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LA MESSA IN SICUREZZA: IL RECUPERO ED IL TRASPORTO

LE ATTIVITA’ PER I BENI CULTURALI MOBIL

2.1 LA MESSA IN SICUREZZA: IL RECUPERO ED IL TRASPORTO

Il terremoto del maggio 2012 ha inciso profondamente sullo stato di conservazione di edifici storico - artistici e sull’incolumità del patrimonio culturale conservato al loro interno. Nelle ore immediatamente successive all’evento si è cercato di mettere in salvo le opere d’arte attraverso azioni dettate dal buon senso e mediante l’utilizzo di strumenti disponibili in quel momento. Determinante è stata l’assenza di norme da seguire che fossero ben definite e testate, procedure specifiche da utilizzare in caso di emergenza, per cui si è sentita la necessità di una metodologia condivisa dai diversi soggetti coinvolti nell’azione di tutela e salvaguardia dei beni culturali ( Soprintendenze, Direzione Regionale, Comuni, Vigili del fuoco, Nucleo tutela patrimonio artistico dei Carabinieri, Diocesi e Curia ). Attraverso l’istituzione dell’UCCR si è cercato di sopperire a tale mancanza, facendo fronte alla situazione con lo spirito positivo di chi voglia salvare l’arte, portando all’unione di settori differenti nell’interdisciplinarietà e nella collaborazione, uniti da un obiettivo comune. Mediante i tre comparti dell’Unità di crisi65 si è cercato di gestire l’emergenza occupandosi di tre differenti ambiti, che hanno permesso l’organizzazione ottimale delle attività. Immediatamente sono state verificate le condizioni del patrimonio culturale attraverso sopralluoghi speditivi effettuati da squadre costituite da

65I tre settori sono già stati analizzati nel capitolo primo. Ricordando, essi sono: 1) Unità rilievo danni al

patrimonio culturale; 2) Unità di coordinamento tecnico degli elementi di messa in sicurezza; 3) Unità Trittico “Incoronazione della Vergine coi santi Felice e

Geminiano”, B.Loschi, tempera grassa con dorature su tavola, cornice in legno intagliato e dorato, 1500, chiesa di San Felice vescovo martire. cm 225,5 x 256

funzionari e tecnici delle Soprintendenze e della Direzione Regionale. Importantissimo in questa fase è stato l’aiuto dei Vigili del Fuoco, i quali avevano il compito di entrare nei luoghi danneggiati e a rischio di crollo e di occuparsi del recupero delle opere d’arte qualora la situazione fosse pericolosa per altre persone. I primi interventi sono stati effettuati a ridosso del 20 maggio, ovvero della prima scossa. La terra continuava a tremare, coinvolta in uno sciame sismico che portava ad uno stato di paura ed allerta continua. È emersa durante questi momenti la maggior difficoltà, da un lato infatti si era preoccupati per le opere d’arte a rischio, si sentiva l’urgenza di metterle in salvo; dall’altro però non era sicuro operare in tali condizioni. A tal proposito mi preme ricordare la morte di una persona appartenente alla squadra di verifica danni del patrimonio immobile del Comune di Modena, avvenuta all’interno di un edificio pericolante nei giorni compresi tra la prima e la seconda scossa. L’assistenza dei Vigili del Fuoco è stata quindi preziosa, sottolineando una collaborazione ed una sensibilità di fronte alla problematica del recupero dei beni mobili. Da non sottovalutare è stata anche la presenza del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale dei Carabinieri, che ha garantito controllo e sicurezza nel corso delle operazioni di recupero e di trasporto delle opere. Quindi, dopo una prima fase di valutazione dei danni e di sopralluogo, si è dovuta individuare una sede appropriata alla collocazione delle opere da rimuovere. Scelto il luogo ( il Palazzo Ducale di Sassuolo), si è potuto proseguire con l’attività di recupero dei beni. Una delle prime opere ad essere estratta dalle macerie è stato il “Trittico dell’Incoronazione della Vergine con i santi Felice e Geminiano”66 di Bernardino Loschi (1500) dalla chiesa di San Felice sul Panaro, tratta in salvo il 26 maggio. Viene considerata “il simbolo della speranza per la rinascita del patrimonio culturale”67, poiché con la scossa del 29 maggio i muri dell’abside della chiesa di San Felice sono crollati, ed avrebbero così distrutto il Trittico se non fosse stato spostato. Le difficoltà legate al recupero dei beni mobili sono state molte, talvolta non consentendo di raggiungere le opere all’interno di zone inaccessibili e troppo rischiose, oppure sommerse dalle macerie, vincolate a strutture architettoniche pericolanti o di enormi dimensioni ( gli organi, i cori lignei). Spesso si è stati costretti a lasciare le opere nel loro luogo, per questioni di sicurezza, come è avvenuto per dei busti di marmo all’interno della chiesa di Mirandola, molto pesanti e collocati su di una parete pericolante ( busti di cui ci si sta occupando ora che la chiesa è stata messa in sicurezza). Per affrontare il lavoro in chiave metodologica la Direzione Regionale ha costituito una banca dati per

66Immagine inserita nella precedente pagina

accogliere tutte le segnalazioni relative al patrimonio culturale danneggiato, un data-base dei beni mobili da recuperare. In base a questo è stato possibile stilare una classifica dei siti

maggiormente lesionati, che ha portato alla suddivisione dei luoghi in tre categorie di intervento (gravissimo, urgente, meno urgente) a seconda dello stato di precarietà statica dell’edificio e dell’importanza del patrimonio conservato al suo interno. Quindi si è passati alla fase di rimozione organizzata, con una media di quattro/cinque interventi a settimana.

Recuperi da San felice sul Panaro

Molto importante per la fase del recupero dei beni è stata la catalogazione che in precedenza era stata realizzata dalle Soprintendenze e dalle Curie, le quali nel corso degli anni passati avevano schedato i loro beni immobili, definendo il patrimonio culturale conservato al loro interno. Tale operazione ha portato le squadre di recupero ad avere un’idea ben chiara di cosa vi era da salvare, fattore che ha consentito di operare in modo mirato e celere. Purtroppo la schedatura non era completa per tutti i beni del territorio, quindi in alcuni casi si è dovuto agire senza conoscere in modo dettagliato cosa contenesse quel sito culturale. In seguito al confronto con le schede, avendo quindi chiaro quanti e che beni salvare, di quali dimensioni, di quale peso e di che pregio artistico, si è potuto prendere accordi logistici con gli enti proprietari per l’effettiva rimozione. L’ultima azione del programma prevedeva l’invio di una e-mail riepilogativa con cui si dava inizio alla procedura di recupero mediante le squadre di cui accennato sopra. Il trasporto delle opere dal loro luogo al deposito di Sassuolo è avvenuto mediante ditte specializzate nel trasporto

di beni artistici. Ci si è avvalsi della collaborazione di Arteria, Apice e di Arca Restauri, le quali hanno svolto il loro lavoro per un compenso di 1.000 euro a viaggio. Si è cercato in tal senso di ottimizzare le operazioni, affidando il recupero di opere situate in due o tre luoghi differenti per ogni giornata lavorativa, portando così ad una spesa complessivamente minima. Di seguito si riporta una parte del testo di una mail di conferma, inviata dall’Arch. Silvia Gaiba a tutti i soggetti coinvolti nella rimozione delle opere interessate.

Con la presente si conferma l’intervento di rimozione opere d’arte dalle seguenti chiese di

Mirandola e territorio secondo la seguente logistica: Venerdì 20/07

1° SQUADRA

H. 9,00 appuntamento davanti alla Chiesa della Madonnina di Mirandola con la squadra dei VVFF/SAF caposquadra Silvio Benedetti ( recapito telefonico)

Rimozione dalle chiese di: San Francesco, Duomo di Santa Maria Maggiore, relativo oratorio del SS Sacramento

I funzionari SA presenti saranno: Nicoletta Giordani, Federico Fischetti La ditta di trasporto sarà ARTERIA ( serve un camion grande) .

Tutti i beni che sarà possibile estrarre dalle chiese saranno portati a Sassuolo, i funzionari

SA presenti con l’elenco del materiale predisporranno i verbali di trasporto e consegna, gli elenchi saranno trasmessi a trasporto avvenuto all’assicurazione.

Tutte le operazioni descritte sono avvenute ( e continuano ad essere effettuate) per diretta emanazione dell’Unità di Crisi Regionale. Ribadiamo che la gestione dell’emergenza per i beni culturali è avvenuta all’interno del Ministero per i Beni e le Attività culturali, senza quindi una coordinazione dettata da altri enti. Inizialmente questo è stato un punto a sfavore, poiché ha colto il personale impreparato all’organizzazione di un lavoro straordinario come questo, ma poi si è rivelato essere un motivo di forza, che ha portato ad un controllo dall’interno sulle operazioni da svolgere. Sebbene l’accadere del terremoto sia stato un momento di eccezionalità, l’Arch. Silvia Gaiba parla di “ordinarietà nella tutela”68,

68Silvia Gaiba, architetto presso Direzione Regionale MiBAC ER al convegno “Terremoto,Terremoti,

sottolineando che l’ottica conduttrice nelle attività è stata la salvaguardia del patrimonio mediante operazioni che vengono svolte anche in una situazione ordinaria: la conoscenza del territorio e dei beni che racchiude, sopralluoghi preliminari e gestione di rapporti con Istituzioni ed Enti proprietari; tutte azioni che vengono svolte di consueto. Dalla prima scossa fino ad ottobre 2012 sono stati effettuati ben 190 sopralluoghi e 67 interventi di recupero di beni mobili in 90 siti lesionati. La maggior parte del lavoro è stata dunque svolta nel periodo immediatamente a ridosso del sisma, ma continua ancora oggi.

Vigile del fuoco effettua il controllo di una statua

La messa in sicurezza del patrimonio culturale all’interno dei siti crollati