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2.3 Asset-Liability Management

3.1.1 Limiti

Il modello di repricing gap è uno strumento semplice e intuitivo ma, sfortunatamen- te, la misurazione che si ottiene presenta diverse limitazioni, principalmente dovute alle assunzioni predisposte per la costruzione del gap profile:

• Ipotesi di variazioni uniformi dei tassi attivi e passivi e dei tassi a diversa scadenza. Il modello fornisce una misurazione dell’impatto che una variazione dei tassi ha sul margine di interesse dell’intermediario assumendo che tale variazione sia uniforme per tutte le poste sensibili. In realtà, è verosimile che a fronte di una certa varia- zione dei tassi di mercato le attività e passività siano caratterizzate da un diverso grado di reattività e vischiosità al cambiamento. Ciò può accadere per la natura del contratto in essere o per il differente potere contrattuale detenuto dall’intermedia- rio. Generalmente il grado di sensibilità dei tassi di mercato non è necessariamente unitario, né uniforme. Oltremodo il modello assume che i tassi di diversa scadenza, all’interno del gapping period, subiscano variazioni uniformi quando invece la curva dei rendimenti non si adatta in modo lineare a cambiamenti di mercato.

• Il trattamento delle poste a vista. Il problema è legato alla misurazione dell’esposi- zione al rischio per le poste a vista in quanto non presentano una scadenza determi- nata, e per loro natura dovrebbero essere considerate a livello giornaliero. L’analisi empirica mostra che i tassi di interesse relativi a queste posizioni non si adeguano immediatamente alle variazioni di tasso di mercato.

• Mancata considerazione degli effetti di variazioni dei tassi di interesse sulla quantità

di fondi intermediati. Il modello si concentra esclusivamente su valori flusso, senza

tenere alcuna considerazioni per gli eventuali effetti sui valori stock. In realtà una modifica al rialzo o ribasso dei tassi di mercato influisce sull’operatività dell’inter-

3.1 Il Modello del Repricing Gap 33

mediario, ad esempio è verosimile pensare che una diminuzione dei tassi comporti una maggiore richiesta di finanziamenti a tasso variabile rispetto quelli a tasso fisso.

• Mancata considerazione degli effetti di variazioni dei tassi di mercato sui valori di

mercato. Questo limite è la conseguenza della scelta del margine di interesse come

variabile obiettivo. Trattandosi per definizione di un modello reddituale non tiene conto dell’impatto che le variazioni dei tassi di mercato producono sui valori di mercato delle attività e delle passività.

Un modo per superare il problema relativo all’ipotesi di variazioni uniformi dei tassi per l’attivo e il passivo può essere quello di stimare la diversa sensibilità delle poste e tenerne conto nella stima del gap. In modo più preciso il metodo si articola in tre fasi:

1. Identificazione di un tasso di riferimento. Nel caso di gap annuo una buona soluzione può essere data dall’utilizzo del tasso interbancario a tre mesi (Euribor 3 mesi).

2. Stima della sensibilità dei tassi attivi e passivi a variazioni del tasso di riferimento.

3. Calcolo di un gap corretto, definito gap standardizzato, che tenga conto della sen- sibilità di ogni posta nella stima dell’effettiva variazione che subirebbe il margine di interesse dell’intermediario in corrispondenza di una determinata variazione del tasso di mercato di riferimento.

Indicando con βie γji coefficienti di sensibilità rispettivamente per le attività e le passività,

è possibile calcolare il gap standardizzato semplicemente moltiplicando ogni singola voce per il proprio coefficiente:

GS = n X i=1 (ASi∗ βi) − m X j=1 (P Sj∗ γj) (3.16)

Utilizzando tale formula è possibile stimare la variazione del margine conseguente ad una variazione del tasso di mercato di riferimento:

∆M I = GS ∗ ∆i (3.17)

Per quanto riguarda il secondo limite, il modello del gap standardizzato può essere ulteriormente perfezionato tenendo conto dei ritardi di adeguamento delle poste a vista. Dopo aver stimato la struttura media dei ritardi di adeguamento alla variazione dei tassi di mercato attraverso l’analisi statistica di dati storici, si stima la percentuale di variazione recepita nel gapping period considerato e si procede con l’allocazione delle poste ai diversi gap marginali in base ai ritardi evidenziati. In questo caso il problema dell’asimmetria nel

trattamento dell’attivo e del passivo è stato risolto con l’articolo 10 comma 5 del decreto legge n. 223 del 04/07/2006 che prevede “le variazioni dipendenti da modifiche del tasso

di riferimento devono operare contestualmente e in pari misura, sia sui tassi debitori sia su quelli creditori”.

Il terzo limite, legato alla mancata considerazione degli effetti sulla quantità di fondi intermediati, potrebbe essere attenuato costruendo i coefficienti β e γ, sopra citati, in modo da tenere conto della sensibilità della quantità ai prezzi. Nella pratica questo limite non viene trattato perché i volumi non dipendono soltanto dai movimenti dei tassi ma da circostanze più ampie di mercato, prendere in considerazione una eventuale correzione significherebbe determinare una modificazione arbitraria dei coefficienti.

Per quanto riguarda la mancata considerazione degli effetti sui valori di mercato del- le attività e passività, occorre cambiare prospettiva di misurazione in quanto, come già detto, il repricing gap è un metodo di tipo reddituale e quindi inadatto a cogliere tali variazioni. La soluzione è quella di cambiare prospettiva e passare ad un approccio di tipo patrimoniale, quale ad esempio il duration gap.

Un ultimo limite6 è dato dalla presenza di derivati e opzioni all’interno delle posizioni in bilancio. Gli stessi strumenti che, come vedremo in seguito (cfr. 4.2), vengono utilizzati per gestire il rischio di tasso di interesse costituiscono una complicazione nella pratica di misurazione dell’esposizione totale in quanto ci sono diversi posizioni aventi impliciti di- ritti di opzione che modificano la sensitività al tasso di interesse in base al livello dei tassi di mercato. Nel momento in cui le opzioni si trovino in una situazione out-of-the-money, quindi nella situazione in cui non è logico esercitare il diritto che comportano, non avviene nessuna modifica sui tassi di riferimento delle attività e delle passività e la situazione resta identica a quella misurata, al contrario nel caso di esercizio del diritto si interviene sul tasso di riferimento per le attività/passività che rendono la misurazione inesatta a causa di una variazione dei dati utilizzati per il calcolo. La variazione può essere a favore o sfavore dell’intermediario dipendentemente se il soggetto possessore del diritto è l’intermediario stesso o la controparte.