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Le Lingue dei segni e l'autismo

Nel documento L'autismo e il linguaggio (pagine 51-54)

CAPITOLO 2: LINGUAGGIO 2.1 L'apprendimento

2.5 Il linguaggio nei bambini con sindrome dello spettro autistico

2.5.9 Le Lingue dei segni e l'autismo

Le Lingue dei segni sono il mezzo di comunicazione visivo-gestuale usato dalle persone sorde per comunicare tra loro. Si parla di lingua e non di linguaggio in quanto, come tutte le lingue, le Lingue dei segni possiedono sia suo lessico che una grammatica. Questo 'input linguistico gestuale' presenta tutti i tratti tipici delle lingue naturali ed è il canale primario usato dai sordi per trasmettere informazioni.

Come già segnalava Stokoe (1960), le Lingue dei segni sono lingue naturali al pari di quelle orali. L'autore identifica i parametri di formazione dei segni e spiega che i segni si organizzano in strutture fonologiche, proprio come le parole nelle lingue orali e, come in queste ultime, il cambio di un cherema (fonema) all'interno di una parola ne modifica il significato.

È emerso che lo sviluppo linguistico delle persone sorde è identico a quello dei coetanei udenti. L'unica differenza è il canale di comunicazione utilizzato. Tuttavia, sappiamo bene che l'uso della gestualità è presente anche nello sviluppo tipico, precedendo il linguaggio e rafforzandolo.

In questa sede si vuole evidenziare l'uso della Lingua dei segni in ambito educativo, come canale supplementare e parallelo alla lingua orale laddove vi sono problemi sia linguistici che non linguistici. Come descritto nelle pagine di Capirci (2016)

“ […] i gesti utilizzano risorse cognitive diverse da quelle richieste per parlare, ad esempio i significati che portano ad una rappresentazione visiva possono essere più facilmente espressi attraverso il gesto piuttosto che con le parole. […] se la rappresentazione del significato è intatta, mentre la rappresentazione fonologica ad esso collegata risulta povera, il bambino può esprimere tale rappresentazione più facilmente nei gesti” (Capirci,

Ad oggi, numerosi studi riportano l'influenza positiva delle Lingue dei segni come metodo riabilitativo affiancato alla lingua orale con persone che presentano disturbi del linguaggio. L'unione di segno e parola porta a parecchi risultati positivi, come una migliore attenzione, una memoria visiva migliore e un maggior sviluppo di alcune abilità cognitive.

Come descrive Cavaliere (2010:16), una caratteristica che favorisce la Lingua dei segni è la sua iconicità. Si parla di iconicità quando alcune caratteristiche di significante e significato coincidono (pensiamo al segno “bicchiere” e alla frase “bere dal bicchiere” in lingua dei segni italia, LIS).

Nelle esperienze riportate da Branchini e Cardinaletti (2016), la LIS viene impiegata come metodo di Comunicazione Aumentativa Alternativa (CAA). Col termine “Aumentativa” si vuole indicare il lavoro volto ad aumentare la comunicazione del bambino stesso, mentre col termine “Alternativa” vengono proposti metodi di comunicazione differenti dalla lingua orale dei quali il bambino può avvalersi per esprimersi.

L'impiego della LIS come metodo riabilitativo o come CAA ha numerosi vantaggi, sia in fase di comprensione che produzione. Nel lavoro che verrà riportato nelle pagine seguenti, la Lingua dei segni è stata impiegata con l'obiettivo di sviluppare la produzione orale. L'utilizzo della Lingua dei segni come supporto allo sviluppo del linguaggio con soggetti autistici risulta efficace se pensiamo alla natura del disturbo stesso, dove una delle aree più problematiche è proprio il linguaggio orale. Quindi, l'offerta di una alternativa che si basa su un canale visivo-gestuale può risultare proficua per lo sviluppo del linguaggio. Tra i vantaggi, ad esempio, troviamo la possibilità di poter esprimere i propri bisogni in modo diretto. Tuttavia, la scarsa abilità motoria di alcuni bambini autistici ha destato alcuni dubbi sulla sua efficacia d'uso ma i dati ottenuti dagli studi condotti sono positivi. Infatti, nei bambini inizialmente si assiste all'uso di segni singoli per proseguire poi con l'alternanza tra strutture in lingua italiana e in lis.

L'impiego della LIS come strumento di comunicazione risale già agli anni 70 del secolo scorso. In linea generale, quando viene utilizzata con le persone autistiche, si tende ad insegnare un singolo segno, in quanto risulta più facile da apprendere e da utilizzare. L'obiettivo della LIS in questo campo non è quella di sostituirsi alla lingua vocale bensì di promuovere l'emergere della stessa. Il processo si articola in tre fasi: nella prima si mostra al bambino il segno pronunciando il nome dell'oggetto (modeling) , nella seconda si presenta l'input fisico al bambino per riprodurre il segno e la parola dell'oggetto considerato (prompt fisico) e nell'ultima al bambino viene consegnato l'oggetto desiderato

ed espresso.25 Due prerequisiti importanti per questa tecnica è il considerare le abilità

motorie del bambino e il coinvolgimento della famiglia.

Procediamo ora col presentare due casi riportati nel volume curato da Branchini e Cardinaletti (2016) dove la LIS è stata utilizzata con bambini autistici.

Il primo caso riportato aveva come soggetto una bambina autistica. Prima di procedere con la descrizione, l'autrice dell'esperimento spiega l'utilizzo della LIS come CAA con le seguenti parole

“[…] verrà riservata particolare attenzione all'utilizzo della lingua dei segni come strumento utile alla promozione dello sviluppo del comportamento verbale, inteso come capacità di

comunicare i propri bisogni e desideri alle altre persone e condividere eventi vissuti in prima persona” (Scagnelli, [2016]:51).

La bambina del primo esperimento ha sei anni e presenta una diagnosi di autismo. L'autrice dell'esperimento riporta come l'utilizzo del modello sopra descritto abbia portato a risultati positivi . Infatti, a fine sessione, la bambina mostrava un incremento nella produzione linguistica (Scagnelli, [2016]:51-63).

Il secondo caso riportato nel lavoro a cura di Branchini e Cardinaletti (2016) vedeva come soggetto un bambino autistico di 5 anni con possibile Borderline Cognitivo, la cui espressione verbale era scarna, ecolalica e di difficile comprensione nonostante un anno di logopedia. In aggiunta, il bambino presentava comportamenti autolesionisti. L'obiettivo della sperimentatrice riguardava perciò anche l'aspetto emotivo e comportamentale, oltre che linguistico. Dopo l'utilizzo della LIS come CAA il risultato è stato positivo. Alla fine il bambino ha dimostrato di aver imparato a gestire sia le proprie emozioni, sia a comprendere quelle altrui . Inoltre, si è assistito ad una diminuzione dei comportamenti autolesionisti (Pallavicino, [2016]:64-71).

Nel documento L'autismo e il linguaggio (pagine 51-54)