due membrane che si avvicinano fino ad attaccarsi (Screenshot 3), la telecamera esce immediatamente e la conseguenza che si nota è la perdita di sensi della donna (Screenshot 4).

La domanda dello spettatore sorge spontanea e immediata: perché sta accadendo tutto ciò? Ha visto come si comporta il corpo, ma non ne conosce la ragione. La spiegazione arriva immediata:

Cameron: tirala fuori subito, può essere una reazione allergica al gadolinio, rischia di morire. (11:38/42:12)

Ecco a cosa stava assistendo il pubblico, ad una reazione allergica causata dal liquido di contrasto: la fiction non si è limitata a dedicare a tale contrattempo una fugace battuta di un medico, ma permette allo spettatore di assistere a come essa si verifichi all’interno dell’organismo e come si manifesti esternamente, non solo attraverso le immagini ma anche grazie ai suoni. La narrazione è lineare, precisa, comprensibile, viene rappresentata una reazione allergica di un paziente e il relativo intervento del medico, permettendo al pubblico di osservare ogni passaggio come se fosse presente nella sala.

Screenshot 3

La prima diagnosi che House propone è la vasculite cerebrale. Anche questo passaggio viene puntualizzato attraverso dialoghi realizzati in modo che il pubblico possa capire chiaramente di che cosa si tratti e quale sia la terapia adatta:

House: datele degli steroidi in dosi molto elevate. (16:18/42:12) Foreman: cerchi un appiglio per vasculite cerebrale? (16:29/42:12)

Cameron: una infiammazione dei vasi sanguigni nel cervello è rara. (16:32/42:12) Perché Cameron precisa che cosa sia la vasculite cerebrale? Sono tutti medici le persone che stanno parlando, non serve ribadire il concetto a loro, ma tale “traduzione” è fondamentale per il pubblico che, non avendo competenze tecniche, ha bisogno di una spiegazione.

Dopo un rapido miglioramento, che lascia credere che la diagnosi sia esatta, compare un nuovo sintomo: Rebecca non vede più e l’attimo successivo ha un attacco di convulsioni. I dottori intorno, compreso House, fanno domande alle quali certamente sanno rispondere: sono i quesiti che potrebbe fare una qualsiasi persona che voglia comprendere le condizioni di Rebecca.

Cameron: che cosa la aspetta? (24:39/42:12)

Foreman: qualsiasi cosa sia sta penetrando chiaramente il tronco cerebrale. Presto non sarà in grado di muoversi, diventerà cieca del tutto e il centro respiratorio si indebolirà. (24:40/42:12)

House: quanto tempo abbiamo? (24:50/42:12)

Foreman: se è un tumore, diciamo un mese o due. Se è un’infezione, diciamo qualche settimana; se è vascolare, si risolverà in tempi più brevi, forse una settimana. (24:51/42:12)

Che cosa la aspetta? Quanto tempo abbiamo? Domande per nulla tecniche che vanno alla ricerca invece di spiegazioni non tanto per il medico quanto per il pubblico a casa, che altrimenti non avrebbe il polso della situazione.

Il momento in cui lo spettatore viene maggiormente affiancato nella comprensione del caso è al termine dell’episodio, quando viene scandagliata con chiarezza la malattia e tutte le alterazioni che ha causato all’organismo.

House: dove c’è prosciutto, c’è maiale e ci può essere la neurocisticercosi. (29:43/42:12)

Chase: la taenia solium! Crede che abbia un verme nel cervello? (29:47/42:12) House: forse, può avercelo da anni. (29:50/42:12)

Chase, dopo il termine scientifico, utilizza parole alla portata di chiunque, definendo la taenia un verme che si annida nel cervello.

House, nel suo studio, apre un testo di medicina, e illustra, attraverso figure e testo, un caso tipico di neurocisticircosi ai suoi colleghi, come se fossero persone a cui si deve spiegare qualcosa di cui non sono a conoscenza.

House: Ecco un caso tipico. Se il maiale non è ben cotto si ingoiano larve di taenia solium, che si aggrappano all’intestino con i loro piccoli uncini (Screenshot 5) e una volta lì vivono, crescono, si riproducono (Screenshot 6). (30:19/42:12)

Chase: si riproducono? C’è una sola lesione ed è nella zona intestinale. (30:31/42:12) House: infatti questo non è un caso tipico, certo. Una taenia solium può produrre venti, trenta uova al giorno (Figura 6). Indovinate dove finiscono. (30:35/42:12)

Foreman: escono. (30:42/42:12)

House: non tutte. A differenza delle larve, l’uovo può penetrare le pareti intestinali ed entrare nel flusso sanguigno. E dove va il flusso sanguigno? (30:44/42:12)

Cameron: dappertutto. (30:51/42:12)

Screenshot 5

House: finché la taenia è sana l’organismo non si accorge di ospitarla, intanto lei indisturbata alza una parete contro le difese immunitarie. (30:53/42:12)

Foreman: hai detto mentre la taenia è sana. Allora cosa facciamo? Chiamiamo il veterinario per curare il vermetto? (31:04/42:12)

House: troppo tardi. Sta morendo e mentre muore questo parassita perde il controllo delle difese dell’ospite. Il sistema immunitario si sveglia aggredisce la taenia e tutto comincia a gonfiarsi. Questo è deleterio per il cervello. (31:09/42:12)

Ogni passaggio è accompagnato dalle immagini: ci troviamo immersi in una lezione, tanto che la taenia viene inquadrata sia sul libro che la descrive (Screenshot 7), sia, qualche scena più avanti, viva e in movimento nella gamba di Rebecca, attraverso un’immagine digitale (Screenshot 8). Le domande del team sono utili a precisare quei punti che la spiegazione di House lascia in ombra. Niente è lasciato in sospeso e le incertezze di comprensione vengono fugate attraverso una narrazione lineare.

Infine, il pubblico può osservare la terapia necessaria per la cura: Chase: albendazolo. (36:41/42:12)

Rebecca: due pillole? (36:44/42:12)

Chase: già, ogni giorno per due mesi a stomaco pieno. Possibili effetti collaterali: mal di stomaco, nausea, vertigini, febbre, non è esclusa la perdita di capelli. Comunque continuerai a prenderle anche con tutti questi disturbi insieme. (36:46/42:12)

Il caso è stato perciò rappresentato proprio come in una lezione di medicina: teoria e immagini abbinate per permettere allo “studente” di comprendere a fondo. Sintomi, conseguenze della malattia, diagnosi, effetti collaterali e descrizione della terapia. Ho voluto riportare la descrizione, abilmente ricostruita da Bottega, di alcune scene di House M.D., per chiarire in che modo gli spettatori vengono resi partecipi ed edotti del

processo diagnostico e terapeutico messo in atto dai medici. Come osserva Jason Jacobs, «il pubblico è "addestrato" dalla serie tv ad abituarsi a "come funzionano le cose qui" – all’interno del genere, in questo programma - quasi nello stesso modo in cui gli studenti di medicina devono inserirsi e sintonizzarsi con le regole e la comunità dell'ospedale in cui studiano»418. È curioso, peraltro, il modo in cui questo (presunto) addestramento è ironicamente recepito dal pubblico. Ne è testimonianza una vignetta, circolata sul social network Facebook, che al 2 marzo 2015 contava 74.392 “likes” e 14.325 condivisioni da parte degli utenti. A ulteriore testimonianza della popolarità dei medical dramas in oggetto alla mia ricerca (Figura 1).

La dimensione dell’apprendimento, per gli spettatori, non può, per forza di cose, arrivare oltre una certa soglia; è invece invocata da alcuni professionisti della sanità come un momento in cui essi possono ripassare e “rispolverare” quanto studiato. C. B., 51 anni, infermiera presso un ospedale di Pistoia, dice di averlo sperimentato

418 «The audience is “trained” by the drama to accustom themselves with “how things work around here”

- in the genre, in this show - in much the same way medical students have to be attuned and acculturated to the laws and community of the hospital they study in» (J. Jacobs, Body Trauma Tv: the New Hospital

Dramas, BFI, London, 2003, p. 76, trad. it. mia).

personalmente, e che una sorta di aggiornamento, fatto attraverso i medical dramas, le è stato confermato anche da alcuni colleghi419:

ho lavorato i primi dieci anni fuori dall’ospedale, cioè al Sert e al carcere, e poi sono rientrata in ospedale, e quindi non avevo la manualità che avevo acquisito durante il tirocinio della scuola. E quindi mi sono messa a guardare questi programmi, convinta che potessero darmi un aiuto, perché effettivamente non sono fatti male. Per vedere se ci fosse una sorta, diciamo, di sostegno, per quanto mi riguardava, per riacquisire la manualità, la veduta, diciamo, il modo di fare il mio lavoro. M’allenavo, in pratica, mi sono allenata per questa cosa. […] Sono stata nove mesi in sala operatoria […] e ho verificato proprio che – e quello lo potevo notare solo dopo essere stata nove mesi in sala operatoria – che tante cose che loro, durante queste operazioni, dicevano, erano vere. Cioè, il tipo di filo che viene usato per le suture, aveva lo stesso nome di quello che io avevo imparato a conoscere in sala operatoria.

Anche C. L., specializzanda in pediatria presso un ospedale di Ferrara, ritiene che, per gli studenti di medicina, il confronto con la fiction possa essere utile420:

per me era utile, perché mi ripassava, mi faceva ripassare delle patologie rare, difficili, che non mi sarei ricordata. Mi ricordo una puntata, dove alla fine uno aveva una malattia che si chiamava psittacosi, che è causata da un particolare germe trasmesso dagli uccelli, dai volatili; e io mi ricordo questa malattia solo perché l’ho vista lì, e quindi mi ricordo che può essere causata dal tale germe.

Una situazione simile a quella raccontata da C. L. è stata riportata come caso di cronaca da alcuni quotidiani nazionali e internazionali. «“Ho fatto come il Dr House”. Così un medico tedesco salva un uomo», titola La Stampa il 12/02/2014, raccontando il “caso disperato” di un uomo di 55 anni, passato da un medico all’altro e operato inutilmente che continuava a peggiorare finché al caso non si è interessato un cardiologo di Marburg, Jűrgen Schäfer, «con una predilezione per i casi difficili e una grande

419 Dall’intervista a C. B., 51 anni, infermiera presso un ospedale di Pistoia, realizzata in data 20/05/2014

via Skype.

passione per Dr House»421. Visitando l’uomo, ormai in fin di vita, riporta l’articolo, «Schäfer si ricorda di una puntata in cui Dr. House curava un paziente da un avvelenamento da cobalto e si rende conto che i sintomi sono incredibilmente simili. È sufficiente una verifica e Schäfer è confermato nei suoi sospetti: l’uomo presenta dosi altissime di cobalto nel sangue e nei tessuti. Dovute, come emerge da ulteriori verifiche, ad una protesi all’anca che si era spezzata anni prima, rilasciando dosi tossiche del pericoloso metallo nel suo corpo»422.

La notizia, da prendere con le dovute cautele, non sorprende però se si considera che, in alcune serie più che in altre, gli sceneggiatori sono affiancati da consulenti medici per assicurare precisione ad ogni atto medico ricostruito in televisione. Neal Baer, medico e sceneggiatore di ER, tiene a precisare, in un’intervista, di aver perseguito l’onestà scientifica del suo lavoro: «La gente trae informazioni mediche dalla televisione, e io sento il dovere di essere accurato. Sì, ci prendiamo licenze drammaturgiche, e sì, le procedure sono espletate molto più velocemente, ma non usiamo i farmaci sbagliati, e non diciamo alla gente cose non vere»423. Anche Yuri Macrino, chirurgo plastico e consulente medico per il doppiaggio italiano di Grey’s Anatomy, racconta il lavoro che ha dovuto fare sulla sceneggiatura della serie: «Prima la lettura del copione originale e della sua traduzione, poi la visione del girato e infine le correzioni necessarie per rendere comprensivo e adeguato al pubblico italiano, l’inglese medico e le varie situazioni tecniche descritte nel Serial. Anche le posizioni gerarchiche e la carriera in un ospedale americano sono diverse dalle nostre e ho dovuto adattarle al contesto italiano. Ammetto anche di aver dovuto riprendere i libri in mano per i casi clinici descritti in alcune puntate. È stato un lavoro maniacale»424. La consapevolezza che quanto trasmesso sugli schermi televisivi viene interpretato e talvolta riutilizzato dagli spettatori in circuiti esterni a quello strettamente mediale, ha portato le case di produzione di alcuni medical dramas, nonché gli studiosi di scienze sociali, ad interrogarsi da una parte sul potenziale benefico di messaggi volti alla prevenzione sanitaria all’interno delle serie tv e dall’altra sul potenziale educativo per gli studenti di medicina.

421 T. Mastrobuoni, “Ho fatto come il Dr House”. Così un medico tedesco salva un uomo, in “La

Stampa”, 12 febbraio 2014.

422 Ibid.

423 S. Littwin, Dr. Writegood. Neal A. Baer thanks medical school and his family of doctors for his expertise, in “Written by”, settembre/ottobre 2003, pp. 37-41.

424 D. Sgambelluri, Intervista a Yuri Macrino – Consulente medico di Grey’s Anatomy, on-line,