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Obblighi antiriciclaggio (Normativa italiana)

Per quanto riguarda invece la normativa nazionale, la cornice legislativa che contrasta il fenomeno del riciclaggio è rappresentata, ad oggi, dal Decreto Legislativo n. 231 del 21

novembre 2007129, che è stato da ultimo modificato dal D.lgs. n. 90 del 25 maggio 2017, il

quale prevede una architettura normativa che si sostanzia in 3 diversi gruppi di obblighi: 1. Adeguata verifica della clientela. L’art.17 del D.lgs. 231/2007 stabilisce che i

soggetti obbligati devono eseguire una adeguata verifica della propria clientela in occasione dell’instaurazione di un rapporto continuativo, del conferimento dell’incarico per l’esecuzione di una prestazione professionale o nel momento

dell’esecuzione di una operazione occasionale che comporti la movimentazione di importi uguali o superiori a 15.000 euro, indipendentemente dal fatto che questa sia effettuata tramite un’operazione unica oppure frazionata. Inoltre, questa adeguata verifica andrà compiuta ogni qualvolta il soggetto obbligato abbia sospetti in merito ad una operazione oppure dubiti sulla veridicità o adeguatezza dei dati precedentemente forniti dal cliente.

Il contenuto di questi obblighi (esplicitato all’art. 18 dello stesso decreto 231/2007 e dalle relative modificazioni già citate in precedenza), si sostanzia nell’identificazione del cliente con la relativa verifica dell’identità (eseguita in presenza dello stesso) e dell’eventuale titolare effettivo, la raccolta di informazioni in merito all’instaurazione del rapporto o allo scopo della prestazione e il monitoraggio costante nel corso di tutta la durata della relazione con lo stesso cliente.

Tutti i precedenti elementi previsti dalla normativa e richiesti ai soggetti obbligati130 si basano su un approccio “Risk-Based” ossia basato sul rischio, infatti ogni verifica viene effettuata in base al livello di rischio dell’operazione e del cliente (o al cambiamento dello stesso livello di rischio nel corso di un rapporto continuativo) e dovrà essere proporzionale ai rischi effettivamente individuati. Per quanto riguarda le operazioni o il rapporto continuativo è richiesto di analizzarne: tipologia, modalità di esecuzione, frequenza, ragionevolezza, ammontare, scopo, area geografica di destinazione, controparte (con attenzione alla cosiddetta “black list131” delle entità in ambito di riciclaggio). Per la clientela invece la verifica riguarda, tra le altre, la natura giuridica della stessa, la residenza, l’attività svolta e il comportamento operativo. Normalmente il profilo di rischio (definito come “Autovalutazione”) stilato dai soggetti obbligati per la propria clientela, è supportato da una procedura informatica, che in base a tutte le informazioni raccolte riguardo al cliente, ne determina un profilo di rischio riciclaggio che sarà suddiviso in quattro categorie: irrilevante, basso, medio o alto132.

130 Per “soggetti obbligati” si intendono i destinatari della disciplina antiriciclaggio, ossia tutti coloro previsti all’art. 3 del D.lgs. n. 231/2007 (e del corrispondente aggiornamento portato dall’art. 3 del D.lgs. n. 90/2017). 131 Lista di paesi che non collaborano in relazione al contrasto al riciclaggio e al finanziamento del terrorismo. L’art. 36 del D.L. n. 78/2010 prevede che il Ministero dell’Economia, tramite decreto, predisponga una lista

di questi ultimi.

132 Questa procedura è basata su un documento del G.A.F.I.: “Guidance for a risk-based approach in the

La metodologia di autovalutazione che si compie (secondo le indicazioni fornite da Banca D’Italia) si articola in: una fase istruttoria, di raccolta dei dati e delle informazioni necessarie, seguita poi da una fase di elaborazione e da una di preparazione degli esiti che si concludono con la fase di discussione collegiale e di approvazione di eventuali misure di adeguamento (gli esiti della quale saranno inseriti nella Relazione Annuale che viene prodotta ad opera della funzione antiriciclaggio).

Agli obblighi fin qui descritti si aggiungono anche quelli previsti per i clienti. Questi ultimi, esplicitati all’interno dell’art. 22, stabiliscono che gli stessi debbano fornire alla controparte che deve adempiere agli obblighi di adeguata verifica, tutte le informazioni necessarie e aggiornate per consentire l’adeguato svolgimento della procedura stessa.

Infine, la normativa prevede agli articoli 23 e 24, situazioni nelle quali le misure di adeguata verifica della clientela possano essere svolte in maniera semplificata ovvero rafforzata. Il primo caso può essere applicato quando il cliente presenta un basso rischio di riciclaggio e di finanziamento al terrorismo, mentre il secondo quando questo rischio risulta elevato (in base ai relativi fattori di rischio rilevati). Le misure semplificate si traducono in una diminuzione, in termini di estensione e frequenza, degli obblighi previsti all’art. 18. Nel caso invece della verifica rafforzata, il soggetto obbligato dovrà acquisire dalla clientela informazioni aggiuntive riguardo ai soggetti stessi (o ad eventuali titolari effettivi), alla natura dell’operazione o del rapporto e intensificare la frequenza di applicazione delle procedure di controllo. A queste si aggiungerà una maggiore raccolta di informazioni se il rapporto di corrispondenza transfrontaliera è instaurato con un istituto finanziario o ente creditizio di un paese terzo che comporterà anche una valutazione sulle qualità delle misure messe in atto da quest’ultimo nel contrasto al riciclaggio (e al finanziamento del terrorismo).

2. Conservazione e registrazione. Ai soggetti obbligati allo svolgimento dell’adeguata verifica della clientela viene anche chiesto di conservare tutte le informazioni e i dati che possano rivelarsi utili a prevenire, individuare o accertare eventuali attività

di riciclaggio o finanziamento al terrorismo e a permettere lo svolgimento di analisi da parte dell’UIF133 o di altre autorità competenti (articoli 31-34). I documenti acquisiti nell’ambito dell’adeguata verifica della clientela dovranno essere conservati per un periodo di 10 anni dal momento dell’esecuzione dell’operazione occasionale o della cessazione del rapporto continuativo e devono consentire di ricostruire: la data di instaurazione del rapporto, la causale, la data e l’importo dell’operazione, i dati identificativi del cliente (e/o titolare effettivo) e i mezzi di pagamento utilizzati. I sistemi di conservazione inoltre devono essere idonei a garantire oltre alla tutela da qualsiasi perdita di dati (integrità) e alla massima tempestività di utilizzo, anche il rispetto delle norme in merito alla protezione dei dati personali.

Su indicazione dell’UIF poi, gli intermediari bancari e finanziari trasmettono alla stessa i dati aggregati (secondo le istruzioni in merito alle varie tipologie che l’Unità di Informazione Finanziaria stessa stabilisce) riguardanti la propria attività, in modo tale da permettere all’autorità di effettuare analisi mirate e di individuare eventuali fenomeni di riciclaggio e finanziamento al terrorismo.

3. Segnalazione delle operazioni sospette. L’art. 35 stabilisce che i soggetti obbligati prima di compiere una operazione debbano inviare all’UIF, senza ritardo, una segnalazione di operazione sospetta nel momento in cui “sanno, sospettano o

hanno motivi ragionevoli per sospettare che siano in corso tentativi (o che gli stessi siano già stati compiuti) di riciclaggio/finanziamento del terrorismo o che i fondi provengono da attività criminosa”. Il sospetto deriva dalle caratteristiche,

dall’entità, dalla natura delle operazioni, dal loro collegamento/frazionamento o da qualsiasi altra circostanza conosciuta. Inoltre, con cadenza periodica, l’UIF provvede

133 Con la sigla “UIF” si indica l’Unità di informazione finanziaria per l’Italia. Istituita dal d.lgs. n.231/2007

presso la Banca d’Italia in conformità alle regole internazionali che prevedono la presenza in ogni stato di una unità di indagine finanziaria, è dotata di piena autonomia operativa e gestionale con l’obiettivo di contrastare i fenomeni del riciclaggio e del finanziamento al terrorismo. La UIF è l’autorità a cui è attribuito l’incarico di acquisire i flussi finanziari e tutte le informazioni riguardanti ipotesi dei delitti precedentemente citati utilizzando come tramite principalmente le segnalazioni di operazioni sospette trasmette da intermediari finanziari, professionisti ed altri operatori. A tal proposito l’Unità di Informazione Finanziaria valuta la rilevanza dei fatti e degli atti ai fini della trasmissione degli stessi agli organi investigativi e della collaborazione con l’autorità giudiziaria per lo sviluppo di un eventuale azione di repressione. Definizione tratta da: “uif.bancaditalia.it”.

ad aggiornare l’elenco degli indicatori di anomalia per agevolare, l’individuazione di eventuali operazioni sospette.

Nel caso sia rilevata la presenza degli elementi di sospetto precedentemente citati, l’operazione in oggetto non deve essere compiuta dai soggetti obbligati prima di aver inviato la segnalazione di operazione sospetta all’autorità134.

In aggiunta a ciò, secondo quanto stabilito dall’art. 47, i soggetti obbligati trasmettono con cadenza periodica all’UIF (secondo le modalità e le tempistiche stabilite dalla stessa) informazioni e dati riguardanti operazioni a rischio riciclaggio/finanziamento del terrorismo che saranno utilizzati per approfondire operazioni sospette o effettuare analisi.

Alla normativa attuale si è arrivati dopo un percorso, intrapreso dall’Unione Europea, che a partire dal 1990 e per tutti gli anni successivi, ha portato a recepire, di volta in volta, l’evoluzione dei principi internazionali, in modo tale da favorire la realizzazione di un ambiente normativo armonizzato tra tutti gli stati membri. Quest’ultimo si è sostanziato nell’emissione di 5 direttive e altri diversi provvedimenti in ambito di contrasto al riciclaggio e al finanziamento del terrorismo (a tal proposito si veda la Figura 24).

La quarta di queste (Direttiva 2015/849), recepita recentemente anche in Italia tramite il precedentemente citato D.lgs. n. 90 del 25 maggio 2017, si pone in linea con le “nuove raccomandazioni” promulgate dal G.A.F.I. nel febbraio 2012 (quando le precedenti 40 raccomandazioni erano state profondamente riviste) a cui si aggiungono le nove raccomandazioni speciali introdotte nel 2001, nell’ambito del contrasto al finanziamento del terrorismo.

Di seguito viene proposta una linea del tempo con le differenti Direttive UE in materia di antiriciclaggio:

134 I soggetti obbligati non sono sottoposti a tale obbligo nei casi in cui l’esecuzione dell’operazione non possa

rinviarsi tenuto conto della normale operatività o nei casi in cui il differimento dell’operazione possa portare ad ostacolare le indagini. In tali casi, dopo aver eseguito l’operazione bisognerà immediatamente informare