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Melissus in : Per il commento v § 42 unde latus Callimachus Melisso in libris iocorum dicitur.

§ 5 «Parcae secondo Varrone da partus, e poiché esso avviene raramente al tempo giusto nel settimo

mese, e nel nono e nel decimo (il feto) è nutrito bene, gli antichi chiamarono le Parche con i nomi propri di Morta, Nona e Decima: come Atteio, Gneo Turano nell’Elena e Cornelio Rufo nell’imitazione di Pindaro».

Il contenuto del lemma, riservato all’etimologia dei nomi delle Parche, sembra ricavato da Gell. 3, 16, 6- 9: Nam mense nonnumquam octavo editum esse partum in libro quarto decimo rerum divinarum scriptum

reliquit; quo in libro etiam undecimo mense aliquando nasci posse hominem dicit, eiusque sententiae tam de octavo quam de undecimo mense Aristotelem auctorem laudat. [...] (9) Antiquos autem Romanos Varro dicit non recepisse huiuscemodi quasi monstruosas raritates, sed nono mense aut decimo neque

424

HENNIG 1883, 55; SCHANZ-HOSIUS4, II 272; BARDON 1956, 48-49; HELZLE 1989, 191; dubbi in HOLLIS 2007, 335.

425

SCHANZ-HOSIUS4, II, 272; BARDON 1956, 58; DELLA CORTE 1974, 205; HOLLIS 2007, 423.

426 H

ENNIG 1883, 47.

427

O.STEIN,Fontanus (1), RE VI (1909), 2841, 30-34.HELZLE 1989, 192 ipotizza che Fontano sia uno pseudonimo, celato anche in met. 14, 327-328 fontana ... / numina, Naiades (scettico HOLLIS 2007, 423).

praeter hos aliis partionem mulieris secundum naturam fieri existimasse, idcircoque eos nomina Fatis tribus fecisse a pariendo et a nono atque decimo mense [ant. rer. div. fr. 98 Cardauns]. “Nam P a rc a ” inquit “immutata una littera a p a rtu n om in at a , item ‘ N o na ’ e t ‘ De ci ma’ a p ar tu s t e mp e stivi t e m po re ”. Caesellius autem Vindex in lectionibus suis antiquis: “tria ore” inquit “nomina Parcarum sunt: ‘Nona’, ‘Decuma’, ‘Morta’, et versum hunc Livii, antiquissimi poetae, ponit ex &Odusseiva/ [fr. 11

Morel = 23 Blä.]: “quando dies adveniet, quem profata Morta est”. Sed homo minime malus Caesellius

‘Mortam’ quasi nomen accepit, cum accipere quasi Moeram deberet428. L’etimologia varroniana Parca <

partus (o pario)429, contrapposta a quella per antiphrasin testimoniata da Diomede (gramm. I 462, 15

Parcae quod minime parcant) e altri grammatici430, era già preferita da Perotti 2, 612 («‘Atropos’ cum .t. exili scribitur, una dicit ex Parcis quae filum frangit, unde componitur ab .a. quod est ‘sine’ et trophv ‘conversio’, quasi ad nullius preces convertatur [...] teste Gellio lib. III Noctium Atticarum ex auctoritate Varronis immutata littera una a partu nominantur»)431 e raccoglie oggi i maggiori consensi432. Secondo la testimonianza di Varrone citata da Gellio, dunque, le Parche, originariamente divinità che presiedevano al parto, erano note con i nomi di Parca – appunto da partus –, Nona e Decima, con riferimento ai mesi in cui il parto era considerato regolare433. Il grammatico Cesellio Vindice434 attribuì invece erroneamente alla prima delle Parche il nome di Morta, che trovava in un verso dell’Odusia di Livio Andronico435, senza capire che si trattava di un appellativo generico delle tre divinità436, certamente connesso a Moi'ra – colei che assegna al neonato la sua ‘parte di vita’ – e forse paretimologicamente influenzato anche da

mors437. Nel lemma del De orthographia è citata dunque la sola autorità varroniana, ma per quanto attiene i nomi delle Parche vengono combinate con scarsa coerenza le testimonianze di Varrone e Cesellio Vindice presenti nel capitolo di Gellio (per il quale entrambi gli autori sono probabilmente fonti dirette)438: l’opinione di Cesellio e il nome stesso di Morta non si accordano infatti con l’etimologia

Parcae a partu precedentemente esposta, a meno che non si voglia intendere il richiamo alla rarità, e

quindi alla pericolosità, del parto nel settimo mese (raro est tempestiuus septimo mense) – indicazione

428

Sulla questione dei mesi di gravidanza v. anche Censor. 7, 2 septimo partum iam esse maturum eo, quod in omnibus numerus septenarius plurimum possit; 7, 5-6; 9, 3.

429

Cfr. Tert. anim. 37, 1 superstitio Romana deam finxit ... et Nonam et Decimam a sollicitioribus mensibus et Partulam, quae partum gubernet.

430 Cfr. Sacerd. gramm. VI 461, 23; 462, 12; Don. gramm. mai. 672, 9; Cledon. gramm. V 18, 37; Pomp. gramm. V

228, 21; 259, 39; 311, 3; Iul. Tol. ars 217, 370. È stata proposta anche la derivazione da pars, equivalente a moiv'ra (WISSOWA 1912, 264); sull’etimologia del nome v. MALTBY 1991, 450, da integrare con MARANGONI 2007, 94.

431

STOCK 2002, 190-191.

432

ERNOUT-MEILLET 1959, 482; RADKE 1979, 245; CAVAZZA 1985, 447;MALTBY 1991, 450.

433

RADKE 1979, 103, 232; MALTBY 1991, 176, 413-414. Secondo SALVADORE 1987,84,invece, Varrone allude a un tempo in cui vi era una sola Parca, collegata con il parto, affiancata da Nona e Decima, da considerare quali divinità minori, in seguito divenute esponenti della tripartizione della Parca originaria.

434

Su Cesellio v. SALLMANN 1997, 226-227;VITALE 1977.

435 Sul frammento v. l’ampio commento di B

ROCCIA 1974, 51-58.

436

RADKE 1979, 223-224.

437 E

RNOUT-MEILLET 1959, 415; TRAINA 1970, 14; MARIOTTI 1986, 28 n. 36; contrario all’ipotesi BROCCIA 1974, 56-57. Sul passo gelliano v. anche CAVAZZA 2004, 74-76 e LIVINGSTON 2004, 7-11.

438

che Minuziano ricavava probabilmente dalle righe precedenti del testo gelliano439 – come una definizione della competenza della prima Parca. Nella stessa maniera sembra aver interpretato Ricchieri il passo di Minuziano (fr. 11): «Quia porro partus octimestris non fere vitalis est, putat Caecilius Minutianus Apuleius ‘Pa rc i s’ t r i bus fa c ta nomin a h ae c, M or tu a m, Non a m, Dec i ma m. Quod si est, Gellius illustratur egregie, simul et falli eos dilucet, qui pro Morta vel Mortua Moeram substituunt».

bene nutritus est : L’espressione va riferita a partus, in questo caso da intendere come ‘feto’, piuttosto

che ‘frutto del concepimento, neonato’: cfr. Plin. nat. 24, 166 puerperas partum nutrientes; Aug. civ. 22, 24 mater, quae conceptum portat et partum nutrit.

Mortuam : La scrittura corretta è naturalmente Morta, avvalorata dall’occorrenza nel frammento di Livio

Andronico. Per attestazioni epigrafiche di mortus/morta v. ThlL VIII 1492, 31-33.

prop<r>iis nominibus : La congettura proposta dal prof. De Nonno conferisce maggiore chiarezza al

testo. Nell’espressione pro piis nominibus («con degli eufemismi»?) andrebbe, infatti, eventualmente colta l’allusione a un ipotetico valore eufemistico dei nomi delle Parche, che potrebbe trovare conferma nell’etimologia antifrastica attestata presso i grammatici (Pomp. gramm. V 259, 39 dicimus Parcas ab eo,

quod non parcant)440, ma renderebbe incoerente e contraddittoria la struttura del lemma. Inoltre, per la

iunctura pium nomen, priva di occorrenze negli autori pagani, si dovrebbe ipotizzare la derivazione dal

latino cristiano441.

Atteius : Nell’autore, il cui nome non appare necessario correggere in Ateius con OSANN 1826, 27442, entrambi gli editori propongono di riconoscere il grammatico L. Ateius Philologus, di cui possediamo testimonianze e frammenti trasmessi da diversi testimoni (Festo, Svetonio, Carisio, Servio e Prisciano [Alpheus trad.])443: nelle opere di uno di questi autori Minuziano, o la fonte da cui egli attinge, avrebbe dunque trovato il nome del grammatico, poi corrottosi in Atteius, se non si vuole piuttosto credere a un’invenzione autonoma da parte del falsario.

Cn. Turanus in Helene : La citazione richiama un verso dell’ultima epistula ex Ponto ovidiana (4, 16, 29

Musaque Turrani tragicis innixa cothurnis), nella quale viene evocato un Turranius poeta tragico, per il

quale sono state proposte le identità di C. Turranius, prefecto dell’annona sotto Tiberio, del Turranius

Gracilis ricordato da Plinio quale autore di un opera geografica sulla Spagna, e del Turranius Niger

nominato da Varrone444. Anche in questo caso non si rende necessario l’emendamento Tu<r>ran<i>us proposto da Osann, dal momento che la scrittura Turanus, non difficile da postulare in tardi codici ovidiani – sebbene gli apparati moderni non ne diano conferma445 –, si ha anche in MERULA 1508,

439

Gell. 3, 16, 1 multa opinio est ... gigni hominem septimo rarenter, numquam octavo, saepe non, saepius numero decimo mense; v. anche 3, 10, 7 ante mensem septimum neque mas neque femina salubriter ac secundum natura nasci potest.

440

MALTBY 1991, 450; SALVADORE 1987, 85-87.

441 Cfr. Ps. Hil. euang. 28; Paul. Nol. carm. 19, 63; 25, 194 sumite digna piis pectora nominibus; 28, 20; Mart. 3,

378; 6, 483; Zeno tract. 5 l. 42; Salv. gub. 4, 19, 91.

442 Per attestazioni epigrafiche della grafia Atteius v. ThlL II 1169, 57-67. 443

GRF pp. 136-141; HLL III 279; KASTER 1995, 138-139. Il cognomen Praetextatus, per lungo tempo attribuito al grammatico, è frutto di una congettura errata, come ha dimostrato LEBEK 1970.

444

Sulle proposte diverse identificative v. BARDON 1956, 48; HELZLE 1989, 190;HOLLIS 2007, 428.

445

LXXIXv (= 1507, LXXIIIV): «Musaque Turani: Turanus historicus fuit cuius ita meminit Papinius [...] Hunc vero Turanum alium fuisse credendum est et poetam quidem tragicum non historicum [...]». Rispetto al verso ovidiano Minuziano aggiunge il praenomen dell’autore e il titolo di un’opera, presumibilmente una tragedia, entrambi fittizi. Sulla scelta del titolo è possibile che abbia influito la lettura delle righe precedenti del commento di MERULA 1508, LXXIXr: «Tantalidae reducis: [...] Designat enim Lupum poetam tr a goe d ia m sc r ip sisse de Menelao et H ele n a ». Una tragedia dallo stesso titolo è attribuita a un ignoto Lupus Anilius nel § 63: Lupus Anilius idem scribit in Helene

tragoedia446.

Cornelius Rufus in Pindarica aemulatione : Cfr. § 2 Rufus in Pindarica aemulatione.

§ 6 «Allia con doppia l, (è) un fiume memorabile per la sconfitta del nostro esercito. Tito Verace nel suo,

oppure omerico, Ulisse ...»

L’ortografia del nome del fiume, teatro della battaglia contro i Galli del 390 a. C., era presa in esame in altri trattati, che raccomandavano però, diversamente da Minuziano, la scrittura con l scempia: UGUCCIONE A 143 «‘Alia’, nomen fluvii, sed quandoque, causa metri, interponitur aliud -l- et dicitur ‘Allia’»; TORTELLI 1501, 31v «‘ Al i a ’ cum unico .l. et .i. latino teste Servio in VII Aeneidos scribitur. Idque ostendit Lucanus cum dixit [7, 633]: Quas aliae cl ad e s. Estque teste Livio libro V ab urbe [...]. Virgilius vero libro VII Aeneidos [717] metri causa c um du pl i c i . l. scripsit dum ait: Quosque secans

infaustum interluit Allia nomen, per quem modum reliquias non solum cum duplicato .l. scribimus»;

ALDUS 1561, 6 (cfr. 1566, 29-30) «Alia, flumen, unde Pugna Aliensis, unica l. Servius, poetae vero, metri

caussa, alteram l addiderunt».

Il punto di partenza per la stesura del breve lemma potrebbe essere tuttavia costituito anche da un verso dell’Ibis e dal relativo scolio: Ib. 219-220 haec est, in fastis cui dat gravis Allia nomen, / quaeque dies

Ibis, publica damna tulit; schol. Ib. 219 (codd. Ba*b*E) Allia est fluvius, apud quem Senones Galli cum Romanis pugnaverunt et Romanis devictis Romam ceperunt et Capitolium obsederunt, sed, superveniente Camillo, duce Romano, qui tunc temporis in exilio erat, Galli victi sunt, quod et invenitur in Fastis. Allia est planities sive flumen, ubi pugnavit Hannibal cum Romanis et devicit. Multi quoque ex eis perierunt ibi ibique modium anulorum eorum qui interfecti fuerunt, invenit, unde et gravis fluvius Romanis esse dicitur.

‘Allia’ per duplex .l. : La grafia originaria e corretta del nome è quella raccomandata da Minuziano, ma la

forma Alia è ben documentata nei codici a partire dal IV-V sec. (cfr. ThlL I 1675, 67). Si veda inoltre Serv. Aen. 7, 717 sane ‘Allia’ additum unum ‘l’ propter metrum, ut ‘relliquias’. Lucanus bene posuit [7,

633] quas Aliae clades; Comment. Lucan. 7, 633 sane ‘Alia’ dicitur sicut hic: nam Virgilius propter necessitatem metri unum l addidit sicut ‘relliquias’; Consent. gramm. V 394, 33-36 exilius autem

446

Un titolo analogo è attribuito da Macrobio al neoterico Levio: Sat. 6, 5, 10 Laevius [Livius trad.] in Helena: tu qui permensus ponti maria alta velivola.

proferenda est [scil. .l.], ubicumque ab ea verbum incipit, ... vel ubi in eodem verbo et prior syllaba in hac finitur, et sequens ab ea incipit, ut ille et Allia. I nomina litterarum nell’opuscolo sono indicati come

neutri (cfr. §§ 25 per .rr. duplex; 39 .e. breve; ma v. § 17 .x. non erat antiquissimum, pro qua), secondo la teoria grammaticale antica: Serv. gramm. IV 423, 7 omnia nomina litterarum generis sunt neutri et

indeclinabilia sunt; Prob. inst. gramm. IV 48, 40; ROSELLINI 2001, 99.

exercitus nostri : Per il sintagma cfr. Varro ling. 6, 32 dies Alliensis ab Allia fluvio dictus : nam ibi

exercitu nostro fugato Galli obsederunt Romam. Non è opportuno ricavare dall’uso del possessivo

indicazioni certe sulla provenienza dell’autore del De orthographia: se non è desunto meccanicamente dalla fonte del lemma, l’aggettivo potrebbe genericamente alludere allo schieramento romano-italico, contrapposto a quello celtico447.