oris. Annoverato da Ovidio tra i poeti epici, il poeta Rabirius è noto anche per le testimonianze di Velleio
Patercolo (2, 36, 3), Seneca (benef. 6, 3, 1) e Quintiliano (inst. 10, 1, 90)482. Viene ritenuto l’autore di un componimento sulla lotta tra Antonio e Ottaviano, mentre è incerta l’attribuzione di alcuni versi conservati in un papiro ercolanense sulla battaglia di Azio e dell’opusculum metricum de bello nautico
Augusti cum Antonio et Cleopatra ricordato nel catalogo dei codici compilato dall’umanista Pier Candido
Decembrio (1399-1477) nel 1466483. HENNIG 1883, 10-12 non attribuisce alcun credito al praenomen
Gaius assegnato a Rabirius da Minuziano, ritenendolo ricavato dal Rabirio protagonista dell’omonima
orazione di Cicerone (Pro Gaio Rabirio)484. PIZZANI 1968, 203-204 ritiene possibile che questo stesso
Rabirius, cimentatosi anche in generi diversi da quello epico (un frammento forse bucolico è riportato in
Dub. nom. gramm. V 590), sia l’autore del frammento satirico citato da Fulg. serm. 58 Abstemius dicitur
obseruans, sicut Rabirius in satira ait: «Abstemium merulenta fugit Mettenia nomen».
479 Il lessicografo Nonio costituisce la fonte unica per gli undici frammenti superstiti del Thrasyleon. 480
Su Antonio Gnifone, autore di un commento all’opera di Ennio, v. VITALE 1981.
481
A tale proposito si richiama exempli gratia l’uso del testo di Nonio da parte del Parrasio, analizzato da MILANESE
2004. Sulla possibile provenienza del frammento di Turpilio, e del precedente titiniano, ho interpellato lo stesso prof. Milanese, già autore di un Censimento dei manoscritti noniani (Genova 2005) e curatore di tre progetti di ricerca riguardanti la fruizione del testo di Nonio (incunaboli, edizioni a stampa postillate e marginalia contenuti nei manoscritti), il quale ha ammesso di non aver mai incontrato nel corso delle sue ricerche i frammenti in questione.
482 Vedi i frr. 1-5 in FPL pp. 301-303 Blä., commento in H
OLLIS 2007, 382-388.
483
SABBADINI 1897, 373-374;SABBADINI 1905, 138-139; a favore della paternità rabiriana dell’opera si dichiara ALFONSI 1944.
484
Sulla questione dell’identità del poeta v. SCHANZ-HOSIUS 267-268;BARDON 1956, 73-74; HELZLE 1989,183; contra HERMANN 1966.
§ 11 «Eumenides con i latina, noi le chiamiamo Furie ... che per primo Eschilo raffigurò con le chiome
avviluppate da serpenti. Secondo Eudemo furono figlie di Acheronte e della Notte ... Orfeo (figlie) di Plutone e Proserpina. Virgilio, seguendo ora questo ora quello ... Atenodoro e Mnaste (figlie) di Orco e di Stige. Publio Terenzio Varrone fa nelle Argonautiche ...».
Lo spunto del lemma potrebbe essere stato offerto, anche in questo caso, dall’analoga voce dell’Orthographia di Tortelli: TORTELLI 1501, 80r: «‘ Eu me ni de s’ cum .eu. diphthongo et .i. la ti no scribitur, indicat secundum verbum mites, sed per contrarium Fur i ae designantur infernales, quia longe sunt inmites».
‘Eumenides’ .i. Latino nos Furias dicimus : Osann accolse la proposta di Mai di correggere .i. con in,
riscontrando forse un’anomalia nella norma ortografica, che presuppone l’esistenza della scrittura
Eumenydes, certamente poco diffusa. Ma l’emendamento non appare necessario: la precisazione
ortografica è più adatta alla natura del trattato e la stessa indicazione ricorre anche nel § 2 (Busiris cum .i.
latino). I il confronto con il lemma di Tortelli consente del resto di escludere qualsiasi dubbio sul testo
tràdito e conferma che gli umanisti avvertivano la necessità di condannare la grafia Eumenydes485.
quas Aeschylus primus finxit implicitos serpentibus crines habere : Il riferimento è a Aesch. Coeph.
1048-1050 dmoiaiV gunai'ke" ai{de Gorgovnwn divkhn / faiocivtwne" kaiV peplektanhmevnai / puknoi'"
dravkousin, un passo che CAPPELLETTO 2003, 360 n. 1387 intende quale descrizione delle Gorgoni, piuttosto che delle Eumenidi («in nessun punto delle Eumenidi o delle Coefore Eschilo descrive le Erinni/Eumenidi come caratterizzato da serpenti sul capo»). Il primato di Eschilo nella rappresentazione dei serpenti sul capo è confermato da Pausania (1, 28, 6 prw'to" dev sfisin Aijscuvlo" dravkonta"
ejpoivhsen oJmou' tai'" ejn th/' kefalh'/ qrivxin ei\nai)486 e proprio dalla traduzione latina dell’Attica
potrebbe essere stato attinto, da Minuziano o dalla sua fonte, il richiamo al luogo eschileo: CALDERINI
1541, 63 «Erinnys, quibus A e sc h yl u s pr i mu s c r ine s anguibus impl ic i tos esse f i nx i t ». Le altre notizie potrebbero derivare da un commento umanistico o da un codice annotato di una delle opere latine che descrivono le Furie anguicrinite487: v. in part. Ov. met. 4, 490-496 aditum ... obsedit Erinys / nexaque
vipereris distendens bracchia nodis / caesariem excussit; motae sonuere colubrae, / parsque iacent umeris, eqs. (cfr. inoltre met. 1, 240; 1, 724-727; 6, 429-432; 8, 480-484; 9, 407-412; 10, 45-49; 11, 13-
14). Un cenno alle Furie si legge anche in Ib. 79 quasque ferunt torto vittatis angue capillis e non è escluso che all’origine del lemma di Minuziano vi sia un commento umanistico al verso del poemetto ovidiano: cfr. ZAROTTUS 1550, 745 E «Non praetermisit Ovidius Furias quas tres tradunt fuisse [...] Acherontis et noctis filias»; v. anche Ib. 159 nexaeque colubris / ... faces, sul quale ZAROTTUS 1550, 749 E: «quae intortos anguibus capillos habent, et tres esse docuimus».
485
Ne conserva traccia, per esempio, il cod. Sangermanensis (G) di Catull. 64, 193 Eumenydes, quibus anguino redimita capillo / frons.
486
Ma su tale primato è lecito nutrire dubbi: v. E.WÜST, Erinys, RE SupplBd VIII (1956) 125, 29ss.
487
Filiae secundum Eudemum Acherontis et Noctis fuerunt : Le Eumenidi sono spesso indicate come
figlie di Nuvx a partire da Eschilo: Eum. 321-322 w\ ma'ter / Nuvx; 416 hJmei'" ... ejsmen NuktoV" aijanh'"
tevkna; 745 w\\ Nuvx, mevlaina mh'ter; 791-792 kovrai dustucei'" / NuktoV"; 822; 844 ma'ter NuVx; 877;
1092 NuktoV" pai'de"488. L’indicazione del padre Acheronte si trova in Serv. Aen. 7, 327 Furiae
Acherontis et Noctis filiae sunt (cfr. Stat. Theb. 12, 558-559 Creon ... / ceu sator Eumenidum aut Lethaei portitor amnis), dal quale il falsario potrebbe averlo attinto senza difficoltà (cfr. infra comm. Virgilius ... secutus). Analoghe formulazioni della notizia del De orthographia si leggono in Serv. Aen. 3, 212 cum furiarum mater secundum Hesiodum Terra, secundum Aeschylum Nox sit e Mythogr. Vat. II 14 Plutoni tres deserviunt Furie Noctis et Acherontis filie serpentibus criniteque et Eumenides cata antifrasim ... vocantur. Secondo OSANN 1826, 38 e CAPPELLETTO 2003, 361 l’Eudemo menzionato nel lemma è il filosofo di Rodi di scuola aristotelica, ricordato da Gellio insieme a Teofrasto (13, 5, 3)489, molte citazioni del quale, avverte Cappelletto, sono contenute nel commento di Simplicio ai Physika di Aristotele, un testo noto agli umanisti, trascritto a Padova da Palla Strozzi e Giovanni Argyropulos490. Nella teogonia eudemea tuttavia, posta alla base di quella orfica, sebbene NuVx abbia un ampio rilievo, le Eumenidi/Erinni sono descritte come frutto delle gocce di sangue di Urano evirato, e non sembra possibile postulare in essa un’unione tra Notte e Acheronte. Questa constatazione, insieme alle caratteristiche sin qui rilevate del metodo adottato da Minuziano, rende più che lecito il sospetto avanzato da Cappelletto che «ad Eudemo non sia attribuita altro che una genealogia costruita sulla base delle letture dell’anonimo falsario». Minuziano potrebbe quindi aver trovato il nome di Eudemo in Gellio, oppure in Cicerone (div. 1, 53), e avergli attribuito la genealogia desunta da Servio.
Orpheus Plutonis ac Proserpinae : Il passo del De orthographia viene classificato da KERN 1922, 344 (fr. 360) tra i frammenti orfici spuri o di dubbia autenticità: esso sarebbe da mettere in relazione con il fr. 197 (= Procl. in Cratyl. 404d p. 95, 10-15 Pasquali) Persefovnh ... levgetai ... zeuvgnusqai tw/' þAidh/
kaiV sunapogenna'n taV" ejn toi'" uJpocqonivoi" Eujmenivda", oppure, con maggiore probabilità, con hymn. 70, 2-3 qugatevre" megavloio DioV" cqonivoio / Persefovnh" tÊ491. Gli inni orfici, come ricorda Cappelletto, circolavano già nella seconda metà del Quattrocento grazie alla traduzione approntata da Marsilio Ficino nel 1465492 e furono èditi nei primi anni del XVI secolo493.
Virgilius modo hunc modo illum secutus : Il riferimento potrebbe essere al passo del VII libro
dell’Eneide in cui Giunone invoca la furia Aletto contro Enea e i profughi troiani: in un primo momento il poeta sembra indicare la furia e le sue sorelle quali figlie di Plutone, secondo la tradizione orfica (327-328
odit et ipse pater Pluton, odere soreres / Tartareae monstrum; cfr. Aen. 6, 251 agnam / Aeneas matri
488
NuktoV" ... pai'de" è congetturato da Walckenaer anche al v. 69 per grai'ai ... pai'de"; per le altre fonti v. WÜST cit. 85, 18ss.
489
MAI 1823, 131 n. 1 lo identificava invece con il retore Eudemo di Argo, autore, in epoca non precisabile, di un lessico impiegato da Suda (cfr. LATTE-ERBSE 1965, 12-38).
490 W
ILSON 1992, 114; i frammenti di Eudemo sono editi e commentati da WEHRLI 1955 (19692). 491
Vedi anche hymn. 69, 8 *Aivdew cqovniai e RICCIARDELLI 2000, 490 ad loc.; hymn. 29, 6 Eujmenivdwn genevteira; inoltre v. WEST 1983, 243-244.
492
WILSON 1992, 90-91.
493 Argonautica et hymni, Benedictus Ricardinus, Florentiae 1500 (ed. princ.); Musaei Hero et Leandro, Orphei
Argonautica, Orphei et Procli hymni, Orphei Lithica, Venetiis 1517. Il commento al Cratilo di Proclo invece, tràdito da codici del XV-XVI secolo (v. ed. Pasquali p. IX), non fu publicato prima dell’Ottocento.
Eumenidum [scil. Proserpinae] magnaeque sorori / ense ferit), mentre subito dopo ne ricorda la nascita
dalla Notte (331 hunc mihi da proprium, virgo sata Nocte, laborem)494. Questo passaggio sembra confermare la derivazione del lemma da una nota di commento al luogo virgiliano, nella quale un umanista aveva raccolto diverse tradizioni sulla genealogia delle Furie.
Athenodorus ... Orci et Stygis : Si tratta, secondo CAPPELLETTO 2003, 361, di Atenodoro di Tarso, il filosofo stoico del I secolo a. C., di cui sopravvivono sei frammenti (FGrHist 746), ricordato con affetto da Strabone e menzionato, tra gli altri, da Stefano di Bisanzio. Sebbene non si possa escludere che il filosofo abbia trattato nella sua opera della genealogia delle Eumenidi – introduceva infatti quella della ninfa Anchiale, presentando l’omonima città della Cilicia –, è preferibile seguire l’idea di Cappelletto che sia stata la notizia trasmessa da Strabone495 (o da Stefano, già citato nel § 9), giunta a conoscenza di Minuziano, a indurre l’autore a fingere il rinvenimento di un frammento dell’opera di Atenodoro. MÜLLER 1851,670 proponeva invece di scorgere nel passo il riferimento ad Atenodoro di Eretria, autore di &Upomnhvmata, di cui Fozio (bibl. 150 a) cita un episodio relativo alla contesa sulla bellezza tra Teti e Medea.La mancanza di citazione del titolo dell’opera di Atenodoro consente anche di ipotizzare che il nome dell’autore sia stato inventato, senza riferimento a un’opera specifica. Non vi sono in ogni caso attestazioni della discendenza delle Eumenidi da Stige, ma CAPPELLETTO 2003, 361-362 osserva che
Orcus potrebbe essere una traduzione del greco þAidh", oppure un calco di þOrko", il Giuramento, sulla
scorta della narrazione esiodea (theog. 383-403; 775-806) della trasformazione di Stige, operata da Zeus, nel più forte e vincolante dei giuramenti, che a nessuna divinità era consentito violare. «In questa prospettiva», conclude Cappelletto, «non solo risulterebbe comprensibile la nascita da Stige e Giuramento delle Erinni/Eumenidi, demoni vendicatori e portatori di giustizia, ma anche la menzione di fonti greche antiche (Atenodoro e Mnasea/Mnaste) acquisterebbe maggiore credibilità [...] rimane pertanto possibile che la genealogia sia un prodotto del confronto di vari luoghi, tutti plausibilmente accessibili all’autore del De orthographia». Per il legame tra Styx e Orcus nella letteratura latina cfr. Verg. Aen. 4, 699 nondum
illi flavum Proserpina vertice crinem / abstulerat Stygioque caput damnaverat Orco; 8, 296 te Stygii tremuere lacus, te ianitor Orci; per la connessione tra Styx ed Eumenides v. Verg. Aen. 6, 374-375 tu Stygias inhumatus aquas amenmque severum / Eumenidum aspicies; Stat. Theb. 4, 53-54 Stygias lustrare severis / Eumenidas perhibetur aquis; 10, 833 Stygiae ... sorores496.
et Mnastes : Se si accetta la correzione proposta da Mai di Mnastes in Mnaseas, per CAPPELLETTO 2003, 362 è possibile supporre che Minuziano abbia rinvenuto l’indicazione del nome in una delle citazioni di
494
L’incongruenza era già stata notata da Servio, che vi poneva rimedio considerando l’appellativo rivolto a Plutone quale espressione di rispetto (Aen. 7, 327 odit et ipse pater Pluton] venerationis est ‘pater': nam furiae Acherontis et Noctis filiae sunt), ma la menzione di Proserpina quale mater Eumenidum nel libro VI lascia credere piuttosto alla sovrapposizione di due diverse tradizioni. Sulla questione v. HORSFALL 2000 ad loc.
495
L’opera del geografo fu edita per la prima volta nel 1516 da Aldo, ma nel 1458 era già disponibile la traduzione latina operata da Guarino (cfr. WILSON 1992, 55-56).
496
CAPPELLETTO 2003, 362 n. 2 richiama anche un passo di Stobeo (1, 49, 53, 103) in cui è tracciata la proporzione Erinni/uomini = Stige /dèi.
tradizione indiretta497; egli tuttavia considera spurio il frammento, come già aveva fatto MEHLER 1847, 118.