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Pensare allo spagnolo parlato in America come un continuum dialettale eterogeneo della lingua spagnola standard è un’idea che si allontana fortemente dalla realtà sociolinguistica latinoamericana.

È stato dimostrato che lo spagnolo d’America deve essere studiato da una

triple perspectiva, es decir como un diasistema formado por varios ejes – diacrónico, diatópico, diastrático – que se entrecruzan y cambian en el tiempo, el espacio y la estratificación social de los hablantes.95

Dal momento della conquista in poi l’universo linguistico americano ospitò sistemi linguistici diversi che nel tempo determinarono e ‘stabilizzarono’, se si può adottare questo termine nel discorso del cambio linguistico, la situazione di lingue in contatto. In questa particolare situazione si individuano come protagonisti lo spagnolo e la grande diversità linguistica delle lingue amerindie. I fattori storici che hanno favorito il sorgere di un bilinguismo in certe aree dell’America ispanofona furono influenzati sicuramente dalla situazione economica, sociale, politica delle aree nelle quali si presentò questa situazione linguistica. Quello che accadde in queste aree all’epoca della conquista fu una rottura dell’ordine indigeno prestabilito e una crescente sostituzione e riorganizzazione dei rapporti socio economici e politici su cui si basava la comunità autoctona.

Un fattore d’ispanizzazione importante fu l’opera di evangelizzazione che parallelamente alla conquista portarono avanti i missionari europei. Nel 1578 una Cédula Real emessa dalla corona obbligava i missionari all’uso delle lingue indigene al fine di evangelizzare le popolazioni autoctone, provvedimento che in seguito venne abolito con la Cédula de Aranjuez ordinata dal re Carlo III per la quale si impone l’uso esclusivo della lingua spagnola ai fini della cristianizzazione. La privazione linguistica subita dalle popolazioni autoctone in ambiti come quello dell’evangelizzazione non preclude il perpetuarsi di situazioni di monolinguismo in aree non

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Palacios Alcaine, A., Elespañol y las lengua amerindias. Bilingüísmo y contacto de

lenguas, Universidad Autónoma de Madrid, in El español andino: un caso de bilingüísmo histórico, finanziato dalla fondazione Caja Madrid, p.71.

77 soggette al consolidarsi del processo di ispanizzazione, zone queste che rappresentano una percentuale minima.

Ciò nonostante risultano abbastanza comuni le situazioni sociali caratterizzate da una scarsa comunicazione tra indigeni e coloni in zone rurali lontane dagli insediamenti spagnoli occupate da comunità indigene monolingui. In questi casi i contatti tra le due popolazioni furono solitamente di carattere commerciale e lavorativo (popolazione indigena al servizio personale o domestico del colono), o culturale (le persone appartenenti ad una aristocrazia indigena, con accesso quindi alla cultura ispanica), rapporti comunque ristretti ad una minoranza indigena bilingue capace di intraprendere relazioni sociali con una realtà linguistica altra. Furono anche istituite scuole speciali per l’insegnamento della lingua spagnola (a partire dal XVI sec.), sempre per quelle fasce di popolazione appartenenti all’aristocrazia indigena (figli di nobili, meticci provenienti da una classe sociale alta), insegnamento che non fu esteso a tutte le classi della società indigena.

Non si può parlare infatti di alti gradi di bilinguismo nelle aree rurali precedentemente menzionate. Tutta quella parte di popolazione indigena comune (contadini, lavoratori) non ebbe accesso all’apprendimento della lingua spagnola se non attraverso i mezzi forniti dall’opera cristianizzatrice dei missionari.

Con il passare degli anni la crescita della popolazione bilingue apportò cambi sostanziali all’interno delle relazioni sociali della comunità indigena e di quella mestiza. Sorgono quindi zone di meticciato con prevalenza più o meno indigena, caratteristica che risponde a un insieme di fattori particolari che variano da zona a zona; si deve tenere sempre presente l’impossibilità di generalizzare un processo come questo in un contesto multilingue soggetto ad una pluralità di fattori che cambiano da un’area all’altra.

Le aree in cui las relaciones entre la población indígena y los colonos

hispanos compusieron otra realidad sociolingüística,96distinta da quella esistente, vengono chiamate zone di bilinguismo storico.

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78 Le zone in cui si sviluppa il bilinguismo storico faranno poi da scenario alla nascita di uno spagnolo fortemente interessato da fenomeni di

interferenza, o trasferenza linguistica.

È importante sottolineare in questa sede la presenza indigena nella lingua spagnola nel romanzo e l’intenzione di una traduzione in lingua italiana che rimandi alla dimensione di ibridismo sintattico, lessicale e grammaticale del testo di partenza.

Come rilevato durante i periodi di ricerca svolti nel dicembre 2010 e nei mesi da ottobre 2011 a gennaio 2012, la situazione socio-linguistica delle comunità rurali dello stato del Chiapas si caratterizza per una condizione di bilinguismo tra lingua spagnola e lingue mayensi, che cambiamo in funzione dell’area geografica di appartenenza del gruppo linguistico. Le regioni del Chiapas sono abitate storicamente da gruppi linguistici di origine mayense, presenti peraltro in altre regioni della Mesoamerica. All’interno di questa famiglia linguistica spiccano le lingue parlate tutt’oggi nello stato del Chiapas, che sono principalmente il tzeltal, lo tzotzil, il tojolabal e il ch’ol.

L’obiettivo del lavoro di traduzione di un testo letterario scritto in uno spagnolo fortemente interferito da una lingua mayense di sostrato, che presenta importanti tratti di oralità, è stato quello di familiarizzare con il contesto socio-linguistico nelle aree di bilinguismo. Si è potuto constatare che nelle situazioni comunicative nelle aree rurali dello stato - ossia presso comunità indigene de Los Altos, nonché presso gli ejidos97della Selva Lacandona - è presente una tendenza alla commistione linguistica non identificabile però nella semplice alternanza linguistica. Nelle conversazioni non è presente una commutazione di codice tout court, ma piuttosto un code switching riguardante il piano sintattico, quello grammaticale e in minor misura quello morfologico.

Come constatato anche da Luca d’Ascia, in aree di bilinguismo come quelle citate sopra, nella dimensione comunicativa orale:

sono comuni […] le rapide transizioni spontanee da un idioma all’altro con i relativi fenomeni di interferenza, per cui il lessico

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79 spagnolo “trabocca” nella lingua indigena che a sua volta deforma le norme sintattiche spagnole adeguandole incoscientemente alle proprie.98

La situazione linguistica riscontrata sul campo ha sicuramente dei tratti in comune con la lingua del romanzo in traduzione. Questo ha permesso di concentrare il focus della strategia traduttiva principalmente nel ritmo della narrazione, che si identifica come la dominante principale del testo.

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La scelta stilistica di Jesús Morales Bermúdez in Memorial presenta tratti analizzabili da una prospettiva linguistica che tiene in considerazione l’influenza di una lingua mesoamericana di sostrato.

Il cosiddetto castía o castilla presenta molte situazioni linguistiche - non solo di origine sintattica, ma anche morfologica - nelle quali si percepisce la compresenza di due lingue diverse. Tale situazione si inserisce in un contesto linguistico regionale in cui la varietà di spagnolo parlata, solitamente definita substandard, è in realtà uno standard locale che annovera numerosi parlanti.

Il castía si può definire un dialetto interferito, ovvero:

una varietà di statuto funzionale primario, che ha un acroletto o un bersaglio, o comunque una varietà sovraordinata (standard) con cui necessariamente sta in rapporto dialettico stante la scarsa distanza strutturale, attraverso il processo di formazione dell’interlingua.99

Il costrutto è di genere dialettale in quanto testimonia un impiego della lingua spagnola interferito - o pidginizzato - da elementi della lingua indigena di sostrato. Queste trasformazioni, a volte vere e proprie semplificazioni, operano a livello morfologico e sintattico.

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D’Ascia, L., Coscienza del bilinguismo nella letteratura indigena del Chiapas, p.88, in Multiculturalismi a confronto Chiapas, Catalogna, Amazzonia peruviana, Alto Adige-

Südtirol: la funzione delle minoranze nel mondo globalizzato, a cura di Ilaria Riccioni,

Bozen - Bolzano University press, 2009.

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Giannelli, L., Abya Yala Inmargan Americana. Studi intorno alle lingue native di un

80 Per questo motivo l’analisi dell’uso di sostantivi, verbi e altre parti del discorso, nonché la disposizione sintattica dei periodi in lingua spagnola, seguirà in molti casi un ordinamento rispondente alla lingua di sostrato, ossia la lingua ch’ol, una lingua ergativo-assolutiva.100

La lingua spagnola parlata dalla popolazione ch’ol è frutto della continua convivenza con la popolazione dei ladinos, chiamati dai popoli originari

caxlán. Secondo lo studio di Jesús Morales Bermúdez, On o T’ian. Antigua palabra, i ch’ol parlano una modalità di lingua spagnola che è

corrente e generalizzata in Chiapas, la quale corrisponde a un tipo di evoluzione linguistica diversa rispetto al resto del Paese:

en esta modalidad se conservan voces y formas casi desaparecidos en otras partes, se conservan innumerables arcaísmos y modismos derivados de las viejas formas del español. 101

Sebbene la lingua del romanzo non sia una lingua indigena, bensì come appena accennato, uno spagnolo interferito su più livelli linguistici, sembra comunque opportuno ai fini del presente studio una breve analisi della lingua mesoamericana di sostrato.

100

In quanto funzionale alla costruzione della strategia traduttiva, nel prossimo paragrafo una breve analisi linguistica illustrerà le principali differenze tra lingue nominativo-accusative ed ergativo-assolutive, per evidenziare i problemi traduttivi che emergeranno nel procedimento traduttivo.

101

Morales Bermúdez J., On O T’ian. Antigua palabra. Narrativa indigena chol, Universidad Autónoma Metropolitana, México, 1984, p. 37.

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