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2.1 La letteratura al cinema: per una didattica dell’adattamento

2.1.1 Meccanismi e procedure di adattamento

Adattamento o riduzione sono le parole comunemente usate per indicare il passaggio da un’opera letteraria ad un film e si riferiscono a una modifica delle dimensioni (adattare a uno spazio diverso, ridurre in dimensione). L’adattamento può comunque alludere anche all’operazione inversa, al passaggio dal piccolo al grande, come ad esempio dal breve monologo Novecento di Alessandro Baricco che viene adattato alle esigenze del grande schermo e diventa La leggenda del

pianista sull’Oceano di Giuseppe Tornatore.

Traduzione o trasposizione, invece, alludono oltre che al passaggio a un cambiamento di regole, di codici (da un sistema semiotico a un altro). Con l’espressione messa in scena cinematografica (di un romanzo, una novella, un’opera teatrale) si indica il passaggio tra diverse materie dell’espressione, mentre la trasposizione su pellicola o in versione digitale, riguarda il supporto: dalla carta alla pellicola cinematografica o al supporto digitale.

L’adattamento si presenta come una componente fondamentale del cinema, dimostrata dal fatto che il numero dei film tratti da opere letterarie supera il numero delle sceneggiature originali. Ciò è determinato soprattutto dalla necessità di avere a disposizione sempre storie nuove da raccontare.

La trasposizione audiovisiva di un’opera letteraria consiste in una serie di operazioni determinate da un lato dai vincoli legati alla specificità del linguaggio cinematografico e dalle scelte e dallo stile di un determinato autore, dall’altro, è importante considerare anche il contesto storico-culturale e di produzione in cui l’adattamento avviene (la distanza temporale che divide l’anno di uscita dell’opera letteraria dall’anno di realizzazione del film).

Dwight Swain (1988) individua tre possibilità nel caso dell’adattamento di un romanzo, che concretamente non sempre risultano così rigorosamente definite, in quanto alcuni autori scelgono di fare riferimento contemporaneamente a tutte e tre le possibilità di seguito proposte.

1. La prima possibilità permette di rimanere fedeli all’opera originaria, seguendo la narrazione proposta dall’opera scritta episodio per episodio, scena per scena, scomponendola in sequenze rispettando completamente l’ordine delle cose, sacrificando dove necessario la specificità del linguaggio filmico. Questo tipo di impostazione non coincide necessariamente con l’illustrazione (il modello più piatto dell’adattamento), che si limita a mettere in sequenza gli episodi direttamente visualizzabili del libro, proponendo gli eventi dell’opera originaria eliminando l’interiorità dei personaggi o il punto di vista dell’istanza narrante.

2. La seconda possibilità permette un certo distacco dall’opera letteraria, costruendo la sceneggiatura sulle scene centrali dell’opera letteraria. Si tratta di un intervento più rilevante da parte dell’adattatore, reso spesso necessario dal carattere prettamente letterario dell’opera. Solitamente vengono individuate alcune scene chiave del libro, elaborando i contenuti in funzione della progressione e dello sviluppo drammatico. I personaggi e le situazioni vengono riproposte, ma il racconto viene organizzato a seconda del punto di vista proprio dell’autore cinematografico. Se necessario vengono aggiunti nuovi episodi, anche trasformando la struttura generale e il tono dell’opera originaria per offrire allo spettatore una nuova interpretazione del testo, anche infedele nei confronti del testo d’origine. 3. La terza possibilità invece, consiste nel prelevare alcuni elementi del testo

letterario (intreccio, personaggi, situazioni) ed elaborare una sceneggiatura quasi originale.

Nell’ambito di tutte e tre le situazioni descritte, il testo letterario verrà sottoposto a un processo di rielaborazione caratterizzato da diverse operazioni. Quella più evidente, soprattutto nei casi in cui il testo da adattare sia particolarmente corposo, è il taglio, che permette di rientrare nella regolare durata filmica3 selezionando, a seconda del progetto che si desidera realizzare, gli aspetti (episodi, personaggi,

luoghi, dialoghi, riflessioni) che si intende mantenere. Diversamente, nel caso in cui il racconto da adattare sia troppo breve, il processo di adattamento sarà caratterizzato da operazioni di ampliamento, che permetteranno di aggiungere elementi non presenti nel testo originario. Sono sei le strategie di manipolazione del testo individuate da Cortellazzo e Tomasi (2008).

1. Il taglio. Consiste nella sottrazione di elementi eccessivi, considerando la durata limitata del film e la quantità di azioni, personaggi, descrizioni, dialoghi, riflessioni contenuti nell’opera letteraria. La scelta di escludere o abbreviare determinati elementi dal romanzo rispecchierà l’interpretazione che gli autori del film intendono proporre al pubblico, offrendo una propria rilettura della storia raccontata nel romanzo.

2. L’addizione. È dettata soprattutto dalla necessità di definire nei particolari tutto ciò che sarà visibile nell’immagine e spesso ciò si traduce nell’aggiunta di diversi elementi, non ritenuti fondamentali nel racconto letterario, come ad esempio l’aspetto fisico e l’abbigliamento di un personaggio, che possono non essere descritti. Diversamente nel cinema il personaggio è continuamente visibile e determinati tratti fisici o un abbigliamento particolare contribuiranno ad evocare altri particolari aspetti del suo carattere, assumendo un ruolo significativo. Inoltre, ciò che nella scrittura è affidato alla descrizione dei tratti psicologici di un personaggio, alla citazione dei suoi pensieri e degli stati d’animo, richiede, in fase di adattamento, di essere tradotto in immagini e visualizzato. Molto spesso ciò viene attuato attraverso l’introduzione di episodi e personaggi aggiuntivi, in rapporto ai quali il protagonista assume determinati atteggiamenti che possono trasmettere informazioni su ciò che pensa o sui sentimenti che prova. Tali addizioni possono risultare contrastanti con l’immagine mentale e l’interpretazione che lo spettatore, precedentemente lettore dell’opera adattata, si era creato e possono quindi non essere accettate.

3. La condensazione. Si ha quando gli elementi dell’opera adattata sono presenti nel film ma in forma limitata. Nel romanzo l’ascesa al successo di

un campione sportivo si può protrarre per diverse pagine, mentre in un film, incentrato soprattutto sulla sua storia personale, il suo percorso sarà proposto attraverso una breve sequenza, mostrando il successo gradualmente conseguito attraverso i titoli pubblicati su vari giornali. Una tipica forma di condensazione è anche la concentrazione di diversi personaggi in un’unica figura, come anche la sintesi drammatica, che si verifica quando nel processo di condensazione si pongono due eventi drammatici forti, solitamente di natura opposta.

4. La dilatazione. Si ha una dilatazione o espansione nel caso in cui nell’opera cinematografica vengano ampliate alcune situazioni chiave del testo letterario, che per le loro caratteristiche si prestano favorevolmente alla trasposizione audiovisiva. Questa operazione consente di arricchire il film con diversi episodi o situazioni a supporto dei dialoghi (anche utilizzando elementi tratti da altre opere scritte dello stesso autore), personaggi o elementi secondari soprattutto in funzione alla drammatizzazione dei momenti topici.

5. La variazione. Si ha quando un particolare elemento del romanzo è presente nel film, ma con caratteristiche diverse, che non corrispondono a condensazioni o espansioni. Ad esempio quando un personaggio ha un nome diverso nel film da quello proposto nel romanzo, oppure quando un episodio termina diversamente rispetto a quanto riportato nell’opera originale.

6. Lo spostamento. Prevede l’anticipazione o il rinvio di determinati episodi nell’intreccio. Un particolare momento è presente nel film, ma in tempi diversi e ciò influisce sul funzionamento del racconto.

Analizzando un adattamento, è possibile constatare come i procedimenti descritti vengano utilizzati in combinazioni diverse che integrano più possibilità. Cortellazzo e Tomasi (2008) propongono tre possibilità per il confronto tra testo scritto e testo audiovisivo.

1. Il piano delle strutture profonde del racconto (del testo letterario e del testo adattato) che determinano la narratività: “l’insieme di codici, procedure e operazioni indipendenti dal medium nel quale esse si possono realizzare, ma la cui presenza in un testo ci permette di riconoscere quest’ultimo come un racconto” (Cortellazzo, Tomasi, 2008: 18). Tale ambito corrisponde a quello studiato dalla narratologia. Il racconto si configura come un percorso in cui il fluire degli eventi secondo relazioni causa- effetto subisce arresti e mutamenti, che a loro volta creano nuove circostanze e nuovi cambiamenti fino a confluire in una conclusione finale. I testi narrativi, che siano audiovisivi o letterari, condividono le caratteristiche di base della narrazione, che nell’ambito dello studio dell’adattamento possono essere esaminate e studiate comparativamente. Nell’adattamento di un testo letterario per lo schermo, vi sarà un adeguamento e quindi una trasformazione degli elementi portanti del racconto proposto dal testo letterario in funzione della trasposizione audiovisiva. Le analisi e i modelli sviluppati nel contesto degli studi narratologici possono essere sfruttati per lo studio di opere adattate, mettendo in evidenza le differenze e le trasformazioni operate dall’autore dell’adattamento, valutandone anche le conseguenze sul piano dell’interpretazione.

2. Il piano dell’universo diegetico e quindi delle componenti presenti nell’universo della storia, verificando cosa l’adattamento ha sottratto, aggiunto o trasformato del testo di partenza per ciò che concerne personaggi, ambienti, dialoghi, eventi, ecc.

3. Il piano delle articolazioni narrative e discorsive, e quindi i rapporti tra storia e discorso, come definiti da Chatman (1978), il ruolo del narratore (diegetico, extradiegetico, onnisciente, ecc.), i meccanismi di focalizzazione (lo spettatore/lettore possiede delle informazioni in riferimento alla storia, di cui i personaggi sono oppure non sono a conoscenza) e ocularizzazione (ad esempio l’uso dell’inquadratura soggettiva), per arrivare al funzionamento dei codici specifici del cinema, che entrano in atto nel momento in cui le parole diventano immagini,

dialoghi, suoni (il punto di vista della macchina da presa, i rapporti di campo e fuori campo, i movimenti macchina, le figure di montaggio, il ruolo della musica, delle voci e dei rumori).

Un elemento specifico da valutare in un percorso di confronto tra opera letteraria e opera filmica, concernente la manifestazione del narratore nel cinema, è l’utilizzo della voce narrante extradiegetica (in inglese voice over), che si sovrappone alle immagini ma non appartiene all’universo della storia raccontata e visualizzata. Questo tipo espediente può venir utilizzato sia nel caso degli adattamenti, sia in qualsiasi altro genere e permette di trasmettere allo spettatore informazioni aggiuntive rispetto a quanto già mostrato delle immagini. Molto spesso il ricorso alla voce narrante e quindi l’affidamento dell’espressione di alcuni contenuti alla parola invece che all’immagine, elemento portante del linguaggio cinematografico, viene visto come punto debole del cinema proprio per la necessità di utilizzare tecniche che appartengono più propriamente alla letteratura (Cortellazzo, Tomasi, 2008).

La voce narrante può presentarsi in prima o terza persona (corrispondente rispettivamente al racconto di un personaggio o al racconto dell’autore), ma mentre nel romanzo appartiene ad uno stesso materiale espressivo (la parola scritta) nel film è una voce, un testo orale (non un’immagine) e si costituisce come una delle diverse materie d’espressione proprie al cinema. Nel cinema l’intervento della voce narrante non è continuo ma si intreccia a intervalli al racconto dato dalle immagini, dai dialoghi e dagli altri suoni.

Rispetto alle immagini la voce narrante può assumere un ruolo di ridondanza, riproponendo le stesse informazioni già espresse dalle immagini; un ruolo di contrasto, nel caso in cui esprima concetti in contrasto con quanto mostrato dalle immagini; o un ruolo di complementarietà nel caso in cui offra allo spettatore informazioni aggiuntive rispetto a quanto mostrato, creando un quadro più ricco e completo, finalizzato ad una narrazione efficace.

Al contempo la voce narrante può assumere anche una funzione affettiva, supportando o screditando il punto di vista di un personaggio o al contrario ad

assumere una distanza di tipo ironico, provocando un effetto di straniamento (Cortellazzo, Tomasi, 2008).

Inoltre, è interessante riflettere anche sul modo in cui il contesto storico e culturale influenzano la realizzazione di un adattamento, che avviene in un momento diverso da quello in cui è stata creata l’opera originaria. Vanoye (1991) osserva come nel processo di adattamento avvenga anche un transfert storico- culturale, che non sempre influisce sull’intreccio, sull’ambientazione o sui personaggi ma piuttosto riguarda la prospettiva assunta dagli autori. Pertanto, l’opera potrà essere soggetta anche ad un adattamento al punto di vista, all’estetica, all’ideologia del contesto di adattamento e degli adattatori. Essi potranno decidere di rimanere più o meno fedeli al testo originario nel processo di “appropriazione dell’opera”, che riguarderà tre livelli:

1. il livello socio storico, in riferimento all’epoca o ad un particolare contesto di produzione (contesto delle produzioni hollywoodiane dell’epoca d’oro, anni Trenta e Quaranta, contesto delle produzioni francesi nel periodo della Nouvelle Vague negli anni Sessanta, …);

2. il livello estetico, in riferimento ad una corrente, un movimento, una scuola (l’espressionismo tedesco, la Nouvelle Vague, …);

3. il livello estetico individuale in riferimento ad un autore o da un gruppo di autori.

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