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Tra la fine dell’estate e l’inizio dell’autunno del 2014, ci fu un significativo calo del prezzo del petrolio sui mercati mondiali: il prezzo al barile scese sotto i 90 dollari. Un generico calo del prezzo tra l’estate e l’inverno è piuttosto diffuso: gli indici rilevati tra settembre e ottobre riflettevano però un andamento anomalo, soprattutto se si considerava anche che la situazione politica del Medio Oriente continuava a essere

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Copertura

118 grave e instabile.

Nel rapporto mensile diffuso dall’OPEC a metà ottobre di quell’anno, si leggeva che nell’ultimo mese gli stati membri dell’organizzazione avevano prodotto 400mila barili di greggio al giorno in più rispetto al mese precedente. Il Venezuela chiese infatti la convocazione di una riunione di emergenza per affrontare la questione della produzione, mentre l’Iran chiedeva di ridurre la produzione. La decisione, come tutte del resto, dipendono dall’Arabia Saudita che detiene ampio potere nell’OPEC, e in quel momento non accettò infatti per i timori di perdere fette di mercato in Asia.

Riguardo al calo del prezzo del petrolio, diversi esperti e analisti incolparono quindi l’aumento della produzione di petrolio; la riduzione del consumo a causa della persistente instabilità economica soprattutto da parte della Cina e Giappone che cominciavano a cercare fonti alternative di energia nel carbone e nel gas; e la debolezza dell’euro che faceva diventare più costoso per gli europei l’acquisto di oro nero59. In questo caso provvederemo a mettere a confronto due tipi di crack spread options. Come è stato anticipato nel Capitolo 3, le opzioni più frequentemente scambiate dai raffinatori sul mercato sono mensili, ma soprattutto negli ultimi anni si sono diffuse anche quelle settimanali per i motivi già annunciati.

Questo strumento sta spopolando soprattutto perché avendo una scadenza a breve termine impongono il pagamento di un premio più basso e permettono di controllare meglio la volatilità del prezzo del petrolio che è sempre soggetto a oscillazioni.

In questo caso, provvederemo a mettere a confronto due opzioni put, con diversa scadenza per confrontare i risultati.

Supponiamo che in data 3 Marzo 2014, un raffinatore tradizionale deve acquistare un WTI futures di Maggio e vendere un RBOB di Giugno. Lo stesso giorno decide di acquistare una crack spread put option settimanale per proteggersi dalle fluttuazioni frequenti che in quel periodo sono protagoniste del mercato.

Sostiene tali costi di compravendita:

Data Prezzo benzina (gall) Prezzo greggio (bbl) Crack Spread

3 Marzo 3 $ 102.18 $ 23.82 $

10 Marzo 2.864 $ 101.39 $ 18.90 $

59

119 Il prezzo di acquisto del petrolio è diminuito quindi potrebbe essere una cosa positiva per l’imprenditore, in realtà è diminuito anche il prezzo di vendita della benzina ma in misura maggiore. Ciò ha infatti causato una diminuzione del crack spread.

Supponiamo ora che anche un altro raffinatore decide di acquistare e vendere i futures relativi allo stesso mese di regolamento, ma che le sue previsioni si estendono per un orizzonte temporale più lungo perciò decide di acquistare un’opzione con scadenza dopo un mese. I prezzi da sostenere sono i seguenti:

Data Prezzo benzina (gall) Prezzo greggio (bbl) Crack Spread

5 Febbraio 2.80 $ 96.02 $ 21.58 $

5 Marzo 2.877 $ 101.75 $ 19.08 $

Dopo un mese questo raffinatore si ritrova a dover acquistare il petrolio a un prezzo maggiore e a vendere il gasolio a un prezzo minore quindi si ha ovviamente una riduzione del crack spread, anche se in questo caso è minore rispetto alle variazioni precedentemente studiate.

Il calcolo dei prezzi avviene sempre con la funzione di Matlab e nel primo caso, il tasso

free risk applicato è mensile ed è datato 3 Marzo allo 0.04%.

Mentre i prezzi calcolati per l’opzione mensile implementano nella funzione un tasso trimestrale dello 0.07%. 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 0 5 10 15 20 25 30 35 Prezzo Strike

Prezzo

120 Come mostra l’asse delle ordinate, i prezzi, in corrispondenza degli stessi strike, sono più alti nel secondo grafico che fa riferimento a un’opzione mensile. Queste sono più costose perché sono più rischiose per il writer che deve adempiere alle scelte dell’holder. Dato che l’alta volatilità del prezzo del petrolio può portare a una diminuzione del crack spread con maggiore probabilità in un arco temporale più esteso, di conseguenza sarà anche più probabile che essa venga esercitata.

Il crack spread iniziale è 23.82$ per colui che acquista una put settimanale, supponiamo che il raffinatore decida di acquistarne una con uno strike superiore al sottostante, di 26$ egli dovrà pagare un prezzo di 2.77$.

Nel caso del raffinatore che acquista una put mensile invece, se egli vuole acquistarne una allineata con il suo crack spread di 21.58$, ne potrebbe acquistare una dallo strike di 22 o 24$ pagando un premio di 2.91 o 4.13$.

I prezzi sono chiaramente più alti e ciò incide chiaramente anche nella copertura, perché un premio inferiore consente un payoff maggiore.

Di seguito sono rappresentate le relazioni tra la copertura e lo strike, rispettivamente sia per la put settimanale che per quella mensile.

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Prezzo

121 Possiamo notare che la copertura offerta da put settimanale è maggiore rispetto a quella offerta dalla put mensile. In quest’ultima infatti la copertura diventa negativa già da uno

strike di 20$ in giù, dove diventerà troppo basso il prezzo a cui bloccare la vendita del crack spread alla scadenza. Nella put settimanale invece la copertura diventa negativa

ma da uno strike di 18$ in giù.

Questo perché bisogna ricordare che la copertura è data da:

= % 4 − ,, − < > 4%

Quindi, sempre escludendo la new crack spread che rimane una costante, a parità di strike, un’opzione settimanale che prevede un prezzo inferiore assicura una copertura maggiore rispetto a quella mensile in cui la copertura si assottiglia per effetto di un

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Copertura

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Copertura

122 prezzo più elevato.

La scelta di optare per una settimanale o una mensile è a discrezione dell’imprenditore; le prime stanno prendendo sempre più piede nel mercato proprio per i numerosi vantaggi e per l’evolversi straordinario che negli ultimi decenni ha caratterizzato il mercato del petrolio che rende necessario un continuo aggiornamento delle proprie posizioni rischiose data l’alto volumi di contrattazioni giornaliere e l’alto livello di fluttuazioni che contraddistinguono la materia prima e i suoi derivati.

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