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Lo spazio in cui “l’altro” si fa prossimo

“L’identità di un luogo e il senso di appartenenza che riesce a generale può dirsi effettivo quando

1.3.3 Lo spazio in cui “l’altro” si fa prossimo

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o spazio pubblico è indissolubilmente legato ad i temi dell’attualità. In particolare l’incremento delle popolazioni straniere, derivanti dai flussi migratori della speranza che stanno attraversando la nostra nazione, stanno lanciando una nuova sfida alle città. Non siamo del tutto impreparati ad affrontare questo nuovo scenario, possediamo una storia recente di colonialismo che ci coinvolge ancora da un punto di vista mentale30. Il nostro immaginario sugli altri e di questi

ultimi su di noi si è costruito a partire dalla definizione del binomio sé/altro che ha guidato tutta l’espansione dell’Occidente prima, e i movimenti di liberazione nazionale poi. Paolo Barbesi produce un’attenta analisi del processo che vede come i rapporti di dominazione e di subordinazione, di stereotipizzazione e di formazione di luoghi comuni con gli indigeni prima si sono tradotti in quelli con i migranti oggi, grazie ad una propaganda seria, costante e coerente che ha usato come strumenti di diffusione la parola e l’immagine. Si è così assistito ad una trasformazione della percezione dell’indigeno colonizzato a quella dell’immigrato. Il fatto che questo fenomeno esista, ma sia stato celato e dimenticato, rende possibile applicare oggi, per designare l’individuo immigrato, quegli stereotipi nati nella cultura coloniale, senza che chi li utilizza ne abbia una reale coscienza (lo spazio coloniale esiste nelle nostre menti). All’interno di questa discussione dobbiamo subito focalizzare l’idea che “l’altro” non esiste, dato che chiunque è “altro” rispetto a un soggetto con cui si relaziona. L’idea che l’altro esista di per sé è stata creata attraverso la definizione di quegli elementi e quelle componenti distintive che determinano, e che quindi, attraverso il loro contrario, sono enumerate tra le caratteristiche distintive del “noi”, come spiega Said in Orientalismo31. A partire dagli anni 90’

iniziarono a circolare alcune parole come “multicultura” e “intercultura” che presero parte nei discorsi in materia d’immigrazione e di gestione delle città.

MULTICULTURA indica una società in cui le diverse comunità culturali Famiglia multiculturale

Famiglia monoculturale

NOTE:

30 Barberi P.(2010) E’ successo qualcosa alla

città.Manuale di antropologia urbana,Roma,

Manuali Donzelli

31 Said E.W.(2001), Orientalismo, Milano, Feltrinelli

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basano la propria convivenza sull’enfatizzazione delle differenze.

MULTICULTURALISMO rappresenta le strategie e le politiche adottate per gestire la diversità e la complessità che le società multiculturali creano.

INTERCULTURALITA’ pone l’attenzione sull’interazione tra culture predisponendo la costruzione di una società ibrida piuttosto che divisa in compartimenti culturali32.

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ueste diverse linee orientate a condurre le politiche di gestione della comunità hanno un problema di base in comune: la concezione del modo da un punto di vista cartografico. Questo deriva dal pensiero, tipico della modernità, che considera le città come puzzle in cui ogni comunità etnica ne rappresenta un tassello. Ponendo però eccessiva attenzione sulle diversità culturali si rischia di alzare barriere, proiettando sugli “altri” differenze che, forse, potrebbero essere attenuate o ignorate. Usando le parole di P. Portoghesi “porre in primo piano la diversità significa accentuare una presunta impermeabilità delle culture di cui gli individui sono portatori”. La cultura è fondamentale e si lega all’identità personale. Spesso l’identità viene espressa come qualcosa di fisso che esclude forme d’ibridazione, inchiodando ognuno di noi all’interno di gabbie. Gli individui però non sono dei contenitori chiusi e, quindi, risulta sbagliato classificarli in maniera sistematica dando ad ognuno un posto “giusto” all’interno del mappamondo mondiale33.

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’identità poi si lega allo spazio urbano. La città traduce spazialmente questi relazioni mostrando i rapporti di forza e le conflittualità in atto soprattutto in riferimento allo spazio pubblico. Lo spazio della città rappresenta una coesistenza tra spazio antropologico e spazio geometrico euclideo34. Come si

tratta all’interno del capitolo “Cultura urbana della diversità” in “Spazi comuni, Reinventare la città”, i processi dell’immigrazione e la definizione di spazio

Immagine dell'architetto e urbanista lussemburghese Lèon Krier

NOTE:

32 Barberi P.(2010) E’ successo qualcosa alla

città.Manuale di antropologia urbana,Roma,

Manuali Donzelli 33 Ibidem

34 Brugellis P. e Pezzulli F. (2006) Spazi

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(determinata con l’identificazione di barriere, limiti e confini) riflette i differenziali di disponibilità dei diversi gruppi sociali ad attuare delle dinamiche di scambio in ambiente urbano. Proprio a causa dei diversi significati attribuiti ad un medesimo luogo da gruppi diversi di utilizzatori-abitanti, si assiste all’insorgenza di conflitti e tensioni più accesi dove si nota la rivendicazione esclusiva di un ambito urbano da parte di un gruppo. L’esperienza dell’immigrazione focalizza il discorso sulle pratiche sociali come modalità dialogiche in grado di manipolare lo spazio.

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’immigrazione accende i riflettori sugli ambiti indefiniti e residuali della città che diventano luogo prediletto per i nuovi arrivati in quanto in questi ambiti di frontiera si può realizzare ciò che negli spazi più rigidamente configurati è proibito, principalmente fenomeni di attraversamento, osmosi e di scambio intesi come processi di relazione tra gruppi sociali differenti. Bisogna sempre ricordare, infatti, che gli immigrati sono soggetti vulnerabili e perciò le pratiche di uso dello spazio si esprimono tra quelle visibili ed esposte al pubblico e quelle opportunamente occultate. Secondo tale approccio vi sarebbe una dialettica costante tra visibile/invisibile, tra presenza/assenza dalla scena pubblica della componente migratoria. La città si costruisce, quindi, come una serie di layer sovrapposti e una narrativa multipla composta da una serie di città personali e invisibili. Nei luoghi dimenticati, in quelli ibridi è più facile diventare consapevoli di questa diversità e pluralità.

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1.4 VITE in TRANSITO, PROGETTARE lo SPAZIO