• Non ci sono risultati.

2 – La matrice di correlazione

Di seguito si riporta la matrice di correlazione e i risultati emersi dall’analisi.

Tabella 3.2: Matrice di Correlazione

112 I risultati che emergono dalla matrice di correlazione ci mostrano l’esistenza di una relazione negativa e significativa con tre variabili. In particolare, il profilo di rischio (RISKPROFILE) risulta correlato negativamente con la percentuale dei membri della famiglia (PERCFAMMEMB) presenti nel Consiglio di Amministrazione, che è sintomo di una minore propensione al rischio da parte della famiglia. Questo risultato sembra essere in linea con quanto sostenuto da Lumpkin et al (2010), Munoz-Bullòn e Sanchez-Bueno (2011), Bianco et al. (2012). Essi ritengono che l’orientamento a lungo termine e il desiderio di consentire il passaggio generazionale renda le imprese più avverse al rischio perché i familiari ritengono che l’assunzione di rischio ostacoli la sopravvivenza dell’impresa. Perciò all’aumentare dei membri familiari all’interno del Consiglio di Amministrazione si riduce la propensione al rischio e di conseguenza il profilo di rischio assunto dall’azienda.

La seconda variabile individuata e correlata negativamente con il profilo di rischio risulta essere la percentuale di azioni appartenenti alla famiglia (PERCAZFAMILY). In questa situazione all’aumentare della percentuale delle azioni possedute dalla famiglia il profilo di rischio si riduce. Allo stesso risultato erano pervenuti Naldi et al. (2007), Su e Lee (2013), Huybrechts et al. (2013) che mostrano che le imprese familiari sono più avverse al rischio rispetto a quelle non familiari. È interessante, inoltre, osservare come la percentuale di membri familiari all’interno del Consiglio di Amministrazione sia correlata positivamente con la presenza di un CEO familiare. Ne consegue che all’aumentare dei familiari presenti nel Consiglio di Amministrazione è sempre più probabile trovare un membro della famiglia che ricopra la carica di Amministratore Delegato.

Infine si individua la dimensione dell’azienda (FIRMSIZE) come ultima variabile correlata negativamente con il profilo di rischio. Secondo questa relazione, all’aumentare della dimensione dell’azienda si ridurrebbe il profilo di rischio della stessa. Anche in questo caso possiamo trovare altri studi che confermano quanto emerso, infatti Huybrechts et al. (2013) e Sathe (2003)

113 sostengono che le aziende di grandi dimensioni resistono di più al cambiamento e di conseguenza all’innovazione, presentando un profilo di rischio più basso. In conclusione, a seguito dell’analisi svolta, si può affermare che nel campione analizzato si riscontra una relazione negativa tra il coinvolgimento della famiglia nella governance e il profilo di rischio dell’azienda. Dunque, come sostenuto da numerosi studi (Naldi et al., 2007; Su e Lee, 2013; Huybrechts et al., 2013) la presenza della famiglia nella proprietà e nel board, porta l’azienda ad assumersi un basso profilo di rischio.

114

CONCLUSIONI

Il presente lavoro di tesi si è posto come obiettivo quello di analizzare come alcune caratteristiche peculiari delle imprese familiari influenzassero il profilo di rischio delle stesse.

Le imprese oggi si trovano ad operare in un contesto in cui una scarsa considerazione del sistema dei rischi che grava sull’azienda, può mettere a repentaglio la sopravvivenza dell’impresa stessa. In questo contesto, è importante che il risk management diventi parte delle strategie aziendali e che si definiscano parametri per monitorare la corretta esecuzione delle strategie deliberate e della rischiosità che l’azienda si sta assumendo. Elemento chiave all’interno del processo di pianificazione strategica diventa quindi il risk appetite ovvero, l’ammontare di rischio complessivo che un’impresa è disposta ad assumersi. La sua definizione infatti, è una delle decisioni fondamentali dell’attività di governo in quanto va a condizionare le strategie che l’azienda intraprenderà e il conseguente ammontare di rischio effettivamente assunto ovvero, il suo profilo di rischio.

Ed è proprio sul profilo di rischio che diversi studiosi (Zahra 2005; Naldi et al. 2007; Sciascia et al. 2012; Su e Lee 2013; Huybrechts et al. 2013) hanno concentrato la loro attenzione negli ultimi anni, focalizzando la loro attenzione soprattutto su una particolare categoria d’azienda, il family business. I numerosi studi presenti in letteratura sul tema, hanno portato a risultati contrastanti. In particolare, un primo filone di studi sostiene che le aziende familiari hanno una minore propensione al rischio (Su e Lee, 2013; Huybrechts et al., 2013, Naldi et al. 2007) mentre altri studi (Zahra, 2005; Sciascia et al. 2012) sostengono che le aziende familiari presentano una maggiore propensione al rischio.

Il mio obiettivo, sulla base degli studi precedenti, è stato quello di analizzare la relazione tra alcune caratteristiche di governance e il profilo di rischio di un campione di aziende familiari quotate, appartenenti al contesto italiano. Nello specifico, ho concentrato la mia attenzione sull’influenza esercitata dalla presenza della famiglia nella proprietà e nel board dell’azienda sul profilo di

115 rischio della stessa. Dunque, le variabili oggetto del mio studio sono state la percentuale di azioni possedute dalla famiglia, la percentuale di membri familiari all’interno del Consiglio, la presenza di un CEO familiare, la dimensione del Consiglio di Amministrazione, la percentuale di amministratori indipendenti e la dimensione dell’azienda.

I risultati dell’analisi empirica, svolta mediante matrice di correlazione, mostrano una relazione negativa tra il profilo di rischio delle imprese familiari e la presenza della famiglia nel board e nella proprietà dell’azienda. In particolare, per quanto riguarda l’influenza del CEO familiare sul profilo di rischio, dal mio studio non sono emersi risultati significativi, anche se in letteratura si rilevano ricerche che confermano tale relazione (per esempio Huybrecht et al., 2013).

Per quanto riguarda la percentuale dei membri della famiglia all’interno del Consiglio di Amministrazione invece, la matrice di correlazione mostra una correlazione significativa, ma negativa, con il profilo di rischio. Questo risultato, in linea con quanto affermato da diversi studi (Lumpkin et al., 2010; Munoz-Bullòn e Sanchez-Bueno, 2011;), dimostra che all’aumentare dei membri della famiglia all’interno del Consiglio di Amministrazione l’azienda presenta un profilo di rischio più basso.

Infine, la matrice di correlazione mostra anche una relazione significativa e negativa tra la variabile la percentuale di azioni possedute dalla famiglia e il profilo di rischio dell’azienda. Questo significa che in presenza di un’elevata percentuale di azioni nelle mani della famiglia, ci sarà una minore propensione al rischio da parte delle imprese come sostenuto da diversi studi (Su e Lee,2013; Huybrechts et al., 2013, Naldi et al. 2007). In letteratura infatti (per esempio Fama e Jansen, 1983), si sostiene che con un’elevata concentrazione proprietaria, come nel caso delle aziende familiari dove è la sola famiglia ad avere il controllo sull’azienda, si tende ad intraprendere strategie meno aggressive e ad avere un profilo di rischio più basso poiché in caso di fallimento è quest’ultima a dover sopportare il maggior onere finanziario.

116 Nel mio studio inoltre, sulla base delle precedenti ricerche sul profilo di rischio delle imprese familiari, ho inserito anche altre variabili di governance che la letteratura ha evidenziato come variabili che possono influenzare il profilo di rischio assunto. Tali variabili vengono dette variabili di controllo e rappresentano fattori in grado di influenzare l’associazione tra le variabili indipendenti e l’approccio al rischio. La prima riguarda la presenza di amministratori indipendenti, per i quali non sono emersi risultati significativi. In generale però, alcuni studi (per esempio Pugliese et al., 2009) sostengono che gli amministratori indipendenti controllino l’azione del management e di conseguenza anche l’influenza esercitata dalla famiglia sul livello di rischio assunto dalle aziende. Per quanto riguarda la dimensione del Consiglio di Amministrazione, non emergono risultati significativi, anche se alcuni studi (per esempio Kogan e Wallach,1964) ritengono che la presenza di troppi membri all’interno del Consiglio di Amministrazione riduca la sua propensione ad assumersi rischi, come risultato di una maggiore difficoltà a convincere un grande gruppo ad assumere decisioni con potenziali conseguenze avverse. Infine, la dimensione dell’azienda, risulta essere significativa e correlata negativamente. Anche in questo caso possiamo trovare studi che confermano quanto emerso infatti, Huybrechts et al. (2013) e Sathe (2003) sostengono che le aziende di grandi dimensioni resistono di più al cambiamento e di conseguenza all’innovazione, presentando un profilo di rischio più basso. In generale, questa minore propensione al rischio da parte delle imprese familiari è dovuta al fatto che queste presentano obiettivi diversi rispetto alle altre aziende. Mentre le imprese non familiari puntano a raggiungere obiettivi soprattutto finanziari, per le imprese familiari entrano in gioco anche altri fattori. Per esempio, per la famiglia proprietaria è importante riuscire a mantenere il controllo dell’impresa, per assicurare la sopravvivenza della stessa, per difendere la reputazione e il patrimonio della famiglia, assicurare il lavoro alle generazioni successive ecc. (Gòmez-Mejìa et al. 2007). Il perseguimento di tali obiettivi quindi, porta le aziende familiari ad essere più avverse al rischio.

117 A conclusione della mia ricerca sembra doveroso evidenziare le limitazioni di tale analisi dovute soprattutto all’utilizzo di un campione ridotto e appartenente solo alla realtà italiana. Inoltre, nello studio non sono state considerate altre variabili di governance (come la CEO duality per esempio) e le caratteristiche personali del CEO, variabili che invece potrebbero avere una notevole influenza sul profilo di rischio dell’impresa familiare come evidenziato dalla letteratura.

118

INDICE DELLE FIGURE

Figura 1.1: Il passaggio da una gestione del rischio tradizionale ad una

enterprise-wide ... 21

Figura 1.2: Il sistema di risk management ... 26

Figura 1.3: Il processo di risk management ... 28

Figura 1.4 Valutazione dell’impatto ... 42

Figura 1.5: Valutazione della probabilità ... 42

Figura 1.6: Matrice probabilità-impatto ... 43

Figura 1.7: Matrice dei pesi ... 43

Figura 1.8: Risk appetite map ... 44

Figura 1.9: Matrice probabilità-impatto ... 45

Figura 1.10: Il risk appetite e la matrice probabilità-impatto ... 46

Figura 1.11: Value at risk ... 48

Figura 1.12: Fattori da considerare nella definizione del risk appetite ... 53

Figura 1.13: Passaggi per la definizione del risk appetite ... 54

Figura 2.1: La diffusione delle imprese familiari nel contesto globale ... 58

Figura 2.2: Contributo delle imprese familiari in termini di PIL ... 59

Figura 2.3: Contributo delle imprese familiari in termini di occupazione ... 60

Figura 2.4: La distribuzione dei settori nelle imprese familiari italiane ... 61

Figura 2.5: Le tipologie di impresa familiare in base al tipo di proprietà, management e dimensione ... 74

Figura 2.6: Il sistema di governance delle imprese familiari ... 83

Figura 2.7: La composizione del Consiglio di Amministrazione ... 85

Figura 2.8: I tratti distintivi dell’impresa familiare ... 87

Figura 2.9: Fattori che influenzano il profilo di rischio ... 92

Figura 2.10: Modello concettuale ... 97

Figura 3.1: Appartenenza del CEO alla famiglia... 104

Figura 3.2: Percentuale di membri della famiglia nel Consiglio di Amministrazione ... 104

119

Figura 3.4: Dimensione del Consiglio di Amministrazione ... 106

Figura 3.5: Composizione del Consiglio di Amministrazione ... 107

Figura 3.6: Percentuale di amministratori indipendenti ... 108

Figura 3.7: Dimensione dell’azienda ... 109

Figura 3.8: Percentuale di azioni appartenenti ad Investitori Istituzionali .... 110

INDICE DELLE TABELLE

Tabella 2.1: Definizioni di family business ... 67

Tabella 2.2: Spiegazione delle variabili ... 101

Tabella 3.1: Riepilogo statistiche descrittive ... 103

120

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