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7. LA RICEZIONE DI BOCCACCIO IN GERMANIA

7.1 Boccaccio e Fiammetta

7.1.2 Margareta e Fiammetta

Alla luce di quanto detto finora diventa quindi evidente che le opere Commedia delle Ninfe fiorentine e Elegia di Madonna Fiammetta (ribattezzate rispettivamente Ameto e Fiammetta) assunsero una vitale importanza, durante tutto il corso dell'ottocento, nella configurazione del personaggio-Boccaccio.

Anche Schullern, com'è stato detto, in Boccaccio auf Schloß Tirol fa ampio riferimento a queste opere, poiché sono quelle che Margareta legge ancora prima di conoscere il poeta e le cui parole la fanno perdutamente innamorare e desiderare essere una novella Fiammetta per il cuore del poeta. In questo senso è quindi possibile riscontrare un parallelismo tra il romanzo di Schullern e la Fiammetta di Boccaccio.

Fiammetta, saziata dall'amore di Panfilo, tocca il cielo col capo. In realtà, a sua insaputa, ella sta già precipitando, poiché la “nemica Fortuna” da libera donna, circondata dalle sollecite cure del marito, l'ha già ridotta a “serva d'Amore”; ma poiché tale stato ha in sé alcunché di dilettevole, le prepara la catastrofe: Panfilo deve lasciare Napoli. [...] L'allegrezza si tramuta in tristizia «e il dolce riso in amaro pianto»; e Fiammetta passa dalle lagrime della separazione, alla trepida e vana attesa dell'amante, alla tormentosa gelosia suscitata dalla falsa notizia delle sue nozze, la quale si tramuta in disperazione e in furore suicida, quando risulta che Panfilo non si è sposato, ma ama una «nuova donna». La situazione volge al tragico, ma improvvisamente la Fortuna muta corso: un «forcuto legno», nel quale si impigliano i lunghissimi panni di Fiammetta, sventa i propositi suicidi, e la rigetta nel consueto stato di languido abbattimento. [...] La balia annuncia alla padrona il ritorno dell'amante, ed ella leva alla dea «pietosa» una preghiera di ringraziamento. Ma la balia è vittima dell'omonimia: sbarca un fiorentino che si chiama come Panfilo, ma non è l'amante di Fiammetta, che torna a gemere nella sua «miseria»75.

Già dalla breve sinossi dell'opera boccacciana si riscontrano non poche similarità con l'opera di Schullern dove vediamo Margareta comportarsi come una novella Fiammetta: anche lei, infatti, è una donna sposata che si lascia sedurre fino ad innamorarsi di un altro giovane che però non la ama davvero come mostra di fare, ma la abbandona lasciando che questa sia presa dal più terribile abbattimento e dalla più cupa disperazione.

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Lächelnd gab er kund, der Gesandte und Dichter buhle an jenem hofe um ein Bündnis für florentiam, zugleich aber, mit des königs Seneschalk, dem kaufmannssohn Acciaioli, dem schönsten Mann Italias, wetteifernd, um die Gunst der königin Johanna.

“Küniginne Johanna!” rief Margareta, die siche vergebens bemühte, den Sturm zu verleugnen, der in ihr tobte. Eilig setzte sie bei: “hat die doch lassen ermürden ihren Ehvogt, den Swäher von Euer hausfrawe und des Ludwig Markgrafen, meins Gemahel!” [...]

Margareta saß in ihrem damstenen Polstersessel mit einem Gesicht, das wie verfallen schien. Der Schleier über dem Mund hatte sich gesenkt. Die mißgestalte Unterlippe war sichtbar geworden76.

- Molto bene, e dicovi che il dì medesimo che io mi partii, io vidi con grandissima festa entrare di nuovo in casa sua una bellissima giovane, la quale, secondo che io intesi, era a lui novellamente sposata.-

Io, mentre che il mercatante queste parole diceva, ancora che con amarissimo dolore l'ascoltassi, fiso nel viso la domandante giovane riguardava, maravigliandomi quale cagione potesse essere, che costei inducesse a domandare con così strette particularità di colui, cui io a pena credeva che altra donna il conoscese che io. E vidi che, prima a' suoi orecchi non venne Panfilo avere mogliere sposata, che, gli occhi bassati, tutta nel viso si tinse, e la pronta parola le morì in bocca; e per quello che io presumessi, essa con fatica grandissima le lagrime già agli occhi venute ritenne. Ma io, prima ciò udendo, da uno gravissimo dolore presa, sùbito, ciò vedendo, fui da un altro non minore assalita, e appena mi ritenni che io con gravissima villania la turbazione di colei non ripresi, invidiosa che da lei sì aperti segnali d'amore verso Panfilo si mostrassero, dubitando non meno che essa, sì come io, non avesse legittima cagione di dolersi dell'udite parole77.

Così le due donne vengono a sapere del tradimento dell'amato. Sebbene nel romanzo di Schullern, la disperazione di Margareta non assuma mai la portata di quella di Fiammetta, la cui descrizione occupa la maggior parte del romanzo stesso, il suo atteggiamento si può comunque sovrapporre, a più riprese, a quello della giovane descritta da Boccaccio.

76

Boccaccio, Tutte le opere, op. cit., vol. V, pp. 84-85.

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8.CONCLUSIONE

Boccaccio. Un pretesto?

Ho scelto di dare alla mia tesi questo titolo perché, dall’analisi svolta, risulta evidente che la scelta della tematica da parte dell’autore è pretestuosa e funzionale all’espressione delle sue convinzioni politiche.

Come abbiamo visto, l’italianizzazione forzata del Tirolo meridionale portò questo territorio e la sua popolazione a vivere una grande e dolorosa crisi; la divisione della regione in due parti in base ad esigenze esclusivamente politiche e strategiche, fu una terribile ingiustizia che, al giorno d’oggi, non è ancora stata superata dalla popolazione locale.

Schullern, è stato un importante intellettuale e scrittore rappresentativo del Tirolo, che, ad un punto già avanzato della sua carriera, decise di dedicarsi alla storia tirolese, vedendo in questa scelta l’unico modo di reagire all’oppressione politica.

Questa reazione si realizza grazie al ricorso a diverse scelte: innanzitutto l’impiego di una lingua arcaica e antichizzata; L’uso della lingua tirolese antica dà modo al poeta di sottolineare l’identità germanica della regione nonché di ricordare, con il pretesto della necessità di verosimiglianza storica, quelli che furono i toponimi originali della zona, che erano stati cambiati dall’intervento fascista.

Anche la scelta delle tematiche svolge la stessa funzione, ed è per questo che l’autore sceglie di riportare le gesta di un personaggio come la Contessa Margareta Maultasch, la cui leggenda aveva travalicato i confini locali e l’aveva già resa protagonista di altre opere di narrativa anche recenti.

Quanto alla scelta di inserire Boccaccio tra le figure protagoniste inventando quasi dalle basi un intreccio che non è attestato da alcuna fonte storica, dobbiamo tenere presente che anch’essa è dovuta ad esigenze principalmente storiche ma si delinea seguendo le tracce di quello che è stato lo sviluppo leggendario di questo personaggio.

dell’Italia: per questa ragione viene descritto come personaggio diabolico, ambiguo, sleale ed unicamente interessato al proprio tornaconto politico e strategico. Assistiamo però anche alla configurazione di un personaggio di cui abbiamo altre testimonianze: la caratterizzazione che Schullern dà del Boccaccio si basa su di un immaginario comune che si era diffuso in Germania nei precedenti centocinquanta anni, grazie a traduzioni, monografie, riletture e opere narrative e drammatiche anche di celebri autori.

Ciò che però risulta infine, dalla lettura di Boccaccio auf Schloß Tirol è qualcosa di incompiuto: il romanzo è vittima delle nobili intenzioni dell’autore.

La trama risulta troppo complicata per poterla seguire agevolmente senza avere un panorama della situazione storica a cui si riferisce. Gli eventi che si susseguono mancano spesso di un’adeguata collocazione temporale che permetta al lettore di comprendere i vari passaggi e sono a volte così ripetitivi e scontati da generare incertezza circa l’andamento della vicenda.

Quante volte Margareta ha un crollo nervoso? Quante altre si trova a confidarsi con qualche sua fida amica, servitrice o parente sulle pene d’amore? Quanti nobili suoi vassalli vanno da lei per tentare di sedurla e convincerla a sciogliere il matrimonio con il secondo marito? Troppi. A questo si aggiungono le continue citazioni di nomi di persone e luoghi che, se nell’idea dell’autore avevano lo scopo di rendere storicamente più verosimile il racconto e testimoniare la sua erudizione sulla storia del Tirolo, finiscono solo per confondere il lettore che non può certo conoscere così dettagliatamente le casate nobiliari tirolesi del medioevo o tutti i castelli della valle dell’Adige.

L’intento di dipingere a tinte fosche l’Italia e gli italiani è sicuramente riuscito, ma forse, anche qui, con modi un poco banali e scontati.

In conclusione si può dire che l’opera mostra di certo l’erudizione del suo autore, il suo impegno e il suo studio approfondito in vari settori, ma non è affatto riuscita dal punto di vista più strettamente letterario.

Il lavoro di traduzione è stato difficile dal punto di vista della comprensione iniziale: il lavoro sul primo capitolo che ho tradotto (il capitolo quarto) è stato in

assoluto il più lungo e complesso, ma poi, una volta entrata nel linguaggio usato, è stato più facile cercare di riprodurre le intenzioni dell’autore. Si trattava infatti di intrecciare diversi registri: soprattutto il linguaggio ora aulico, ora fortemente colloquiale usato dai personaggi nei dialoghi e il peculiare stile del narratore, di matrice ottocentesca.

La ricerca su questo testo è stata comunque interessante e penso che possa rivelarsi utile allo scopo di comprendere le ragioni dell’autore e la caratterizzazione del personaggio-Boccaccio: in fondo, Heinrich von Schullern è stato un importantissimo autore rappresentativo della cultura tirolese e questo romanzo è a sua volta testimone di un’importante epoca storica e di un potente immaginario su Boccaccio.

9. BIBLIOGRAFIA

9.1. Letteratura primaria

VON SCHULLERN, HEINRICH, Boccaccio auf Schloß Tirol. Ein Maultaschroman, Innsbruck, Inn-Verlag, 1932.

9.2.Letteratura secondaria

9.2.1. Storia del Tirolo, letteratura tirolese e autore:

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9.2.2. Margareta Maultasch:

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HÖRMANN-THURN UND TAXIS, JULIA, (Hrsg.), Margarete „Maultasch“ − zur Lebenswelt einer Landesfürstin und anderer Tiroler Frauen des Mittelalters. Vorträge der wissenschaftlichen Tagung im Südtiroler Landesmuseum für Kultur- und Landesgeschichte Schloß Tirol, Schloß Tirol, 3. bis 4. November 2006. Wagner, Innsbruck 2007.

9.2.3. Romanzo e romanzo storico:

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9.2.4. Boccaccio e sua ricezione in Germania:

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II.

BOCCACCIO

A

CASTEL

TIROLO

(

TRADUZIONE DI

CAPITOLI SCELTI DI

<

BOCCACCIO AUF SCHLOß TIROL

.

EIN

MAULTASCH ROMAN

>

DI HEINRICH VON SCHULLERN

)

1. Riflessioni sul romanzo storico

Non a torto al poeta di un'opera teatrale tratta dalla storia sono concesse talune libertà riguardo all'adattamento alla narrazione. Per ciò che concerne l'epica storica, specialmente quella scritta in prosa, sembra giusto che ci sia un criterio più rigoroso.

Il romanzo storico, come in genere tutte le opere narrative che si fondano sulla stessa base, assume, diversamente da qualsiasi altra opera epica, una posizione particolare. A grandi linee, gli avvenimenti principali e i loro fautori, così come le circostanze normative e gli eventi, sono già stabiliti o dalla tradizione o dal risultato della ricerca o, perlopiù, da entrambi.

Ciò che al poeta resta come diritto e al tempo stesso importante compito personale, si poggia sull'ampio significato di ciò che le parole “Dipende da come io la vedo” definiscono, anche se tuttavia non gli è davvero concesso di porsi in completa contraddizione con i peculiari accadimenti attestati in modo scientifico.

Il materiale poco adatto non deve essere quindi da principio preso in considerazione. Si può trarre un paragone dall'ambito dell'arte figurativa: quando il pittore vuole dare un titolo alla raffigurazione di una persona, di un'opera architettonica o di un qualche particolare oggetto di rappresentazione in base al suo archetipo, deve voler realizzare la riproduzione di un tale archetipo in modo almeno riconoscibile nei tratti fondamentali ed essere in grado di farlo.

Se, ad esempio, ha intitolato la sua raffigurazione di una montagna Il Watzmann delle Alpi di Berchtesgadner senza aver conferito però alla cima la sua forma caratteristica, avrebbe fatto allora assai meglio a intolare l’opera Una montagna delle Alpi o in modo simile, per difendersi da un rimprovero

giustificato anche nel caso in cui l'opera fosse un capolavoro.

Viceversa si sarebbe potuto permettere di rappresentarla poco più alta di quello che è o di apportare un altro cambiamento del genere. Tale agire sarebbe stato da accettare come suo buon diritto. Allo stesso modo, l'autore di un'opera narrativa tratta dalla storia non può dare i nomi originali ai personaggi di rilievo se ha tralasciato di descrivere i tratti fondamentali degli stessi o se li ha sostituiti con altri.

Lo stesso dovrebbe valere per gli importanti avvenimenti, i destini, i fatti e le omissioni che influenzano in sommo grado l'azione principale, nella misura in cui si trovano in relazione con illustri personaggi.

Un'altra particolarità che l'opera narrativa basata su fatti storici presenta, è quella di apparire di per sé limitata, visto che nel formarsi della tensione narrativa dipende in maggiore o minor grado dal possesso di conoscenze storiche del lettore.

Ma se l'autore cerca poi di ricompensare per questo svantaggio il lettore e così anche se stesso, permettendosi di operare arbitrarie e radicali trasformazioni dei personaggi e degli eventi, che finiscono poi per andare contro alle circostanze attestate scientificamente e, attraverso cambiamenti, aggiunte ed ellissi inventate rispetto a ciò che è realmente accaduto, dipinge un'immagine falsa dell'accadimento principale per rafforzare la suspense, specialmente per rendere appassionante il finale dell'opera, allora costui viola la ferrea legge della relazione di causa-effetto nella storia di una nazione, o eventualmente addirittura dell'umanità.

Quali conseguenze sono risultate davvero dopo un duro colpo di stato o un simile evento storico?

L’opera Le Verre d’Eau di Scribes78, dimostra come anche fatti di per sé futili possano diventare il motivo di avvenimenti di inusitate profondità e conseguenze.

D'altra parte come stanno allora le cose con lo speciale significato, con la speciale valutabilità di un'opera narrativa ispirata a eventi storici, e specialmente del romanzo storico stesso?

78

L'autore si riferisce qui al dramma storico Le Verre d'Eau Ou, les Effects et les Causes, scritto daEugene Scribes, nel XIX secolo.

Un'opera narrativa dev'essere allora sostituita da un testo storiografico nel caso in cui l'accadimento storico di cui parla costituisca il tema principale, come la maggior parte delle volte accade? La circostanza che un testo storiografico sia per sua natura soggetto al controllo della ricerca, costituirebbe addirittura un vantaggio.

Ma, a prescindere dal fatto che un lasso di tempo studiato approfonditamente da uno studioso debba poi essere modellato plasticamente e reso vivo dal poeta, non si può nemmeno prendere in considerazione una tale sostituzione.

Persino al profano con una cultura generale non si offre la possibilità, sulla base dei residui studi scolastici che a turno si sono occupati delle singole comunità nazionali, di ricomporre concretamente il mosaico di un determinato periodo storico, di un gruppo di paesi che costituivano forse l’intero mondo conosciuto di un tempo.

Ma per comprendere la condizione della nazione che si trova nel punto focale degli accadimenti è necessario perlomeno possedere la conoscenza delle relazioni con le nazioni confinanti.

Il romanzo storico non ha il compito di rappresentare la storia delle singole nazioni nel suo svolgimento, bensì di fornire uno scorcio di un dato periodo di tempo o anche di un certo territorio che si rivelino utili per comprendere la condizione e gli avvenimenti della nazione presa in esame.

Tuttavia potrebbe sussistere la possibilità che il poeta si sforzi di rimanere fedele allo studioso nei punti principali.

Ma solo là dove lo storico pone un punto di domanda, il poeta deve, dopo scrupolosa riflessione, operare una scelta che sia deducibile dalle possibili conseguenze nella sfera delle probabilità che ha in mente.

Naturalmente deve mirare ad abbellire anche i minimi dettagli che gli si offrono senza fronzoli per non rischiare di scrivere nello stile del semplice cronista.

Come già accennato cambiamenti o inserimenti notevoli, che servono per ottenere effetti a buon mercato, rischiano di giocarsi la fiducia del lettore qualora tali accadimenti portino i destini successivi su tutt’altri binari. Lo stesso può dirsi

di grossolane inesattezze relative all'ambiente storico culturale.

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