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Il triciclo e le linee guida

4.4 Linee guida per l’asse della Ripianificazione

Sulla base dell’analisi comparata delle modalità ricostruttive italiane possiamo affermare che la ripianificazione dopo il terremoto è avvenuta attraverso molti strumenti pianificatori e programmatici diversi, da caso a caso, e che anche quando alcuni si erano rivelati efficaci in un contesto e sono stati riproposti in un altro, gli effetti e gli esiti sono stati tutt’altro che certi. I nodi problematici emersi della ripianificazione sono il coordinamento orizzontale degli interventi di trasformazione a livello locale, la comunicazione tra i diversi livelli di strumenti e il raccordo tra quelli straordinari ed ordinari. Ad esempio il Friuli, sicuramente positivo negli esiti ed effetti, non si è comunque riusciti a raccordare e coordinare i diversi interventi di trasformazione tramite strumenti strategici che u s c i s s e r o d a i c o n f i n i c o m u n a l i . Q u e s t o p e r c h é e s s e n d o u n a ripianificazione incentrata sul “dov’era com’era” il legame tra gli interventi era visto come la situazione pre sisma tout-court, in realtà delle aree di espansione sono comunque state realizzate e alcune zone con problemi pregressi sono state ricostruite tali e quali ripetendo gli errori pregressi. Ciò dimostra come sia fallace credere che il “dov’era com’era” riesca ad eludere la ripianificazione in quanto proprio in chiave rigenerativa il territorio alla fine del processo non può e non deve essere lo stesso di prima del sisma. In questa ottica Umbria-Marche grazie alla programmazione complessa ha permesso di compiere un grande passo in avanti permettendo un riassetto urbano e territoriale contestuale al recupero e alla riduzione della vulnerabilità. Purtroppo quando i trends non sono positivi e l’assetto territoriale necessita di una riorganizzazione i programmi rischiano di essere un limite, per questo occorre prevedere anche dei piani strategici di area vasta che inevitabilmente devono essere condivisi sia tra i diversi territori che con i diversi attori della Governance. Proprio per questo la forma cooperativa proposta di governo del territorio deve riuscire a calibrare gli strumenti in maniera

multiscalare così da rendere la pianificazione adattive, sussidiaria e flessibile.

B1. Contestuale classificazione di agibilità degli edifici, microzonazione

sismica e ricognizione sui piani pregressi.

Nell’ottica di sincronia di analisi dei livelli e di cooperazione tra gli attori, iniziare contemporaneamente queste tre ricognizioni è molto importante. Infatti, la base del processo di ricostruzione deve essere l’analisi del contesto, che ripetiamo, è l’intreccio tra gli effetti del disastro in sé e i trends pregressi. La classificazione di agibilità degli edifici e la microzonazione sismica sono operazioni che richiedono una preparazione tecnica specialistica molto alta e molte risorse professionali e finanziarie, per questo, come avvenuto ad esempio a L’Aquila, è giusto che siano coordinate e gestite dalla Protezione Civile, che ha già protocolli e procedure consolidate in tal senso, di concerto con professionisti specializzati. Contemporaneamente, però, occorre fare un quadro sullo stato della Pianificazione Urbana e del Territorio; questo può essere fatto da ogni singolo Comune e coordinato, con un supporto tecnico, dalla Regione che avrà il compito di riunire i dati creando un mosaico multilivello dei piani più completo possibile di tutto il cratere.

B2. Un masterplan condiviso.

Le tre ricognizioni devono servire da base per l’elaborazione di un masterplan dell’intero cratere per la programmazione e l’individuazione delle strategie a livello regionale, su cui si deve innestare la ripianificazione a livello comunale o intercomunale. È importante che il masterplan sia antecedente ai piani comunali 9così che da un lato possa

fungere da base per la pianificazione, e dall’altra riesca a creare un

9 In tutti i casi analizzati è stata rilevata una carenza nella visione d’insieme; infatti, anche i Piani Comprensoriali friulani non riuscirono a far altro che ratificare le scelte comunali con grave nocumento per lo sviluppo e per l’organicità degli interventi.

collante per eventuali piani intercomunali. Il masterplan, inoltre, può contenere già delle strategie e, tramite degli scenari, riuscire a guidare la programmazione multilivello. Nel caso dell’Abruzzo questo strumento ha tardato ad arrivare creando un vuoto che ha permesso agli attori sovralocali di proporre progetti puntuali, spesso discutibili, e certamente non condivisi ma imposti:

«Invocare nomi di Archistar (da Fuksas a Piano) e rinviare a strumenti quali un Masterplan(?) o un Piano di Recupero del centro storico rivela una sostanziale impreparazione rispetto alla natura dei problemi o peggio una soluzione tecnicistica invocata per coprire operazioni di gestione casalinga altrimenti impresentabili» (Propersi, 2009 p. 4).

Ultima, ma non meno importante, funzione di questo strumento è rendere visibile e comunicabile un’idea del territorio futuro sia alla popolazione del cratere che al di fuori dello stesso, aumentando la possibilità di confronto sulle linee generali di riassetto.

B3. Ricostruzione a livello comunale: strutturale, programmatica e

operativa.

In chiave rigenerativa il livello di pianificazione locale deve essere il vero motore della ricostruzione, attraverso una ripianificazione il più possibile strategica, adattiva ed integrata, che vada dalla programmazione complessa ai piani attuativi. Questa non deve, però, discostarsi troppo dall’architettura pianificatoria ordinaria per due ragioni: la prima di carattere pratico, i tecnici e gli amministratori se posti di fronte a strumenti non conosciuti potrebbero male interpretarli o peggio ancora autoescludersi dalla redazione, accettando che se ne occupino altri soggetti di supporto, magari esterni al territorio, con effetti negativi simili al caso Irpino; la seconda ragione è di raccordo, prima del sisma vi era una pianificazione che possiamo definire “ordinaria” che poi ritornerà al termine del processo di ricostruzione, se la ripianificazione post-sisma è radicalmente differente, anche se efficace nella “straordinarietà”, questa