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Le spread options come strumento di risk management nel mercato del petrolio

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Academic year: 2021

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(1)

DIPARTIMENTO DI ECONOMIA E MANAGEMENT

CORSO DI LAUREA MAGISTRALE IN

BANCA, FINANZA AZIENDALE E MERCATI FINANZIARI

Le spread options

come strumento di risk management

nel mercato del petrolio

Candidata:

Relatore:

Ilaria Pais

Prof. Riccardo Cambini

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“Lasciatemi dire una cosa che ho contro Mosè.

Ci ha portato per quarant'anni in giro per il deserto

per condurci all'unico posto nel Medio Oriente

che non ha petrolio.”

(3)

INDICE

INTRODUZIONE ………1

CAPITOLO 1

IL PETROLIO E I SUOI DERIVATI

1) PETROLIO: CENNI INTRODUTTIVI ………..………4

1.1) L’OPEC E LE RISERVE MONDIALI DI PETROLIO ………..5

1.2) CONSUMO E RISERVE PETROLIFERE MONDIALI ….……….11

2) PROCESSI POST ESTRAZIONE ………14

2.1) RAFFINAZIONE ……….……….15

2.1.1) Topping ………15

2.1.2) Cracking ……….……….16

2.2) PRODOTTI DERIVATI ……….………...……17

2.2.1) Olio combustibile – Heating oil ………..18

2.2.2) Gasolio e benzina…….………22

2.3) TRASPORTO ……….……….…….27

3) MARGINI DI RAFFINAZIONE ………..29

CAPITOLO 2

GLI STRUMENTI FINANZIARI DEL PETROLIO: OPZIONI E

FUTURES

1) GLI STRUMENTI DERIVATI………..33

2) LE OPZIONI FINANZIARIE ………...39

2.1) OPZIONI CALL E OPZIONI PUT ………..……40

2.2) IL VALORE DELLE OPZIONI ………46

(4)

3) I FUTURES ………...………52

3.1) I FUTURES DEL PETROLIO ………..54

3.2) IL MERCATO DEL PETROLIO………...55

CAPITOLO 3

SPREAD OPTIONS NEI MERCATI

1) SPREADS SULLE COMMODITIES ………..60

1.1) INTER-COMMODITY SPREADS ………..60

1.2) INTRA-COMMODITY SPREADS ………..62

1.3) INTER-MARKET SPREADS ………..63

2) SPREAD OPTIONS ………..64

3) SPREAD OPTIONS NEI MERCATI FINANZIARI ………...66

3.1) CROSS-CURRENCY SPREAD OPTIONS ……….67

4) SPREAD OPTIONS NEL MERCATO AGRICOLO ………68

4.1) CRUSH SPREAD OPTIONS ………69

5) SPREAD OPTIONS NEI MERCATI ENERGETICI ………...…………71

5.1) CRACK SPREAD ………75

5.1.1) Crack spread semplice …………...………..77

Esempio ………...………79

5.1.2) Crack spread diversificato ………...80

Esempio ………...………81

5.2) CRACK SPREAD OPTIONS ………...82

Esempio ……….85

(5)

CAPITOLO 4

STRATEGIE DI COPERTURA CON LE CRACK SPREAD

OPTIONS

1) RISK MANAGEMENT ………88

2) LE NEGOZIAZIONI DEI FUTURES E LE CRACK SPREAD OPTIONS…………90

2.1) WTI CRUDE OIL FUTURES E RBOB GASOLINE FUTURES ………94

2.2) RBOB GASOLINE CRACK SPREAD OPTIONS ………..96

3) LO STUDIO ANALITICO………98

CASO 1: Agosto 2008 – Settembre 2008 ………...102

CASO 2: Febbraio 2009 – Marzo 2009 ……….105

CASO 3: Aprile 2009 – Maggio 2009 ………108

CASO 4: Aprile 2011 – Maggio 2011……….111

CASO 5: Luglio 2012 – Agosto 2012 ………114

CASO 6: Maggio 2014 – Giugno 2014 ……….117

CASO 7: Gennaio 2015 – Febbraio 2015………...122

CONCLUSIONE ………..126

APPENDICE ………128

BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA ……….………..130

(6)

1

INTRODUZIONE

Il petrolio è la materia prima con cui il mondo contemporaneo si confronta quotidianamente. Ormai tutte le attività, tutti gli oggetti e tutto ciò che ci circonda è alimentato, prodotto o deriva dalla lavorazione del greggio.

La dipendenza da questa fonte di energia la rende una delle più importanti a livello sociale. Questo basta per giustificare tutti gli interessi economici e finanziari che la circondano e che in parte vengono monopolizzati dai paesi aderenti all’OPEC, a cui viene imputato il 45% circa della produzione mondiale e il 60% delle esportazioni globali, che di fatto decretano in gran parte il prezzo di mercato.

Il fatto che la maggior parte delle riserve mondiali siano imputate al Medio Oriente, egli diventa un fattore chiave nella determinazione del prezzo dell’oro nero. Questo vuol dire che la quotazione del petrolio non è determinata solo dalla domanda e dall’offerta, come ogni altra variabile economica, ma anche dai fattori geo-politici che li investono, quindi instabilità economica, sociale e internazionale.

È proprio sulla base di tutto questo che il petrolio risulta essere la commodity il cui prezzo presenta il maggior grado di instabilità e di conseguenti fluttuazioni entro un

range di valori abbastanza ampio.

Il testo prodotto si preoccuperà a tal proposito di analizzare gli interessi economici che gli attivisti che operano nel mercato del petrolio si trovano a difendere.

In particolare, l’attenzione verrà rivolta ai raffinatori, coloro che acquistano petrolio greggio per svolgere attività di lavorazione e vendono il prodotto lavorato oppure coloro che vendono greggio e acquistano derivati per operazioni straordinarie nell’impresa. Il margine su cui si fonda l’utile di questi raffinatori è il crack spread.

Il crack spread è la differenza tra il prezzo del prodotto derivato e il prezzo del petrolio greggio, dato che quest’ultimo è sempre soggetto a oscillazioni a volte imprevedibili e anche di elevata entità, anche il margine è soggetto ad allargamenti e restringimenti. Gli imprenditori che svolgono attività di lavorazione con il petrolio devono subire costantemente il rischio che i loro profitti diminuiscano per fattori non direttamente imputabili a loro. per evitare di incorrere quindi in elevate perdite, scelgono di adottare alcuni strumenti finanziari che possono proteggerli dalle fluttuazioni del petrolio durante la negoziazione nel mercato della materia prima. Il petrolio come approfondiremo in seguito infatti, viene scambiato sul mercato dei futures.

(7)

2 Con la costante crescita dei volumi delle contrattazioni di cui i mercati dell’energia sono protagonisti da alcuni decenni, si sono sviluppati tanti strumenti finanziari in grado di assolvere il compito di difesa dalle oscillazioni di prezzo.

Nell’elaborato che segue approfondiremo le crack spread options, cioè opzioni che alla scadenza permettono di bloccare il crack spread al livello desiderato dall’acquirente, così da non subire un eventuale restringimento del margine.

Per approfondire il protagonista della tesi, ho sentito la necessità di illustrare la potenza del sottostante: il petrolio stesso.

Per questo il Capitolo 1 sarà volto a introdurre la materia prima sempre attenendosi all’aspetto economico. In primis si propone l’obiettivo di far comprendere l’importanza che ricopre nella società di oggi e nelle realtà produttive, ma anche tutti i problemi relativi all’approvvigionamento e alle riserve che non saranno infinite, tutt’altro, sono a rischio per le generazione future. Il ruolo che ricopre l’OPEC, sia dal punto di vista della produzione e delle riserve, ma anche dal punto di vista della forza politica che detiene e dell’autorità che ha sul prezzo. Proseguirà descrivendo tutto quello che concerne i processi di lavorazione; i prodotti derivati ottenuti, cui si è provveduto soltanto nei limiti dei prodotti utilizzati ai fini dell’analisi quantitativa; infine il trasporto, una delle maggiori componenti di costo per una raffineria. A completamento del capitolo, vi è una sezione dedicata ai margini di raffinazione, ovvero, in cosa consiste e come si calcola quell’utile cui stiamo studiando il modo di proteggere.

Il Capitolo 2 invece affronta le tematiche finanziarie. L’obiettivo è quello di illustrare genericamente la macroarea in cui si innescano i principali strumenti finanziari utilizzati nelle negoziazioni petrolifere, gli strumenti derivati. Si provvederà a fornire un focus sul funzionamento generale delle opzioni, chi le acquista, chi le vende, quali tipi si presentano sul mercato e come si valutano. Stessa cosa per i futures, per capire l’utilità di questo strumento nel mercato che diventa preponderante per qualsiasi operatore voglia acquistare o vendere petrolio. Proprio per l’importanza che hanno in questa materia, sarà importante anche capire qual è il mercato di riferimento e quindi quali sono i tipi di petrolio maggiormente scambiati nel panorama finanziario.

Il Capitolo 3 invece entra nei dettagli tecnici e si propone il compito di spiegare la tipologia di opzioni a cui appartengono le crack spread options, ovvero le spread

options. Si preoccupa di descrivere quindi il funzionamento generale che si differenzia

per alcuni aspetti da quelle tradizionali dato che fanno riferimento a due sottostanti. Verrà specificato quali sono i tipi di differenziali a cui fanno riferimento; quali sono gli

(8)

3 ambiti di applicazione, infatti al contrario delle previsioni, sono molto scambiate a livello finanziario e presentano varie tipologie di sottostanti, dagli swap alle

commodities. Il focus sulle commodities spiega che le materie prime ad oggetto sono

principalmente i prodotti agricoli e i prodotti energetici.

Insieme alle crack spread options, molto utilizzate nel settore energetico sono anche le

spark spread options, il cui funzionamento è speculare a quello della prima tipologia,

ma fa riferimento al settore dell’energia elettrica per cui le materie prime da cui si ottiene un margine di profitto sono l’acquisto del gas naturale e la vendita di energia elettrica derivante dal processo di lavorazione del primo.

L’ultimo Capitolo invece analizza in modo pratico l’evolversi di una negoziazione tipo sul mercato, di un raffinatore tradizionale che acquista petrolio greggio e si occupa della lavorazione per vendere il prodotto finito oppure di un raffinatore, che per comodità definiamo “straordinario”, che per vari motivi di gestione caratteristica ha necessità di vendere petrolio greggio e acquistare prodotti derivati.

Per fare questo sono stati ripresi i maggiori shock petroliferi dal 2008 al 2015 e sono state simulate delle negoziazioni tipo sul mercato di New York, la maggior piattaforma per la finanza energetica, di futures di petrolio WTI e futures di benzina. Lo scopo dello studio analitico, nel quale sono stati utilizzati tutti dati reali, è quello di mostrare come l’utilizzo di una crack spread options permette al raffinatore di proteggere il suo margine scegliendo la copertura migliore. Per ogni negoziazione, verranno illustrate tutte le opzioni che l’imprenditore ha a disposizione per la scelta e verranno fornite le regole essenziali per capire quale dovrebbe o potrebbe essere la scelta migliore per la sua azienda. La scelta migliore dipenderà dal prezzo dell’opzione acquistata e dalla copertura netta ottenuta.

L’obiettivo è focalizzarsi sulla situazione che si presenta all’imprenditore nel momento in cui inizia la transazione di petrolio, perciò la soluzione migliore è proprio mettere in relazione gli strike price tra cui dovrà scegliere al momento dell’acquisto dello strumento con il prezzo che dovrebbe pagare e con la copertura corrispondente.

Una visione di confronto permette di prendere la scelta giusta per governare il rischio con cui i raffinatori sono soliti confrontarsi. Le crack spread options sono il classico strumento di risk management a cui si affidano.

(9)

4

CAPITOLO 1

IL PETROLIO E I SUOI DERIVATI

1)

PETROLIO: CENNI INTRODUTTIVI

Possiamo iniziare questo elaborato tracciando le caratteristiche essenziali della fonte di energia alla quale questo testo si riferisce: il petrolio. Al giorno d’oggi il petrolio è una materia prima energetica di grande importanza; una parte delle attività che svolgiamo quotidianamente fa uso di energia derivante, direttamente o indirettamente, dall’uso di idrocarburi.

Nel capitolo in argomento si è ritenuto opportuno, per una maggiore completezza e chiarezza dell’elaborato, fornire qualche accenno alla composizione e alla storia di que-sta importante fonte di energia, che sono alla base di tutto ciò che ne è il contorno. Notoriamente la materia prima lavorata dagli impianti di raffineria è il petrolio greggio. Allo stato naturale, il petrolio greggio non ha pratici impieghi, ma dalla sua raffinazione è possibile ottenere prodotti fondamentali per la vita quotidiana; prodotti energetici, come ad esempio benzina e gasolio, e anche prodotti per uso non energetico, come basi lubrificanti e bitume.

Il petrolio greggio è il risultato del processo di modifica di depositi organici, che accu-mulati in strati successivi e sottoposti ad elevatissime pressioni e temperature, nel corso di ere geologiche, si sono trasformati in idrocarburi, sostanze costituite quasi esclusiva-mente da carbonio e idrogeno.

Il petrolio è una miscela complessa di numerosi idrocarburi, liquidi, solidi e gassosi. Nel corso del processo di formazione, il petrolio, grazie a fenomeni di filtrazione fra le roc-ce porose e a proroc-cessi di risalita verso l’alto, tende a raccogliersi e a rimanere intrappo-lato in strutture geologiche caratterizzate da strati impermeabili del terreno, formando il cosiddetto “giacimento”.

Le moderne società industriali utilizzano il petrolio prevalentemente come fonte di car-burante per i motori a combustione interna, ma, insieme ai suoi derivati, viene usato an-che nella produzione di medicinali, fertilizzanti, sostanze e additivi alimentari, materie plastiche, materiali da costruzione, vernici e coloranti, fibre tessili, nonché per la produ-zione di energia elettrica.

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5 La moderna civiltà industriale dipende in larga misura dal petrolio e dai suoi derivati: la struttura fisica e il modo di vivere delle comunità suburbane che circondano le grandi città sono il risultato della mobilità permessa dai mezzi di trasporto moderni e quindi della disponibilità di grandi quantità di petrolio a basso costo.

Anche le principali strategie economiche dei paesi in via di sviluppo, mirate a sfruttare le risorse naturali e a fornire derrate alimentari alle popolazioni in rapida crescita demo-grafica, sono basate sul presupposto della disponibilità di petrolio.

Proprio per questi motivi è sempre al centro di numerose problematiche economiche, finanziarie, sociali e politiche legate ai numerosi interessi mondiali che vengono inter-pellati; pertanto alcuni di questi interessi verranno analizzati di seguito.

Negli anni Settanta, le restrizioni sulle forniture petrolifere imposte per motivi politici determinarono, per un certo periodo, un sensibile aumento dei prezzi e ciò alimentò ti-mori relativi a una scarsità delle risorse di petrolio mondiali. Verso la metà degli anni Ottanta, tuttavia, i prezzi scesero nuovamente, dimezzandosi rispetto ai valori raggiunti dieci anni prima.

I prezzi petroliferi sono sottoposti al vaglio delle autorità che controllano la maggior parte delle riserve petrolifere mondiali. Essi infatti non sono determinati soltanto dall’incontro della domanda e dell’offerta nel mercato, ma anche da quello che succede nei Paesi che controllano la maggior parte delle esportazioni e i più grandi giacimenti petroliferi. Come vedremo l’instabilità geo-politica e tutte i problemi internazionali che si sono sviluppati nel corso degli anni tra il Medio Oriente e i Paesi occidentali, hanno svolto un ruolo fondamentale nella determinazione del prezzo.

1.1)

L’OPEC E LE RISERVE MONDIALI DI PETROLIO

Capire cosa è l’OPEC, perché e da chi è stata costituita, quali sono i suoi obiettivi e comprendere l’importanza che questa organizzazione ricopre nel panorama economico internazionale è essenziale per dare una spiegazione alle numerose fluttuazioni del prez-zo del petrolio greggio di cui siamo stati spettatori negli ultimi 50 anni.

OPEC è l’acronimo di Organization of the Petroleum Exporting Countries, organizza-zione dei paesi esportatori di petrolio. È un’organizzaorganizza-zione internazionale che raggrup-pa alcuni stati che traggono dall’esportazione del petrolio la loro maggiore fonte di

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en-6 trate economiche. È stata fondata durante la Conferenza di Baghdad nel Settembre del 1960, inizialmente ne facevano parte 5 Paesi: Iran, Iraq, Kuwait, Arabia Saudita e Ve-nezuela, in seguito il loro numero è salito ad 11, con l'ingresso del Qatar (1961), dell'In-donesia (1962), della Libia (1962), degli Emirati Arabi Uniti (1967), dell'Algeria (1969) e della Nigeria (1971). Insieme coprono circa il 40% della produzione petrolifera mon-diale e il 14% di quella di gas naturale.

Proprio perché la più consistente fonte di guadagni di questi paesi è data dalla vendita del greggio, risorsa, che, una volta esaurita, necessita milioni di anni per riformarsi, l'O-PEC controlla e limita la produzione di petrolio da parte dei paesi membri.

Il loro obiettivo è la stabilità del mercato del petrolio, attraverso una regolazione dei li-velli di produzione dei paesi membri che aiuti a mantenere l’equilibrio tra domanda e offerta. Tale stabilità viene perseguita seguendo tre strategie:

1. incrementare gli introiti dei paesi membri per favorirne lo sviluppo economico e sociale;

2. stabilire un maggiore controllo sull'estrazione del greggio; 3. unificare le politiche produttive attraverso un sistema di quote.

La domanda mondiale di greggio ha caratteristiche di elevata rigidità dato l’elevato po-tenziale e l’alta diffusione nell’uso quotidiano anche se è fortemente influenzata dalla situazione economica in cui riversano i consumatori, da essa dipende la quantità che la popolazione può permettersi di acquistare. La stessa cosa non vale per l’offerta che al contrario può variare notevolmente per motivi di carattere economico o politico.

Per questo e per altri motivi il petrolio è una materia prima strategica, in quanto le riser-ve di greggio non sono equamente distribuite sulla terra ma presentano delle aree di maggiore concentrazione, basti pensare che nel sottosuolo dei paesi appena citati è rac-chiuso quasi l'80% delle riserve di petrolio planetarie, un quarto delle quali lo detiene la sola Arabia Saudita.

Ciò che destabilizzò l’opinione mondiale fu il completo silenzio con il quale vennero concluse le manovre di costituzione dell’OPEC, quando nacque l’organizzazione non se ne accorse quasi nessuno.

Nel 1960, infatti, l'offerta di petrolio era abbondante e il prezzo basso, con il mercato controllato dalle grandi compagnie petrolifere occidentali. Durante gli anni Sessanta, l'iniziativa dell'OPE mirò quasi esclusivamente alla difesa del prezzo e quindi a contra-stare il potere delle grandi compagnie petrolifere internazionali.

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7 In un primo tempo, tuttavia, i tentativi di elaborare una politica comune tra i paesi membri ebbero scarsi risultati e persino le quote di produzione collegialmente stabilite vennero spesso violate.

All'inizio degli anni Settanta si registrò la prima delle tante fluttuazioni di prezzo impor-tante, quando la domanda internazionale di greggio esplose. Nel rapporto con le compa-gnie petrolifere l'OPEC si ritrovò improvvisamente favorita, riuscendo nel 1973 a im-porre un grosso aumento del prezzo del greggio, che passò da 3 a più di 11 dollari a ba-rile. Inoltre, tra il 1971 e il 1972 l’Algeria, l’Iraq e la Libia provvidero a nazionalizzare l'industria petrolifera, mentre altri stabilirono un maggior controllo sulle compagnie pe-trolifere.

Un ulteriore aumento del prezzo del petrolio si ebbe dopo la guerra del Kippur, quando i membri arabi dell'OPEC imposero l'embargo ai paesi che sostenevano Israele.

Tra il 1975 e il 1979 la domanda internazionale di petrolio riprese e i prezzi raggiunsero una relativa stabilità, interrotta dalla rivoluzione islamica in Iran e da un conseguente nuovo rialzo del prezzo del greggio, che arrivando a 32 dollari a barile provocò una for-te recessione nei paesi industrializzati.

La situazione peggiorò ancora agli inizi degli anni Ottanta, in seguito allo scoppio della guerra tra Iran e Iraq, quando un ulteriore aumento del prezzo del greggio che sfiorò i 42 dollari a barile, scatenò una violenta guerra dei prezzi sia tra i membri dell'OPEC, sia tra questi e gli altri paesi produttori, mirata all'acquisizione di nuove quote di mercato. Il timore di un veloce esaurimento delle riserve di greggio spinse negli anni successivi l'OPEC, con scarsi risultati, a definire una politica tendente a regolare l'estrazione e a stabilizzare il prezzo del greggio, trascinato in basso, intorno ai 10-13 dollari al barile, dalla crisi economica dei paesi industrializzati, dalle politiche energetiche da questi a-dottate e dalla scoperta di nuovi giacimenti.

Verso la fine degli anni Ottanta, con la conclusione della guerra in Iran e Iraq, l'OPEC ritrovò una relativa coesione interna e un accordo con gli altri paesi produttori di petro-lio per evitare un nuovo crollo dei prezzi del greggio. Questo agognato equilibrio fu su-bito rimesso in discussione dalla guerra del Golfo.

La figura seguente mostra come i diversi avvenimenti sociali e le diverse incomprensio-ni internazionali hanno provocato l’instabilità del prezzo del petrolio sin fino a giorincomprensio-ni odierni.

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Figura 1.1: andamento del p

Il grafico sovrastante riporta l’andamento dei prezzi del petrolio degli ultimi settanta anni. Il prezzo viene espresso in dollari e centesimi al barile, dove un barile corrisponde a 159 litri o 42 galloni.

espresso in galloni, per cui per procedere a comparazioni o studi di vario tipo sarà n cessario risolvere l’equivalenza necessaria per uniformare le diverse unità di misura. Tutto ciò verrà analizzato via via che verranno trattate le valutazioni di tali prodotti. Nel tempo il prezzo ha sempre subito fluttuazioni a seconda dei momenti storici cui co rispondono fasi di espansione economica o di crisi. Negli anni 70, come già anticipato storicamente, ci furono due crisi importanti dal punto di vista dei prezzi che portarono a quotazioni mai raggiunte prima; così come nel 2008 il valore del greggio è giunto al massimo storico di quasi 150 $ al barile, record non ancora superato.

La spezzata, come si può notare, presenta molti picchi, che sono stati associati ai part colari eventi che li hanno causati. In particolare si può notare come i prezzi sono fu

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Figura 1.1: andamento del prezzo del petrolio da metà Ottocento al 2014.

Il grafico sovrastante riporta l’andamento dei prezzi del petrolio degli ultimi settanta anni. Il prezzo viene espresso in dollari e centesimi al barile, dove un barile corrisponde a 159 litri o 42 galloni. L’ultima unità vale per i suoi derivati, ad esempio il gas viene espresso in galloni, per cui per procedere a comparazioni o studi di vario tipo sarà n cessario risolvere l’equivalenza necessaria per uniformare le diverse unità di misura.

nalizzato via via che verranno trattate le valutazioni di tali prodotti. Nel tempo il prezzo ha sempre subito fluttuazioni a seconda dei momenti storici cui co rispondono fasi di espansione economica o di crisi. Negli anni 70, come già anticipato

nte, ci furono due crisi importanti dal punto di vista dei prezzi che portarono a quotazioni mai raggiunte prima; così come nel 2008 il valore del greggio è giunto al massimo storico di quasi 150 $ al barile, record non ancora superato.

si può notare, presenta molti picchi, che sono stati associati ai part colari eventi che li hanno causati. In particolare si può notare come i prezzi sono fu

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rezzo del petrolio da metà Ottocento al 2014.1

Il grafico sovrastante riporta l’andamento dei prezzi del petrolio degli ultimi settanta anni. Il prezzo viene espresso in dollari e centesimi al barile, dove un barile corrisponde L’ultima unità vale per i suoi derivati, ad esempio il gas viene espresso in galloni, per cui per procedere a comparazioni o studi di vario tipo sarà ne-cessario risolvere l’equivalenza necessaria per uniformare le diverse unità di misura.

nalizzato via via che verranno trattate le valutazioni di tali prodotti. Nel tempo il prezzo ha sempre subito fluttuazioni a seconda dei momenti storici cui cor-rispondono fasi di espansione economica o di crisi. Negli anni 70, come già anticipato

nte, ci furono due crisi importanti dal punto di vista dei prezzi che portarono a quotazioni mai raggiunte prima; così come nel 2008 il valore del greggio è giunto al massimo storico di quasi 150 $ al barile, record non ancora superato.

si può notare, presenta molti picchi, che sono stati associati ai parti-colari eventi che li hanno causati. In particolare si può notare come i prezzi sono

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fun-9 zione della produzione stessa, ogni volta che è stata aumentata la produzione il prezzo del greggio è sceso. I punti di prezzo massimo della spezzata si hanno generalmente in corrispondenza delle tensioni politiche tra paesi produttori e paesi consumatori, che hanno generato un taglio della produzione di greggio.

Nei nuovi equilibri politici ed economici che si vanno delineando, L'OPEC, che com-plessivamente detiene più di due terzi delle riserve petrolifere esistenti, conserva un ruo-lo rilevante perché sebbene la sua quota di produzione petrolifera sia meno della metà di quella mondiale, in realtà la sua percentuale sul petrolio scambiato nei mercati interna-zionali raggiunge il 60%. Questo perché una grossa fetta della produzione petrolifera degli estrattori non aderenti all'OPEC viene destinata al fabbisogno interno dei paesi. Infatti, è possibile capire come i maggiori produttori di petrolio non sono i paesi aderen-ti all’Opec, ma vi sono moladeren-tissimi posaderen-ti nel mondo che godono di una importanaderen-tissima quantità di petrolio che chiaramente scelgono di riservare al consumo interno, con una conseguenza positiva sui prezzi.

Un esempio chiaro e semplice è quello degli Stati Uniti, loro sono i maggiori produttori mondiali di petrolio, secondo le stime del 2015, ma non sono affatto buoni esportatori ecco perché il prezzo del petrolio che grava sui consumatori finali è assai più basso se viene confrontato con quello del nostro paese, ad esempio, che è schiavo dell’importazione dell’oro nero. Il prezzo imposto ai cittadini americani, non è gravato dei costi di trasporto e dell’oligopolio dell’OPEC che decide a libero arbitrio i prezzi.

Figura 1.2: produttori mondiali di petrolio nel 20152

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10 Il grafico rappresenta il ranking mondiale dei maggiori produttori di petrolio nel mondo, più intenso è il colore, maggiore è la quantità prodotta. La classifica al quale si fa rife-rimento mette al primo posto, senza alcun dubbio, gli Stati Uniti con una produzione di circa 15044 mila barili al giorno.

Al secondo posto, come avevamo già predetto, l’Arabia Saudita, il maggiore produttore facente parte dell’OPEC con una produzione di 11949 mila barili al giorno; al terzo po-sto la Russia con 11030 mila barili al giorno. Seguono Cina e Canada; solo al settimo posto gli Emirati Arabi che, in classifica, si trovano accentrati rispettivamente tra Iraq e Iran a seguito; infine, concludono la top ten Brasile e Kuwait.

Fermo restando il potere commerciale internazionale dell’OPEC, scegliendo di estrarre più o meno petrolio, dunque, questi paesi possono influenzare il prezzo greggio di tutto il mondo.

Tuttavia non bisogna dimenticare che una cosa è il prezzo del petrolio e un'altra quella dei suoi derivati, come la benzina, dove incidono molto anche i costi di trasporto, di raf-finazione, di distribuzione e più pesanti di tutto, le tasse.

In Italia le tasse sono una delle componenti più importanti nella costituzione di un prez-zo finale. Nella figura che segue è possibile vedere come i derivati del petrolio che ven-gono messi a disposizione dei cittadini italiani per il consumo finale presentano un prezzo assai più alto di quello commerciato sul mercato, parte verde, a causa dell’IVA da pagare, parte rossa, e delle numerose accise, talvolta assurde, che gravano sulla ven-dita che rappresentano buona parte del prezzo proposto ai consumatori.

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Figura 1.3: composizione del prezzo finale di petrolio in Italia, aggiornato al 17/10/20163

Questo per dire che i prezzi sono determinati sì dalla produzione e dalle problematiche politiche e sociali dei maggiori paesi produttori ed esportatori, ma l’ammontare dei costi che sostengono i cittadini sono in gran parte dovuti all’imposizione fiscale dello Stato e all’arbitrio di coloro che si occupano della vendita, per questo quando nel mercato il prezzo del petrolio al barile scende, non sempre il portafoglio dei consumatori finali percepisce questa riduzione.

1.2)

CONSUMO E RISERVE PETROLIFERE MONDIALI

Il consumo energetico mondiale per il prossimo futuro è stato stimato di almeno 700 miliardi di barili di petrolio, più del doppio di tutte le riserve economicamente estraibili oggi accertate. Infatti bisogna considerare che il problema non deriva solo dalla quantità di materia prima presente in natura, ma anche da quella che è possibile estrapolare, per-ché le operazioni di estrazione sono molto costose quindi i produttori hanno un limite economico a cui sottostare.

3

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12 Le riserve mondiali di greggio, cioè la quantità di petrolio che gli esperti sono certi di essere in grado di estrarre dal sottosuolo con tecniche redditizie si trovano perlopiù in Medio Oriente. Nei prossimi anni saranno scoperti nuovi giacimenti e tecnologie sem-pre più sofisticate che permetteranno di incrementare la percentuale di petrolio estratta dalle riserve già note.

Il consumo energetico mondiale, documentano i materiali del vertice, sta aumentando di circa il 2 % annuo; se continuerà a crescere a questo ritmo, nel 2035 sarà raddoppiato rispetto al 1998 e nel 2055 triplicato. Le riserve saranno in ogni caso sufficienti per soddisfare i fabbisogni energetici dell’umanità fino ai primi decenni del XXI secolo; gli esperti sono ancora scettici riguardo alla possibilità che le scoperte di altri giacimenti e le invenzioni future possano permettere di superare di molto tale periodo.

Facendo due conti è facile capire come le riserve disponibili non siano sufficienti per l’avvenire, perciò si intuisce che in futuro l’umanità avrà bisogno di fonti di energia al-ternative. Le opportunità di cui disponiamo tuttavia sono assai limitate, se pensiamo all’ingente fabbisogno energetico che caratterizza le società industrializzate.

Il maggiore aumento nei consumi energetici si sta verificando nel settore dei trasporti, in cui il 95% dell’energia usata proviene dal petrolio; circa l’80% dell’energia prodotta nel mondo proviene dai combustibili fossili4, il cui consumo è aumentato del 10% dal 1992 al 1999.

Il problema della crisi energetica che si prevede imminente e presumibilmente della du-rata di circa 10–20 anni, avrà come conseguenza anche una crisi della produttività agri-cola. Il petrolio serve sia per i mezzi di trasporto degli alimenti, sia per arare e dissoda-re, sia per pompare l’acqua ed irrigare. La società industriale dipende per l'80% dal pe-trolio.

Allo stato attuale l’unico combustibile alternativo che può essere capace di soddisfare l’enorme fabbisogno energetico della società moderna è il carbone, disponibile in tutto il mondo in quantità relativamente abbondanti.

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13

Figura 1.5: domanda mondiale di petrolio dell’ultimo decennio.5

L’IEA, International Energy Agency, ha messo a disposizione le statistiche che riguardano il consumo di petrolio nel decennio che va dal 2005 al 2015. Da questo grafico si vede chiaramente come nel corso del tempo la domanda di petrolio da parte di tutti gli Stati del mondo è aumentata progressivamente, a testimonianza del fatto che i paesi industrializzati sono ormai schiavi di questa materia prima per poter soddisfare le richieste e per svolgere le più varie attività.

Nel 2014 il consumo mondiale di petrolio ha raggiunto un nuovo livello record, pari a 92,7 milioni di barili al giorno. La dinamica, però, non è stata sempre positiva in questi dieci anni, poiché si sono verificate situazioni in cui i consumi sono anche diminuiti. In particolare, vi è stata una flessione negativa rilevante negli anni 2008 e 2009, in corrispondenza della fase più acuta della crisi economica mondiale che ha indotto una riduzione del consumo nei paesi dell'OCSE, precisamente a partire dall'ottobre 2008. La crisi ha provocato ingenti danni alle economie dei paesi maggiormente esposti a livello finanziario che ha causato una flessione generale dei consumi di materie prime, in particolare in Europa il decremento registrato ha raggiunto lo 0,9%. Solo a partire dal 2010 i consumi sono tornati a crescere.

In Italia possiamo osservare più o meno lo stesso fenomeno, infatti, la domanda di petrolio nel nostro paese è diminuita, oltre che per la crisi finanziaria che l’ha investita negli ultimi anni, anche grazie alle diverse scelte energetiche del paese che stanno percorrendo la strada del gas naturale, per i vantaggi ambientali che lo caratterizzano. Il gas sta gradualmente prendendo il posto del petrolio come fonte fossile nella

5

(19)

14 produzione di energia nel settore della generazione elettrica, nel settore dell’industria e anche nel riscaldamento degli edifici. Il seguente grafico dimostra le osservazioni appena avanzate.

Figura1.5: la domanda di energia in Italia6

I consumi di gas naturale infatti stanno aumentando e si prevede che aumenteranno an-che in futuro; il consumo di petrolio va sempre più a scemare nella nostra Italia e si suppone che negli anni a venire ci sarà con molta probabilità una ulteriore diminuzione o una sostanziale stabilità della domanda.

2)

PROCESSI POST ESTRAZIONE

Dato che al giorno d’oggi tutte le attività sono dipendenti dell’oro nero e dei prodotti che è possibile ricavare, è parso doveroso dedicare qualche riga a spiegare che esiste una relazione fisica e economica tra il greggio e i suoi derivati. Questa necessità scaturi-sce dallo scopo di questo testo, ovvero identificare alcuni strumenti finanziari con cui un produttore o venditore di petrolio e derivati può difendersi dai rischi finanziari con cui deve confrontarsi lavorando e commercializzando tali prodotti.

6 Intervento di Davide Tabarelli al convegno “Smart energy: Energy efficiency and renewable resources

(20)

15

2.1)

RAFFINAZIONE

Il petrolio, prima di poter essere lavorato, deve essere separato dall’acqua, dai sali e dal-la sabbia che sono eventualmente presenti. Queste operazioni, insieme aldal-la stabilizza-zione e l’allontanamento della frastabilizza-zione gassosa che accompagna il petrolio, vengono ef-fettuati anche in fase di estrazione, ma si preferisce ripeterli, in maniera più accurata, prima di iniziare qualsiasi lavorazione in raffineria.

I prodotti derivati dal petrolio vengono ottenuti tramite il processo di raffinazione del greggio. Una raffineria per svolgere tale procedimento utilizza diversi impianti, alcuni di essi sono presenti in tutte le raffinerie, altri no, e ciò dipende dalle caratteristiche del petrolio lavorato, del derivato che si vuol ottenere e dalle richieste del mercato.

Proviamo a spiegare i fondamentali dei principali metodi di produzione, senza dettaglia-re gli aspetti pdettaglia-rettamente tecnici non in linea con gli aspetti trattati.

2.1.1)

Topping

Gli impianti che sono sempre presenti sono la desolforazione e la distillazione topping. Quest’ultima è la più utilizzata e prevede l’utilizzo della cosiddetta “torre di fraziona-mento” o “colonna di distillazione". Essa è un’apparecchiatura chimica composta da una torre cilindrica in acciaio all'interno della quale, ad intervalli regolari, si trovano dei piatti orizzontali, che dividono la torre in vari "stadi". I piatti hanno lo scopo di por-re in intimo contatto le corpor-renti liquide e gassose che si incontrano in corrispondenza di ogni piatto. I composti che hanno una temperatura di ebollizione inferiore passano in fa-se vapore e risalgono verso la parte alta della colonna, mentre i prodotti più pesanti, det-ti anche "residuo topping", che hanno una temperatura di ebollizione più alta, rimango-no in fase liquida, per cui vengorimango-no prelevati dal fondo della colonna.

La temperatura della torre è elevata alla base e va diminuendo con l'altezza. Le frazioni che otteniamo da una colonna di distillazione sono generalmente:

• incondensabili; • gpl;

• benzina; • kerosene; • gasolio leggero;

(21)

• gasolio pesante; • residuo atmosferico.

Figura 1.5: i prodotti petroliferi derivati dalla raffinazione del greggio tramite

2.1.2)

Cracking

Un altro metodo di raffinazione

processo di cracking, letteralmente "spezzettatura”, che nell’ambito della del petrolio, consiste nel

I vari processi di cracking

partenza, per il prodotto ottenuto, per la presenza o meno di un catalizzatore e di altri reagenti, per le condizioni operative e

Da questo metodo si ottengono prodo

sono subito utilizzabili commercialmente, perché spesso non rispettano tutte le specif che, come il contenuto di zolfo.

Attualmente, il processo più diffuso è il conosciuto come FCC, Fluidized catalytic

se in benzina di alta qualità a partire dai distillati alto bollenti, cioè i distillati pesanti

7

www.slideplayer.it

residuo atmosferico.

Figura 1.5: i prodotti petroliferi derivati dalla raffinazione del greggio tramite topping7.

Un altro metodo di raffinazione, che però non è disponibile in tutte le raffinerie letteralmente "spezzettatura”, che nell’ambito della , consiste nel processo di scissione termica degli idrocarburi.

cracking si differenziano per il tipo di alimentazione idrocarburica di

partenza, per il prodotto ottenuto, per la presenza o meno di un catalizzatore e di altri reagenti, per le condizioni operative e per altri fattori tecnici.

ottengono prodotti pesanti, quali gasolio e olio combustile che non sono subito utilizzabili commercialmente, perché spesso non rispettano tutte le specif che, come il contenuto di zolfo.

Attualmente, il processo più diffuso è il cracking catalitico a letto fluido

Fluidized catalytic cracking, che consente di ottenere elevate r

se in benzina di alta qualità a partire dai distillati alto bollenti, cioè i distillati pesanti

16

Figura 1.5: i prodotti petroliferi derivati dalla raffinazione del greggio tramite

che però non è disponibile in tutte le raffinerie, è il letteralmente "spezzettatura”, che nell’ambito della tecnologia

processo di scissione termica degli idrocarburi.

si differenziano per il tipo di alimentazione idrocarburica di partenza, per il prodotto ottenuto, per la presenza o meno di un catalizzatore e di altri

tti pesanti, quali gasolio e olio combustile che non sono subito utilizzabili commercialmente, perché spesso non rispettano tutte le

specifi-catalitico a letto fluido, tecnicamente , che consente di ottenere elevate re-se in benzina di alta qualità a partire dai distillati alto bollenti, cioè i distillati pesanti

(22)

17 provenienti dalla distillazione sotto vuoto dei residui della distillazione atmosferica del greggio, tramite topping.

Si tratta di reazioni chimiche che avvengono in condizioni di alta temperatura, infatti il

cracking catalitico viene realizzato a temperature superiori ai 450°C.

Il successo di questo impianto e la necessità di ottenere dai greggi di petrolio rese sem-pre più elevate in prodotti leggeri hanno spinto l'attività di ricerca allo studio di tecniche sempre più perfezionate ed allo sviluppo di nuovi processi. Essi infatti, inizialmente e-rano soltanto termici, in quanto le reazioni di decomposizione avvenivano per azione della sola temperatura, in seguito sono stati perfezionati con l'impiego di catalizzatori capaci di favorire le reazioni chimiche che danno luogo alla formazione di prodotti a-venti elevate proprietà antidetonanti.

Sviluppato all’inizio degli anni Quaranta del XX secolo, l’FCC ha sostituito sia l’analogo processo a letto fisso, sia il processo di cracking termico non catalitico per la produzione di benzine. Il processo termico, tuttavia, mantiene ancora un certo interesse per la produzione di frazioni più pesanti, quali la nafta o benzina pesante e il gasolio leggero, a partire da alimentazioni di gasoli pesanti.8

In generale il processo di cracking è poco diffuso nelle aziende di raffineria perché è improbabile che le quantità prodotte rispettino le proporzioni delle quantità vendute.

2.2)

PRODOTTI DERIVATI

A seconda della composizione del greggio e della domanda, le raffinerie provvedono a produrre una quantità differente dei derivati del petrolio, ma la maggior parte della raf-finazione è orientata alla produzione di carburanti, in particolare olio combustibile e benzina. Infatti la prima distinzione che viene effettuata quando si parla di prodotti e-nergetici di origine petrolifera, è quella tra carburanti e combustibili.

Da una prima distinzione sono considerati carburanti il Gpl, la benzina ed il kerosene per aviazione, ma non il gasolio. Tuttavia nel linguaggio comune la definizione di car-buranti è più ampia: si definiscono infatti carcar-buranti i prodotti energetici destinati ai mo-tori a combustione interna; essa comprende quindi anche il gasolio.

I combustibili, sempre nel linguaggio comune, sono invece i prodotti energetici destinati

8

(23)

18 alla combustione stazionaria, cioè quelli utilizzati nei forni e caldaie di tipo domestico ed industriale. Riferendoci a prodotti di origine petrolifera, i combustibili distillati sono in genere utilizzati in forni e caldaie di tipo domestico, mentre gli oli combustibili resi-dui trovano impiego preferibilmente nei grossi impianti industriali.

L’EIA fornisce una chiara suddivisione della quantità, espressa in galloni, e tipologie di prodotti derivati che normalmente vengono estrapolati da un barile di petrolio greggio.

Figura 1.7: derivati ottenibili da un barile di petrolio greggio9.

Cerchiamo di capire perché questi derivati sono così importanti e in che contesto ven-gono commercializzati e utilizzati, tralasciando gli aspetti prettamente chimici.

Di seguito provvederemo ad analizzare solo l’olio combustibile, che nei mercati inter-nazionali finanziari si trova con il termine inglese heating oil, il gasolio e la benzina. La scelta è funzionale all’obiettivo che si desidera raggiungere con questo elaborato, ovvero lo studio e la valutazione delle crack spread.

2.2.1)

Olio combustibile – Heating oil

L'olio combustibile appartiene alla categoria dei distillati pesanti ottenibili dal petrolio e può essere prodotto dal processo di cracking o straight-run, a seconda che sia prodotto da un impianto di cracking o dal topping. La percentuale di olio combustibile che risulta

9

(24)

19 dalla lavorazione di un litro di petrolio varia a seconda della complessità della raffineria e del tipo di greggio di partenza.

A livello industriale e nei mercati internazionali finanziari, ci si riferisce ad esso con il termine di "olio numero 2" o “N.2 heating oil”.

Gli impieghi principali dell'olio combustibile sono tre:

• come combustibile per la produzione di energia elettrica;; • come combustibile per le navi, detto fuel oil;

• come alternativa marginale al petrolio per le raffinerie, in caso di margini di raffina-zione negativi al topping in quest'ultimo caso, l'olio combustibile è straight-run. Sul mercato internazionale la prima macro suddivisione tra i vari oli combustibili è in base al contenuto di zolfo. Vengono distinti gli oli combustibili BTZ, basso tenore di zolfo, con una percentuale al di sotto dell'1% e oli combustibili ATZ, alto tenore di zol-fo, con percentuale di zolfo oltre l'1%.

L’utilizzo più comune di questo derivato è quello per il riscaldamento domestico. A questo proposito è utile sottolineare che per heating oil si fa riferimento a due categorie: 1. il gas-oil, chiamato anche red diesel, è un tipo di olio più pesante che generalmente

viene usato per le vecchie caldaie, in agricoltura o commercialmente;

2. il kerosene, o precisamente heating oil: un combustibile più leggero e più pulito ed è il tipo più comune utilizzato nelle case nel Regno Unito.

Anche negli Stati Uniti, circa 6 milioni di famiglie utilizzano l’olio da riscaldamento come loro principale carburante per il riscaldamento degli ambienti e alcune di esse lo utilizzano anche per il riscaldamento dell'acqua, ma in quantità molto più piccole. An-che alcune attività commerciali lo utilizzano per gli stessi motivi.

Poiché il riscaldamento degli ambienti è l'uso primario dell’olio combustibile, la do-manda è altamente stagionale, ed è influenzata dalle temperature. La dodo-manda prepon-derante infatti si registra durante la stagione fredda, perlopiù da ottobre a marzo.

Da un punto di vista economico, i prezzi dell’heating oil che i consumatori devono so-stenere possono variare per molti motivi. I più importanti sono:

1. La stagionalità della domanda: anche se i prezzi del petrolio greggio sono stabili, i prezzi dell’olio da riscaldamento domestico tendono ad aumentare nei mesi inver-nali, quando la domanda è più alta.

2. Le variazioni del prezzo del crude oil: il costo del greggio è la maggior componen-te del prezzo dell’olio da riscaldamento. I prezzi del greggio sono decomponen-terminati dalla domanda e dall'offerta di tutto il mondo. La domanda mondiale può variare in base

(25)

20 all’economia, al meteo e ad altri fattori, ad esempio la fornitura può essere influen-zata da eventi atmosferici e da eventi politici in altri paesi. La fornitura dell’olio prodotto dai membri dell’OPEC può anche essere influenzata dai prezzi del greg-gio.

Figura 1.8: interdipendenza dell’ultimo decennio tra il prezzo mensile del greggio rappresentato come media dei costi di acquisizione dei raffinatori e del prezzo

dell’olio combustibile, includente le tasse. Trend di prezzo mensile.10

3. La concorrenza in mercati locali: il numero dei fornitori in una determinata regione può influenzare il livello di concorrenza sui prezzi in quella zona. I prezzi dell’olio e l’offerta di servizi possono variare notevolmente in luoghi con pochi fornitori ri-spetto alle zone con un gran numero di fornitori concorrenti, per questo i consuma-tori che abitano in zone rurali possono pagare prezzi più alti perché ci sono meno concorrenti.

4. Costi operativi regionali: i prezzi del derivato sono anche influenzati dal costo di erogare olio da riscaldamento a postazioni remote. Il costo di fare business da parte dei concessionari può variare notevolmente a seconda della zona del paese in cui si trova il rivenditore.

10

(26)

21 Perciò i prezzi dell’olio da riscaldamento domestico possono aumentare drasticamente per diverse ragioni. Quando raffinatori, grossisti, rivenditori e consumatori hanno olio combustibile a sufficienza, e le temperature non scendono o i prezzi del petrolio greggio non aumentano rapidamente, i prezzi al dettaglio possono rimanere abbastanza costanti. È sufficiente un’ondata improvvisa di freddo per influire su offerta, domanda e prezzi. Le persone utilizzano in genere più carburante nello stesso momento in cui i sistemi di consegna sono interrotti, ad esempio durante una tempesta invernale.

Durante la stagione fredda, la quantità di olio combustibile in deposito si consuma mol-to più velocemente di quanmol-to possa essere rifornimol-to e le raffinerie potrebbero non essere in grado di tenere il passo con la domanda, dall’altro lato gli acquirenti all'ingrosso si preoccupano che le forniture non siano sufficienti a coprire la domanda dei clienti a breve termine e fanno salire i prezzi del prodotto disponibile.

Un altro fattore da non escludere è il costo di trasporto. Ad esempio, le forniture di olio provenienti dal Nord-Est America che devono essere consegnate dall’altra parte del mondo, come la costa del Golfo o in Europa, prevedono costi di trasporto molto elevati e la consegna può richiedere diverse settimane. Durante questo periodo, le scorte di stoccaggio sono in ulteriore calo, perciò l'ansia dei compratori riguardante gli approvvi-gionamenti disponibili a breve aumenta e di conseguenza anche i prezzi aumentano, a volte bruscamente, fino a quando non arriva la nuova fornitura11.

Secondo uno studio condotto dall’EIA, le spese e i consumi di riscaldamento domestici previsti per l’inverno 2017 aumenteranno per tutti i combustibili rispetto all’inverno in-solitamente mite dello scorso anno. Ciò è particolarmente vero per le famiglie che si ba-sano principalmente sul gasolio da riscaldamento.

Le spese medie aumenteranno, questo aumento generale però è dovuto al previsto au-mento dei prezzi del petrolio di riscaldaau-mento di 42 centesimi per gallone, che rappre-senta circa il 20%, principalmente a causa dei prezzi più elevati del petrolio, così come un aumento del 15% dei consumi, a causa di temperature più rigide.

Tutto ciò è approssimativamente rappresentato nella figura sottostante.

11

(27)

Figura 1.9: confronto dell’andamento del

con focus sulla differenza prevista tra il prezzo invernale del 2015 e quello previsto per

2.2.2)

Gasolio e Benzina

La parola gasolio deriva dall’inglese intende benzina e oil,

fuel o Diesel oil, ovvero combustibile per

to più frequentemente in inglese americano

gica ci sarà utile nel corso del testo per capire a quali termini corrispondono i diversi prodotti derivati, anche perché nei mercati finanziari internazionali il linguaggio al qu le si fa riferimento è chiaramente quello anglosassone

Il gasolio è una miscela di idrocarburi

del petrolio greggio. La modalità di distillazione e le caratteristiche del greggio sono le principali determinanti della qualità del prodotto finale

hanno trovato sempre maggiore impiego componenti da impianti di conversione come per esempio tagli da cracking

greggio, seppur sempre importante, si è attenuata. Il gasolio viene prevalente

interna ad accensione spontanea, termici per il riscaldamento civile, o

12

U.S Energy Information Administration, Short

confronto dell’andamento del prezzo del Brent e dell’olio da riscaldamento con focus sulla differenza prevista tra il prezzo invernale del 2015 e quello previsto per

il 2016 . Trend di prezzo mensile.12

e Benzina

deriva dall’inglese gasoil, composta a sua volta da

cioè olio; nella lingua parlata si preferisce usare

, ovvero combustibile per diesel. Il termine benzina invece to più frequentemente in inglese americano, gasoline. Questa differenziazio

gica ci sarà utile nel corso del testo per capire a quali termini corrispondono i diversi prodotti derivati, anche perché nei mercati finanziari internazionali il linguaggio al qu le si fa riferimento è chiaramente quello anglosassone.

miscela di idrocarburi liquidi, ottenuta mediante distillazione frazionata . La modalità di distillazione e le caratteristiche del greggio sono le principali determinanti della qualità del prodotto finale, anche se negli anni più

hanno trovato sempre maggiore impiego componenti da impianti di conversione come

cracking o da idrocracking, e quindi l’influenza della qualità del

greggio, seppur sempre importante, si è attenuata.

Il gasolio viene prevalentemente utilizzato per l'alimentazione dei motori a combustione interna ad accensione spontanea, quindi motori diesel, per la combustione in impianti termici per il riscaldamento civile, oppure per la produzione di energia elettrica.

U.S Energy Information Administration, Short-term Energy Outlook, Ottobre 2016.

22

prezzo del Brent e dell’olio da riscaldamento, con focus sulla differenza prevista tra il prezzo invernale del 2015 e quello previsto per

composta a sua volta da gas, con il quale si si preferisce usare diesel benzina invece viene tradot-Questa differenziazione etimolo-gica ci sarà utile nel corso del testo per capire a quali termini corrispondono i diversi prodotti derivati, anche perché nei mercati finanziari internazionali il linguaggio al

qua-distillazione frazionata . La modalità di distillazione e le caratteristiche del greggio sono le negli anni più recenti hanno trovato sempre maggiore impiego componenti da impianti di conversione come drocracking, e quindi l’influenza della qualità del

mente utilizzato per l'alimentazione dei motori a combustione per la combustione in impianti per la produzione di energia elettrica.

(28)

23 È curioso sottolineare che solitamente viene chiamato gasolio anche un olio combustibi-le combustibi-leggero che viene usato per alimentare i motori diesel marini di medie dimensioni, è però un tipo di gasolio particolare cui sarà soggetto a normative più stringenti per l’utilizzo di esso, specie nell'ambito del Mediterraneo, per l’alto tasso di inquinamento. Il gasolio, avendo il punto di infiammabilità a una temperatura più alta rispetto al-la benzina, è meno infiammabile e quindi sicuramente più sicuro di quest’ultima, ma le differenze sostanziali si rinvengono piuttosto nell’impiego finale del combustibile. La benzina è il carburante degli automobilisti per antonomasia, in quanto è stata di gran lunga la più usata nel secolo passato grazie alla diffusione dei motori a combustione in-terna per i quali tale carburante è formulato. Ancora oggi motori di questo tipo vengono utilizzati su molte autovetture in vari segmenti, ma mantengono la quasi esclusività sol-tanto nel segmento delle auto super sportive e nel settore motociclistico.13

Le raffinerie negli Stati Uniti producono circa 19 litri di benzina da ogni 42 galloni bari-le di greggio che viene raffinato.

Le raffinerie e le aziende che producono la benzina per motori finiti venduti nelle stazioni di rifornimento di benzina al dettaglio possono aggiungere vari liquidi in modo che la benzina brucia più pulito e conforme agli standard di controllo dell'inquinamento dell'aria e dei requisiti.

Alcune aziende utilizzano nomi diversi per i differenti gradi di benzina senza piombo, come, super, o super premium, ma tutti indicano il numero di ottano, che riflette le pro-prietà anti-colpo di benzina. Chiaramente rating di qualità più elevati si traducono in prezzi più elevati.

La maggior parte della benzina viene spedita tramite condutture per terminali di stoc-caggio in prossimità di aree che consumano e poi caricata sui camion per la consegna alle stazioni di gas individuali. La maggior parte della benzina viene inviata in lotti in-sieme agli altri prodotti attraverso delle condutture condivise. Dal momento che questi lotti non sono fisicamente separati in cantiere, è normale che si verifichi una miscela-zione o commistione di prodotti. Questa miscelamiscela-zione è il motivo per cui la qualità della benzina e di altri prodotti deve essere testato all’entrata e all’uscita dal cantiere per assi-curarsi che soddisfino le specifiche del caso.

Ogni volta che i prodotti non riescono a soddisfare le caratteristiche richieste dalla rego-lamentazione dei vari Stati, devono essere rimossi e ritrasportati dai camion alle

13

(29)

24 rie di provenienza per ulteriori elaborazioni. Dopo questa fase il trasporto stradale con-duce alla consegna del prodotto finito alle stazioni di gas individuali.

L'unica differenza tra la benzina di una stazione e l’altra può essere la piccola quantità di additivi che tali aziende aggiungono alla benzina prima che arrivi alla pompa.

Tale prodotto, oltre che per automobilisti e motociclisti, viene utilizzato molto anche per il funzionamento di attrezzature e strumenti utilizzati nella costruzione, nell'agricol-tura, nella silvicoltura e per il passaggio da generatori di elettricità per l'alimentazione portatile e per energia di emergenza.

I venditori al dettaglio del gasolio e della benzina possono essere di proprietà e gestiti da raffinatori, o possono essere aziende indipendenti che acquistano tali prodotti dai raf-finatori per rivenderli al pubblico. Il prezzo finale di tali derivati, due prodotti derivati caratterizzati da utilizzi e aggettivi comuni, è influenzato da numerosi fattori che pos-siamo rinvenire ne:

1. Il costo del greggio: il costo del greggio in percentuale sul prezzo di vendita al dettaglio della benzina varia nel tempo e varia anche tra le regioni del paese. I prezzi del greggio sono determinati dalla domanda e dell'offerta globale e come sappiamo sono fortemente influenzate dalla crescita economica mondiale e dalla fornitura internazionale e nazionale di petrolio greggio. A tal proposito abbiamo visto che le decisioni messe in atto dall’OPEC esercitano un’influenza determi-nante in virtù della percentuale mondiale di esportazioni che controllano, anche se l'aumento della produzione di petrolio degli Stati Uniti negli ultimi anni ha contri-buito a ridurre la pressione al rialzo sui prezzi del petrolio e della benzina.

Il grafico seguente mostra come il prezzo del gasolio, espresso in dollari per barile, sia dipendente dalla quotazione del greggio, sia esso Brent o WTI.

(30)

Figura 1.10: confronto del prezzo del gasolio in US con il prezzo del greggio.

2. Le tasse: come sappiamo variano da paese a paese. 3. I costi di raffinazione e

In particolare i prezzi variano na necessarie per ridurre l'inquina parte sono influenza

miscelati all’interno

in genere provoca un aumento dei 4. I costi di distribuzione

prezzo al dettaglio

dotti, dalla raffineria ai terminali in prossimità d essere miscelato con altri prodotti

mercato locale.

In generale possiamo dire che il costo della benzina e del gasolio dipende in larga parte anche dal metodo di fare business di coloro che vendono al dettaglio, dalle

del mercato locale e di fattori

Il costo di fare business da parte dei singoli concessionari può variare notevolmente a seconda dell’entità dei costi della gestione caratteristica di un

no stipendi e salari, benefici,

leasing, pagamenti, assicurazioni, spese generali, e

14

www.mercatusenergy.com

Figura 1.10: confronto del prezzo del gasolio in US con il prezzo del greggio.

Le tasse: come sappiamo variano da paese a paese.

costi di raffinazione e i profitti: anch’essi variano stagionalmente e per regio In particolare i prezzi variano in parte a causa delle diverse formulazioni di benz

per ridurre l'inquinamento atmosferico imposto dai diversi Paesi e in sono influenzati anche dal costo di altri ingredienti che

all’interno. L'aumento della domanda per la benzina nel periodo estivo in genere provoca un aumento dei prezzi.

osti di distribuzione, di marketing e profitti: questi tre fattori

dettaglio. La maggior parte della benzina viene spedita, mediante co dalla raffineria ai terminali in prossimità delle aree di consumo

miscelato con altri prodotti, per soddisfare la domanda del governo e del

In generale possiamo dire che il costo della benzina e del gasolio dipende in larga parte anche dal metodo di fare business di coloro che vendono al dettaglio, dalle

del mercato locale e di fattori strategici, come la posizione e le strategie

Il costo di fare business da parte dei singoli concessionari può variare notevolmente a seconda dell’entità dei costi della gestione caratteristica di un’azienda, che

benefici, acquisto delle attrezzature, canoni

pagamenti, assicurazioni, spese generali, e soprattutto le tasse locali.

25

Figura 1.10: confronto del prezzo del gasolio in US con il prezzo del greggio.14

ariano stagionalmente e per regione. in parte a causa delle diverse formulazioni di

benzi-imposto dai diversi Paesi e in anche dal costo di altri ingredienti che vi possono essere . L'aumento della domanda per la benzina nel periodo estivo

questi tre fattori sono inclusi nel rte della benzina viene spedita, mediante

con-elle aree di consumo, dove può soddisfare la domanda del governo e del

In generale possiamo dire che il costo della benzina e del gasolio dipende in larga parte anche dal metodo di fare business di coloro che vendono al dettaglio, dalle condizioni

gie di marketing. Il costo di fare business da parte dei singoli concessionari può variare notevolmente a

’azienda, che di locazione o di tasse locali.

(31)

26 Anche le stazioni di servizio che sono una accanto all'altra possono avere diversi model-li di traffico, affitto, e fonti di approvvigionamento che influenzano i loro prezzi. Anche il numero e la posizione dei concorrenti locali sono importanti attori del prezzo.

Figura 1.11: fattori che compongono il prezzo di un gallone di gasolio.

È importante sottolineare come l’impatto negativo ambientale provocato da prodotti de-rivati, come la benzina e il gasolio, nel corso degli anni ha sempre più sollevato l’attenzione di istituzioni a livello mondiale che stanno fondando le loro battaglie sull’importanza dell’utilizzo di energie rinnovabili o di energie pulite alternative.

A conferma di ciò sono stati siglati numerosi accordi internazionali, che investono tutti i maggiori paesi industrializzati, per la diminuzione dei consumi petroliferi e per la ridu-zione delle emissioni di CO2. Tali accordi, unitamente alla crisi finanziaria ormai per-durante da sette anni circa, hanno dato luogo al drastico calo del consumo dei prodotti petroliferi nel mondo, soprattutto nei paesi del sud Europa. Ciò non può essere applicato ai paesi emergenti.

In Italia il fenomeno di decremento è notevole e consolidato dal 2003, in accelerazione verso il basso dal 2011. Benzina e gasolio, in particolare, hanno subito variazioni di produzione e consumo soprattutto in funzione delle normative fiscali avvicendatesi nei decenni. Queste hanno dato luogo a variazioni considerevoli nel mercato delle auto. Una di queste fu l’imposizione del cosiddetto “superbollo”, una tassa introdotta nel 1976 e rimasta in vigore fino al 1997, che consisteva in un bollo addizionale per le au-tomobili a motore diesel o alimentate a gas, di notevole entità. L’incidenza di tale tassa fu tanto pesante da comportare conseguenze nel mercato delle auto, vennero infatti so-stenute le vendite delle auto non gravate da tale tassa.

(32)

27

2.3)

TRASPORTO

Osservando una mappa geografica che mostra dove sono situati i paesi produttori e quelli consumatori di petrolio ci si rende conto di quanto siano enormi le quantità di questa fonte energetica che devono essere trasportate su lunghe distanze. Non per niente il trasporto è uno dei fattori principali di determinazione dei costi operativi.

Le aree di produzione petrolifera sono nella maggior parte dei casi molto lontane dai paesi industrializzati, che sono i principali consumatori di petrolio. Nel 2003, dei prodotti petroliferi trasportati, il 78% è costituito dal greggio e il volume è in costante crescita a causa dell’aumento del consumo mondiale di petrolio. Si può affermare che quasi la metà di tutto il greggio prodotto nel mondo viene trasportato su lunghissime distanze e rappresenta circa il 30% del commercio marittimo mondiale.

Esso può essere trasportato utilizzando navi speciali o attraverso oleodotti che implicano investimenti elevati e costi di manutenzione che sono giustificati solo da un traffico consistente e duraturo. Entrambe le forme di trasporto presentano vantaggi e svantaggi e la scelta su quale mezzo utilizzare viene effettuata valutando due elementi fondamentali: la sicurezza e l’ambiente.

Negli ultimi anni sono stati compiuti numerosi progressi nella sicurezza del trasporto marittimo ma rimane comunque il fatto che un singolo incidente a una nave cisterna e il conseguente inquinamento che produce dà un immagine estremamente negativa del trasporto via mare di idrocarburi, anche se fortunatamente succede raramente rispetto al volume di traffico.

Il trasporto per mezzo di condotte è chiaramente più sicuro.

La modalità di trasporto viene determinato dalle infrastrutture di approvvigionamento esistenti. La maggior parte del trasporto avviene via mare perché è il metodo meno costoso, più flessibile e più comune. Il petrolio prodotto nel Mar del Nord e nella maggior parte dei paesi africani e degli Stati del Medio Oriente viene trasportato così. In alcuni casi si può scegliere tra un trasporto esclusivamente via mare e una combinazione mare-oleodotto.

Diversi paesi consumatori di petrolio hanno sviluppato proprie raffinerie in grado di soddisfare gran parte dei fabbisogni locali, pertanto, anche se in paesi come l’Arabia Saudita e il Venezuela esistono enormi raffinerie costruite per l’esportazione di prodotti raffinati, il trasporto del greggio è di gran lunga quello preferito.

(33)

28 La dispersione geografica dei consumatori finali e la diversità dei prodotti trasportati creano ulteriori problemi per il trasporto dei prodotti raffinati, via mare le cisterne devono essere sottoposte a lavaggio a ogni cambio di carico e le navi o gli oleodotti costruiti appositamente non sempre possono essere utilizzati. Anche le differenti forme dei prodotti raffinati e il rischio contaminazione esclude la possibilità del trasporto e dello stoccaggio di diverse linee di prodotti nel medesimo serbatoio.

Oltre alle navi e agli oleodotti, anche il trasporto su strada risulta altrettanto frequente. Per quanto riguarda il trasporto marittimo, un rallentamento della domanda può costringere gli armatori a mettere in disarmo gran parte delle loro petroliere più grandi, ma la crescita economica a partire dal 2000, specialmente in Asia, ha stimolato una rinnovata domanda di servizi di trasporto marittimi.

La maggior parte della flotta cisterniera mondiale è di proprietà di società armatoriale indipendente, mentre la quota rimanente appartiene alle stesse compagnie petrolifere. I costi del trasporto marittimo includono due componenti: l’ammortamento delle petroliere, che è connesso ai costi di investimento, e i costi operativi, che comprendono le tasse portuali e il costo per il combustibile.

Il prezzo per il trasporto pagato dall’acquirente del carico è generalmente negoziato tra il noleggiatore e l’armatore. La definizione delle tariffe per viaggi singoli avviene secondo un meccanismo di libero mercato nel quale la legge della domanda e dell’offerta ha carta bianca. Le trattative avvengono tramite l’intermediazione di società di brokeraggio che assicurano trasparenza negli accordi, gran parte delle quali ha sede a Londra e a New York.

L’uso delle condotte per trasportare idrocarburi in forma liquida e gassosa è stato adottato per la prima volta su scala significativa negli Stati Uniti, ma è adesso di uso comune a livello mondiale.

Nel Medio Oriente è presente una fitta rete di oleodotti alcuni dei quali sono stati chiusi per ragioni politiche in quanto costituiscono un facile bersaglio per i sabotatori.

Gli oleodotti operano congiuntamente al trasporto marittimo, come ulteriore anello della catena di distribuzione del greggio. Sono relativamente poche le condotte che collegano direttamente il luogo di produzione alla raffineria e gli oleodotti che trasportano prodotti raffinati sono relativamente rari, tranne che negli Stati Uniti.

I vantaggi principali delle condotte rispetto ad altre modalità di trasporto petrolifero riguardano i bassi costi operativi, la possibilità di effettuare dei percorsi diretti e l’immunità dalle condizioni climatiche. In contropartita, le tubazioni richiedono forti

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