2. DIETA E CONVITO
2.3 Cibo e comunicazione
2.3.8 Una mensa esclusiva eppure per tutt
«Non ci si sdraia per mangiare che dopo una preghiera a Dio»472. Con queste parole di Tertulliano ci accostiamo brevemente473 al tema della condivisione del cibo in ambito cristiano, in quanto i cristiani, al pari di stoici e romani vicini alla semplicità delle origini, invocavano in ambito alimentare e conviviale la genuinità dei primi tempi affiancata da una maggiore cura per l’igiene delle cibarie, deprecando le tavole dei ghiottoni e le esagerazioni connesse a tali mense.
La frugalità dei tempi antichi si veniva tra l’altro ad inserire in modo alquanto naturale in questo contesto se si pensa al dissesto economico che travagliava l’impero, tanto che dopo la crisi del III secolo e l’avvento del monachesimo la coltivazione di ortaggi, precedentemente accantonata a favore di alimenti più prelibati, vide un notevole incremento.
Come si è visto in precedenza i conviti dei prisci Romani, anche quelli di tipo rituale, si caratterizzavano per la presenza di specifici costumi ed usanze tra le quali la presenza di
tibicini, ebbene con il Cristianesimo, tutto il ricco apparato del banchetto viene offuscato,
non sparisce del tutto, ma viene indubbiamente relegato ai margini.474 Questo è dovuto primariamente al fatto che i primi cristiani, considerata la loro posizione di fronte alle leggi dell’impero, consumavano dei pasti in comune sul finire del giorno, solitamente la domenica, inoltre per condividere la cerimonia religiosa molti giungevano da lontano e quindi si rendeva necessario rifocillarli, solo pochi portavano seco delle provviste, la maggior parte dei presenti, poveri o vedove, poteva contare sulle offerte di un membro illustre della comunità. Il carattere misterioso e segreto delle prime assemblee cristiane, infine, lasciava spazio anche a voci circa comportamenti mostruosi compiuti alle mense nel
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TERT., apol., 39.
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Per uno studio più dettagliato si rimanda a Dunbabin 2004, pp. 175 ss. e Dosi-Schnell 1986c, pp. 116 ss.
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momento del sacrificio eucaristico e a tutta una serie di denunce sulla cui attendibilità sorgevano numerosi dubbi475.
Al di là di queste considerazioni di ordine generale, gli affreschi delle catacombe gettano invece luce sulle pratiche conviviali del mondo cristiano da cui risultano diversi individui radunati secondo la disposizione sigma o stibadium476, nel caso delle catacombe di Callisto e di Priscilla si vedono nella prima la presenza di soli convitati sesso maschile mentre nella seconda figura anche una donna, elemento comune ad entrambe è la presenza di ceste con pagnotte di pane che secondo Dunbanbin non sono un elemento consueto bensì una caratteristica insolita477. Significativo è che in queste rappresentazioni conviviali non figurino servitori che si premurano si controllare, a differenza dei conviti classici, che ogni commensale non manchi di cibo e vino.
Dagli arcosolia delle catacombe di Pietro e Marcellino è possibile ricavare informazioni circa la presenza di stoviglie e di bollitori per la calda, notare la presenza di pollo o pesce sulla tavola e valutare la presenza di iscrizioni quali sabina misce (Fig. 59) e misce mi
irene (Fig. 60). Se Sabina come nome femminile risulta alquanto comune, Irene e anche
Agape non solo paiono insoliti ma soprattutto caratterizzati da una valenza simbolica478. In generale le scene di banchetto presenti in queste catacombe come in altre veicolano la riflessione verso una problematica che caratterizzava anche buona parte delle rappresentazioni pagane ossi l’assenza di indizi chiari e inequivocabili che possono consentire di individuare la specifica occasione che genera tali conviti. Da ultimo vale la pena soffermarsi su altri due arcosolia all’interno dell’ipogeo di Vibia vicino alla via Appia.
In uno (Fig. 61) viene rappresentata una scena di banchetto in cui Vibia viene introdotta alla mensa dei Beati, in un contesto decisamente oltremondano come suggeriscono sia
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Degno di nota è il comportamento da tenere nei confronti delle denunce contro i cristiani suggerito da Traiano nel suo scambio epistolare con Plinio, in cui viene rimarcata la non attendibilità della deprecabile pratica delle denunce anonime (PLIN., epist., 10, 96, 97).
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Lo stibadium, in epoca tarda, si accompagna alla rappresentazione dell’ultima cena con Cristo e i discepoli, esempi significativi sono i Vangeli di Rossano (Fig. 57) e il mosaico di Sant’Apollinare Nuovo a Ravenna (Fig. 58).
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Dunbabin 2004, p. 176.
478
Sulla relazione tra i nomi dell’iscrizione e le donne rappresentate nonché sul loro possibile ruolo si veda Dunbabin 2004, pp. 180 ss.
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l’atmosfera serena sia le iscrizioni, nell’ordine da sinistra verso destra: «inductio Vibies;
angelus bonus; bonorum iudicio iudicati»479. Nell’altro compare Vincentius, consorte di Vibia, affiancato da altri sette individui sdraiati su letti a stibadium mentre banchettano tra
coppe, pagnotte di pane e altri piatti (Fig. 62). L’aspetto rilevante è che tre degli uomini presenti indossano una sorta di berretto frigio, ampi mantelli e vengono qualificati come
semptem pii sacerdotes, ma di quale credo religioso? Probabilmente quello di Sabazio480, divinità orientale in origine legata a Dioniso e il cui culto pare ave raggiunto una certa popolarità a seguito del sincretismo verificatosi nel IV secolo.
Si tratta di un contesto funebre che risulta essere stato occupato da un ampio numero di fedeli di diversi culti, segno che nel periodo in questione, probabilmente la seconda metà del IV secolo, cristiani e pagani non solo potevano convivere ma persino seppellire i loro defunti gli uni accanto agli altri.
Fig. 57. Vangeli di Rossano, ultima Cena, Rossano. Palazzo Vescovile (da Dunbabin 2004, p. 200).
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“Introduzione di Vibia; l’angelo buono; sottoposti al giudizio dei buoni”. Si veda Dunbabin 2004, p. 246, nota 45.
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Tale informazione può essere desunta dall’iscrizione sulla sommità dell’arcosolium, cfr. Dunbabin 2004, p. 190.
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Fig. 58. Ravenna. Sant’Apollinare Nuovo, mosaico dell’ultima cena (da Dunbabin 2004, p. 201).
Fig. 59. Roma, catacomba di Pietro e Marcellino, arcosolium con scena di banchetto con bollitore per l’acqua (da Dunbabin 2004, p. 179).
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Fig. 60. Roma, catacomba di Pietro e Marcellino, cubicolo 76, arcosolium con scena di banchetto (da Dunbabin 2004, p. 180).
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Fig. 62. Ipogeo di Vibia, arcosolium, banchetto di Vincentius e dei sette sacerdoti. Roma (da Dunbabin 2004, p. 191).
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