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DALLE ‘MEDITAZIONI EVANGELICHE’ AL ‘SENTIMENTO TRAGICO DELLA VITA’: RIESUMAZIONE DI PROGETTI-FANTASMA

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Se nel pubblicare le Meditaciones Evangélicas*& (da ora ME) Tanganelli aveva come principale proposito quello di gettare luce su un’opera fondamentale dell’avantesto di Del sentimiento trágico

de la vida (da ora STV) sino a quel momento rimasta nel buio silenzio dei manoscritti conservati

presso la Casa-Museo, contestualmente la sua edizione ha avuto il merito –non secondario– di non arrestarsi al mero piano ‘archeologico’, restituendo un anello di congiunzione mancante*' tra il

Diario íntimo (da ora D), redatto tra il 1897 ed il 1902*(, e STV.

Analizzando gli stretti rapporti intratestuali che intercorrono tra D e ME, Tanganelli ricostruisce, da un lato, la graduale evoluzione del pensiero unamuniano in un momento topico: la crisi del 1897, mettendo in evidenza i debiti di ME rispetto a D; dall’altro –e questo è, forse, l’aspetto più interessante–, delimita i confini del variopinto mosaico avantestuale di STV.

Questa operazione (segnatamente nella sua dimensione esegetico-ricostruttiva) costituisce il primo passo nella determinazione di un avantesto di per sé e per sua stessa natura molto difficile da schematizzare e da ridurre a un disegno nitido e ben definito*), rispondendo a un’esigenza di chiarezza all’interno del calderone di abbozzi e progetti abbandonati che preludono all’opera massima della filosofia spagnola primonovecentesca (o, quanto meno, di quella unamuniana).

Si tratta ora di definire a quali esiti abbia dato luogo ME, tanto negli autografi posteriori (che sono in seguito riemersi in STV), quanto nello stesso STV. Con ‘autografi posteriori’ si fa preciso riferimento a quegli anelli della catena pre-testuale che non solo collegano ME e STV, ma in quanto progetti autonomi forniscono apporti nuovi e indipendenti a STV, specchi –anch’essi– in cui si riflettono momenti e manifestazioni successive dell’evoluzione di un’idea che si plasma e prende forma progressivamente (ma anche regressivamente, proprio in virtù delle recuperazioni di passi e frammenti precedenti), e che, evidentemente, non è innata, riverberando un pensiero in progress, la cui evoluzione è dettata anche da contingenze esterne.

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95 M. de Unamuno, Meditaciones Evangélicas, edición de Paolo Tanganelli, Diputación de Salamanca ediciones, Salamanca, 2006, pp. 295.

96 Significativo, in tal senso, il sottotitolo dell’introduzione all’edizione: «Las Meditaciones Evangélicas o el eslabón perdido». Ibid., p. 15.

97 M. de Unamuno, Diario íntimo, Madrid, Alianza, 1996. Cfr. M. de Unamuno, Del sentimiento trágico de la vida en los hombres y en los pueblos y Tratado del amor de Dios, edizione di N. Orringer, Madrid, Tecnos, 2005, p. 32.

98 Cfr. P. Tanganelli, «Del erostratismo al amor de Dios: en torno al avantexto de Del sentimiento trágico de la vida», in Miguel de Unamuno – Estudios sobre su obra. II, Ediciones Universidad Salamanca, Salamanca, 2005, pp. 175-94, a p. 175: «El avantexto de Del sentimiento trágico resulta muy difuminado y es asombrosamente complicado intentar delimitarlo.»

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L’intento che si propone questo studio è quello di esaminare una seconda fase elaborativa, quella che ha portato da ME a STV, passando attraverso due momenti pre-redazionali fondamentali: 1) A la juventud hispana (da ora AJH), provvisorio embrione del progetto incompiuto di un saggio erostratista** databile presumibilmente intorno al 1901-1903 (stando alle informazioni ricavabili dall’Epistolario inédito pubblicato da Robles"++); 2) il Tratado del amor de Dios (da ora T), ‘trattato pseudo-ascetico’ redatto tra il 1905 e il 1908 (inedito fino al 2005)"+".

Di questi due tasselli dell’avantesto di STV si è privilegiato in particolar modo T a fronte della sua più stretta vicinanza temporale e strutturale all’approdo ultimo (STV), e in ordine alla maggior quantità (e qualità più evidente) di coincidenze intratestuali, talvolta anche molto estese. Ciò non toglie che AJH ricopra un ruolo molto importante nella gestazione di STV e come cerniera tra le ME (nonché alcuni autografi ad esse riconducibili) e STV, passando nella quasi totalità dei casi per T.

Tuttavia, è incontestabile che, anche solo da un punto di vista percentuale, le occorrenze di frammenti comuni (o intratesti) che vedono legato STV unicamente a T superino di gran lunga e in modo inequivocabile quelli che intrecciano AJH a STV, sempre (o, comunque, nella quasi totalità dei casi) mediati dal filtro di T, anche per la non necessariamente ovvia ragione che AJH è fase elaborativa intermedia di un progetto ‘a fondo cieco’ cui Unamuno attinge recuperando passi all’interno di un nuovo e ben più articolato ambito: T. E anche se non credo si possa parlare di una fase elaborativa anteriore di STV a proposito di T (sono due disegni progettuali indipendenti), è fuor di dubbio che le due opere intessano tra loro un dialogo serrato.

Risulterà a questo punto utile soffermarsi a scopo definitorio sui principali autografi prodromici che compongono l’affollato avantesto di STV, inquadrandoli e chiarendone la posizione all’interno del percorso evolutivo e gestatorio della summa filosofica dell’intellettuale basco. Tanganelli ha tracciato a grandi linee l’itinerario che ha portato da D a STV, e ha mostrato come vi sia un “hilo conductor, un fil rouge manifiesto que une el Diario íntimo a Del sentimiento trágico

de la vida” che tocca una serie di tappe intermedie (Meditaciones evangélicas, Ciencia y fe, i Diálogos filosóficos, Eróstrato, il Tratado del amor de Dios...). All’interno di questo tormentato e

complesso mosaico avantestuale quattro sono, probabilmente, i tasselli su cui parrebbe opportuno concentrare maggiormente l’attenzione: D, ME, AJH e T. Vi è un progetto, una volontà filosofica di !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

99 P. Tanganelli, op. cit., pp. 176-77.

100 M. de Unamuno, Epistolario inédito, edizione di L. Robles, Madrid, Espasa-Calpe, 1991, t. 1, pp. 115, 117 e 126. Ibidem.

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fondo mai totalmente espressa e rivelata, che sfocerà, con modalità ed apporti diversificati, in STV. Non si potrà che cominciare ab imis e, quindi, da D.

In seguito all’ultima redazione di NM (primi mesi del 1896), «la crisis (biográfica) se manifiesta en toda su virulencia»"+#, e ne consegue l’abbandono, per non dire il ripudio, delle posizioni e delle idee legate alla scienza positiva, da un lato, e del socialismo militante, dall’altro. Ogni energia viene assorbita da un’unica, totalizzante preoccupazione esistenziale: «el destino post

mortem de la consciencia individual»."+$ Per esorcizzare la morte e gli effetti che essa può esercitare, Unamuno, in cerca di una soluzione, si rifugia nel passato e nella immacolata fede dell’infanzia, quando sognava la santità («soñaba con ser santo»). Ma questo tentativo di un ritorno al candore religioso d’un tempo lascia intravedere ben presto un mal celato pericolo, e cioè che questo slancio sincero si trasformi in una «comedia de la conversión»."+%

Da questa crisi, dunque, deriva una speranza di conversione, che però corre il rischio di (e finisce per) ricadere nella farsa, in una fallace imitatio Christi, dove riaffiora a più riprese e in modo irreprimibile lo spettro della mediazione razionale"+&: una ratio in dissoluzione che, però, continua a interferire con il desiderio di un moto (o sforzo –conatus–) volontaristico pieno, condensato nel sintagma unamuniano ‘querer creer’"+', al punto di rendere ogni tentativo vano o velato dall’ipocrisia"+(.

A questa prima fase contemplativa, costituita da una insorgente speranza di conversione (nata dalla e nella angoscia simboleggiata aneddoticamente dalla notte di marzo 1897), segue, dunque, il momento della crisi poietica (l’autoaccusa di istrionismo spirituale, che si traduce nel fantomatico, o, quanto meno, dubitabile ritiro presso il convento di San Esteban)"+). Ci si aspetterebbe a questo punto, secondo uno schema circolare more geometrico, un ritorno all’angoscia iniziale, ma in D questa si trasforma in un semplice desideratum (desiderio di ritornare al tormento iniziale). Perché la voce ‘diaristica’ ricerca l’angustia, il pathos che in tutti i modi aveva cercato di fuggire? Tanganelli propone una risposta pseudo-heideggeriana: la necessità di ogni esistenza di uscire dal proprio stato abituale di inautenticità attraverso uno sguardo limpido e senza !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

102 P. Tanganelli, Unamuno fin de siglo – la escritura de la crisis, Pisa, Edizioni ETS, 2003, p. 119. 103 Ibidem.

104 D, p. 20 e pp. 27-28.

105 D, p. 126: «O imbécil o creyente».

106 Cfr.STV IV, frase 216; STV VI, frasi 95 e 111; STV IX, frase 83.

107 Sulla teatralità della crisi unamuniana “finisecular”, cfr. P. Tanganelli, Unamuno fin de siglo – la escritura de la crisis, cit., pp. 136-142.

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filtri sulla tragedia della propria finitudine. Dal riconoscimento della propria condizione umana nasce il sogno di una salvezza possibile ‘dentro del horizonte mitológico tradicional e intrahistórico’."+*

Un sogno che reclama magna cum voce di ritornare alla propria origine ‘patemica’. Ed ecco il paradosso: uscire dalla crisi restando ancorati ad essa, passando «del estancamiento contemplativo al poiético, del impasse poiético al contemplativo, en una huida interminable y desgarradora que, al cabo de unos cuantos años de reflexión y sedimentación, recibirá otro nombre: el sentimiento trágico de la vida».""+

Tra il 1897 e il 1899, in piena crisi di fine secolo (e come diretta conseguenza di questa), nel tentativo di costruire una risposta positiva Unamuno progetta diverse Meditaciones evangélicas (le si potrebbe definire come una serie di confessioni e ruminazioni neotestamentarie rivestite di una patina mitologica e cristologica), ma concretamente si dedicherà alla stesura soltanto di tre di queste: El mal del siglo (da ora EMS)"""; Jesús y la samaritana (da ora JyS)""#; e, infine, Nicodemo

el fariseo (da ora N), il solo che riceverà l’onore delle stampe""$.

Tanganelli""%, a partire dalle lettere di questi anni contenute nel già citato Epistolario (da ora E), ripercorre l’itinerario ‘genealogico’ seguito da questo progetto in nuce o, per così dire, di quello che sarebbe dovuto (o potuto) essere una raccolta di sermonicinanti saggi concatenati. Lasciando da parte EMS, JyS e N (questa la successione del ‘trittico iniziale’), i quali nel gennaio del 1898 erano già stati completati, basti qui ricordare che le restanti meditaciones""& non vedranno la luce e rimarranno solo in potenza.

In ME la tragica cognizione del nulla si concilia con uno sforzo di ricostruzione mitologica (cristologicamente parlando). Nichilismo e mythos evangelico in questa fase della riflessione !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

109 M. de Unamuno, Meditaciones Evangélicas, edición de Paolo Tanganelli, cit., pp. 18-19. 110 Ibid., p. 19.

111 CMU, col. 69/9. 112 CMU, col. 62/6.

113 Revista Nueva, n. 29, Madrid, 25-11-1899, pp. 241-275. Oggi, grazie alle edizioni di Laureano Robles, sono edite anche EMS e JyS (L. Robles, «El mal del siglo (texto inédito de Unamuno)», Cuadernos de la Cátedra Miguel de Unamuno, 34, 1999 [settembre 2002], pp. 99-131; «El texto inédito de Unamuno: “Jesús y la samaritana”», La Ciudad de Dios, CCXIV, 2001, pp. 579-612. Cfr. M. de Unamuno, Meditaciones Evangélicas, cit., pp. 19-21.

114 Ibidem.

115 Ibidem. Si tratta di La conversión de San Dionisio poi San Pablo en el Areópago (da ora SPA-LCD | CMU, col. 79/190 e 79/231); Gamamiel (da ora G); El reinado social de Jesús (da ora RSJ | CMU, col. 69/10), El eunuco de Candace – (Hechos VIII) poi La oración de Dimas (da ora LOD | CMU, col. 79/233). Alcuni di questi sono veri e propri abbozzi attestati dalle relative minute; altri, al di là della documentata citazione, non trovano concreto riscontro tra le carte (è il caso di G).

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unamuniana sono due facce della stessa medaglia. I giudizi di Sánchez Barbudo""' e di Zubizarreta""( a proposito dell’incidenza dell’uno o dell’altro aspetto si rivelano parziali, giacché focalizzavano l’attenzione prevalentemente (o quasi esclusivamente) su uno soltanto dei due poli. In realtà, le due prospettive non sono autoescludenti, ma perfettamente compatibili e, anzi, complementari. Già in D si può riscontrare una consimile ambivalenza latente: «en seguida esa mirada nihilista se ve suplantada por el intento de rescatar un itinerario de conversión tradicional.»"")

È presumibile che ME sia stato concepito a seguito della redazione del quarto quaderno di D, dove vengono passati in rassegna e commentati gli stessi episodi neotestamentari considerati in ME""*. D è, quindi, un antecedente fondamentale di ME come illustrano perfettamente i frammenti di D che, pressocché inalterati, sopravvivono in ME e, poi, passano a STV. Ma non solo: tra D e ME non vi è soluzione di continuità anche perché gli estremi di questo binomio sono intimamente correlati e accomunati da uno stesso movente ideale, dall’identica finalità: «hacer de la pluma un arma de combate por Cristo.»"#+

Non è difficile mostrare come questo medesimo principio di fondo si coniughi in ME (ma era così già nel quarto quaderno di D) con una prospettiva meno diaristica o intimista, e più ‘omiletica’ in senso laico"#", che declina le istanze più autobiografiche e confessionali in modo nuovo, secondo posture teatralizzanti che orientano la riflessione verso una dimensione esteriore"##. A partire da questo momento (e, forse, già con Nuevo Mundo –da ora NM–, cui Unamuno attende tra il 1895 e il 1896)"#$ vi è una reazione in un certo qual modo ‘chateaubriandesca’ alla crisi del ‘97, le cui maglie si allargano, in realtà, ad un periodo più ampio, estendendo la trama dello sconforto letterario-esistenziale ad un arco di tempo identificabile, più in generale, come

finisecular. In altre parole, non è attribuibile esclusivamente ad un evento puntuale o aneddotico

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116 A. Sánchez Barbudo, Estudios sobre Galdós, Unamuno y Machado, Madrid, ed. Guadarrama, 1968. 117 A. Zubizarreta, Unamuno en su nívola, Madrid, ed. Taurus, 1960.

118 P. Tanganelli, op. cit., p. 17. Tanganelli connota come ‘passivo’ il nichilismo soggiacente a questo sguardo sulla realtà in ragione del fatto che al logos subentra il mythos.

119 Ibid., p. 21.

120 M. de Unamuno, Diario íntimo, Madrid, Alianza, 1996, p. 58.

121 P. Tanganelli (op. cit., p. 24) si spinge oltre e parla di «discurso exhortatorio urbi et orbi».

122 Ibid., pp. 25-26. Le Meditaciones con tutta probabilità erano state pensate per essere lette davanti a un uditorio, come avvene per N il 13 novembre 1899 presso l’Ateneo di Madrid.

123 Sull’autobiografismo mitologico in NM cfr. M. de Unamuno, Nuevo Mundo, edizione a cura di P. Tanganelli, Caserta, Edizioni Saletta dell’Uva, 2005, pp. 7-27, in particolare alle pp. 9-10: «Il pensiero unamuniano potrebbe essere forse definito come un’ermeneutica della crisi imperniata anzitutto sulla costruzione di una forma di soggettività concreta. [...] E la maggior parte delle opere unamuniane, indipendentemente dal genere, quindi sia quelle finzionali che quelle filosofiche [...] mirano proprio a dare un volto –autobiografico e al contempo ‘mitologico’– di questo hombre de carne y hueso.»

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(come può essere la ‘notte oscura’ del 22 marzo 1897 segnata dall’attacco di pseudo-angina) la produzione posteriore, né tantomeno è possibile ascrivere ad esso la perdita delle certezze positivistiche. Nel 1897, se si vuole, raggiunge il parossismo una malattia che viene da più lontano e che è di natura filosofica, prima ancora che umana (o anímica).

In N è espresso quel dualismo ‘schizofrenico’ e lacerante tra pistis e gnosis che, nella crisi, crea una dicotomia nella coscienza di Unamuno e che si estende all’uomo moderno tout court. Questo dualismo aveva già interessato l’interiorità di Eugenio Rodero in NM, dove, a un’infanzia della purezza (che, per traslato, corrispondeva a un cristianesimo primitivo), faceva da controcanto una maturità del disinganno razionale (o razionalistico). Con N il parallelismo riguarda non più soltanto il singolo, ma coinvolge l’umanità intera e acquisisce uno spessore sociale"#%. Per uscire dall’impasse cui conduce irreversibilmente l’arida ratio, Unamuno ricorre al mythos evangelico, alla ricerca di un rinnovamento spirituale e di una palingenesi (non solo personale) che liberi l’uomo dalla maschera che la storia e il mondo gli hanno imposto"#&.

JyS è una ambivalente ‘confessione mitologica’: in questa meditación, infatti, Unamuno istituisce un’analogia patente tra sé e la samaritana, identificandosi con l’intellettuale che è stato ammaliato da molte teorie e correnti filosofiche, senza con ciò aderire completamente ed ‘ontologicamente’, con tutto il suo essere, a nessuna di esse. A queste valutazioni fa eco la denuncia di una viscerale delusione maturata lungo i «desiertos del intelectualismo y los yermos del racionalismo»"#' postcartesiano, che si traduce, però, in una fabulazione, il cui protagonista reale è lo stesso Unamuno che si fa personaggio. Questa fabulazione va di pari passo con una universalizzazione della prospettiva, allargata ad un noi che comprende l’io di D e cui anche Unamuno partecipa"#(.

EMS è una nuova, caustica invettiva (non del tutto inedita)"#) sferrata contro il razionalismo postcartesiano proprio dell’interregno culturale fin de siècle del positivismo, e, in particolare, contro l’estetismo e il neo-misticismo chauteaubriandesco (contraltare, quest’ultimo, del primo). Ad essa fa seguito una critica anti-progressista rivolta a quel socialismo che vide Unamuno militante (si !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

124 Cfr. M. de Unamuno, Meditaciones Evangélicas, edición de Paolo Tanganelli, cit., p. 25.

125 «Hacerse un nuevo hombre, regenerándose en la penitencia, volviéndose niño y sencillo.» D, p. 191. Cfr. M. de Unamuno, Meditaciones Evangélicas, edición de Paolo Tanganelli, cit., p. 30.

126 JyS, p.64.

127 Del resto, sempre «el mythos intersubjetivo es lo que determina, desde los cimientos, toda posibilidad de auto- narración», Ibid., p. 32.

128 Ibid., pp. 37-38. Frammenti di EMS furono interpolati in un articolo (un’intervista di Azorín a Unamuno) dal titolo «Charivari. En casa de Unamuno», apparso sulla rivista La Campaña del 26 febbaio 1898.

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affiliò alla Agrupación socialista di Bilbao nel 1894) e da cui lo stesso autore basco prende poi le distanze. Tuttavia, la questione in questi termini è, in realtà, semplificata e , forse, banalizzata. È necessario sottolineare, invece, come vi sia una contrapposizione intrinseca alla concezione unamuniana del progresso in EMS: al progresso sociale si sovrappone quello personale. L’uno ostacolerebbe l’altro, conducendo ad una ebbrezza spirituale deleteria. Il progresso, a ben vedere, non è demonizzato in sé e per sé. Unamuno sembra auspicare per l’umanità, intesa come comunità cristiana (una sorta di ‘sociedad-cenobio’), una ‘conversión universal’ informata ad un ecumenismo evangelico, recuperando così una concezione (ed un desideratum) già presente in D."#*

Più che il progresso, Unamuno condanna il progressismo, nel quale scorge il pericolo incombente dell’idolatria per l’uomo e per le sue capacità (o, il che è lo stesso, una forma di egolatria sociale), che implica un aprioristico allontanamento da Dio. L’accusa efferata che Unamuno lancia contro la dottrina marxista e l’anarchismo riguarda l’assenza di una tensione escatologica che miri a trovare (o, per lo meno, cercare) una soluzione al problema della ‘caducità universale’.

Questo congenito disinteresse ab origine per le sorti dell’anima, secondo il filosofo bilbaino, non può che trascinare l’uomo nel baratro nel nichilismo cosmico, ed è diretta conseguenza di quel

mal du siècle rousseauniano, prima ancora che di Nordau, che si origina e scaturisce dalla «pérdida

de la fe en la inmortalidad del alma, en la finalidad humana del Universo»."$+ L’immagine di un universo ‘antropomorfo’, di un Dio che ci crea a sua immagine e somiglianza, non è nemmeno contemplata dal socialismo sensu stricto, che si arrende di fronte all’oscuro abisso del post mortem, ed apre le porte ad una perniciosa cognizione del nulla.

Ne deriva una percezione del progressismo contemporaneo (che pone al centro di tutto l’economia e la politica) comune a EMS e al citato Charivari. En casa de Unamuno (da ora CH), la percezione di un’ideologia, fondata su una ratio sterile, che nasconde in sé le premesse di un annichilimento totale della coscienza dell’uomo, e che conduce inevitabilmente alla noluntas

vivendi, destinando l’uomo allo spleen, alla noia leopardiana e a una forma di emiplegia etico-

spirituale."$"

Altri intratesti condivisi da EMS e CH definiscono come unica via d’uscita da questo ‘scenario nichilista’ prospettato dalla ratio (che –a un tempo- dipende da e dà adito ad una !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

129 Ibid., p. 39. 130 STV, XII, 25.

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cosmovisione meccanicistica) sia il suicidio. La qoeletiano-leopardiana infinita vanità del tutto, nominata sia in EMS che in CH, rientra in questo discorso e assurge a contropartita della pars

destruens del ragionamento unamuniano intorno al fallimentare portato dell’intellettualismo. Ad

essa non corrisponde in CH una speculare pars costruens, che completa, invece, l’argomentazione di EMS e che ricompare, poi, in STV: il ‘sentimento tragico della vita’. Con EMS, dunque, viene gettato il seme che qualche anno più tardi germoglierà e darà i frutti della replica tragicista (immorsata nel sensus) di Unamuno alla disfatta del pensiero razionalistico, e al crollo dei valori su cui esso si fonda e che intende veicolare."$#

Unamuno, poi, istituisce un parallelo tra la la decadenza del paganesimo romano e il ristagno della contemporaneità. Il poligrafo di Bilbao contrappone a questa situazione di stallo e immobilità spirituale (insitamente connaturata ai valori propugnati dalle rinunciatarie filosofie nichiliste moderne) il fervore penitenziale proprio del chiliasmo medievale, potenziale risposta e antidoto. All’arrendevolezza razionalistica si sostituisce la preghiera attiva della fede millenarista (o, per meglio dire, questa viene rivalutata con gli occhi nostalgici dell’intellettuale che, disilluso, è all’affanata ricerca di un «consuelo en la desesperación»)."$$

Passando al setaccio EMS e collazionando i frammenti che questo spartisce con STV, ci si rende immediatamente conto del fatto che una gran quantità di essi confluisce nel terzo capitolo, «El hambre de inmortalidad», spesso attraverso l’intermediazione di AJH e T. Tanganelli, in particolare, si sofferma su quei passi dove Unamuno «parece exigir de su destinatario nada menos que la enargeia o evidentia del propio proceso de nihilificación» e, quindi, descrive quell’itinerarium mentis in nihilum che, accompagnato da un costante tentativo di ritorno alla pistis, da D perviene a STV (attraverso AJH e T). Questa aspirazione, tuttavia, è immancabilmente disattesa e conduce ad una corradicata angoscia esistenziale, che fa della tensione metafisica una vana speranza.

Ma se in D (e segnatamente nei primi tre cuadernos) il motivo profondo era quello della «teatralidad de su ensayo de conversión» -con conseguente crisi poietica-, nelle Meditaciones Unamuno recupera il paradigma interpretativo mitologizzante del quarto cuaderno, incardinato (precariamente) su un desiderio di rigenerazione autentico, sorgivo, che si lascia alle spalle ogni perplessità e ogni paura legate a questo stesso «proceso de radical mitologización»"$%. Certo,

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