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LINGUAGGI CREATIVI, TRANSDISCIPLINARITÀ

E MISSIONE SOCIALE.

L’UMANESIMO DIGITALE

DI MEET

di professionisti capaci di ideare e progettare prodotti in realtà virtuale. Basti pensare che già oggi gli utilizzatori di visori sono circa 170 milioni.

Connettività e reti sociali, E-commerce, Big Data, Internet delle Cose, Intelli-genza Artificiale, Nuovi Linguaggi Creativi sono sette tendenze che definisco-no il definisco-nostro vivere come individui del 21mo secolo. Di queste e di altre decine di fenomeni che danno forma e significato al nostro tempo si occupa MEET (www.meetcenter.it), il primo centro di cultura digitale in Italia.

MEET è nato a Milano nel febbraio 2018 grazie all’unione di due storie straor-dinarie, quella di una istituzione prestigiosa e solida come Fondazione Cariplo che sostiene la crescita del territorio lombardo e il benessere delle persone che lo vivono, e di Meet the Media Guru, piattaforma di incontri e saperi che ho ideato e dirigo dal 2005 con l’obiettivo di disseminare pensieri e tendenze della cultura digitale internazionale attraverso il punto di vista di personalità d’eccezione.

Per raccontare il divenire tumultuoso nel quale siamo immersi che ho provato a delineare in apertura, MEET fa propria la matrice dell’Umanesimo rinasci-mentale italiano: mettere l’uomo al centro di uno spazio di sapere e conoscenze armonicamente bilanciate fra arte e scienza, sapere codificato e ricerca come nell’emblematico Uomo Vitruviano di Leonardo Da Vinci.

Secondo MEET, la cultura digitale è il nuovo Umanesimo. DNA del tempo che viviamo, è il sistema invisibile di simboli, comportamenti e abitudini che incarna il presente, ma spesso resta nell’ombra colonizzato dalla Tecnologia, scambiata per causa quando è conseguenza, come accade a chi guardi in un cannocchiale rovesciato.

In che modo questo malinteso ci mette in pericolo? Lo fa perché ci trasforma in semplici fruitori di applicativi sempre nuovi a cui, presi dalla rincorsa verso l’ennesima novità, sfugge il senso di tutto quel correre. MEET si incarica di fare tabula rasa di ogni equivoco, crea e dà voce alla cultura digitale in una logica di incontro e inclusione che fin dal nome che si è dato definisce il suo orizzonte d’azione.

Nel domandarsi dove stiamo andando e perché, MEET non perde di vista cosa ci ha portato fin qui. È dall’emergere dei bisogni relazionali, abitativi, lavorati-vi di una popolazione mondiale in crescita e sempre più urbanizzata che sono affiorate soluzioni sociali, culturali, economiche rivoluzionarie. Sono cambiati i punti cardinali che determinano cosa voglia dire essere umani e sociali nel 21mo secolo, il concetto di comunità è oggi esteso al di là dei confini geogra-fici, la connessione di (e fra) idee, saperi, bisogni ha reso meno essenziale la prossimità fisica.

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“codifica teorica” di questa tensione al cambiamento è figlia della Cultura Di-gitale e germoglia in ricerche d’avanguardia e sperimentazioni che partono dagli Anni Sessanta. Sono le Radici del Nuovo da cui originano paradigmi della contemporaneità quali rete, partecipazione, co-creazione, condivisione, multidisciplinarità, inclusione, virtualità e immersione.

In quella fase saperi diversissimi e apparentemente distanti come l’arte visiva, l’ingegneria, la scienza, la musica, il design, la genetica vivono fertilizzazioni reciproche lunghe quasi vent’anni e saldano le fondamenta creative, artistiche e sociali della cultura digitale in cui oggi siamo immersi.

Nel 1966 pionieri della computer grafica come Ken Knowlton e Stan Vander-beek firmano Poem Field, primigenio tentativo di lavorare su immagini digitali create al computer. Le prime performance di Arte Telematica con sistemi di messaggistica come il telefax, oppure i progetti di comunicazione tra computer che coinvolgono artisti in città diverse, raccontano un’esigenza di relazione e scambio fortissima che le tecnologie soddisfano già nel 1979. L’Arte della Tele-presenza che unisce telecomunicazioni e robotica risale invece al 1989. Nasce così l’idea dell’interazione Uomo-Macchina oggi sulla bocca di tutti.

È muovendo da queste basi che si intravede un arco di crescita intellegibile e organico, un sistema riconoscibile di saperi e comportamenti, un alfabeto condiviso. In una parola, la Cultura Digitale di cui tutti siamo compartecipi. MEET si fa garante di questo inquadramento teorico e di indirizzo umanisti-co e lo sintetizza in un palinsesto di iniziative on life5 – online e on site – quali eventi, mostre, esperienze formative, performance, format e prodotti creativi. MEET è nato nel febbraio 2018 in forma solo temporaneamente virtuale, ma fin da subito ha chiarito il fortissimo legame con la città di Milano, capofila dell’innovazione nazionale, di cui il centro ambisce a fare un punto di rife-rimento altrettanto forte per la cultura digitale, dotando così il paese di un referente sul palcoscenico mondiale che finora è mancato.

Nell’autunno 2019 MEET aprirà una sede in piazza Oberdan nel quartiere mul-tietnico di Porta Venezia che ben rappresenta la tradizione e il dinamismo del capoluogo lombardo. Il centro di cultura digitale si svilupperà per circa 1500 mq su tre piani dando nuova vita a una preziosa palazzina in stile Liberty che da sempre ospita iniziative di carattere culturale.

Comprato da Fondazione Cariplo – che lo ha acquisito dalla Città Metropo-litana di Milano – e ri-progettato dall’architetto delle future cities Carlo Ratti, lo spazio continuerà a ospitare la Fondazione Cineteca Italiana con cui MEET svilupperà un piano di iniziative coordinate sui temi del cinema e dei linguaggi visivi contemporanei.

A caratterizzare l’azione di MEET sono e saranno quattro principi chiave:

re-spiro internazionale; focus su arte e cultura; valorizzazione dell’innovazione italiana; approccio esperienziale con particolare attenzione ai giovani e gio-vanissimi.

Forte della sua missione sociale, MEET si rivolge a ogni fascia di popolazio-ne con l’obiettivo di farsi “portatore sano” di un’interpretaziopopolazio-ne del presente informata e costruttiva. Famiglie, giovani, senior, professionisti, imprese, isti-tuzioni pubbliche sono gli interlocutori a cui MEET mostra e mette a dispo-sizione linguaggi, idee creative e progetti innovativi per diminuire il divario digitale dell’Italia e garantire una sempre più attiva partecipazione alla cultura digitale.

Al MEET la cultura digitale è creata, appresa, condivisa, trasmessa a partire da tendenze e modelli emergenti capaci di migliorare il benessere della società ita-liana. MEET ha infatti come mission programmatica quella di abilitare e suppor-tare la comprensione delle opportunità che l’innovazione offre a tutti, a partire da quel 27 per cento di nostri connazionali che ancora non accedono a internet. Il centro di cultura digitale di Milano è, e sempre più sarà, punto di intersezio-ne per riflessioni e progetti costruiti insieme a numerosi partintersezio-ner internazionali, primo fra tutti il George Brown College di Toronto con il suo Institute

wi-thout Boundaries specializzato in progettazione partecipata e multidisciplinare. MEET può inoltre contare sull’amicizia e il sostegno di numerose realtà attive nel settore dell’innovazione human-centered come Ars Electronica di Linz, Di-gifest di Toronto, Scuola di Robotica di Genova e molti altri.

A un anno dalla sua nascita, MEET è già diventato il nodo italiano della rete delle oltre 40 organizzazioni che fanno cultura digitale in Europa, vedendo inoltre riconosciuto dalla Commissione Europea come Regional STARTS center, incaricato cioè di promuovere l’integrazione fra arte e tecnologia nella filiera economica e produttiva del territorio lombardo e italiano.

MEET già è, e sempre più si farà, enzima di format e modelli formativi nei quali il digitale sia linguaggio espressivo e creativo, agevolando occasioni di interazione fra artisti, progettisti di nuove tecnologie e giovani o giovanissimi superando l’approccio nozionistico o strettamente operativo.

MEET è lo spazio delle novità, ma soprattutto dell’incontro, con la cultura digitale e naturalmente con le persone. È un luogo che si apre a collaborazioni e partnership con organizzazioni pubbliche e private, associazioni e imprese per costruire un ecosistema coeso e autonomo all’interno del quale condividere un orizzonte comune sul futuro. Per chiunque creda e voglia che quel futuro sia sostenibile e profondamente umano, senza per questo rinunciare alle opportu-nità del nostro tempo o accontentarsi di percorsi già tracciati, MEET è il posto giusto dove incontrarsi.

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Note

1. Dati tratti dal Global Digital Report 2019 di We Are

Social e da Hootsuite: https://p.widencdn.net/

kqy7ii/Digital2019-Report-en

2. Dati rilasciati da YouTube https://www.youtube. com/intl/en-GB/yt/about/press/

3. Dati elaborati dall'area Advanced Analytics di Cefriel in collaborazione con Anes https://www. cefriel.com/it/about

4. Stime Gartner sull'Internet of Things https://www. gartner.com/en/newsroom/press-releases/2018- 11-07-gartner-identifies-top-10-strategic-iot-technologies-and-trends

5. La perifrasi on life è stata coniata da Luciano Floridi nel libro La Quarta Rivoluzione. Come l'Infosfera sta

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Computing is not about computers any more. It is about living1

– Nicholas Negroponte

Il tema della cross fertilization tra cultura e ambienti digitali è più che mai di urgente attualità, spesso frainteso e trattato da prospettive dicotomiche ma in realtà assolutamente complementari: da una parte l’aspetto umano del rappor-to con la tecnologia, le sue potenzialità per fare innovazione sociale ed essere al passo con le sfide del mercato contemporaneo e dall’altra gli aspetti pretta-mente scientifici e tecnologici che negli ultimi anni stanno rivoluzionando in maniera dirompente la nostra quotidianità.

È ormai chiaro, o almeno dovrebbe esserlo, che non basta innestare nuove tecnologie su pratiche consuete per essere innovativi, bisogna approcciarsi alla cosiddetta digital transformation che stiamo vivendo in maniera collaborativa, sostenibile, rispettosa delle identità culturali e che ponga al centro le persone e i loro bisogni e desideri.

Internet è tutto il mondo ma non dimentichiamoci che è composto da micro comunità, ciascuna con una propria identità culturale ben definita. Non esi-ste una cultura di internet, esistono “le culture di internet” dove è assente la struttura piramidale top down della cultura di massa tradizionalmente intesa. E