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Uno strumento digitale e decentralizzato come le criptovalute, senza nessun tipo di valore sottostante a garanzia e con una regolamentazione ancora molto frammentaria e parziale, pone sicuramente l’utilizzatore in una posizione di rischio molto elevata. Infatti, oltre ad alcune limitazioni tecniche, (insite nel protocollo che ne caratterizza l’origine) le quali possono diminuire i benefici di questi nuovi sistemi, vi sono anche alcuni aspetti che potrebbero minare il funzionamento dello strumento stesso comportando grandi perdite per l’utilizzatore.

63 Non fu però totalmente chiaro se fu proprio un attacco hacker a causare le perdite o se questo sia anche

dovuto a una mala gestione (o all’unione delle due componenti).

Infatti, seppur per molti aspetti la Blockchain si dimostri una tecnologia rivoluzionaria che potrebbe permettere di superare alcune problematiche odierne, essa non è totalmente perfetta o esente da limitazioni e forse tale (per ora) da essere applicata su larga scala nel mercato.

Riepiloghiamo di seguito alcune delle principali problematiche e dei rischi che si possono riscontrare:

1) Rischio di privacy: per mantenere l’elevato grado di trasparenza la Blockchain tiene traccia dell’insieme di tutte le transazioni avvenute dall’introduzione della stessa. Senza questo livello di trasparenza la stessa non potrebbe conseguire i propri obiettivi; questo fattore però, nonostante l’anonimato (parziale) dei partecipanti al network, risulta essere limitante in casi di applicazione che richiedono maggiore privacy e potrebbe rivelarsi maggiormente problematico man mano che la catena aumenta, in quanto con il passare del tempo vengono affinate tecniche per l’analisi dei profili degli utenti sempre più efficaci.

2) Sicurezza per gli utenti e integrità degli enti terzi operanti nel sistema: come si è già visto nel paragrafo precedente uno dei principali problemi dello strumento di pagamento basato sul sistema Blockchain è quello relativo alla dimostrabilità della proprietà (che può avvenire solo se in possesso della chiave privata crittografica) e della sicurezza degli intermediari che custodiscono o gestiscono le valute virtuali degli individui.

3) Limitata scalabilità66: l’utilizzo dell’hash puzzle come misura per garantire l’immutabilità della catena di blocchi e per imporre un costo a chi cercasse di violare la stessa finisce per creare un rallentamento nella velocità del processo. Questa caratteristica è considerata un serio problema che potrebbe, se non implementato nella maniera migliore, limitare le applicazioni della Blockchain in ambiti/settori in cui serva una elevata velocità. In ogni caso non bisogna dimenticare che molte Blockchain (e le rispettive criptovalute) hanno già migliorato questi aspetti, altre

66 Con scalabilità si intende la possibilità di gestire un determinato numero di transazioni al secondo. Perciò

se in ipotesi in futuro si realizzassero operazioni al secondo in misura maggiore rispetto a questo numero, tendenzialmente potrebbe accadere che le operazioni “in eccesso” non vengano mai registrate in quanto la rete si ritorverebbe in una situazione in cui sarebbe satura di operazioni da validare.

sono in evoluzione e quindi questa limitazione potrebbe ridursi e le stesse tecnologie, con il tempo, essere implementate in maniera sempre migliore al fine di ottenere maggior velocità e sicurezza.

4) Elevati costi: questo problema è legato al precedente ossia all’hash puzzle che per fornire la Proof of Work deve necessariamente comportare un dispendio in termini di energia e tempo. Basti pensare che secondo i dati forniti da Digiconomist, il consumo annuale di energia per il mining di Bitcoin si aggira (giugno 2018) attorno a 73 TW/h (ossia 262,8*10^15 Joule67), dato che supera il consumo di intere nazioni come la Colombia, la Svizzera o la Repubblica Ceca. Per rendersi conto più concretamente in prospettiva dell'energia consumata dalla rete Bitcoin possiamo confrontarla con un altro sistema di pagamento: VISA. Secondo la società stessa, nell’ultimo anno, i propri consumi hanno raggiunto un totale di 674,922 Gigajoule (674,9*10^9 Joule) di energia derivante da varie fonti energetiche a livello globale per tutte le sue operazioni (ciò significa che VISA ha un fabbisogno energetico pari a circa 17.000 famiglie statunitensi). Sappiamo anche che VISA ha elaborato 111,2 miliardi di transazioni nel 201768. Con l'aiuto di questi numeri, è possibile confrontare entrambe le reti e mostrare che Bitcoin è estremamente più energivora nelle transazioni rispetto a VISA (si noti che la Figura 14 confronta una singola transazione in Bitcoin a 100.000 transazioni VISA).

Inoltre l’energia utilizzata per il mining69 di Bitcoin (e di altre criptovalute basate sul meccanismo di Proof-of-Work) deriva soprattutto da combustibili fossili a basso costo in quanto i principali pools di miners si situano nel continente asiatico; portando così con sé anche un problema ambientale non irrilevante, il quale potrebbe/dovrebbe scongiurare l’interesse di parte degli investitori che si focalizzano sempre più su prodotti di investimento che siano equi e sostenibili.

67 Derivante dalla conversione: 73 TW/h = 73*3,6*10^15 Joule. 68 Dati ricavati da: “Corporate Responsibility Report VISA”, 2016.

69 Interessante notare che nei mesi di giugno e luglio 2018, prima Apple e poi Google hanno bandito dai propri

Figura 14: Dati tratti da "BitcoinEnergyConsumption.com"

5) Centralità occulta: Sebbene, perlomeno in origine, le criptovalute siano nate come realtà decentralizzata ed autonoma, c’è il rischio che soggetti con elevate disponibilità economiche investano in hardware specifico che permetta loro di risolvere in anticipo rispetto agli altri i puzzle crittografici (perlomeno nei casi di Blockchain con meccanismo di consenso basato sul Proof of Work) rendendo l’attività non profittevole per gli altri nodi che non hanno accesso alle medesime. Ciò costringerebbe molti ad abbandonare il network, creando una sorta di oligopolio all’interno del sistema solo per coloro i quali abbiano determinati standard di potenza computazionale che potrebbero formare dei pool aggregati tali da poter controllare il sistema (in questo caso in cosa divergerebbe questo sistema dall’attuale sistema economico centralizzato formato dalle banche?)70.

6) Poca flessibilità data l’immutabilità del registro Blockchain e il mantenimento di tutte le transazioni per un periodo pressoché illimitato, quest’ultima risulta difficilmente migliorabile a livello di sviluppo software o di bug-fixing nel suo protocollo (come appunto per quanto riguarda il problema di aumento della velocità enunciato in precedenza). Una delle maggiori sfide nel superare queste limitazioni sta nella distinzione tra migliorare la tecnologia Blockchain oppure cambiarne totalmente alcune parti del protocollo. Per questo infatti sebbene la versione del protocollo che caratterizza il sistema Bitcoin sia l’esempio più puro di

70 Basti pensare che ad oggi (giugno 2018) più di 5 milioni di Bitcoin sul totale di circa 17 milioni sono posseduti

network decentralizzato Peer-to-Peer, probabilmente questa non è l’implementazione più efficiente ed adeguata della tecnologia Blockchain alla società odierna.

7) Termine della produzione: nel momento in cui terminerà la produzione dei bitcoin (o di qualsivoglia altra criptovaluta), all’interno di un sistema Proof of Work, si potrebbe riscontrare un problema nell’ambito degli incentivi per i miners. Questi ultimi infatti, una volta finita la ricompensa in bitcoin, si ritroverebbero ad essere ripagati per il proprio lavoro attraverso le fee contenute in ogni transazione. Tale compenso però potrebbe rivelarsi poco attrattivo dati i sempre più elevati costi dell’attività di mining, portando all’uscita dal network di buona parte dei suoi “validatori” e alla riduzione della sicurezza del sistema stesso (in conseguenza si ridurrebbe anche la difficoltà del puzzle crittografico, ma non è detto che questa riduzione sia adeguatamente elevata da attrarre nuovi minatori). Per contro invece, se dovessero aumentare le commissioni sulle singole transazioni il sistema perderebbe una delle proprie caratteristiche fondamentali ossia quella di comportare bassi costi per l’esecuzione delle transazioni degli utenti.