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Un abile ed equilibrata costruzione consente a Benvenuti, pittore di corte e di grande esperienza, di dar vita al gruppo centrale di Elisa e della figlia, che insieme compongono un potente triangolo in primo piano, delineato dallo strascico della madre e dal braccio destro della bambina.

Ai lati del gruppo femminile l’artista ha sapientemente distribuito i due perni del potere, ovvero il luogo e l’Imperatore.

A destra sullo sfondo vi è dipinta la dominata città di Firenze, con il campanile del Duomo e la cupola del Brunelleschi, mentre a sinistra in evidenza sopra a un guéridon il busto dell’Imperatore cinto d’alloro.

Con un movimento della mano destra la granduchessa indica il suddetto busto ed una corona sul cuscino, volutamente disposta alla stessa altezza dell’aquila di legno

dorato che, poggiata su un montante del trono, domina sulla città sottomessa e allude perciò all’impresa francese sulla terra di Toscana, eretta a granducato a favore di Elisa con un senatoconsulto del 2 marzo 1809.

Ma il dipinto vuol dare un messaggio politico e dinastico: le braccia di Elisa collocate a chiusura del busto di Napoleone preparano in realtà un’altro triangolo la cui punta è data dal volto di Napoleona Elisa.

L’erede è già vestita in abiti ufficiali in quanto ammessa da Napoleone alla successione di Piombino e quindi era conveniente porre l’attenzione sulla riconoscenza verso il fratello dispensatore di troni in Europa che scatenavano lotte e gelosie tra gli stessi membri della famiglia.

Questo ritratto che era stato commissionato per il Palais de Tuileries, fu alla fine esposto nel Salon de Famille dello Chateâu de Saint Cloud, a lato del Ritratto di Paolina, duchessa di Guastalla, davanti al busto di Napoleone cinto d’alloro (Chateâu de Versailles) in cui anche il pittore francese Robert Lefevre punta sulla medesima fedeltà verso il fratello al quale tutto dovevano i Bonaparte.

Ritroviamo questo legame in un eccezionale gruppo statuario nato dal disegno di Benvenuti e realizzato dallo scalpello di Bartolini (Chateâu Fontainebleau, Musée Napoléon).

Vestita all’antica, Elisa mostra alla figlia Napoleona Elisa, una medaglia con il profilo di Napoleone cinto d’alloro collocata su un piedistallo ornato da un aquila che stringe un fulmine.

L’opera coniuga due concetti fondamentali: il richiamo alla grandezza di Roma invocata dal regime imperiale e la fedeltà dei Bonaparte verso il fratello al culmine del suo potere.

Tavolo, Jean Baptiste Youf (1762 ca.- Parigi 1838), 1811. Legno impiallacciato di mogano in parte intagliato e dorato, applicazioni di bronzo dorato; piano di diaspro verde di Corsica, cm 85,5 x 147.

Villa del Poggio Imperiale

L’ insediamento a Firenze dei Baciocchi coincise con un più risoluto orientamento da parte dei decoratori e mobilieri fiorentini, verso lo stile Impero francese,

Parigi nel settembre del 1810, in occasione del matrimonio di Napoleone con Maria Luisa d’Austria, aveva colloqui con l’architetto Pierre-François-Leonard Fontaine circa la possibilità di aggiornare gli ambienti della reggia fiorentina ai dettami del nuovo gusto Impero.

Charles Percier, Pierre-François-Léonard Fontaine, «Sedia da Scrittoio e Vasi», incisione tratta da Recueil de décorations intérieures dato alle stampe per la prima volta nel 1812 (ed. 1843, tav. VI)

Tale repentino adeguamento dell’indirizzo stilistico fu subito colto da Benvenuti, che ritrasse nel 1809, in qualità di pittore di corte, Elisa Baciocchi con la figlia Napoleona sullo sfondo di un monumentale trono in legno intagliato e dorato ricavato dai progetti di Percier e Fontaine per gli arredi dei palazzi imperiali francesi, e accanto ad un tavolo circolare il cui prezioso piano di alabastro è sorretto da sfingi poste al di sotto di una balza impiallacciata di mogano e abbellita con l’applicazione di bronzi dorati; il tutto secondo la moda che di lì a poco diverrà tipica per i sostegni di gran parte della mobilia creata a Firenze per più di un quarto di secolo.

E’ il caso ad esempio della poltrona “con sfinge intere sotto ai braccioli” come si legge nel conto dell’ intagliatore Vincenzo Ristori che la eseguì nel 1810, insieme ad altri cinque esemplari uguali ora nel Palazzo del Quirinale, per arredare una delle sale della palazzina della Meridiana”, utilizzata come trono nel dipinto Elisa tra gli artisti (1811-1813) e il cui modello servì a Benvenuti anche per altri ritratti eseguiti durante la Restaurazione, come quello dell’arciduchessa di Toscana Maria Teresa d’Asburgo Lorena o come quello dei coniugi Schubart.

Console. Giuseppe Colzi e Lorenzo Ristori, 1809. Palazzo Pitti, Galleria d’Arte Moderna. Cat. 90 L’arredo nel ritratto di Elisa Baciocchi ha come elemento di spicco un tappeto decorato da una cornice di palmette greche, con all’interno disegni di stelle a otto punte, uguali alle stelle che ornamentano la fascia del guéridon Impero.

Durante il periodo Napoleonico le ambizioni della nuova aristocrazia e l’esigenza di rinnovare gli arredamenti dei grandi palazzi Imperiali danno un nuovo impulso alla manifattura dei tappeti. Si verifica una notevole unità stilistica: le cornici del tappeto diventano rettilinee e presentano, assai spesso, ai bordi il tipico motivo di fasci di foglie di alloro, trattenuto da nastri incrociati, lungo la superficie, volute di foglie e ghirlande di fiori più composte di quelle barocche circondano il tradizionale centro ovale dove viene inserita la «N» Napoleonica, coronata da un serto di alloro e accompagnata da una cornice di api, altro simbolo del Bonaparte, come possiamo vedere nella foto del tappeto del Castello della Malmaison.

CHARLES OTHON FREDERIC JEAN-BAPTISTE CONTE DI