ovidiano dei poeti contemporanei, come già notato da MAI 1823, 130 e MADVIG 1834, 20: Pont. 4, 16, 24
Marius scripti dexter in omne genus. Di questo misconosciuto poeta, il cui praenomen aggiunto da
Minuziano non è verificabile, non si hanno ulteriori notizie471. OSANN 1826, 36 si domanda «an hic Marius [...] idem sit, cuius distichon Darii nomine citatur a vetere Boessii interprete Ovidii Ibid. 337»; si tratta in realtà, secondo l’edizione LA PENNA 1959 dello scolio ad Ib. 331, dove è riportato un distico fittizio di un misconosciuto Darius, probabile corruttela di un Clarius, sorto dal compendio Cla (per
Callimachus)472. Lidea proposta da Osann è suggestiva per il rapporto, più volte evidenziato, tra il De
orthographia e gli scolii all’Ibis, ma in questo caso credo non si possa revocare in dubbio la derivazione
del nome dal verso dell’epistula ex Ponto.
465
A. STRZELECKI, Philemon (17), RE XIX.2 (1938), 2152-2155; cfr. P. GATTI, Philemon (n. 8), DNP 9 (2000), 787.
466
L’edizione si basa sul cosiddetto codex Aldinus, dipendente a sua volta dal cod. N (BILLERBECK 2006, 14-15, 24- 25, 38).
467
Cfr. HENRICHSEN 1828, 59-61.
468
Sulla tradizione di Stefano nell’Italia del XV secolo, avviata, pare, nel 1491 con la scoperta da parte di Giano Lascari di una copia dell’opera durante un soggiorno a Padova, v. DILLER 1938, in part. 336-337. Sulla fortuna e l’utilizzo degli Ethnica da parte degli umanisti italiani v. BILLERBECK 2006, 36-38; DILLER-KRISTELLER 1971a.
469 La nota e il passo in questione della praefatio sono depennati nella copia di lavoro del Mai, ora cod. Vat. Lat.
9637 (v. supra. n. 348).
470 M
ÜLLER 1855, I, 515; DILLER 1952, 151.
471
SCHANZ-HOSIUS4, II, 271; BARDON 1956, 47; HELZLE 1989, 188; HOLLIS 2007, 425.
472
§ 10 «Lemniscata senza aspirazione è detta la sesta palma del gladiatore. Titinio: “Per me gladiatore quale
motivo di gloria (è) la (palma) lemniscata meridionaria! Infatti questo sarà il settimo alloro”. Turpilio nel Trasileone: “Nessuno ha mai visto un ubriaco circolare durante il giorno, né provocare confusione, né bruciare la porta o le finestre: come voi ciechi, che in pochissimi giungete alla lemniscata, non la oltrepassate mai”. Gaio Rabirio ...».
Si tratta di uno dei paragrafi più problematici dell’intero trattato: il vocabolo che nel codice costituisce l’entrata del lemma (lemulcatus) è privo di attestazioni ed è probabilmente da emendare in lemniscatus, o piuttosto lemniscata, come proposto da Osann; inoltre, i due frammenti comici citati sono inediti, sebbene il secondo lo sia solo in parte; appare infine evidente che né lemulcatus, né il più verosimile lemniscata possono ammettere la presenza dell’aspirata raccomandata da Minuziano. In questo lemma sono contenute due delle sei citazioni presenti nel’intero opuscolo (le altre sono addotte nel § 15 e nel fr. 1).
‘Lemniscata’ citra aspirationem dicitur sexta gladiatoris palma : Il lemulcatus trasmesso dal codice non
occorre nel latino classico e deve necessariamente essere emendato: il risanamento più probabile appare il
lemniscatus avanzato da OSANN 1826, 36-37 («vel potius lemniscata»). In considerazione della triplice ripetizione del vocabolo sembra preferibile supporre che non si tratti di una corruttela prodottasi nella trascrizione di Stazio o in eventuali precedenti copie del De orthographia, bensì di una svista presente già nell’originale, commessa quindi dallo stesso falsario, forse tratto in inganno dalla fonte a cui attingeva. A questo proposito è interessante osservare che un’analoga corruttela si scorge nell’omonimo lemma stampato in CALEPINUS 1513: «Lemuscatum premium quod reportabant, qui ex gladiatura victores extitissent»473; si tenga presente che nella voce del Dictionarium la .s. di lemuscatum, stampata nella forma con legatura alta, può facilmente essere scambiata con una l474. Lemniscatus, equivalente a ‘adorno di fasce onorifiche’ (lemnisci)475, è attestato in Cicerone (S. Rosc. 100 multas esse infames eius palmas,
hanc primam esse tamen lemniscatam, quae Roma ei deferatur) e due volte in Servio, testimone indiretto
di un’altra occorrenza in Varrone, per noi perduta: Aen. 5, 269 ‘puniceis ... taeniis’ ... significat
lemniscatas coronas, quae sunt de frondibus et discoloribus fasciis et, sicut Varro dicit, magni honoris sunt; 6, 772 aliae [coronae] ... erant murales, aliae agonales, id est lemniscatae. Tuttavia, come
evidenziano le citazioni proposte, la spiegazione del vocabolo offerta dal lemma (‘Lemulcatus’ ... dicitur
sexta gladiatoris palma) e gli stessi frammenti citati, che presuppongono un vocabolo di genere
femminile (quae lemulcatus meridionaria ... ad lemulcatum peruenitis, nunquam eam transilitis), l’emendamento da preferire è indubbiamente lemniscata – anch’esso suggerito da Osann –, riferito a una
473
Corretta è invece la stampa del lemma nell’edizione del 1618: «Lemniscatus, o. I. 2. Ut Palma lemniscata. Cic. pro Ros. Amer. [100, v. infra] multas esse [...] deferatur».
474 A tale proposito è opportuno notare che nelle tre occorrenze di lemulcatus presenti nel fragmentum Minutiani la
seconda ‘l’ è tracciata con una forma particolare – simile alla maiuscola ma discendente al di sotto del rigo –, che non ha evidenti riscontri nel fascicolo ortografico e che richiama invece la forma di una s; la lettura lemuscatus renderebbe perfetta la consonanza nell’errore con il lemma del Calepino.
475 Paul. Fest. p. 102, 6 L. ‘lemnisci’, id est fasciolae coloriae, dependentes ex coronis, propterea dicuntur, quod
antiquissimum fuit genus coronarum lanearum; questi nastri furono in seguito fatti di oro e argento: Plin. nat. 21, 3, 4; Capitol. Ver. 5; LORENZ 1876, ad v. 1249.
palma, o a una corona di palme, adorna di nastri colorati (LANDGRAF 1914, 197). Una glossa di Placido conferma infatti che la palma lemniscata valeva come un premio per una vittoria straordinaria: Gloss.L IV Plac. L 33 lemniscata maior palma gladatorum; est nomen productivum generis feminini; cfr. anche Auson. epist. 5, 20 et quae iam dudum tibi palma poetica pollet, lemnisco ornata est, quo mea palma
caret. Sulla sexta palma v. Cic. Phil. 11, 11 quinquiens absolutus est (Iulius Caesar Strabo): sexta palma urbana etiam in gladiatore difficilis: l’oratore ricorda le cinque occasioni in cui difese con successo
l’amico Lucio Calpurnio Bestia in altrettanti processi, prima che fosse condannato nella sesta occasione (sed haec iudicum culpa, non mea est).
Titinius: «Gladiator mi gloria quae lemniscata meridionaria! Nam erit haec septima laurus» : Questo
presunto frammento titiniano476 deve considerarsi coniato dal falsario, il quale potrebbe aver tratto il nome del commediografo e l’idea della citazione da un’edizione di Nonio, che trasmette 77 dei 127 frammenti titiniani, o dal Cornucopiae di Perotti, che attinge largamente alla Compendiosa doctrina. Sebbene il contenuto del frammento non sia difficile da intuire – un gladiatore ha conseguito la palma
lemniscata, che costituisce per lui addirittura il settimo alloro conseguito –, l’interpretazione
grammaticale appare particolarmente problematica, tanto da lasciar supporre che il falsario abbia voluto intenzionalmente comporre una citazione astrusa. Ho provato a restituire un senso compiuto alla prima parte del frammento intendendo il nominativo iniziale come un dativo e sottintendendo est: Gladiator<i>
mi gloria quae (est) lemniscata meridionaria («Per me gladiatore quale motivo di gloria <è> la palma
lemniscata meridionaria!»); in questo modo, però, il valore esclamativo della frase, evidenziato nel codice dalla punteggiatura477, viene espresso mediante il pronome relativo, secondo un uso che non trova riscontri nel latino classico. Sussistono inoltre difficoltà rappresentate dai singoli termini: il termine
meridionaria, verosimilmente un aggettivo, è privo di attestazioni; dei problemi offerti da lemniscata
(trad. lemulcatus) si è detto in precedenza; si osservi inoltre che il sostantivo gladiator è attestato prima di Cicerone solo in Terenzio (Hec. 40; in Phorm. 964 e Caecil. com. 37 R.3 si ha l’aggettivo gladiatorius), Catone e Lucilio (2), che gloria non compare nei frammenti superstiti della togata (ricorre tuttavia in Plauto e Terenzio) e che laurus non è attestato in commedia (si ha laurea in Plaut. Cist. 201). Va aggiunto infine che la citazione non può essere scandita secondo i metri scenici latini478. L’espressione septima
laurus potrebbe essere stata modellata sul passo dell’undicesima Filippica precedentemente citato (sexta palma urbana etiam in gladiatore difficilis), allo scopo di enfatizzare l’eccezionalità dell’impresa del
gladiatore.
Turpilius in Thrasilione: «Nemo unquam uidit ebrium ire interdiu, / neque turbam facere, neque fores exurere / aut festra<s>: ut uos caeci, qui perpauci ad lemniscatam peruenitis, nunquam eam transilitis» : La parte iniziale della citazione è costituita da due senari tratti dal Thrasyleon di Turpilio
476
Esso era ritenuto genuino e segnalato come inedito da DÜBNER 1834.
477 La forma moderna del punto esclamativo si diffonderà nei trattati della seconda metà del XV secolo e si
affermerà definitivamente grazie al contributo di Aldo Manuzio (CASTELLANI 1995, 40-44). La presenza di tale segno avrebbe dovuto fornire agli editori precedenti un ulteriore motivo per dubitare sull’antichità del testo.
478
Non sembra neppure necessario scomodare la definizione di ‘senario umanistico’, sulle cui tipologie v. MARIOTTI
(com. 200-201 R.3), trasmessi nel XII libro del De compendiosa doctrina di Nonio (p. 843, 25-27 L.)479, nei quali è probabilmente descritto il comportamento virtuoso di un adulescens. Le parole seguenti (aut ...
transilitis) non sono trasmesse da alcuna fonte e sono probabilmente un parto della fantasia di Minuziano:
prive di un significato compiuto, esse non si accordano con il contenuto della parte genuina del frammento e non ammettono alcuna scansione (la successione di longa da aut a per-vĕnitis inibisce misurazioni giambiche o trocaiche). All’inizio della sezione aggiunta del frammento si segnala la glossa
festra, inserita forse dal falsario per conferire un’ulteriore connotazione ‘arcaica’ alla citazione: il
vocabolo, per il quale si rende necessario restituire con OSANN 1836, 37-38 («festrum enim, quod nos sciamus, nemo dixit») la forma femminile festra<s>, flessa secondo la prima declinazione, è attestato solo in Festo attraverso Paolo Diacono e in Macrobio, che ne testimonia l’uso da parte di Ennio: Paul. Fest. p.80, 27 L. ‘festram’ antiqui dicebant, quam nos fenestram (cfr. Gloss. Plac. V 23, 1 f[r]estram:
fenestram; V 70, 20; V 105, 1); Macr. Sat. 3, 12, 8 8 Antonius Gnipho, vir doctus cuius scholam Cicero post laborem fori frequentabat, Salios Herculi datos probat in eo volumine quo disputat, quid sit festra, quod est ostium minusculum in sacrario, quo verbo etiam Ennius usus est (frg. inc. 29 Sk.)480. In alternativa all’invenzione da parte di Minuziano si può supporre che i due frammenti fittizi fossero contenuti in un tardo manoscritto noniano corredato di marginalia, oppure in un incunabolo o edizione a stampa postillata a uso di qualche umanista481.