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Luoghi di culto e non solo

Sezione III – La Dichiarazione UNESCO sulla Distruzione

Sezione 2 La distruzione intenzionale del patrimonio culturale in

2- Luoghi di culto e non solo

Come si è detto, i numerosi fedeli e visitatori, i cambiamenti climatici, nonché l'avanzata del deserto, hanno contribuito al deterioramento quotidiano degli edifici religiosi. Per evitare che il logoramento e il degrado renda inutilizzabili le moschee, fin dai primi tempi, all'incirca una volta all'anno, viene organizzata una ricostruzione collettiva stagionale di questi luoghi di culto. Incoraggiata dalle autorità amministrative e religiose e sostenuta finanziariamente dalle classi medie, queste riparazioni mobilitano tutte le popolazioni locali e sono dirette dalle più importanti famiglie di muratori di Timbuktu417. Oltre ad essere degli edifici di culto e quindi il

fulcro religioso per le comunità; le moschee diventano, attraverso i lavori di ristrutturazione e manutenzione, dei luoghi di aggregazione e scambio reciproco (dalle classi più benestanti a quelle più povere) tra le genti, che lavorano assieme al restauro.

La ricostruzione delle moschee è fatta collettivamente e unisce tutta la popolazione. Ci sono due differenti tipologie di lavoro collettivo. Alcuni compiti specificatamente tecnici, sono limitati esclusivamente ai muratori che lavorano in piccoli gruppi. Il lavoro collettivo invece, in cui tutta la popolazione partecipa, mobilita le risorse umane dell'intera città, per un giorno intero. In passato, solo un uomo di una certa importanza, poteva essere l'unico responsabile per le riparazioni nelle moschee. Lentamente però, tutti si sono sentiti coinvolti nello svolgimento di questa attività perché la costruzione di una moschea, la casa di Dio, è vista come un sacrificio, un atto di riconoscenza e di sottomissione all'Onnipotente. Partecipare alla ricostruzione delle moschee di Timbuktu significa adempie di fatto a un dovere religioso. La ricostruzione della moschea avviene in più fasi e si svolge generalmente ogni due anni. Spetta all'Imam e il suo assistente, dopo aver osservato lo stato di deterioramento della loro moschea prendere la decisione di procedere alle riparazioni e di informare i muratori dell'inizio dei lavori. Prima di stabilire la data, viene svolta una raccolta dei materiali. L'Imam generalmente si appella ai fedeli in modo che ciascuno dia un contributo corrispondente alle proprie capacità: un tronco d'albero di palma, un tubo di scarico, una porta o una finestra. Le cooperative di trasporto per l'occasione, portano diversi carichi di banco o di calcare al sito. Prima che la giornata stabilita per la ristrutturazione abbia inizio, il banco viene impastato e il calcare 417 SIDI A. O., Monuments and traditional know-how: the example of mosque in Timbuktu, in

tagliato dai lavoratori. Una volta che i materiali sono stati raccolti e preparati, l'Imam allerta i muratori. La data scelta per la ricostruzione è quasi sempre poco prima dell'inverno e, al fine di mobilitare la massima quantità di “energia umana”, viene designato come giorno la Domenica. I fedeli sono informati il venerdì precedente, dopo la preghiera. I lavori vengono avviati alle prime ore del mattino impastando il banco con la farina di baobab, per rendere la miscela più resistente. Un muratore viene scelto tra i maestri per un il rituale di apertura: egli deve indossare intorno alla vita una sorta di “navetta porta-incenso”, istoriata con formule magiche che servono a garantire la sicurezza del lavoro e il suo completamento con successo. Secondo la memoria locale, il lavoro sulle moschee non ha mai portato a morti o feriti. Il muratore, indossando “l'amuleto” protettivo, si arrampica per primo sui muri della moschea per inserire le prime zolle di banco, mentre altri cantano incantesimi. Dopo il compimento del “rito propiziatorio”, le riparazioni effettive iniziano sempre dal minareto. I muratori sono divisi in diversi gruppi di lavoro specializzati mentre il lavoro non specializzato si divide tra le corporazioni e le diverse fasce di età. I

griots418 incoraggiano i lavoratori con il suono dei loro tamburi e flauti. Il lavoro

nella moschea è visto come un obbligo sia religioso che sociale: i disertori vengono infatti cercati e portati al posto di lavoro dove, per punizione, vengono ricoperti di banco. Ricostruire le moschee è l'occasione per una vera e propria festa popolare, un modo per i diversi quartieri di incontrarsi e condividere la loro fede e le loro usanze. Il pomeriggio è generalmente dedicato al perfezionamento del lavoro e alla correzione di eventuali errori di costruzione. Alla fine dei lavori, l'Imam della moschea ringrazia la folla, offre benedizioni e preghiere per il consolidamento della moschea e l'unità della comunità. I risultati del lavoro di manutenzione e restauro sono tangibili e apprezzati da tutta la popolazione di Timbuktu: gli stessi architetti, i partner tecnici e i finanziari riconoscono che tali operazioni contribuiscono al rafforzamento dell'edificio e al miglioramento dello status della corporazione dei muratori facendo rivivere quelli che sono i suoi riti fondamentali419. In questo modo, 418 Poeti e musicisti africani itineranti.

419 SIDI A. O., Monuments and traditional know-how: the example of mosque in Timbuktu, in “Museum International”, 2006, p.51; spiega che a Timbuktu, alcune categorie socio-professionali sono organizzate in corporazioni (macellai, barbieri tradizionali, muratori). Queste corporazioni sono altamente strutturate e svolgono un ruolo importante nello sviluppo socio-economico della città. Dai secoli XV e XVI (periodo dell'espansione socio-economica e l'influenza culturale della città) fino ad oggi, una delle gilde più importanti è quella dei muratori, guidati da due importanti famiglie: Hamane Hou che risiede nel quartiere Sankoré e Koba Hou che si stabilì presso Djingareyber. Queste due famiglie praticano la loro professione da un background culturale animista e sono depositarie di un'eccezionale capacità artistica e abilità tecnica. A Timbuktu, la

i poteri spirituali dei muratori vengono riconosciuti e la loro partecipazione remunerata da regali tradizionali, bevande analcoliche, sigarette e cene ospitate dal “capo” dei muratori. L'organizzazione dei lavori e il successivo restauro rafforzano le relazioni culturali e sociali all'interno delle gilde dei muratori e con il resto della comunità e al mantenimento di un legame tra le diverse generazioni. Le moschee di Timbuktu quindi beneficiano di un sistema tradizionale di restauro che esiste da quasi sette secoli e che permette di mantenere l'integrità e l'autenticità dei monumenti, rafforzando il tessuto sociale nelle comunità mista di Timbuktu. Si può quindi affermare con certezza che la ricostruzione delle moschee e dei mausolei annessi, rappresenta una delle più importanti realtà sociali del patrimonio culturale del Mali.

c) La guerra civile in Mali420