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Pedanteria, fedeltà, genialità

Per aprire, una citazione:

Caro Presidente,

avrei voluto scriverLe per ricordarLe il trentennale del nostro primo in- contro (autunno 1926) quando Lei, con rapida genialità, si è assicurato in un quarto d’ora, senza à valoir e sino alla morte, un ignotissimo Emil Lud- wig e la stupidissima Lavinia.

Così Lavinia Mazzucchetti, il 26 ottobre 19562, rievoca un episodio

fondante, il suo incontro con Arnoldo Mondadori. tale la ricorrenza, da celebrarsi ancora, dieci anni dopo quella al padre, in una lettera al figlio:

Per una strana coincidenza ricorre proprio in questi giorni […] il trentano- vesimo anniversario del mio primo incontro con Arnoldo il grande. […] Dopo quaranta minuti quel geniale uomo, senza spendere un dollaro né un soldo, aveva acquisito alla Mondadori la pedanteria e la fedeltà della «no- stra Lavinia» che a quei tempi comandava a bacchetta a Stephan zweig e Werfel […]. In quel colloquio ha anche posto le basi di un’amicizia che sono gloriosa abbia durato per quattro decenni con pochi temporali.

Questa seconda lettera, ad Alberto Mondadori, è del 6 maggio 19653.

Lavinia sarebbe morta in giugno: la lingua, a momenti, traballa, non cam- biano però il primo piano su Arnoldo, personaggio oltremisura, e sulla sua leggenda editoriale.

1Grazie a Mario Rubino per le sue preziose indicazioni bibliografiche e a tiziano Chiesa per la competente disponibilità.

2Fondazione Mondadori (FAAM), Archivio storico Arnoldo Mondadori editore (da qui in avanti ArchAme), Arn [Arnoldo Mondadori], fasc. Mazzucchetti Lavinia. Le let- tere e le schede di lettura sono trascritte rispettando le particolarità grafiche, lessicali e sintattiche, senza interventi sulle eventuali improprietà. Si sono invece uniformati i titoli dei libri, che qui compaiono sempre in corsivo.

Ma questi stralci dicono in realtà più della scrivente che dei destinatari: sono tessere dell’autoritratto professionale che Lavinia Mazzucchetti ha consapevolmente costruito negli anni attraverso le lettere editoriali e, an- cora di più, attraverso i pareri di lettura. Che parlano, spesso e palese- mente, dell’estensore della scheda non meno che dei suoi oggetti. E consentono di isolare un fascio di tratti tipici della personalità intellettuale della lettrice. tratti, certo, soggetti alle pressioni della promozione di sé e della memoria. Ma di massimo interesse perché proprio quegli aspetti la stessa Mazzucchetti riteneva identitari, e ha scelto di tramandare.

Al momento del primo incontro con Mondadori, Lavinia Mazzucchetti ha 37 anni, e una cattedra di tedesco all’università di Milano che sta per perdere definitivamente a causa del suo antifascismo; ha pubblicato due libri accademici, su Schiller e sulla nuova poesia in Germania; scrive di letteratura tedesca per varie testate (tra le altre, «I libri del giorno», «Il Secolo», «Leonardo», la «Rassegna d’Italia», l’«Almanacco Letterario Bompiani»); collabora, partecipando attivamente alla sua progettazione, al «Convegno» di Enzo Ferrieri, la rivista più internazionale, variopinta, meglio frequentata della cultura milanese del tempo.

Nel giro di pochi anni gli impegni giornalistici continuano; esce un nuovo libro, La vita di Goethe seguita sull’Epistolario (1932); e Mazzuc- chetti avvia e dirige, presso Sperling, la collana «Narratori nordici» (1929- 1939): collana di qualità riconosciuta, che dopo l’esordio fortunato con

Disordine e dolore precoce di thomas Mann, pubblicato appena poche

settimane prima che venisse annunciato il premio Nobel, accoglie autori come Leonhard Frank, Jakob Wassermann, Franz Werfel, Arthur Schnit- zler, Ricarda Huch4.

La «stupidissima Lavinia» che, in questi come in ogni autoritratto edi- toriale, si definisce (fedele, pedante) e si esibisce (nei suoi rapporti di prima mano con gli scrittori), è dunque una studiosa di solida formazione accademica; una saggista e giornalista culturale; una conoscitrice di pri- missima mano della letteratura tedesca contemporanea. E il rapporto con

198 Mariarosa Bricchi

4Notizie sulla vita e la carriera di Lavinia Mazzucchetti sono in Simona Minnicucci, «Guardare i libri di tutti i paesi con occhi italianissimi». Lavinia Mazzucchetti e la let- teratura tedesca, in Stampa e piccola editoria tra le due guerre, a cura di Ada Gigli Marchetti – Luisa Finocchi, Franco Angeli, Milano 1997, pp. 236-258; Giorgio Mangini, Lavinia Mazzucchetti, Emma Sola, Irene Riboni. Note sulla formazione culturale di tre traduttrici italiane, in Editori e lettori. La produzione libraria in Italia nella prima metà del Novecento, a cura di Luisa Finocchi – Ada Gigli Marchetti, Franco Angeli, Milano 2000, pp. 185-225; Anna Antonello, Tra l’agro e il dolce. Note biografiche su Lavinia Mazzucchetti, in «Come il cavaliere sul lago di Costanza». Lavinia Mazzucchetti e la cultura tedesca in Italia, a cura di A. A., Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, Mi- lano, 2015, pp. 7-28.

la casa editrice ha ragione di configurarsi come passaggio di informazioni, di competenze, di contatti orientati secondo una direttrice precisa: da Mazzucchetti verso Mondadori. A guidare il gioco, dicono le due lettere anniversarie, è stato fin dal primissimo giorno il consulente5. Che non si

presenta come semplice lettore, né come traduttore, ma, a tutti gli effetti, come scopritore. Che, più che reagire, valutando testi provvisti dall’edi- tore, agisce, segnalandoli. Mazzucchetti, d’altro lato, comprende subito le esigenze di una grande casa editrice che, ancora quasi assente dal mer- cato delle traduzioni al momento dell’incontro, si prepara, col lancio dei «Romanzi della palma» (1932) e della «Medusa» (1933), a monopolizzare larga parte della narrativa internazionale che si stamperà in Italia. Il com- pito di un consulente approdato alla Mondadori alla vigilia della nuova esplosione traduttoria è estensivo. Si tratterà di individuare «i maggiori e più popolari successi della letteratura internazionale» per la «Palma», «il

meglio della produzione straniera contemporanea» per la «Medusa»6.

Maggiore, meglio: definizioni generiche, che ricordano peraltro, nella loro latitudine non-orientata, il volantino di presentazione dei primi dieci titoli dei «Narratori nordici»: «Scopo della nostra collana […] è costruire un solido ponte di approccio con la migliore letteratura nordica contem- poranea […]. La collana [...] si propone di passare in rassegna con ade- guata perizia e con scrupolosa esattezza di testi, le migliori opere non

soltanto tedesche»7. Anche quando lavora al di fuori della grande mac-

china aziendale, con spazi d’azione certo più estesi, Mazzucchetti propone una ricerca di qualità che non accoglie ulteriori specificazioni.

Lavinia Mazzucchetti: le schede di lettura come autoritratto 199

5un confronto varrà a illuminare, per differenza, la situazione: «sa il tedesco e l’italiano ed è professore di latino, è un lavoratore instancabile, modesto nella vita e nelle pretese». Così descrive sé stesso, in una lettera a Luigi Rusca del 1946, Ervino Pocar, quasi coetaneo e per decenni deuteragonista di Mazzucchetti in Mondadori. Assunto nel 1934 con mansioni di redattore capo del reparto libri e di traduttore ufficiale dal tedesco, Pocar sottolinea aspetti coerenti con il suo inserimento negli ingranaggi editoriali, rotella della macchina produttiva piuttosto che scopritore di talenti (si veda il profilo di Anna Antonello, Ervino Pocar. Una vita fra le righe, in Protagonisti nell’ombra, a cura di Gian Carlo Ferretti, unicopli, Milano 2012, pp. 151-179; la citazione è a p. 156). Ben più in sordina, secondo i ricordi del diretto interessato, fu anche, in una diversa stagione storica, l’ingresso di Cesare Cases in Einaudi. Assoldato come lettore a partire dal 1953, il ventitreenne Cases, che diventerà professore di tedesco al liceo di Pisa l’anno seguente, lavora, inizialmente, nell’ombra («leggevo libri tedeschi per cui venivo pagato in libri Einaudi»), e sale nella considerazione dell’editore solo dopo che thomas Mann ha lodato la qualità stilistica della sua prosa tedesca: «Fatto sta che le mie azioni salirono vertiginosamente, la diffidenza si sciolse come neve al sole» (Cesare Cases, Confessioni di un ottuagenario, Donzelli, Roma 2000, pp. 98-99).

6Così recitano rispettivamente la presentazione della «Palma» e il progetto, elaborato da Lorenzo Montano nel 1931, di quella che sarebbe diventata la «Medusa» (Enrico De- cleva, Arnoldo Mondadori, Mondadori, Milano 2007, pp. 160-161, 179).

Documenti, insomma, che parlano non di visioni ideologicamente orien- tate su quanto, del panorama letterario tedesco, debba essere traghettato in Italia; ma di un diverso tipo di militanza: dell’apertura a mondi in buona parte inesplorati; di un lavoro di ricognizione a tutto campo, volto a colmare voragini culturali, e alla fondazione di nuovi mercati8. Per la Mondadori il

criterio-guida risiede nel riconoscimento internazionale dei libri presi in esame, e in un concetto di qualità relativo e graduato, che tenga conto della collana di destinazione. «Parlerò con criteri editoriali mondadoriani e non estetici», annuncia Mazzucchetti in una scheda del 20 luglio 1960 sui lavori teatrali di Franz Werfel9. Questi due poli, valutazione letteraria e adesione

alla contingenza delle politiche aziendali, pur oscillando il rapporto di forza tra l’uno e l’altro, restano immutati negli anni, e – declinati in forma che molto risente della personalità spiccata di Lavinia Mazzucchetti – defini- scono l’ambiente mentale, le libertà, i conflitti, i confini stessi del suo lavoro.

I divorzi di Lavinia

Il celebrato incontro con Arnoldo dell’autunno 1926 dà inizio a una collaborazione di lunghissima durata, fatta di consulenze, letture, tradu- zioni, curatele. un’arcata temporale che consente alla collaboratrice non solo di proporre all’editore molti scrittori, ma di seguirli, tracciando, at- traverso la sequenza dei pareri, una sua personale, se pur selettiva, ver- sione della storia letteraria contemporanea.

Nei decenni Mazzucchetti tallona carriere; valuta evoluzioni e invo- luzioni; consolida amicizie – è questo il caso, citato nella lettera ad Al- berto, di Stefan zweig; o le rompe, come accadde con Emil Ludwig, di cui si dice nella lettera ad Arnoldo.

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8tutt’altro orientamento, proprio in rapporto alla letteratura tedesca, si svilupperà qualche decennio più tardi, a partire dalla metà degli anni cinquanta, quando Einaudi e Feltrinelli, per voce di Cases ed Enrico Filippini, germanisti in forza presso le due case editrici, selezioneranno autori e testi in base a progetti culturali ideologicamente orien- tati, e confliggenti tra loro. Si veda in proposito Michele Sisto, Mutamenti nel campo letterario italiano 1956-1968. Feltrinelli, Einaudi e la letteratura tedesca contempora- nea, in «allegoria», 55 (gennaio-giugno 2007), pp. 86-109.

9ArchAme, La letteratura di lingua tedesca, scheda n. 979. Qui e di seguito si rimanda alle schede di lettura consultabili in riproduzione fotografica online, entro il progetto Livre de l’hospitalité del sito della Fondazione Mondadori (<http://www.fondazionemon- dadori.it/livre/>), citando la sezione e il numero della scheda. Delle schede non disponibili online si riporta invece la segnatura archivistica. tutte le schede sono dattiloscritte, e re- cano talvolta correzioni o annotazioni manoscritte, delle quali si dà conto solo se rilevanti per questa analisi.

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