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Maria Isabella di Napoli nel suo appartamento nella Villa della Regina a Capodimonte,

olio su tela, cm 59,5 x 79, inv.: 942

firmato e datato: “V. Abbati f. 1836”

Roma, Museo Mario Praz

Questo dipinto è secondo Mario Praz (La Filosofia dell’arredamento, 1964, pp. 39) opera di Carlo De Falco (1798 - 1882) che aveva dipinto anche il ritratto della regina Maria Cristina che si trova nel Palazzo Reale di Caserta, ma le ultime ricerche diccono che sia di Vincenzo Abbati, già che si è trovata la sua firma nel corso del restauro dell’opera con motivo della mostra “Le stanze della memoria”.

Vincenzo Abbati rappresenta a la regina Maria Isabella di Napoli, vedova di Francesco I Re delle due Sicilie e madre di Ferdinando II.

Il dipinto la mostra nei suoi appartamenti vedovili, nel Casino della Regina, sito nel Parco di Capodimonte, nell'anno 1836.

Rimasta vedova nel 1830 Isabella nella sua qualità di Regina madre, si è trasferita in questi appartamenti arredati per l'occasione con eleganti mobili di produzione napoletana in acero filettato di amaranto ed alle pareti molti dipinti, tra cui La Piazza della Vicaria di Gonsalvo Carelli (sopra al divano) vedute e paesaggi, stampe e miniature.

Quattro anni dopo, nel 1840, Isabella convolerà a nuove nozze con il Conte Francesco del Balzo, e questi a sua volta rimasto vedovo nel 1848 dell'ex regina, maggiore di lui di 14 anni, contrarrà nuove nozze. Presso la famiglia dei discendenti dei del Balzo è stato possibile recuperare la maggior parte degli arredi del Casino della Regina raffigurati nel dipinto che evidentemente Isabella aveva portato con se - come sua personale proprietà- nel palazzo del nuovo consorte.

E con detti arredi nel 2008 attorno a questo dipinto è stato possibile allestire nel Museo Mario Praz di Roma una mostra dal titolo appunto Napoli 1836, le stanze

dure di Giovan Battista Calì, della celebre famiglia di artisti napoletani, già esposto alla grande Mostra dell'Ottocento napoletano, nel 1997, una coppia di vasi in alabastro, regalo di nozze dell'Imperatore d'Austria e tutta una serie di miniature raffiguranti personaggi dei Reali di Napoli e di Spagna.

Praz acquistò quest'opera nel 1960 ad un'asta della famiglia del Drago -dove il dipinto era arrivato con l'ingresso nella famiglia del Drago di Milagros una delle nipoti spagnole di Isabella- e solo per questo non compare ne la Casa della Vita, edito nel 1958.

Nel dipinto possiamo vedere tutti i particolari minuziosamente riprodotti relativi all’arredamento della stanza: in primo luogo il magnifico tappeto ad Aubusson dell’epoca della Restaurazione, con la iniziale del nome della regina (una I), sotto una corona reale negli angoli, una ghirlanda di fiori sul centro del tappeto ricorda le Robbiane Fiorentine, ma con colori pastello che dolcificano il gran riquadro rosso del tappeto. Il sofà è un bell’esemplare di mobile Biedermeier con schienale basso ispirato ai modelli classici, che si possono vedere nella tappezzeria a stelle ricamate. L’insieme è di ciliegio ed intarsiato con legni da frutto tipo limoni e palissandro; e parliamo ora del tavolino da lavoro, di acero con gli intarsi neri, piano circolare e i due sostegni a forma di lira che sono collegati da un vassoio e sostenuti da gambe a mezzaluna, con piccole ruote: questo mobile era molto utile nell’800 per fare ricamo lasciando nel vassoio la lana. Due divani affiancano la finestra ad ogni lato, riprendendo modelli stile impero come la palmetta intarsiata nel fregio che insieme alla tappezzeria ricordano modelli di divano di stile Pompeiano; anche la console è in stile Biedermeier con il piano superiore di marmo bianco statuario di Carrara, sopra il quale troviamo un orologio in bronzo dorato accompagnato da due campane di vetro che proteggono mazzi di rose finte (questo tipo di suppellettili era molto usuale nella Napoli dell’800 che poi i Borboni portarono in Spagna e che si diffuse molto come regalo di nozze fino agli anni 30 del secolo XX, queste campane coprivano anche i presepi napoletani).

Dettaglio della console in fondo

La composizione del tavolo termina con tre tazze di porcellana Vecchia Parigi e due ciotoline di vetro francese di Baccarat. In questa stanza vediamo non solo mobili

costosi ma anche quelli più a la page come il tavolino tondo realizzato in papier machè che data la sua leggerezza si spostava molto facilmente per tutta la stanza. In primo piano a destra un bel vaso di alabastro che in alta epoca sarebbe stato elemento da giardino, contenente un mazzo di diversi tipi di fiori che appoggia su un guéridon di ferro battuto e dipinto ad imitazione del legno; questo guéridon, di possibile manifattura tedesca, fa pendant con un altro ai due fianchi del sofà. Le sedie riprendono lo stesso motivo del sofà sia per il legno, con motivi di foglie stilizzate, che per il colore della tappezzeria, e strutturalmente la sedia ha un disegno ergonomico per lo schienale disegnato appositamente per i voluttuosi vestiti delle donne (come ad esempio quello indossato dalla regina Isabella nel nostro olio).

Tre poltrone posizionate in modo volutamente disordinato ci mostrano tre interpretazioni dello stile Impero; quella nell’angolo inferiore sinistro in stile «en gondole», quella di spalle al centro in stile Direttorio; forse la più notevole e maestosa è quella frontale con i braccioli a sfingi alate, lo schienale di legno intagliato rappresentando uno stemma di una vittoria militare e le gambe posteriori a zampa di leone; il tema delle cariatidi si riprende anche nel poggia piedi che ha davanti. Sia la poltrona, il poggiapiedi ed il cuscino fanno un degradè in diagonale con lo stesso motivo (farfalle) sulla stoffa bianca, come se il tessuto si stesse svuotando di queste farfalle che scivolano dal sedile della poltrona fino al cuscino. Davanti al sofà un tavolo tondo di un unico piede sostiene una collezione di libri e miniature, rappresenta il gusto per l’horror vacui ed anche il ritratto di una nobildonna sopra questi libri, possibilmente santi, attenda ad una preghiera che mi suggerisce la posizione devozionale della regina con un libro novenario nella mano sinistra ed il viso coperto da un velo come se fosse in una chiesa anzi in centro del tavolo spicca un tabernacolo Gotico che mi fa affermare la posa religiosa della protagonista.

Nei dipinti, sostenuti da arpioni terminanti in borchie dorate, si raffigurano paesaggi alpini, oblunghe marine, foreste e ritratti di donne tutti con cornici dorate meno che marine e le miniature ai lati della consolle, che sono ebonizzate.

Questo stile di adornare le pareti non era proprio nella epoca Impero, periodo in cui i muri si vedevano coperti di boiserie, cioè la decorazione era insita nella propria architettura, non andava di moda alcun tipo di accessori; invece qui siamo già nel periodo Biedermeier con una atmosfera più calda e vissuta, tanto che si fanno vedere anche la cinta in petit point nel angolo della stanza, che veniva usata per chiamare la servitù. Un altro aspetto da rilevare è quello della carta dei muri che per il colore e i disegni di fiori ci fa immaginare di essere al centro di una serra. L’ unica entrata della luce naturale è proporzionata dal balcone dal quale si scorge Napoli ed suo golfo. Una tenda vaporosa rifinita con preziosi madroños che assomigliano al vestito della corrida spagnola. Il soffitto è l’unica parte che non è stata trasformata e rimane in