• Non ci sono risultati.

Memorie in transito: un ignoto soldato

Nel documento Venezia e la memoria della Grande Guerra ( ) (pagine 162-172)

Con il governo dell'ex interventista democratico Ivanoe Bonomi, la classe dirigente dell'Italia liberale riusciva a mettere in campo, come era già accaduto o stava accadendo anche nel resto del continente, un rito di carattere nazionale che in prospettiva potesse contribuire a superare la crisi di legittimità che stava attraversando lo Stato, che riconducesse alle istituzioni centrali quel culto dei caduti che stava diventando appannaggio quasi esclusivo di nazionalisti e fascisti, e che assolvesse ad una funzione riconciliatrice rispetto al quadro conflittuale che il dopoguerra in Italia presentava. Anche in relazione alla necessità di aggregare e di creare consenso, dunque, la liturgia che prese forma nel 1921 attorno al viaggio che da Aquileia avrebbe condotto la salma dell'Ignoto a Roma si caratterizzò per una gestione attenta all'elemento coreografico73.

Venezia – con il suo fardello di simboli e di rimandi all'esperienza della guerra – rappresentò una delle tappe nel tragitto percorso dal «treno sacro». Per gestire e controllare le manifestazioni con cui il feretro sarebbe stato accolto alla stazione il 29 ottobre e vegliato sino al giorno successivo, in città si costituì un Comitato per le onoranze alla salma del soldato ignoto che, presieduto dal sindaco Giordano, da subito si dotò di una Commissione esecutiva guidata dall'assessore Aurelio Cavalieri74. La sovrapposizione tra autorità locale e sodalizio era del tutto evidente: le disposizioni

73 A proposito delle celebrazioni e dei significati connessi al Milite ignoto il rimando va a: Vito Labita, Il Milite ignoto. Dalle trincee all'Altare della patria, in Sergio Bertelli e Cristiano Grottanelli (a cura di), Gli occhi di Alessandro. Potere sovrano e sacralità del corpo da Alessandro Magno a Ceausescu, Ponte alle Grazie, Firenze 1990, pp. 120-154; M. Isnenghi, La Grande Guerra, cit., p.

302; Bruno Tobia, Dal Milite ignoto al nazionalismo monumentale fascista (1921-1940), in Storia d'Italia, 18, Guerra e pace, a cura di Walter Barberis, Einaudi, Torino 2002; Maurizio Ridolfi, Le feste nazionali, il Mulino, Bologna 2003, pp. 67 e sgg; Emilio Franzina, La storia (quasi vera) del milite ignoto. Raccontata come un'autobiografia, Donzelli, Roma 2014.

74 Sul Comitato per le onoranze al soldato ignoto – che teneva le proprie riunioni presso la sala della biblioteca a Ca' Farsetti – il rimando va alla documentazione conservata in: AMV, 1921-1925, VIII,4,9, sf. “1921”. Da “Aurora”, 23 ottobre 1921, apprendiamo che del comitato cittadino era membro anche il presidente della Federazione giovanile cattolica.

emanate dall'una (in accordo con il presidio militare, la prefettura e le ferrovie) e l'azione svolta dall'altro rispetto alla gestione dell'evento furono di fatto espressione della volontà della classe dirigente e del notabilato cittadini. Una delle prime decisioni prese, ovvero quella di non far uscire il catafalco dal recinto della stazione ferroviaria, ebbe l'effetto di localizzare entro confini precisi lo spazio «sacro» che i veneziani avrebbero potuto raggiungere per rendere omaggio alla salma: in quel luogo si sarebbero svolte le celebrazioni, lì sarebbe giunto il corteo delle rappresentanze formato in Campo San Geremia e la salma sarebbe stata esposta al pubblico per un

«pellegrinaggio popolare»75.

Per partecipare al corteo, le associazioni avrebbero dovuto iscriversi entro il giorno 23 presso l'ispettorato dei vigili urbani che aveva sede in Municipio; elenchi delle compagini aderenti alla manifestazione furono pubblicate dalla stampa. Alcuni importanti sodalizi cittadini, del resto, prendevano parte anche alle attività del Comitato per le onoranze: intervenire nello spazio pubblico significava non solo mostrare visibilmente e simbolicamente di esser parte di una comunità più ampia, ma anche portare dinanzi a quella stessa comunità – la città, la patria – le istanze di chi si rappresentava. La complessa trama che era stata concepita per aggregare attorno al passaggio del Soldato ignoto, tuttavia, rischiava talvolta di creare le condizioni per dividere. Con una lettera indirizzata all'assessore Cavalieri, il 23 ottobre il presidente della locale sezione dell'Associazione nazionale mutilati e invalidi di guerra76 si

75 AMV, 1921-1925, VIII,4,9 (sf. “1921”). Cfr. nota della giunta comunale, Municipio di Venezia, con

«preghiera vivissima ai giornali di pubblicare integralmente» (s.d.).

76 Iveser, Fondo Archivio Anmig, Verbali sedute Venezia. 16/10/1920 – 21/12/1923 [sulla prima pagina del registro il titolo è: Associazione Nazionale fra mutilati & invalidi di guerra. Sezione di Venezia – Verbali; si tratta dei verbali del Consiglio direttivo]. Nel verbale di seduta ordinaria del 17 ottobre 1921, si parla delle onoranze al Milite Ignoto: «[Furian] dà notizia degli accordi presi per la cerimonia in onore del fante ignoto – della nostra iniziativa presso il Comando del Presidio – la pratica svolta con la società di M. S. per ex finanzieri – la adesione al Comitato Generale Cittadino e la partecipazione alla Commissione esecutiva per le onoranze – del Presidente – in rappresentanza dei mutilati veneziani. A far fronte della rappresentanza a Roma si delega Furian e [nome illeggibile]

e Marchesini quali portabandiera – chiarendosi per questi ultimi che la spesa verrà sostenuta per una sola persona, salva la divisione fra i due delle maggiori spese. Si decide […] di far partecipare alla scorta all'Ignoto per il tratto Venezia-Bologna i due soci decorati Radice e avv. Ancona». Nel verbale di Seduta Ordinaria del 24 ottobre 1921, leggiamo: «[Furian] apre la seduta e dà notizia di una lettera inviata al Comm. Cavalieri – presidente della Commissione Esec. del Com. Cittadino per le onoranze al Soldato Ignoto – in merito al mancato invito alla Assoc. delle Madri e Vedove dei Caduti per l'intervento alla cerimonia e della risposta del Comm. Cavalieri che assicura di aver riparato alla dimenticanza». Nel verbale di seduta ordinaria del 10 novembre 1921, Furian dava lettura di una relazione sulla cerimonia del Milite ignoto a Roma.

lamentava a proposito dell'invito ad una sessione dei lavori della Commissione esecutiva non inoltrato dalla presidenza al gruppo delle madri e vedove di guerra:

Esimio Commendatore

Abbiamo chiesto alla Presidenza dell'Associazione Nazionale delle Madri e Vedove dei Caduti la ragione della sua assenza dalle riunioni tenute in Municipio per la formazione del Comitato d'Onore per le Onoranze al Soldato Ignoto, e ci venne risposto che non fu invitata. Il fatto è di tale gravità che non credo opportuno aggiungere commenti di sorta. Anche trattandosi di dimenticanza, e di ciò ne sono più che certo, e se così non fosse tale modo di procedere sarebbe inqualificabile, la cosa rimane pur tuttavia imperdonabile. La prego quindi di voler far rimediare nel modo più opportuno e migliore, in caso contrario, per doveroso senso di solidarietà, noi saremo obbligati di rassegnare le nostri [sic] dimissioni dal suddetto Comitato e dalla Commissione Esecutiva. In attesa di un Suo cortese e urgente riscontro, La ossequio.77

Il percorso della processione che avrebbe reso omaggio all'ignoto, il posizionamento delle diverse compagini partecipanti, il cronoprogramma: insieme agli inviti alla cittadinanza, le disposizioni emanate dalle autorità per la liturgia del 29 ottobre vennero rese pubbliche attraverso la stampa e i manifesti. Come altri giornali cittadini, anche “Il Gazzettino” seguì tutte le vicende del viaggio del Milite ignoto: dal rito di Aquileia per la scelta della salma alle singole tappe intermedie toccate dalla processione diretta a Roma78. La natura stessa dell'eroe in transito – il soldato sconosciuto che portava con sé la figurazione della tragicità della morte in guerra, ma non un giudizio chiaro su ciò che il conflitto aveva rappresentato – faceva sì che ogni soggetto in campo potesse vedere in quel carro scoperto un'espressione del proprio pensiero sul presente e sul recente passato. Nel quotidiano diretto da Talamini poteva quindi trovare spazio la lettura proposta, con tono enfatico, da Maria Foscari:

Ogni creatura d'Italia, trepida di sublime commozione, scopre il capo e s'inchina. Caro umile Milite, non Milite ignoto: Milite di tutti; non Milite senza nome: Milite dai tanti nomi, dai nomi senza alloro, senza lapide o stele, dai nomi stretti in massa compatta come furono compatti i petti che s'opposero al nemico e che scolpirono un trono alla Vittoria. Caro umile grande Eroe, ch'hai [sic] una storia non scritta di passione, ch'hai un dramma di morte avvolto di mistero, tutti, prostrati, ti benediciamo. L'immenso corteo, reggendoti trionfalmente, procede verso il cuore della Patria. Di passo in passo si uniscono stendardi a stendardi, e corone a corone, voci a voci mormoranti la melodia del Piave. Mai processione 77 AMV, 1921-1925, VIII,4,9, sf. “1921”. Lettera raccomandata della Sezione di Venezia

dell'Associazione nazionale fra mutilati e invalidi di guerra (Venezia, lì 23 ottobre 1921) all'Ill.mo sig. commendatore Aurelio Cavalieri.

78 Cfr. Al Soldato Ignoto, in “Il Gazzettino”, 22 ottobre 1921; Il solenne rito di Aquileja, “Il Gazzettino”, 28 ottobre; La Salma del Milite Ignoto prescelta per la gloria di Roma, 28 ottobre; Il tributo di affetto ed onore del popolo veneto al Milite Ignoto, “Il Gazzettino”, 30 ottobre.

più vasta, più sacra, più solenne fu compiuta! E' la tua resurrezione, Milite di tutti, Milite dai tanti nomi. Sei risorto per non più morire. Sei risorto per consolare i cuori più afflitti, per innalzare i dolori più sconsolati. Sei risorto per posare eternamente sull'altare: sei risorto per tener sempre acceso il sacro fuoco. […].79

Così invece la Democrazia sociale – attraverso le pagine de “Il Popolo” – dava notizia della sua prossima partecipazione alle celebrazioni:

Il 29 corrente il Fante Ignoto ritorna, e noi andremo a vederlo passare, così come andammo quel giorno che Egli passò, nel grigio degli zaini e degli elmetti, nel livido balenare delle canne e delle bajonette [sic] brunite, via nella gran fiumana senza nome, spinta e pervasa dalla passione della Morte. In verità, quel giorno, la nostra ansia ricercò, ritrovò e ritenne, nella fiumana grigia, un piccolo viso imberbe, chiuso nell'ombra della visiera d'acciajo [sic].

Qualcuno di noi credette poi di riconoscerlo nella folla di tanti altri visi stranamente uguali che ci passarono davanti agli occhi nel clamore confuso della partenza. Ma in realtà, egli era scomparso. Egli era già lontano, invisibile, nella fiumana che trasporta e travolge, irrimediabilmente staccato da noi, anche se le ultime canzoni di un'allegria terribile ondeggiavano nell'aria come brandelli di carta nella corsa del treno. Accanto a noi, nella stazione deserta nella sera che pareva stupefatta di cose inverosimili, era rimasta una mamma: la mamma. E piangeva. Piangeva da sola senza rumore seduta sul suo sacco di stracci ché era venuta di molto lontano, per vederlo partire. Egli già sapeva che non sarebbe tornato. Ma poi sentiva quel che noi sentimmo, guardando quel piccolo viso imberbe scomparente nella fiumana grigia. Sentiva che tanti, tanti piccoli visi di adolescenti si moltiplicavano uguali sotto la curva cruda del casco come imagini [sic] reiterate di una ossessione chiusa: e il cuore della mamma piegata sul suo sacco di stracci, si ammalò del dolore di tutte le mamme sole che in qualche stazione deserta, qua e là, per l'Italia, sentivano per l'ultima volta nell'aria stupefatta della sera, le canzoni liete dei partenti con la lontananza lugubri morire. E sentì nel suo figlio tutti i figli e sentì nel suo dolore tutto il dolore […]. Ora Egli ritorna. Ritorna chiuso in una bara breve e stretta. Quel brivido […] ora ci riprende nel dubbio, guardando il coperchio della bara stretta che rinchiude il segreto. Ma nella Basilica dei Patriarchi, ad Aquileja, il gesto della superstite non falla. […] Quel gesto non indica, ma ricorda. Non vuole, ma ansiosamente cerca. Non accompagna un grido ma una preghiera, la preghiera di tutte le dolorose d'Italia. […] Ma sotto il coperchio chiuso due occhi spenti guardano e sanno. Guardano alle fortune della Patria, per l'immane, oscuro sacrificio compiuto.80

79 Al Milite Ignoto, in “Il Gazzettino”, 27 ottobre 1921, a firma Maria Foscari.

80 Il fante Ignoto, in “Il Popolo”, 22 ottobre 1921, a firma Mario Majoli. Nel numero del 29 ottobre – nell'articolo di prima pagina intitolato IL MILITE IGNOTO, si leggeva: «Il Milite Ignoto che oggi si onora, in commozione delle anime, è il signacolo più luminoso di quella virtù popolare che diè [sic]

tutto perché fosse pace in Europa e giustizia nel mondo. […] L'Ignoto Milite della gloria e del dolore, il muto simbolo della speranza e dell'audacia popolare, che oggi i veneziani tutti, al di sopra e all'infuori dei partiti e delle cerimonie ufficiali, onorano, ammonisce, alla Pace, all'amore i fratelli superstiti i quali nel ricordo dei nostri tanti morti debbono migliorar se medesimi per migliorare sempre più l'Italia attuando, all'interno e all'estero, le altre profezie di Giuseppe Mazzini».

Il tema del sacrificio – punto di incontro tra religione e nazione nell'ambito del culto dei caduti – faceva da sfondo anche all'interpretazione formulata dal periodico cattolico “Aurora”:

La cerimonia si annuncia grandiosa ed austera. Attorno all'E.mo Cardinal Patriarca, ministro del rito solenne del Cristiano Suffragio, si raccoglieranno tutti gli uomini rappresentativi della nostra città, e innanzi alla bara, ribenedetta dalla Chiesa, sfileranno in corteo tutti coloro che non costringono il sentimento entro i limiti di pregiudiziali intransigenti e negative. E con animo particolarmente sereno sfileremo anche noi Cattolici veneziani portando il nostro omaggio con la tranquilla sicurezza che ci proviene dalla coscienza del dovere serenamente compiuto verso la patria in guerra, dalla consapevolezza dell'opera feconda e tenace subito dopo intrapresa per assicurarle il raggiungimento ed il possesso dei suoi più alti destini. E porteremo non soltanto il nostro Omaggio di Italiani, ma porteremo ancora il nostro suffragio di Cristiani. E pregheremo! Noi cattolici che attraverso i secoli conoscemmo e conosciamo tuttora quanto costi serbar fede all'Idea, pregheremo con animo commosso per il Riposo Eterno di Coloro che all'ideale di patria sacrificarono la vita.

Avremo consentanei nella preghiera tutti i presenti? Purtroppo non ci è dato sperarlo. Ma tuttavia vincendo il dolore di questo pensiero, nella fiducia che la innumerevole schiera dei nostri gloriosi trapassati ottenga dall'Eterno l'avverarsi del vaticinio, inchinandoci alla Salma che tutti li rappresenta, noi formuliamo il voto, che il loro sacrificio sia davvero fecondo e che deposta ogni avversione, colmato ogni solco, gli Italiani, rifatti veramente fratelli, procedano uniti nella pace e nell'amore verso le vie di un più luminoso progresso.81

Il giorno precedente all'arrivo della salma alla stazione, in città il direttorio fascista pubblicava un manifesto – poi diffuso anche nel numero di “Italia Nuova” del 30 ottobre – che recitava:

AI FASCISTI, AI CITTADINI

Chi sofferse nella trincea il suo patimento o nella battaglia civile lo difese contro l'Italia nemica, chi ne perpetua nel novo [sic] calvario il travaglio e la passione, il fratello fedele del milite ignoto s'accosta oggi al rito con cuore lacerato e tremante.

Vi trema il muto ricordo d'amore: lo lacera il morso del cupo dolore.

Mal sofferto è il contatto degli infedeli; la pietà ha sapor triste di menzogna sul labbro di quelli che pur ieri gli mentirono.

Fratello

che per la divina Italia ti sacrificasti, vegli, nume propiziatore, su questa Patria smarrita e divisa, poiché l'ora dell'oscuro fato precipita.

Cittadini

che onorate nell'ignoto Eroe i noti e li ignoti, i celebrati e gli oscuri, gli antichi e recenti martiri, uguali per quello che diedero e per quello che non ebbero, attingete dal rito la forza onde s'infiammi e si tempri la nova [sic] coscienza civile.

Compagni fascisti

schiera d'intrepidi espressa dal seme del sacrificio, bronzo di volontà poggiato sull'ara della fede, cacciate la viltà, la falsità, la frode. Liberatevi. Salvatevi. Purificatevi, per ascendere, per combattere, per vincere.

81 Al Soldato Ignoto, in “Aurora”, 30 ottobre 1921. Articolo firmato: bi.

E' tempo di vostra rinascita.

La morte insegni la vita.

Venezia 28 Ottobre 1921.82

Al pari di ciò che accadde nel resto del paese, anche a Venezia la destra fascista e nazionalista partecipò ai rituali organizzati attorno al Milite ignoto ad un tempo interpretandoli come trionfo del culto patriottico e facendone occasione per marcare l'accento sul tema del dovere svolto in nome della nazione. L'ossequioso silenzio verso l'anonimo combattente veniva rispettato, ma non potevano essere facilmente ridotte al silenzio le dinamiche della conflittualità: e se alla vigilia dell'evento il periodico fascista si era scagliato contro «i sabotatori della vittoria» affermando che essi – pur celebrando «ipocritamente» la vittoria – non avrebbero dovuto sperare nell'amnistia, la mattina del 30 ottobre si sarebbero invece svolte, presso il Teatro Rossini e alla presenza di Giovanni Giuriati e Dino Grandi, l'inaugurazione dei gagliardetti delle squadre “Franco Gozzi”, “Alberto Zambon”, “Balilla”, “Gino Allegri”, “Amos Maramotti”, e la consegna dei distintivi d'onore ai feriti del Fascio veneziano83.

Anche i fascisti, dunque, andarono ad accogliere il carro alla stazione il 29 ottobre.

Dopo la rituale benedizione impartita alla salma dal patriarca, l'abbraccio della folla si strinse attorno alle madri e vedove piangenti invitate a raggiungere il treno, in una di quelle immagini-cardine del lutto e dell'omaggio (assieme, ad esempio, al lancio di fiori o alla posa di corone sulla bara) che i giornali cittadini non avrebbero perso occasione di diffondere. La sfilata delle autorità e delle associazioni continuò quindi, in rigoroso ordine, fino a sera84. Trascorsa la notte, il giorno seguente il personale composto da ex combattenti e decorati al valore si attivò per mettere a punto i preparativi per la partenza. Presero posto allora in uno dei vagoni quelle personalità che avrebbero dovuto accompagnare il soldato sconosciuto sino alla stazione successiva: i senatori Grimani e Diena, l'onorevole Acerbo in rappresentanza della

82 Il manifesto del Fascio pel Milite Ignoto, in “Italia Nuova”, 31 ottobre 1921.

83 Cfr. Fascio Veneziano di Combattimento, in “Italia Nuova”, 27 ottobre 1921; Nel nome dei nostri eroici morti si inaugurano le nuove fiamme del Fascio Venez., in “Italia Nuova”, 3 novembre 1921.

84 Cfr. La Salma a Venezia, in “Il Gazzettino”, 1° novembre 1921. Tra i gruppi che donarono una corona di fiori in omaggio al feretro: Genio Lagunari, ferrovieri di Venezia, i Comuni di Chioggia, Cavarzere, Noventa di Piave e Burano, la Congregazione di Carità, Istituto Manin, ufficiali e sottufficiali in congedo, Casa del Soldato, Comitato Croce Rossa, Colonia francese di Venezia, Loggia Massonica, Libero Pensiero, Circolo Filologico, Cooperativa fotografi S. Marco, Personale di Venezia, Poste Ferrovia, Poste Stazione, Chiesa Evangelica Metodista.

Camera dei deputati, l'assessore Vianello per il Municipio e il sindaco di Padova. Alle ore 8 del mattino, mentre la banda suonava la Canzone del Piave e le madri dei caduti s'inginocchiavano piangenti sul marciapiede, il treno ripartì in direzione di Bologna85.

Nuove celebrazioni patriottiche si svolsero in città il 4 novembre, in concomitanza con le cerimonie romane all'Altare della Patria (dove pure era stata invitata ad intervenire la bandiera decorata del Comune)86. Anche in questo caso, la complessa quanto difficile gestione delle cerimonie aveva lasciato intravvedere delle falle. Il 5 novembre il presidente della locale sezione dell'Anmig, Piero Bottacin, inviò al sindaco una lettera di protesta:

85 Continuano le solenni e commoventi manifestazioni al Milite Ignoto, in “Il Gazzettino”, 1° novembre 1921. Cfr. anche: Le solennità patriottiche di domenica a Venezia, in “Gazzetta di Venezia”, 1°

novembre 1921. Al Milite ignoto “Il Gazzettino Illustrato” dedicò un reportage fotografico con il numero del 6 novembre e la copertina riferita alle celebrazioni di Roma all'Altare della Patria nel numero del 13 novembre.

86 AMV, 1921-1925, VIII,4,9, sf. “1921”. Lettera del prefetto di Venezia datata 15 ottobre 1921 e inviata ai sindaci della provincia (e, per conoscenza, a: Questore Venezia, Comando Div. RR.CC.

Venezia; Comando Div. RR. GG. Venezia; Sottoprefetto di Chioggia. Oggetto: «Onoranze al soldato ignoto. Costituzione di Comitati Comunali»): «Si trasmette l'acclusa Circolare in data 30 sett. scorso del Comitato Esecutivo per le onoranze alla Salma del Milite ignoto. - Essa contiene un appello rivolto a tutti i Comuni perché, nella giornata del quattro Novembre, venga solennemente tributato l'omaggio di riconoscenza e di amore verso il Milite ignoto e tutti coloro che si sacrificarono per la Patria. Confidasi che la S.V. vorrà promuovere la sollecita formazione del Comitato per codesto Comune ed adoperarsi pel migliore raggiungimento dello scopo predetto. Dalle Tipografie di questo Capoluogo o di quelle altre alle quali crederà rivolgersi, V. S. avrà cura di ritirare un quantitativo del

Venezia; Comando Div. RR. GG. Venezia; Sottoprefetto di Chioggia. Oggetto: «Onoranze al soldato ignoto. Costituzione di Comitati Comunali»): «Si trasmette l'acclusa Circolare in data 30 sett. scorso del Comitato Esecutivo per le onoranze alla Salma del Milite ignoto. - Essa contiene un appello rivolto a tutti i Comuni perché, nella giornata del quattro Novembre, venga solennemente tributato l'omaggio di riconoscenza e di amore verso il Milite ignoto e tutti coloro che si sacrificarono per la Patria. Confidasi che la S.V. vorrà promuovere la sollecita formazione del Comitato per codesto Comune ed adoperarsi pel migliore raggiungimento dello scopo predetto. Dalle Tipografie di questo Capoluogo o di quelle altre alle quali crederà rivolgersi, V. S. avrà cura di ritirare un quantitativo del

Nel documento Venezia e la memoria della Grande Guerra ( ) (pagine 162-172)