A PARTIRE DAL S AGGIO SUL DONO
M. M AUSS E IL M OVIMENTO A NTI U TILITARISTA DELLE S CIENZE S OCIALI
1. Per una antropologia della donazione. Fondamenti e linee guida.
E se fosse proprio il dono l’elemento paradigmatico attraverso il quale gli individui creano legame sociale? Questa è la questione posta da Alain Caillé, sociologo e fondatore del"Mauss", Mouvement Anti-Utilitariste dans les Sciences Sociales, nel rileggere in chiave moderna l’opera di Marcel Mauss (Épinal, 10 maggio 1872 – Parigi, 10 febbraio 1950), anch’egli sociologo e storico delle religioni, nipote e allievo di Émile Durkheim ed esponente autorevole della tradizione antropologica ed etnologica francese.
È questa domanda a far da filo conduttore all’indagine che vuol prendere in esame e portare alla luce gli elementi costitutivi essenziali di una antropologia della donazione, che si radica nell’esperienza dello studioso Mauss e che oggi propone nel dibattito scientifico l’idea di superare i paradigmi propri dell’homo œconomicus, definendo e, opponendo ai due precedenti, individualismo metodologico e olismo, un terzo paradigma: questa volta antiutilitarista120.
Di fondo v’è l’idea che l’economia non sia strutturata, come ripete il dogma del liberalismo economico, dal mercato e quindi sulla base dei prezzi e del loro variare, ma dall’elemento di reciprocità teso a esaudire i bisogni materiali, obbedisce quindi alla logica del dono e del contro-‐dono121.
Certamente nella modernità, parlare di dono, nell’ambito delle scienze sociali è rischioso in quanto la storia ha consegnato ai contemporanei la possibilità di vedere associati ad esso i «meccanismi dello sfruttamento e della dominazione, in particolare, con la dominazione e lo sfruttamento delle donne che sarebbero le principali vittime della ideologia oblativa»122. In questo, risiede fondamento storico123, c’è una parte di verità
120Cfr. ALAIN CAILLÉ, Il terzo paradigma. Antropologia filosofica del dono, Bollati Boringhieri, Torino 1998,
p.8; A. CAILLÉ, Il tramonto del politico. Crisi, rinuncia e riscatto delle scienze sociali, Dedalo, Bari 1995.
121 Cfr. http://www.journaldumauss.net/spip.php?page=imprimer&id_article=683. Accesso effettuato in
data 08/06/2011.
122 J.T. GODBOUT Lo spirito del dono, op. cit., p. 175.
123 A sostegno di ciò si riporta, per esempio, un estratto di uno studio condotto da Berthoud,«la cronologia
rinvia inesorabilmente agli anni ottanta, quando sotto il perdurante tripudio consumistico andava ormai emergendo la consapevolezza della irrimediabile crisi di quello che per comodità si è soliti chiamare il
assunta, ma il problema appare più profondo, sembra andare oltre l’alterazione dei significati della donazione; sembra raggiungere le radici di strutture sociali che come evidenziato da Mauss non vengono alterate da essa:«il dono tra eguali riproduce uguaglianza; il dono tra ineguali riproduce ineguaglianza.»124
Il tema del dono infatti è stato fortemente trascurato, è un'area di analisi e di ricerca inesplorata che ha trovato spazio solo negli ultimi decenni. E' possibile parlare di donazione riferendo del suo proprio carattere interstiziale125, riportando alla luce i
canali sommersi che hanno condotto il fenomeno della donazione, sotto mutate spoglie, sino al suo riconoscimento nella modernità e contemporaneità.
Come detto, è a M. Mauss che il Movimento Anti Utilitarista delle Scienze Sociali, che dall’inizio degli anni ottanta ha riportato in auge la questione inerente al dono, s’ispira. Fondato alla fine del 1980 il MAUSS126, prende vita da un’intuizione di A. Caillé e G.
Berthoud, che partecipando ad un convegno furono colpiti dall’accanimento con cui gli studiosi relatori cercavano di negare l’esistenza del dono e della gratuità. Iniziarono con la pubblicazione del Bullettn du Mauss, divenuto in seguito una vera e propria rivista, Revue du MAUSS, che doveva « contribuire all’analisi critica dei fondamenti delle discipline istituzionali, economia politica, sociologia, storia ecc…, a partire dalle lezioni che ci sembrava potre trarre dall’antropologia; e, naturalmente, sottoporre quest’ultima agli interrogativi che sarebbero sorti dal confronto.»127
Le prime tesi vennero esposte sul «Bullettin du MAUSS» da un primo gruppo di intellettuali, rappresentanti del movimento: Alain Caillé e Gérald Berthoud, ovviamente, e poi Serge Latouche128, Jacques Godbout, e Jean-‐Luc Boilleau.
Luogo di confronto intellettuale etico e politico, scientifico e filosofico, il bollettino rompe con i paradigmi propri del “modello economico”, divenuto dominante a partire
paradigma fordista-‐keynesiano. e non sarà certo un caso che l'introduzione della tematica in sede economica e sociologica corrisponde alla crisi di un assetto caratterizzato sul piano tecnologico dalla catena di montaggio e connessa disciplina tayloristica.» in G. BERTHOUD, Per la poligamia delle forme di scambio in G. BERTHOUD, J. GODBOUT, N. GUY, A. SALSANO, Il dono perduto e ritrovato, Manifestolibri, Roma 1994, p.9 .
124 ibidem.
125 Cfr. G. GASPERINI, Sociologia degli interstizi. Viaggio, attesa, silenzio, sorpresa, dono, Mondadori, Milano
1998.
126 Da questo momento nella presente tesi verrà indicato con “Mauss”, l’etnologo francese, mentre con
lettere maiuscole “MAUSS”, verrà indicato il Movimento,
127 A. CAILLÉ, Critica della ragione utilitaria. Manifesto del movimento antiutilitarista delle scienze sociali,
Bollati Boringhieri, Torino1991, p.4.
128 Molto interessante dell’autore il testo l’altra Africa tra dono e mercato in cui egli descrive la
coesistenza tra lo scambio sotto forma e gli effetti della mondializzazione. Cfr. S. LATOUCHE, L’altra Africa. Tra dono e mercato, Bollati Boringhieri, Torino 2000.
dalla tarda metà del novecento nelle scienze sociali e umane in generale e si pone in dialettica con il punto di vista utilitarista, già presente in Euopa dal XIII sec.
Nel celebre studio Essai sur le don129, apparso nel 1923-‐24, Marcel Mauss, critica la
presunta ipotesi di naturalezza di sistemi di tipo capitalistico e conduce un’attenta indagine storico-‐antropologica tesa a dimostrare che l’assunzione del profitto e dell’interesse quali moventi principali dell’azione e dell’interazione tra gli individui, è caratteristica propria ed esclusiva delle civiltà occidentali contemporanee. Posto e assunto ciò egli espone già dalle prime righe il programma della ricerca che intende condurre. La domanda che muove l’analisi etnologica, tende alla scoperta del grado di obbligatorietà di fondo, celato nelle dinamiche donative. «Questo è l’argomento. Nella civiltà scandinava e in un buon numero di altre, gli scambi e i contratti vengono effettuati sotto forma di donativi, in teoria volontari, in realtà fatti e ricambiati obbligatoriamente.»130
Il Saggio sul dono fa parte di una serie di ricerche condotte accanto a Georges Davy sulle forme arcaiche dal contratto131 e punta lo sguardo sull’elemento di volontarietà dello
scambio, apparentemente gratuito, in realtà indotto e forzato contenuto, nelle relazioni tra le persone, intese in questo contesto, come «collettività che si obbligano reciprocamente»132. Lo studio viene condotto, attraverso il metodo comparativo, a
partire da due questioni fondamentali che tendono ad evidenziare, l’una, quale sia la norma di diritto e di interesse che, nelle forme arcaiche della società permette al dono ricevuto di essere ricambiato; l’altra, quale sia la forza contenuta nella cosa donata che spinge il donatario a ricambiare.
Dall’autore vengono individuati sistemi di “prestazioni totali”133, ovvero apparati di riti,
scambi e doni molto ampi e reciproci tra tribù, clan, famiglie, nonché luogo di contrapposizione tra questi. Tali prestazioni prevedono la distruzione, la dispersione e la distribuzione dei propri beni, al fine di mostrare la propria ricchezza. Importante in
129 Essai sur le don. Forme et raison de l’échange dans les sociétés aschaïques, in «Année Sociologique», I; ora
in M. MAUSS, Sociologie et antropologie, PUF, Paris 1968 [trad. it M. MAUSS , Saggio sul dono. Forma e motivo dello scambio nelle società arcaiche. Einaudi, Torino 2002]. Occupa nell’opera un posto centrale lo studio di Malinowski, Argonauts of the Western Pacific, nel quale egli descrive i doni simbolici di beni preziosi ai quali procedono popolazioni indigene delle isole Trobriand.
130 M. MAUSS , Saggio sul dono, op. cit., p. 5.
131Cfr. indicazioni bibliografiche in M.MAUSS, Une forme aschaïque de contrat chez les Thraces, in «Revue
des études greques» 1921.
132 M. MAUSS, Saggio sul dono, op.cit. p. 8. 133 Cfr. ivi., p. 9.
tal senso, anche se si distacca dall’idea di prestazione totale come appena descritta, è il fenomeno dei Kula, “cerchio”, pratica di scambio propria delle popolazioni indigene del Pacifico, ovvero un vasto sistema di prestazioni e controprestazioni in grado di inglobare l’intera vita civile ed economica, individuata da Malinowski .
Nell’analisi dei dati emersi, M. Mauss nota che vi sono forme tipiche dello scambio e delle prestazioni totali; tra queste, il potlàc134, la cui radice etimologica richiama verbi
quali “nutrire” e “consumare”, ne è figura evoluta e rara, dominata essenzialmente da un principio di rivalità tra clan che la rende una prestazione totale di tipo agonistico.
Emerge quindi, dallo studio condotto dall’antropologo di scuola durkheimiana, che la caratteristica peculiare della donazione, che gli attesta la natura intrinsecamente relazionale, risiede nella sua triplice essenza costituita dall’obbligo di dare135, azione
indispensabile per la definizione dell’autorità, del rango e la conservazione del proprio blasone; dal conseguente obbligo di ricevere136, che non è meno forte in quanto
respingere un dono, rifiutare il potlàc, significa sostanzialmente aver paura di ricambiare, temere di perdere il peso del proprio nome; e dall’azione del ricambiare137,
che diviene un imperativo e che contiene in sé tutto il senso del rituale. Attraverso il controdono, la cui garanzia è insita nella cosa donata, viene stabilita la resistenza e la prosecuzione del legame.
Questa mescolanza di diritti e doveri va considerata, come afferma Mauss, alla luce del fatto che esiste prima di tutto una mescolanza di legami spirituali tra le cose, ovvero non sono solo gli oggetti a circolare nello scambio, ma in essi è contenuto lo spirito di chi dona, lo hau138, ed è proprio quest’ultimo a dar vita al legame che va ben oltre il puro
scambio economico. «Tutto va e viene come se ci fosse scambio costante di una sostanza spirituale comprendente cose e uomini.»139
134 «Sul significato del termine potlàc, cfr. Barbeau, “Bullettin de la Société de géographie de Québec”, 1991;
Davy, For Jurée, p.162» in ivi., p. 10 n.
135 Cfr. ivi., p. 65. 136 Cfr. ivi., p. 71. 137 Cfr. ivi., p. 72.
138 «I taonga e tutti i beni rigorosamente personali sono dotati di uno hau, di un potere spirituale. Voi me
ne date uno, io lo do a una terza persona; quest’ultima me ne dà un altro perché è spinta a fare ciò dallo hau del mio regalo; ed io sono obbligato a darvi questo oggetto, perché è necessario che vi renda ciò che in realtà è il prodotto dello hau del vostro taonga. […] Lo hau insegue tutti i detentori. […] in fondo, è lo hau che desidera tornare al luogo della sua nascita, al santuario della foresta e del clan e al proprietario.» ivi., pp 18-‐19.
Mauss definisce così i confini della forma arcaica dello scambio140, della sua struttura
costitutiva; quello dei doni offerti e ricambiati, è atto che supera il puro scambio economico ma lungi dall’essere prossimo alla logica della gratuità. Viene piuttosto descritto come un’azione ibrida, che può generare una asimmetria sociale e una forma di assoggettazione che s’insediano nell’impossibilità di restituzione.
«Il sistema che proponiamo di chiamare delle prestazioni totali, costituisce il più antico sistema economico e giuridico che ci sia stato dato di constatare e di concepire. Ora, fatte le dovute proporzioni tale sistema è precisamente dello stesso tipo di quello che vorremmo vedersi dirigere le nostre società. […]Si adotti, dunque, come principio della nostra vita, ciò che è stato e sarà sempre un principio:uscire da se stessi, dare, liberamente e per obbligo.»141
L’antropologo conclude il suo saggio con delle considerazioni di ordine morale, concernenti la sociologia economica e l’economia politica; la riflessione che suggerisce tende ancora ad offrire una via alternativa all’imperativo economico dominante. Pone l’attenzione sul fatto che, al posto di una socialità tessuta da reti di relazioni tra individui sconosciuti, lo scambio dei doni coopera alla realizzazione di una società costituita da rapporti tra persone del modello delle piccole comunità di Redfield142. I sistemi di
scambio di tipo locale, ne sono esempio paradigmatico, in quanto, avvicinandosi a logiche di dono di tipo maussiano, propongono relazioni tra individui che si conoscono, che non sono estranei e che instaurano tra loro catene di debiti.
«Le società hanno progredito nella misura in cui esse stesse, i loro individui, hanno saputo rendere stabili i loro rapporti, donare, ricevere e, infine ricambiare. Per poter commerciare è stato necessario, innanzi tutto, deporre le lance.»143
La medesima idea di società è ripresa e studiata dagli esponenti del MAUSS che mettono in evidenza come la separazione, introdotta dalle scienze, tra il legame generato dalle
140 Il dono così appare nelle forme arcaiche di società come elemento che supera il semplice “scambio di
beni” in quanto rappresenta la forma dei rapporti che legano in positivo o negativo, non solo gli individui ma tutto ciò che è umanizzato «l’obbligo di restituire nello scambio corrisponde ad una visione cosmica fondata sul principio di una circolazione eterna delle forma viventi. Gli obblighi di dare e restituire impegnano a loro volta a prendere parte a questa circolazione vitale. L’intero sistema di circolazione, abbraccia un universo popolato di esseri umani, di forze soprannaturali e, tramite le ricchezze messe in circolazione, delle forme della vita vegetale e animale» I. Goldman citato in SCHULTE-‐TENCKHOF, Le potlach, conquête et invention: réflexions sur un concept anthropologique, En Bas, Lousanne p.191 in J. T. GODBOUT, Lo spirito del dono, Bollati Boringhieri, Torino 2002, p.173.
141 M.MAUSS, op. cit.., p. 123-‐124.
142 R.REDFIELD, La piccola comunità. La società e la cultura contadina, Rsenberg & Sellier, Torino 1976. 143 M.MAUSS, op. cit., p. 139.
cose e quello che avviene tra le persone, porti a ritenere impraticabile la via che annovera nel rango della possibilità, modalità relazionali che pur nella propria utilità a favore dei soggetti, sia essa materiale o simbolica, possa essere comunque libera e disinteressata.
Agli occhi del MAUSS tale prospettiva, diviene possibile se si assume la teoria del dono come possibilità attraverso cui studiare le differenti rappresentazioni dei legami sociali negli snodi che si compongono tra l’interesse e la gratuità.
Il dono, che in quanto sistema sociale, offre nella modernità, nuove e molteplici espressioni rispetto alle società arcaiche prese in esame da Mauss, diviene terzo paradigma, sostituisce il calcolo egoistico nell’interazione tra gli esseri umani e l’idealismo moralista proprio di certe dottrine. L’incertezza della restituzione, il rischio del primo donare, sono elementi propri della dinamica donativa che fanno emergere, a discapito del valore quantitativo o meramente utilitaristico, il valore del legame che tiene viva la relazione tra interesse e preoccupazione per sé e per l’altro.
2. La scommessa del dono: il solo paradigma propriamente sociologico.
Né olistico, né individualistico, il paradigma del dono, si propone quindi di spiegare la genesi del legame sociale e di riempire il vuoto lasciato dalle due correnti che lo precedono in ordine di tempo. La ricerca dei fondamenti sociologici e antropologici, nonché filosofici, di una teoria sul dono, è l’elemento che in dialogo con l’antiutilitarismo, pone origine al MAUSS144, il quale, suggerisce che : «esiste in Mauss
una teoria sociologica forte e coerente, che offre le grandi linee non soltanto di un paradigma sociologico fra altri, ma del solo paradigma propriamente sociologico che sia concepibile e sostenibile.»145
144 In questo sede, per scelte legate all'indirizzo che si vuol dare alla ricerca, non sarà possibile esprimere
le diverse opinioni di scienziati e ricercatori, che pur sono presenti riguardo all'analisi delle strutture del legame sociale in riferimento alla donazione. Si precisa quindi saremo costretti a considerare come appartenenti al Movimento definizioni che potrebbero essere all'interno del movimento ancora, in parte, dibattute. I tratti del MAUSS che delineeremo in questa sede saranno porzioni di un tutto che non potrà essere mostrato compiutamente. Si ritiene di dar conto di alcune delle strutture fondamentali delle idee portate alla luce del Movimento, lasciando da parte la genesi dell'antiutilitarismo e lasciando pressoché inesplorati i caratteri che questo oppone all'utilitarismo economicista. Non verrà data quindi giustificazione completa al passaggio dall'antiuilitarismo al dono. Per maggiori approfondimenti si rimanda ad A. CAILLÉ, Critica della ragione utilitaria, op. cit., e ai siti http://www.revuedumauss.com/ e http://www.journaldumauss.net/.
Le aporie dell’individualismo e dell’olismo metodologici, permettono al MAUSS, di approfondire di ciò che già Durkheim aveva in precedenza percepito, ovvero che non si può far nascere l’altruismo dall’egoismo e che «l’unico modo per creare fiducia e formare rapporto sociale, è tentare la scommessa del dono»146. E di scommessa si tratta,
secondo Caillé che volge lo sguardo sull’universo in cui tutto appare sospeso tra ciò che è regolato dalla consuetudine e ciò che è calcolo egoistico volto al proprio interesse personale, ovvero tutto è sospeso fuori dalla realtà concreta. La teoria del dono si propone di superare il problema di fronte al quale vengono a trovarsi l’olismo e l’individualismo, attraverso un paradosso svelato dalla complessità del concreto e non v’è dubbio che tale teoria, dal fondamento decisamente plurale, non darebbe vita a quell’azione operatrice privilegiata di socialità se il dono non «fosse effettivamente nel contempo e paradossalmente obbligato e libero, interessato e disinteressato.»147
Si apre, a discapito dell’olismo e dell’individualismo, che pensano la società secondo un asse verticale, la dimensione, i cui termini lambiscono quelli propri del personalismo (tema questo che verrà approfondito nel proseguo della tesi illustrata in questa sede) ovvero quella definita orizzontale. «Ragionare in termini d’interazionismo del dono, di pensiero del politico, è invece adottare un punto di vista radicalmente immanente, orizzontalista, e mostrare come i termini opposti la base e il vertice-‐ punto di arrivo o di partenza delle dinamiche dei primi due paradigmi ndr-‐, si producano o si riproducano a partire dallo stesso movimento.»148
Importante appare sottolineare, come lo stesso Caillé tiene a fare, la presenza della componente normativa del paradigma del dono che diviene patto tra le persone, ovvero patto tra i modi in cui queste si trovano in relazione alle esigenze dell’interesse, del piacere, dell’obbligo o della spontaneità. 149
Un’unica prospettiva sociologica, un’unica possibilità quella del dono posto come terzo paradigma che mette in luce l’emergere, dallo studio sul dono compiuto dal Mauss, della dimensione comunitaria come termine imprescindibile del discorso sulla socialità. Si può, quindi porre l’attenzione sulla cerniera che lega il discorso comunitario ai tre
146 ivi., p.39. 147 Ivi., p.43. 148 Ivi., p.47.
149 Ciò che le analisi di M. Mauss verificano è che l’opposizione tra le due pulsioni vita-‐morte, secondo le
teorie elaborate da S. Freud érōs e thánatos, opera soltanto dandosi il cambio con l’opposizione tra un pulsione di guerra e una di pace.
termini, tra i quali esiste una sorta di coestensività che il paradigma del dono ci comanda di pensare insieme nella loro interazione complessa: il dono, il simbolismo, il politico.
3. Il simbolismo e il politico: traduzione e alleanza nella collettività.
Il tema legato al simbolo e al politico è assai complesso perché attraversa trasversalmente tutta l’opera sia di M.Mauss, che di molti degli esponenti del MAUSS. Parlare di dono significa prendere in esame, la donazione nelle forme che genera e investe e dell’oggetto dello scambio, segno di riconoscimento per eccellenza. Caillè analizza nel saggio don et symbolisme150 pubblicato nel testo, Il terzo Paradigma, il
significato profondo che assume il simbolo151 nell’opera di Mauss, abbracciando la
prospettiva per cui «non soltanto i doni devono essere considerati come simboli ma anche che i simboli devono essere considerati come doni.»152
Caillé propone un primo approccio alla questione, in quanto, il tema del simbolismo è piuttosto vasto; individua alcune proposizioni attraverso cui intende declinare i significati assunti nell’opera dell’etnologo francese riguardo al problema simbolico. Innanzitutto rivela che la scoperta della centralità che ha nella vita sociale il simbolismo, è da attribuire non solo a Mauss ma anche a Durkheim, «il quale si avvia anch’egli in direzione di una reinterpretazione in termini di simbolismo delle nozioni di “coscienza collettiva” o di “rappresentazioni”.»153 Assume quindi in Durkheim, a partire dal saggio
De quelques formes primitives de classification, il nome di simbolo, ciò che veniva antecedentemente identificato come rappresentazione. In Mauss il concetto di représentation si riversa definitivamente nell’idea di simbolismo che ha di per sé confini più ampi, mentre Durkheim crede ad una realtà primaria che antecede i simboli154.
150 A CAILLÉ, Il terzo paradigma, op. cit., p. 206.