• Non ci sono risultati.

SULLA MALATTIA DEL CASTAGNO

Nel documento Cronache Economiche. N.097, Gennaio 1951 (pagine 32-35)

1

La malattia del castagno procede nella sua corsa distruttrice...

Dopo l'invasione degli S.U.A., dopo l'Italia e la Spagna è ora la volta della Svizzera. Nel 1948 VEndothia ha fatto la sua comparsa a Soresina nel Canton Ticino, e numerosi già vi sono i focolai d'infezione. Le Autorità cantonali e l'Ispezione forestale federale se

Fig. 1 - Attacco iniziale dei ramoscelli della chioma; il cambio reagisce energicamente, il ramoscello s'ingros-sa e la corteccia si apre e distacca longitudinalmente.

ne sono subito preoccupate; il prof. Ernst Gaumann, dell'Istituto Botanico annesso al Politecnico di Zurigo, il quale prese subito a studiarla, pubblica nel n. 1, 1951, dello

Schweizerische Zeitschrift fiir Eorstwesen, un articolo che ben merita di essere preso in considerazione anche da noi, per le ampie notizie che ci dà sulla malattia e per le conclusioni cui giunge.

Fig. 2 - Attacco più energico del parassita; il cambio viene ucciso e si inizia la distruzione del legno; in

corrispondenza si ha una depressione, del legno.

Come si presenta il male?

Il parassita, VEndothia parassitica (Murr.) And., un ascomiceta del gruppo delle Dio-portales, comincia i suoi attacchi dai ramo-scelli più alti della chioma. Approfitta delle ferite causate da geli, venti, grandine, in-setti, ecc. per introdursi sotto lo strato esterno ruvido della corteccia, e qui ne attacca le parti vive (il libro), per spingersi poi al cambio e agli strati superiori del legno. Nel tempo di 3-5 settimane le foglie avviz-ziscono, restando, pendule, attaccate al ramo fino nell'inverno inoltrato. I ramoscelli sec-cano poco dopo e la corteccia prende un colore rosso-bruno, ben distinto da quello verde-olivo dei getti sani.

Il ramoscello, se fa a tempo, cerca di reagire con una attiva moltiplicazione del cambio, determinando un ben visibile in-grossamento in quel punto, e come conse-guenza la screpolatura longitudinale della corteccia (fig. 1). Ove il fungo, nella sua azione, sia più rapido dell'ospite, allora a questo non rimane che cercare di chiudere con un cercine suberoso l'attacco, per impe-dire che si allarghi di più. In corrispondenza al cercine per la distruzione dei tessuti sot-tostanti, la corteccia esterna si abbassa e si screpola e ne risulta come una depressione (fig. 2). Nei rami più sviluppati e sul fusto questa è la sola forma di reazione della pianta, e il male si presenta sotto forma di dette ammaccature, ma molto più grandi (fig. 3). Sui fusti tale manifestazione esterna ritarda spesso più anni, quando si presenta la corteccia se ne stacca facilmente e sotto si trova come uno spesso strato di cotone, di color crema, che è il micelio.

Fin dal principio dell'estate si vedono spuntare sui ramoscelli e rami, attaccati come tante bacche, piccole pustole di colore rosso-aranciato, che talora lo ricoprono quasi del tutto; sono i picnidi, le fruttificazioni estive. Ben presto si aprono e ne escono tanti filamenti, visibili soltanto con una lente, che contengono milioni di cossidi (fig. 4). Sono queste le spore estive, che i venti e la pioggia diffondono nella chioma; questa in breve ne resta tutta attaccata. Dalla chioma di un albero i cossidi passano a quelle dei vicini, per un raggio di 100-200 m., che finisce per esserne totalmente infetto, e costituire un focolaio d'infezione. In autunno si ripete la stessa comparsa di pustole sui rami e sui fusti, nei punti attaccati; presentano lo stesso colore e di-mensioni, sono però diverse: sono i periteci, le fruttificazioni invernali. Meccanicamen-te lanciano fuori le ascospore, spore molto più resistenti ai freddi e alle intemperie.

Fig. 3 - Come si presenta esternamente l'attacco ai rami più grossi.

I venti, gli insetti, gli uccelli stessi le pos-sono trasportare a distanza di chilometri, mantenendo intatta la loro germinabilità; quivi si sviluppano e originano nuovi focolai.

La pianta colpita non muore subito; se giovane può resistere 3-4 anni, e se adulta (30-40 cui. di diametro) anche 8-10 anni (fig. 5). Negli Stati del Maryland e del Vir-ginia, si è notato che dove l'infezione ha raggiunto un attacco dell'uno per cento, nel termine di sei anni già il 2 % delle piante risultano seccate, e in quello di altri 5 anni il 9 5 % .

Origini dell'infezione.

L'infezione si è manifestata la prima volta, nell'estate del 1904, nel giardino zoologico di New York, dove uccise un gruppo di castagni. Sei anni dopo già era difficile di trovare un castagno sano nelle vicinanze della grande città. Conviene osservare che il castagno (Castanea Dentata) cresceva colà, non in castagneti artificiali puri, come da noi, bensì in bosco misto: di quercia (Quercus alba) e di tsuga (Tsuga canadensis), cui il castagno prendeva parte nella proporzione del 40-60%. Non si trattava della primitiva foresta, la cosidetta foresta vergine, che era

stata distrutta, bensì di un bosco di seconda crescita.

In principio, come per altri parassiti, si credette, che l'Endothia fosse stata impor-tata di fuori, dal Giappone o dalla Cina, dove si sa che vive senza arrecare alcun danno a quei castagni. Tale immunità ver-rebbe spiegata col fatto che il fungo esisteva nell'Asia dalle epoche geologiche; la rottura durante il Terziario, del ponte che univa l'Asia all'America, avrebbe impedito all'En-dothia di diffondersi anche in quest'ultimo continente. In Asia, attaccando gli individui di castagno più deboli, impedendo loro di riprodursi, avrebbe determinato, nei mil-lenni, una lenta selezione di specie o razze resistenti al parassita. Questa selezione non ha avuto luogo nel Continente americano, per cui il giorno in cui l'Endothia vi venne introdotta, trovò specie e razze di castagni impreparate a resisterle.

Se non che nel 1938 la malattia è com-parsa anche in Europa (Italia e Spagna), e anche allora la prima supposizione fu che si trattasse di un parassita importato. Stu-diando però meglio l'Endothia, si trovò che è questo un genere molto complesso, non ancora ben chiarito per il vecchio Conti-nente. E si è affacciata allora un'altra ipo-tesi: che non si tratti della stessa Endot.hia americana o giapponese, bensì di una specie o razza nostrale, la quale mantenutasi in-nocua fino ad oggi, ad un tratto, per muta-zione, si sarebbe trasformata in una forma oltre modo virulenta.

Ora è evidente che, a seconda che risulti esatta una più che l'altra ipotesi, diversa dovrà essere la via da seguirsi in questa lotta. Se il parassita che attacca i nostri castagneti è lo stesso che ha distrutto quelli degli S.U.A., ossia l'Endothia proveniente dall'Asia, la prima cura sarà di arrestarne ogni ulteriore diffusione, con tutti i mezzi. Si potrà anche cercare di vedere se i castagni giapponesi e cinesi, immuni, possono vege-tare anche da noi, mantenendo la loro immunità, e in grado di fornirci quelle frutta e quei legnami, per i quali l'apprezziamo.

Ove invece si tratti di una specie o razza specificatamente nostra, inutile preoccuparsi dell'introduzione di altre razze, bensì con-verrà di vedere se specie o razze di castagni esotici si mostrino più resistenti dei nostrali. E in quanto in pratica si è visto che nelle zone colpite si trovano sempre individui risparmiati, accertare se si tratti di condi-zioni micro-ambientali, ovvero di forme per se stesse resistenti; nel qua.1 caso conver-rebbe cercare di moltiplicarle per via orga-nica o sessuale.

Ma vi è ancora un'altra ipotesi, quella manifestata dallo scrivente in un suo pre-cedente articolo, pubblicato su « Cronache Economiche » del 31 marzo 1950, n. 78, e cioè che invece di una maggiore aggressività, sia di razze nostrali che esotiche, si tratti di una accresciuta ricettività dei nostri castagni, per il trattamento anti-naturale cui vanno soggetti da secoli. A questa ipo-tesi accede anche il Giiumann, là dove osserva che non è forse a caso che nel lasso di un ventennio il castagno è stato colpito da due gravi malattie: il male dell'inchiostro e il cancro della corteccia, e ne fa risalire la probabile causa alla, unilaterale costitu-zione dei castagneti (monofiti) e all'eccesso di utilizzazione cui vengono da tempo sot-toposti, ciò che ha portato a una composizione

deficiente del terreno e con essa ad un

indebo-limento fisiologico dei castagneti e conseguente aumento di ricettività.

Questa terza ipotesi sarebbe avvalorata dall'estendersi dell'attacco deH'Endothia ad altre specie oltre che al castagno.

In America si è infatti riscontrata altresì su diverse specie di quercia, aceri, carpini,

Fig. 4 - La comparsa dei picnidi, con la loro aper-tura e fuoruscita dei cossidi sul ramo piii grosso.

carya, liriodendro, ecc. e da noi sulla rovere, sulla quercia lanugginosa e sul leccio. Ora è difficile concepire come un fungo fino a ieri innocuo, acquisti ad un tratto una tale aggressività da colpire tante specie diverse, laddove è incontestato il progressivo dete-rioramento dei nostri castagneti e boschi, con un'inevitabile diminuzione della loro vitalità.

Quali i provvedimenti adottati dalla Svizzera?

Per quanto i castagneti siano lungi dal-l'avere in Svizzera l'importanza che hanno da noi, non ha mancato quella Nazione di ricorrere immediatamente a una serie di rimedi.

Come primo provvedimento d'ordine ge-nerale ha nominato una Commissione, com-posta di un botanico (Gaumann), di un genetico (Fischer), di un fìtosociologo (Etter), tutti professori di università, perchè stu-dino a fondo la malattia.

Come provvedimento preventivo ha poi stabilito un cordone sanitario, per impedire l'entrata dall'Italia e dalla Spagna di mate-riale infetto, e uno stesso cordone ha disposto attorno al Canton Ticino, per vedere di arrestare il male a quella sola regione.

Per la lotta locale ha cominciato col chie-dere la collaborazione delle Autorità locali, e prima quella forestale, mettendola al cor-rente, con conferenze e quadri a colori, del decorso della malattia. Per ogni comune infetto ha poi disposto la nomina di una commissione, la quale durante l'estate dovrà percorrere tutti i castagneti, accertarne i focolai e segnare con un martello tutte le piante attaccate.

Durante l'inverno 1950-51 tutte le piante di questi focolai dovranno essere abbattute, e non soltanto quelle in stato avanzato di infezione, ma altresì quelle appena colpite. Taglio e trasporto dovranno essere effettuati nel termine di una settimana, giacché la produzione di ascopore è più abbondante sulle piante abbattute che su quelle in piedi.

Il materiale adatto all'estrazione del tan-nino verrà portato alle fabbriche colla cor-teccia; quivi sarà tenuto separato dall'altro sano; verrà scortecciato e lavorato nello spazio di una settimana; la corteccia sarà bruciata e lo spiazzale ben ripulito. Il re-stante legname, in quanto non convenga carbonizzarlo, verrà condotto dal proprie-tario alla propria aia e qui messo, ben accatastato, sotto la tettoia a seccare.

Tutte queste operazioni possono impor-tare un maggior lavoro; si indurrà il pro-prietario ad affrontarle con opportune sovvenzioni.

Per quanto scrupolosamente applicate, queste norme, non si può pensare che esse valgano ad arrestare l'epidemia; esse servi-ranno ad allentarne il decorso, il che servirà a diminuire la gravità della crisi; in quanto i proprietari avranno modo di sostituire gradatamente a quelli del castagno altri prodotti. Si avrà anche il tempo di studiare meglio la malattia: vedere se si tratta della vecchia forma di parassita, proveniente dal-l'Asia, ovvero di una forma nuova, ingene-ratasi da noi; vedere se le specie esotiche, immuni, possono adattarsi al nostro am-biente e fornirci prodotti in misura e qualità non troppo inferiori alle nostrali. Si potrà anche accertare se fra le nostre popolazioni

di castagni non si trovino individui resi-stenti, cui dare larga diffusione.

In attesa dei risultati di tali ricerche, le Autorità svizzere ritengono non sìa male migliorare i provvedimenti colturali, dei loro boschi. Perciò ciascun comune provvederà a fissare il minimo di castagneto da preser-vare per i propri bisogni di frutta, legname da lavoro e da tannino. Tali aree verranno scelte dalle Autorità forestali nelle zone ancora immuni e a vegetazione rigogliosa, giacché come ha osservato da noi l'Ispettore forestale Del Guerra, queste si sono dimo-strate le più resistenti.

Le medesime verranno fatte oggetto di speciale sorveglianza, per allontanarne qual-siasi individuo al minimo accenno di attacco. Se col tempo si riuscirà a trovare specie o razze immuni, sarà cura dell'Amministra-zione di fornire il materiale con cui sosti-tuire a poco a poco quelle attuali.

Il Gaumann fa altresì osservare la con-venienza di ritornare ad alto fusto i cedui, eventualmente attaccati, giacché le condi-zioni microclimatiche del ceduo sono par-ticolarmente favorevoli allo sviluppo del-l'Endothia e potrebbero quindi facilmente trasformarsi in centri di diffusione. Natu-ralmente non sarà la fustaia pura di castagno che dovrà essere ricostituita, bensì il bosco misto, o meglio l'associazione boschiva cor-rispondente alla località, canone ormai fondamentale per la ricostruzione dei boschi in Svizzera. Così, ad evitare il degradamento del suolo, nei castagneti tagliati a raso, sarà bene provvedere il più sollecitamente pos-sibile alla ricostituzione del IOTO bosco naturale.

Questi ultimi provvedimenti non si pos-sono imporre ai privati, però con una adatta

propaganda non sarà difficile persuadere questi ultimi del loro vantaggio ad adottarli. La Confederazione ha poi un'altro mezzo : quello delle sovvenzioni che suole accordare per tutti i miglioramenti boschivi, sovven-zioni che nel caso attuale potrebbero essere portate al massimo.

E da noi?

Questo il complesso di provvedimenti che la saggia Amministrazione forestale svizzera ha adottato nel termine di due anni per combattere un male, che, ove raggiunga il massimo sviluppo, non arriverà mai ad un quinto dei danni da noi prevedibili. E allora sorge la domanda: e da noi? È da sperare che l'esempio della Svizzera ci spinga ad agire con eguale risolutezza!

A proposito degli S.U.A. scrive il Gau-mann: « Così si è verificato alla nostra epoca, ciò che prima si sarebbe ritenuto assoluta-mente impossibile, che una specie naturale, nella sua zona naturale, nello spazio della vita di un uomo, sia scomparsa, non lascian-do altro relitto che i rigetti delle ceppaie abbattute. Per le giovani generazioni ameri-cane il castagno, quale albero ornamentale, da frutto e da legname da lavoro, non è più che un ricordo storico ».

Dio non voglia che fra una diecina di anni non abbiano a ripetere lo stesso, le nostre popolazioni montane!

N . B . - Le illustrazioni sono state ritratte dallo scrit-to del Prof. Ernst, Gaumann, comparso sul n u m . 1 dello i Scìiweizerische Zeitschrift fiir Forst.wesen » - Gennaio 1951

Fio. S - Robusto castagno fatto disseccare dal parassita. A sinistra i rami di un altro castagno ucciso, a destra quelli di una pianta ancor vegeta.

C A R L O C O C I T O

Nel documento Cronache Economiche. N.097, Gennaio 1951 (pagine 32-35)

Documenti correlati