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Licenze per segreti non registrate nei Notatori dei provveditori alla Sanità I 52 casi individuati sono così ripartiti: 21 con professione non

identificata, 14 speziali, 9 ciarlatani, 4 medici e 4 religiosi.

10 AAUP, Ivi, c. 55r.

29 5.1 La parola agli speziali I. Segreti medicinali e libertà (economiche)

In quale rapporto stavano gli speziali con i manipolatori e venditori di segreti?

Abbiamo visto che il 30 dicembre 1700 i provveditori iniziarono ad interessarsi anche degli speziali, stabilendo che “sii vietato nella più valida forma a tutti li spitieri manipular e dispensar qualunque secreto o specifico” senza previo esame ed approvazione. Come si evince dalle rare registrazioni delle trasgressioni punite, molti dei particolari che elaboravano nuovi medicamenti erano infatti speziali. E come vedremo, il 17% circa degli autori di segreti che fra Cinque e Settecento ottengono licenza di manipolazione e vendita sono proprio speziali da medicine. Essi costituiscono quindi un gruppo significativo tra gli autori di segreti, autorizzati e non.

Ma oltre che autori, gli speziali tendono spesso a figurare anche come “parte lesa” nelle carte della mariegola dell’arte loro.1 In quanto medicamento posto in vendita, il segreto aveva

infatti delle ricadute sul circuito più vasto del mercato della cura, come fonte di guadagno che, se dotato di una certa efficacia coronata da successo, poteva minacciare gli interessi degli speziali, per professione preposti alla manipolazione e alla vendita dei rimedi, ovvero, se l’autore era egli stesso uno speziale, dei suoi colleghi. Tra le più importanti prerogative dell’arte vi era infatti la difesa degli interessi degli associati, sia contro iniziative di singoli membri che potevano nuocere alla collettività professionale, sia contro iniziative di esterni.

Tra le prime è documentato il caso di Paolo Romani, nativo di Bassano, che nel 1575 fu ammesso nell’arte dopo aver svolto l’apprendistato a Venezia come giovane di bottega nella rinomata spezieria allo Struzzo, sul ponte dei Baretteri.2 Divenuto speziale di grande abilità al

servizio di Giorgio Melichio, l’8 maggio 1591 Romani chiese e ottenne dai provveditori di Comun, magistratura che vigilava sulle attività commerciali, una privativa per una sua “nova inventione de siroppi redutti in forma solida”.3 Non si trattava di un nuovo medicinale ma di

una tecnica di manipolazione nata dal desiderio di addolcire l’assunzione degli sciroppi dal gusto spesso nauseabondo, come racconta lo stesso speziale pochi anni più tardi, sottoponendo il segreto all’approvazione del collegio medico di Padova:

Avendo io Paulo de Romani spetier al Struzzo in Venetia osservato già molti anni che exercito questa prefessione de medicinale, che fra le altre cose che abborrisse e travaglia li poveri amalati sono li siropi delle spetiarie, a qualli

1 Gli speziali veneziani si costituirono in arte il 5 marzo 1565, cfr. Giovanni Monticolo, I capitolari delle arti veneziane sottoposte alla Giustizia e poi alla Giustizia Vecchia, dalle origini al 1330, Roma, Forzani & C. tipografi del Senato, 1896, I, pp. 159-169, 383- 392; Giovanni Marangoni, Le associazioni di mestiere nella Repubblica veneta (vittuaria – farmacia – medicina), Venezia, Filippi, 1974, pp. 161-189; Antonio Manno, I mestieri di Venezia. Storia, arte e devozione dal XIII al XVIII secolo, Cittadella (PD), Biblos, 1995, pp. 47-48. Sopravvivono due mariegole (ossia Matriculae, dalle elencazioni frequenti dei membri iscritti) degli speziali da medicine, che registrano – non integralmente - atti e sedute dell’arte; una conservata in Biblioteca nazionale Marciana, BNM, Ms. It. VII 1971 (=9042) e l’altra, in 4 tomi, nella Biblioteca del Museo Correr, cfr. Barbara Vanin e Paolo Eleuteri (a cura di), Le mariegole della Biblioteca del Museo Correr, Venezia, Marsilio, 2007, n. 209, pp. 148-150.

2 Il 22 agosto 1575 “Fu esaminato et aprobato [per zovene] messer Paulo di Romani da Bassan stava al Struzzo”, cfr. BMC, Mariegola 209, I, c. 236v. Della farmacia allo Struzzo nella centralissima zona delle Mercerie avremo molto da dire anche come centro di sperimentazione della chimica farmaceutica veneziana, durante la gestione di Antonio Sgobbis, nella Parte II di questa ricerca, cap. 3, Fertili sfondi. Tradizione chimico-botanica a Venezia attraverso qualche inventario di spezieria (secc. XVI-XVII). 3 BMC, Mariegola 209, I, c. 48v. I casi di concessione di autorizzazioni per medicamenti o segreti da parte dei provveditori di Comun sono assai rari, mentre la conflittualità tra magistrature più evidente in tema era quella fra provveditori alla Sanità e Giustizia Vecchia, come spiegato all’inizio di questa Parte I.

30 causa nausea e travaglio grande, per il che sono quasi del tuto abboriti, dove sopra ciò io ne ho avuto molta consideratione come si potrebe far essi siropi grati al gusto et […] alli infermi, et con lo agiuto de Idio, doppo molte esperienze ho trovato un nuovo modo di far essi siropi, in forma solida, qualli anco con lo odor et sapor la vertù extracta delle proprie piante et sono grati al stomaco et delicati al gusto. Però suplico Sue Signorie eccellentissime ad esser contente veder se questa cosa puol esser utile alli infermi, aministrata però secondo li ordini de eccellenti medici.4

L’esigenza di una terapia dolce e gradevole, nella prassi quotidiana è decisamente più antica di quanto si supponga.5

Passa qualche anno durante il quale la novità si dimostra evidentemente efficace alla prova dei fatti. Il 3 settembre 1594 i provveditori di Comun rinnovano il privilegio a Romani grazie agli attestati di cinque medici veneziani, mentre nell’ottobre dello stesso anno arriva l’approvazione del Collegio medico padovano, dopo l’ulteriore analisi degli “siroppi redutti in forma solida con la virtù estratta delle herbe.”6 È solo il 10 gennaio 1595 che l’arte degli

speziali impugna il privilegio concesso dai provveditori di Comun: iniziativa che non sembra scaturire da un conflitto di competenze – che avrebbe dovuto originarsi fin dal 1591 - quanto dalla forte resistenza degli altri speziali veneziani a permettere l’esclusivo sfruttamento di vantaggi economici sicuri legati ad un’innovazione farmaceutica, in espansione anche sul mercato padovano.7 Oltretutto, con gli anni, Paolo Romani accresceva fama e notorietà per sé

e per la spezieria nella quale operava, probabilmete anche grazie alla brevettazione dei suoi sciroppi solidificati, tanto che all’altezza del 1627 Alberto Stecchini, lo speziale autore degli

Avvertimenti nelle composizioni de’ medicamenti per uso della speciaria, potrà dire della farmacia allo

Struzzo: “E si come gli anni passati fu famosa & honorata per la rara virtù & valor de gli huomini che la regevano, & particolarmente per l’intelligenza grande che M. Georgio Melichio B.M. havea delle cose appartenenti alla spetiaria, così al tempo d’hoggi è nel maggior colmo che sia mai stata per l’ingegno & bontà singolare del signor Paolo Romani, che al presente ne è pattrone, allievo e successore del sudetto M. Giorgio.”8

Così nel 1595 tra gli speziali veneziani e Paolo Romani si era ingaggiata una lite destinata a durare oltre due anni: al priore e ai consiglieri vengono affiancati sei aggiunti “per consultar, comparar, sollicitar, et deffender la predetta lite contro il predetto messer Paulo dal Struzzo”. Un tentativo del 1596 di comporre la questione in modo “che ogn’uno di essi spitieri medicinali possi far quello li parerà nelle sue botteghe in materia della loro professione de spetiari medicinali” viene respinto sul nascere dai membri dell’arte, con un solo voto favorevole e 39 contrari. Finché Paolo Romani, apparentemente mosso da un’improbabile “molta benevolentia” che nutre per il collegio, ma in realtà sfiancato dall’ostilità generale, “si

4 AAUP, Collegio medico-fisico, b. 421, Consulte mediche 1552-1790, c. 12r, 5 ottobre 1594.

5 Sull’equivalenza tra efficacia del medicamento e cattivo sapore cfr. Ken Albalà, Eating right in the Renaissance, Berkeley [etc.], University of California Press, 2002, p. 87. Gentilcore, Medical charlatanism in Early Modern Italy, cit., pp. 243-244 nota che solo due ciarlatani di metà Settecento puntano sul gusto gradevole dei loro rimedi.

6 AAUP, Ivi, cc. 18r, 19r. Francesco Faustini medico di S. Stefano che ha esercitato la medicina a Roma, in Toscana e in tutta la Patria del Friuli attesta “esser invention nova”, altri quattro medici sottoscrivono: Ruffini ai Carmini, Domenico Leone a S. Felice, Sebastiano Marcolini a S. Giacomo dall’Orio, Pietro Verdenis a S. Gregorio. L’approvazione del Collegio medico padovano, che reca in copia la documentazione veneziana, è citata anche da Bartolini, Medici e comunità, cit., p. 47.

7 BMC, Mariegola 209, I, c. 44r.

8 Avvertimenti nelle compositioni de’ medicamenti per vso della speciaria con un diligente essame di molti semplici di Giorgio Melichio augustano già speciale allo Struzzo di Venezia ... Raccolte da migliori antidotarii venuti in luce fino al presente ... da Alberto Stecchini spetiale allo Struzzo ... et il Trattato nel fine delle virtù della theriaca dell’eccellentiss. signor Oratio Guarguante, In Venetia, appresso Giovanni Guerigli, 1627, 4°, p. 341.

31 contenta che cadauno spitier di detto Colleggio medicinal di Venetia possa ad ogni suo piacer et commodo far li detti siroppi in forma solida per uso delli amalati et delle lor botteghe, con questa condition anchora, che non possino mandarne fuora di questa città per revenderne, né possino li detti tenir alcun breve di detta sua inventione de detti siroppi in forma solida.”9

Praticamente Romani gestisce da solo il commercio in terraferma, accontentandosi di dividere con i colleghi le vendite nella città lagunare. Era proprio l’esclusività del privilegio ad essere punto o nulla tollerata nell’equilibrio corporativo, e metodicamente combattuta fino al raggiungimento dello scopo.

La reazione dell’arte ad una richiesta di Luca Domizi sembra invece a prima vista sottendere una repulsione proprio verso il concetto di “segreto”, visto che per la prima volta il termine ricorre nella mariegola degli speziali: il 4 maggio 1611 l’arte decide di entrare in lite contro

messer Luca Domici olim spicier al Corallo [che aveva]sporto suplica alli clarissimi signori proveditori alla Sanità per ottenir privillegio di compor et vender un ellettuario per il mal francese o per qual si voglia altro male, dice lui

esser suo secretto, et considerato questo li magnifici sudetti esser grandissimo error con disonor et danno universale, massime del Colleggio nostro, che siino permessi et tolerati simili abusi, l’anderà parte che si debbi comparer a contradir et

opponersi con il miglior modo che’l parerà alli proveditori, al sudetto messer Luca Domici per la causa predetta, mentre lui sudetto pretendi et vogli presister [= persister] in tal opinione.10

In questo caso privilegio sta per licenza, autorizzazione. Ma cosa poteva scatenare una reazione così veemente da parte degli speziali (“grandissimo error con disonor et danno universale”), visto che non si trattava neppure di una richiesta di commercializzazione in esclusiva? D’altra parte suppliche simili, riguardanti “segreti” erano state soddisfatte nel recente passato e registrate nei Notatori: il 25 settembre 1576 Gabriele Marsili, speziale alla Colonna a S. Polo, aveva ottenuto la licenza dei provveditori per “un secreto capitatoli in casa sua già 100 anni”, ovvero pillole di provata efficacia che fabbricava e vendeva da tempo; nello stesso anno Angelo speziale all’Abramo può vendere una polvere vermifuga, e nel 1607 Gentile Pontano speziale al Cedro – che dà inizio ad una delle famiglie di speziali-venditori di segreti che percorre l’intero secolo – è autorizzato a vendere il suo segreto e potente vermifugo, il futuro Elettuario del Pontano.11

Il disonore e danno universale non stava nel segreto, come pare ad una prima lettura, ma nel permettere che un individuo che non aveva più bottega da speziale – “olim spicier al Corallo” - continuasse a comporre e vendere un prodotto farmaceutico di sua invenzione, nonostante non esercitasse più l’attività.12

Veniamo così ai segreti come pericolo esterno, minaccia alla (regolata) libertà economica dei membri dell’arte. La “libertà” ricorre ossessivamente nelle pagine della mariegola degli

9 Le citazioni sono tratte da BMC, Mariegola 209, I, cc. 46r, 47r, 48v.

10 Ivi, cc. 57v-58r, supplica registrata anche qualche pagina dopo, a c. 64v. Non sussiste alcuna traccia del fatto nella documentazione dei Provveditori alla Sanità.

11 ASV, Sanità, Notatori, reg. 732, cc. 18r-19r; reg. 733, cc. 212r-v, 177r-v. Tratteremo le vicende di alcune di queste famiglie di speziali nella Parte II, cap. 5, Altre famiglie, altri segreti, altre stampe: medici, speziali, religiosi e “particolari”.

12 Non ho rinvenuto altri documenti che chiariscano l’età e la condizione economica del Domici/Domizi, o il motivo per il quale non era più speziale, né viene registrato l’esito della causa nella mariegola o nelle carte della Sanità; probabilmente doveva però trattarsi di una situazione diversa da quella dell’anziano Domenico Vezzali sopra registrata, al quale veniva concesso di continuare a manipolare e vendere un suo noto segreto senza alcuna reazione da parte degli speziali; le arti erano per naturale inclinazione indulgenti verso i loro membri anziani e/o bisognosi.

32 speziali, così come i “particolari” compaiono ampiamente anche nella registrazione delle loro sedute, oltre che nella normativa dei provveditori. Fin dall’agosto del 1586 vennero eletti due speziali “con portafoglio” deputati ad affiancare priore e consiglieri per seguire le cause intentate “contra tutti quelli che contra le leggi et capitoli di questo magnifico collegio et ogni dovere compongono et vendono, over donano medicamenti”.13 Il 13 agosto 1614, come già

nell’agosto di un anno prima (ma viene il dubbio che fosse prassi annuale) è registrata una simile ma più articolata disposizione, che fa appello alla libertà: “perché hora novamente occorrono certi inconvenienti inventati et proposti da chi si sia, li quali pretendono con certe innovationi sotto protesto de ben publico sottoponer et metter in continua servitù l’honorata profesion nostra, et ciò contra la forma delli ordeni nostri […] et anco mediatamente contra la

libertà et particolar gratia concessane dall’eccelso Consiglio de Dieci sino l’anno 1565 5 marzo,

la qual sempre fin hora è stata conservata, protetta, et diffesa da precessori nostri senza sparagnar faticha e spesa alcuna”, per tutti questi motivi mettono ai voti lo stanziamento in denaro e l’elezione di due speziali per seguire le cause in corso “per la diffesa et libertà nostra.”14

Nel 1680 è annotato un altro grave attacco all’incontaminata libertà dell’arte:

La nostra università sempre ha goduto ogni incontaminata libertà nell’esitare e vendere, particolarmente a minuto, qualunque materia medicinale; insorge in questo tempo stravagante tentativo contro la libertà nostra, mentre un tal signor Antonio [altrove Orazio] Salvatori da Perugia con supplica presentata a’ piedi di Sua Serenità studia ottenere dalla maestà pubblica l’appalto dell’acqua di Nocera, cosa che certamente gli sortirà, quando dal nostro collegio non le sia fatta oppositione giudiciaria.15

Dalle testimonianze è evidente che i segreti farmaceutici erano soprattutto questione di guadagni che non passavano attraverso l’arte degli speziali, quindi attraverso alcuna forma di tassazione. Anche questo comportava forti malumori. I manipolatori e venditori di segreti che non fossero speziali infatti oltre a non pagare la benintrada16 nell’arte non erano gravati neppure

dalle tasse interne annuali (luminarie per l’illuminazione, per funzioni religiose etc.) né da quelle dovute alla Milizia da Mar.17 Il 7 agosto 1640, proprio un anno dopo che la Serenissima

aveva dato regolarità annuale alla tassazione per il finanziamento delle guerre in corso e in previsione, gli speziali mettono ai voti otto capitoli che istituiscono la prassi futura per la riscossione della tansa insensibile che devono alla Milizia da Mar. Fra le nuove figure ad essere

13 È possibile che l’iniziativa fosse stata presa anche in anni precedenti, questa tuttavia è la prima deliberazione di questo tipo registrata: “Fu messo parte […] che si debba elegger doi delli spicieri medicinali quali habbino autorità insieme con gli magnifici prior et consiglieri di proceder contra tutti quelli che contra le leggi et capitoli di questo magnifico collegio et ogni dovere compongono et vendono, over donano medicamenti, et che si possano spender per tal causa delli dinari della cassa de ditto collegio tutto quello sarà bisogno sino all’espeditione. Quali dui habbino anche autorità di comparere per tal causa per il detto collegio in qualonque officio et magistrato dove farà bisogno insieme con li detti messeri prior et consiglieri.” Parte del 12 agosto 1586 che passa con 39/2 voti, cfr. BMC, Mariegola 209, I, c. 42v.

14 Ivi, c. 73r, 13 agosto 1614. La parte passa con 39/5 voti.

15 Ivi, c. 219r, 5 aprile 1680, l’arte entra in lite con il Sartori con voti 47/4.

16 Al momento dell’immatricolazione lo speziale doveva pagare una quota associativa. Nel 1669 l’immatricolazione passa da 9 ducati e 6 lire a 10 ducati per i terrieri, 8 ducati se veneziani, 5 se figli di speziali, cfr. Ivi, c. 262r.

17 La Milizia da Mar era una magistratura istituita dal Senato nel 1539 per gestire ed equipaggiare una riserva di 100 galere leggere atte a fronteggiare il pericolo turco. In caso di bisogno ogni arte doveva fornire proporzionalmente ai propri iscritti un numero di uomini abili per l’equipaggio, scelti tra gli elenchi (rolli) dei membri che la Milizia richiedeva alle stesse arti periodicamente, oppure doveva dare il denaro necessario al mantenimento di un pari numero di galeotti. Nel 1639 questo sistema di tassazione venne convertito in una tassa piuttosto mite (tansa insensibile) da versare però regolarmente, anche in tempo di pace, alla Milizia da Mar.

33 tassate ci sono i distillatori (che da quella data vengono inglobati diventando un “colonnello” o branca dell’arte degli speziali) e gli autori di rimedi o segreti, con ovvie motivazioni:

Cap. II: Ritrovandosi al presente in questa città molti che tengono botteghe aperte come distillatori, et fabricano medicamenti ch’haspettano alla spezieria medicinale, essendo al tempo d’hoggi usata la medicina spagirica, onde non havendo da noi li sopra detti alcun aggravio, né essendo di dovere che godino simili utili senza pagar le debite gravezze al nostro Prencipe, l’anderà parte che [...] debbino anco li sopradetti capi di bottega pagar una tansa annua per sollievo di tutta l’università nostra e sua, in conformità di quanto saranno tansati dalli deputati di questo collegio [...]

Cap. III: Che si debbano far pagar tutti quelli che vendono medicamenti sotto nome de magistrali o secretti in questa città, dovendo per questo capo comparire a qual si voglia magistrato competente per ottener il dovuto sollievo essendo de dovere che ricevendone l’utile soccombino anche alle dimande del Prencipe.18

In un solo caso, pochi anni dopo, vengono registrate nella mariegola una trentina di “persone che vendono magistrali [= rimedi elaborati da noti medici contemporanei], acque e secretti particolari”, recalcitranti o comunque in ritardo nel presentarsi a pagare la loro quota di tasse all’arte, come era già stato intimato con la pubblicazione annuale del proclama relativo: ci si può così fare un’idea delle figure di fabbricatori e venditori di segreti che con cadenza regolare venivano chiamati a pagare tasse che variano dai cinque ducati agli otto grossi. La maggior parte (21) sono venditori di acque distillate, due affiancano l’attività alla professione di doratore-verniciaio, uno di straccivendolo. Uno solo oltre che venditore è distillatore (di acque e di oli). Quelli che pagano le tasse più alte sono speziali: 5 ducati gli eredi di Francesco Beni che “vendono pittaretti [= vasetti] d’elettuario”, 3 ducati Antonio speziale al Gallo per due unguenti, di cui uno da rogna, 2 ducati gli eredi di Gentile Pontano per il loro elettuario antiveleno. È importante la loro presenza in quest’elenco perché dimostra come ci fosse una tassazione supplementare per i membri dell’arte che si dedicavano alla produzione e vendita di segreti. Una cifra di tutto rispetto, 4 ducati, paga un merciaio in campo S. Angelo che vende un unguento per rogna; mentre 2 ducati deve sborsare un certo Rodolfo Palma, che vende “polvere” non meglio identificata al ponte dei Baretteri, vicinissimo a S. Marco e gremito lungo tutta l’età moderna di librai, speziali (allo Struzzo), barbieri.19

Oltre agli speziali dunque ci sono moltissimi venditori d’acque distillate, non a caso da poco riassorbiti nell’arte, un distillatore (con tutta probabilità un chimico), un ricco merciaio, uno straccivendolo e due indoradori. La rappresentatività dell’elenco va tuttavia avvalorata

18 BMC, Mariegola 209, I, c. 144r [testo che prosegue a c. 80r].

19 Ivi, cc. 87r-88r, 23 febbraio 1646. Oltre ai già citati speziali e merciaio, sono registrati, con relativa tassazione ballottata nell’arte: Lorenzo Filippi che vende acque al ponte di S. Felice, 1 ducato; Antonio Soriatti, 12 grossi; Zuanne Casalin vende acque distillate a S. Moisè, 2 ducati; Venturin Marchi a S. Pantalon che vende acque distillate e tiene due botteghe per vendere acque a Rialto, 1 ducato e 12 grossi; Agostino Rampone che vende acque a Rialto e ha un’altra bottega a S. Marco, 1 ducato; Elia Gianazzi per due botteghe, una in Frezzeria e l’altra sotto le Procuratie Nuove, 1 ducato; Bernardo Moro sotto le Procuratie Nuove, 12 grossi; Paolo de Paolo alle Procuratie Nuove, 12 grossi; Giacomo di Steffani che vende acque a Rialto in calle della Sicurtà, 1 ducato; […] Romano sotto le Procuratie Nuove, 18 grossi; Giovanni Battista distillatore ai SS. Apostoli, 8 grossi; domino […] in calle delle Acque a S. Zulian, 8 grossi; Antonio “strazzarol” che vende acque ai SS.