il
mutamento
del Soldanierinon
fece che rafforzare quel partito cui seguiva il più della popolazione della città, e dovette essere a questa graditoavendole
datomodo
cosi di sbarazzarsi di quello avversario che lametteva
in continue turbolenze (19).Eppure
Dante,perchè
il Soldanieri fuun
Ghibellinoche
tradì la fazione dei Ghibellini, lo
dannò
senz'altrocome
traditore della patria.Tacendo
diGano
diMaganza
(unica eccezione fra tanti Guelfi e Ghibellini) il quale,secondo
lacro-naca
di Turpino, a Roncisvalle fecemassacrare
da-gliArabi
30000
Cristiani suoi compatriotti,penul-timo
viene Tribaldello de'Zambrasi
che apri di nottele porte di
Faenza,
la quale si teneva pei Ghibellini, e la diede inmano
ai Guelfi diBologna; secondo
alcuni, per
vendetta
de' Lambertazzi, signori della sua città, chenon
gli vollero far giustizia didue
porci chegli erano stati rubati;
secondo
altri, per da-naro.Ad
ognimodo
è traditore d'una parte, e per-ciò della patria.Questo
ci pare il piùcompleto esempio
ditradimento
patrio, poichénuoce
alla pro-pria parte e alComune
che la segue.Però
essova
pocofamoso perchè
dipoca importanza
e di quasinessun
effetto,essendo
leconseguenze
quelleche danno rinomanza
alle azioniumane.
Le
deduzionida
noi tratte avanti ci paiono aba-24
stanza
comprovate
perchè faccia bisogno di spenderci attorno altre parole; soltantostimiamo opportuno
ri-confermare
quel che già fu avvertito più sopra, cioè che l'Alighierimette come
un'altra condizione del tradimento ilmodo
improvviso, subitaneo in cui fu eseguito, di guisa che la parte della quale si volle la rovinanon ebbe modo
di salvarsi. Ciò sipuò adunque
ritenerecome una
terza caratteristica, la quale, a dir vero, s'è notato che ècomune
ad ogni qualsivoglia specie di tradimenti;ma
peròappunto
essa è del piùgran momento, né può
mancare.IV.
Dopo
questi dannati, e per tali cagioni, senza per altro uscire dall'Antenòra,Dante vede
iduo
ghiac-ciati inuna
buca:Ugolino
e Ruggieri.Per
trovarsi in quel luogo, le loro colpe,come
innanzi s'è detto,devono
essere state pari a quelle degli altri, edeb-bono
quindi rispondere ai criterii generali ritrovati più avanti (20).Occupiamoci
per orasolamente
del Conte.La
questione della nazionalità sipuò
met-ter
da
parte: si sa cheUgolino
era pisano.La
qua-lità del suotradimento
si conosce pure: èun
fatto, chenessuno
storico ocommentatore pone
indubbio
il parteggiare d'
Ugolino
per i Gruelfì ed il suo aver voluto usurpare la signoria diPisa
ghibellina; la quale,da
queltempo
in poi, naturalmente, si sa-rebbe governata con sentimenti favorevoli a quei suoi antichi nemici.Ma
s'è visto che tutto ciònon
basta.
Ugolino deve
aver conseguito conun
atto di tradimento, vero o supposto che sia,ma
della25 stessa
natura
di quellicommessi
dai condannati,un
certo
predominio
nelgoverno
della sua patria;pre-dominio
che, abusato di giorno in giorno, lo condu-ceva allameta
che si era prefissa. Il Villani lo taccia cosi in generale di difetti e tradimenti;ma
per vederechiaramente
quello per il qualeDante
lomette
nel secondo giro del gelo di Oocito, è neces-sario riassumere tuttequante
levicende
politiche di lui e dei suoi inquanto hanno
relazione conPisa
e la loro tragica fine.
Perchè
quella che a noi sem-bra la vera causa dellasua dannazione
èda
moltiimpugnata;
esebbene non
l'abbian potuta mostrare erronea,come
del parinon
fu potutasicuramente
pro-varvera da
quei che la difesero, egli èpur
certo che dal contrasto essa è uscita con assaipoca
fidu-cia di aver risoluto la questione.In conseguenza
occorre rinfrancarla connuovi
e solidi argomenti, e noilitrarremo
dalle azioni stesse diUgolino
; alqua-le intento
daremo uno sguardo
per disteso su tutta la suavita,e particolarmente sulla condotta tenuta verso lapatria negli anni precedenti alla causa succennata, e questo rivelandoci l'animo
suo e il fondo dei suoi pensieri perquanto
è possibile, cipuò
fornireuna prova morale
a conforto dell'opinioneche
noi soster-remo. Difficile cosa é poi tratteggiareuna
tal vita,come
ingenere
tutte quelle di persone che sono statesegno
alle passioni degli scrittori, e specialmentequando
idocumenti
scarseggiano.Molte
notizie, che affidate alla cartaavrebbero
dato oggidìgran
lume, rimasero parole; molti pensieri sulle scerete intenzionionde
scaturirono i fatti, restarono nellamente
del cronista, sepure
questi liconobbe
; tantoche
spesso citroviamo
innanzi alcunemagre
indi-cazioni le qualisembrano non
avere alcunlegame
con i fatti precedenti
né
coi posteriori,ma
chepure
si collegano
ad entrambi
; e il fare ipotesi e con-getture, seda una
parte rischiaraun
po' l'oscurità dellecronache
edà
la via d'uscitada
molti viluppi e dubbiezze, d'altro canto spessonon manca
di met-tere soprauna
strada falsa.V.
Ugolino, figlio di Guelfo, della nobile e potente famiglia dei Grherardeschi, era conte di Donoratico,
padrone
del Castello di Settimo e di molte terre nei piani dellaMaremma
e di Pisa, e signore della se-sta parte del G-iudicato di Cagliari.Accrebbe
lustro al suo casato colmatrimonio
del figlio Guelfocon
la principessa Elena, figliuola di
Enzo
re di Sarde-gna,imparentandosi
cosi con la imperiai casa di Svevia, alla quale iGherardeschi
poisempre
furono devoti.E
colsangue
suggellarono la loro devozio-ne;perocché Gherardo, un
d'essi, che fu dei fidi e provetti condottieri scelti a consigliare l'inespertoCorradino quando mosse
per la sua infeliceimpresa
contro Carlo d'Angiò, nellafuga venne
pigliato pri-gione col giovinetto nel castello d'Astura, e lasciòpure
la vita sul patibolo.Da Margherita
deiPan-nocchieschi, contessa di Montingegnoli, senese,