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3. GLI SCAMBI GIOVANILI INTERNAZIONALI

3.3 I partecipanti: analisi dell'indagine

3.3.1 La metodologia della ricerca

A volte una ricerca nasce per fornire adeguati strumenti per la risoluzione di specifici problemi, altre volte per indagare un fenomeno spinti dal puro desiderio di conoscenza, come in questo caso in cui l'obiettivo principale dell'indagine è tracciare un profilo dei partecipanti degli scambi giovanili internazionali.

Il tipo di ricerca utilizzato in questa tesi, pur basandosi anche su dati quantitativi e rilevazioni numeriche, è di tipo qualitativo, ciò significa che i dati raccolti sono analizzati attraverso lo sguardo del ricercatore e le conclusioni elaborate dipendono principalmente dalle sue osservazioni e dalle relazioni che il ricercatore stabilisce fra i diversi elementi in suo possesso. Una buona ricerca dev’essere supportata da valenza empirica perciò è necessario raccogliere le informazioni, trasformarle in dati e analizzarle secondo una

262 CEDEFOP, Lignes directrices européennes pour la validation des acquis non formels et informels, Lussemburgo, Office des publications de l’Union européenne, 2009, p. 48.

propria chiave di lettura. Per costruire il mio campione ho scelto di utilizzare uno strumento di rilevazione standardizzato: tutti gli intervistati hanno ricevuto gli stessi stimoli, presentati nello stesso ordine e con le stesse regole per la compilazione. È inoltre prevalentemente strutturato poiché la maggior parte delle domande è di tipo “chiuso”, presenta cioè una rosa di risposte fra le quali scegliere. In questo modo è possibile equiparare le posizioni espresse dai diversi soggetti intervistati.

I dati sono raccolti attraverso un questionario264 da me ideato e auto compilato dai giovani raggiunti. La prima parte dell’intervista è finalizzata a ottenere informazioni socio- demografiche sui soggetti intervistati. Successivamente ho indagato quali sono gli scopi preponderanti degli scambi giovanili sia dal punto di vista di chi li conosce, ma non ha ancora avuto la possibilità di aderire a una di queste iniziative, sia per chi vi ha partecipato. Ipotesi di partenza, per la quale ricercavo una conferma, è il valore che la partecipazione agli scambi ricopre nello sviluppo personale dei soggetti che vi prendono parte e in particolare nello sviluppo della competenza interculturale e della cittadinanza attiva. Per tale ragione ho scelto di focalizzare la mia attenzione principalmente su due aspetti che mi permettessero di ottenere la personale percezione dei partecipanti rispetto lo sviluppo e l'emergere di determinate capacità: quali motivazioni li hanno portati ad aderire a un progetto di scambio o a un corso di formazione e quali benefici credono di aver tratto dalla partecipazione agli scambi. In merito al primo aspetto ho inoltre chiesto loro di riflettere su un'eventuale evoluzione delle motivazioni che li hanno spinti a partecipare a successivi scambi in seguito alla prima esperienza. Ciò mi ha permesso di rendere evidente gli elementi ritenuti più significativi da coloro che prendono parte a uno scambio. Secondariamente desideravo indagare le conoscenze dei partecipanti rispetto all'educazione non formale, terzo pilastro su cui risiede il valore degli scambi, come esposto in precedenza.

Nel loro testo Bernardi e Tuzzi ricordano come, in seguito alla somministrazione di una domanda, si attiva nel soggetto cui è richiesta una risposta uno specifico processo cognitivo, così strutturato:

comprendere la domanda

recuperare, nella propria memoria, le informazioni necessarie per offrire la risposta formulare un'opinione personale

scegliere una risposta, o attraverso una selezione fra una serie di opzioni fornite, o elaborandola autonomamente.

Tra le possibili problematicità connesse a tale procedura, i due autori ne evidenziano alcune che interessano il tipo di domande da me poste e di cui è necessario tenere conto nell’interpretazione dei dati ottenuti:

“porre una domanda su avvenimenti lontani nel tempo comporta un faticoso recupero di informazioni”;

“di fronte alla richiesta di un'opinione l'intervistato è costretto a fare i conti con il senso comune e con il giudizio dell'eventuale intervistatore”;

“proporre un elenco di alternative strutturate in cui non è presente l'opinione dell'intervistato equivale a metterlo in crisi nell'ultima fase del processo”265

, cioè in quella di scelta.

La maggior parte delle domande utilizzate è di tipo “chiuso”, ciò significa che, al soggetto intervistato, sono proposte delle alternative di risposta prestabilite tra le quali può scegliere quella che più si avvicina, o quelle che più avvicinano, alla sua opinione. Alcune sono quindi a “scelta forzata” e prevedono la selezione di un’unica risposta, altre sono a “scelta libera” e permettono quindi di indicare più di una risposta fra quelle proposte, in questo caso non ho mai posto limiti al numero di scelte che era possibile effettuare.

Per le tre domande portanti del questionario (gli scopi degli scambi, le motivazioni che hanno spinto a partecipare, i benefici ottenuti attraverso la partecipazione) ho utilizzato delle “scale di giudizio” o “scale di valutazione” attraverso le quali gli intervistati devono valutare l’importanza di ogni singola alternativa proposta attraverso una scala graduata266

. In questo caso ho optato per l'uso di una scala Likert a cinque modalità di risposta, di cui quella centrale neutra, legate al grado di accordo o disaccordo con l'affermazione espressa (domande 25 e 29) oppure all'importanza di determinate motivazioni (domande 26 e 27). Ho utilizzato lo stesso tipo di scala anche per rilevare se la partecipazione allo scambio aveva comportato dei cambiamenti riguardo all’acquisizione o il miglioramento di competenze (domanda 28). Grazie a questo sistema si utilizza un tempo relativamente breve per rispondere, un vantaggio che permette di sottoporre un elevato numero di domande senza affaticare l’intervistato. Alcune “domande aperte” sono state inserite nelle

265 L. Bernardi, Percorsi di ricerca sociale: conoscere, decidere, valutare, Roma, Carocci, 2005, pp.161-162.

occasioni in cui le possibili risposte erano così varie da non permettere di limitarle a poche e circoscritte categorie, è il caso ad esempio della domanda 9 inerente le ragioni che hanno portato alcuni soggetti a abitare in stati diversi da quelli di origine. L'unica altra circostanza in cui ho optato per domande aperte è la sezione dedicata all'educazione non formale (domande 31, 33 e 34). Cosciente che tale argomento è poco conosciuto e origine spesso di definizioni controverse, non ho voluto rischiare di influenzare od orientare i pensieri dei soggetti intervistati, ho preferito invece lasciare che esprimessero liberamente la propria personale opinione.

Per realizzare il questionario ho utilizzato il programma Moduli Google attraverso il quale ho creato un modulo elettronico al quale era possibile accedere attraverso uno specifico

collegamento su Internet. Ho scelto di redigerlo in inglese considerando che chiunque

partecipi a uno scambio giovanile deve possedere almeno una conoscenza basilare di questa lingua. Per la sua diffusione mi sono avvalsa della collaborazione dell'associazione internazionale YEU, presso la quale ho svolto il mio stage formativo, e dell'associazione italiana ScambiEuropei le quali hanno inserito un articolo inerente la mia ricerca nelle proprie newsletter mensili, invitando i propri soci a partecipare e rispondere al questionario. Ho inoltre coinvolto i partecipanti di tre scambi giovanili e un corso di formazione cui ho avuto la possibilità di partecipare nel corso dello stage. Infine ho inserito il collegamento del questionario anche sulle pagine di diversi gruppi facebook che svolgono attività informativa inerente alla possibilità di partecipare a scambi ed esperienze formative o professionali di vario genere nell'ambito di programmi europei. I soggetti che hanno scelto di contribuire hanno avuto accesso diretto al questionario attraverso il collegamento diffuso. Una volta proceduto alla compilazione, i risultati sono stati automaticamente raccolti in un foglio di calcolo in rete, li ho in seguito trasferiti in matrici dati differenti secondo l’impiego cui erano destinati.

Attraverso i diversi percorsi di cui mi sono avvalsa, sono riuscita a raccogliere 74 risposte. Possono essere immediatamente evidenziati due limiti: la parzialità dei dati raccolti e l’individualità dei pareri espressi. Per quanto riguarda il primo punto, è evidente come il mio contributo sia solo uno spaccato parziale dell'ambito di studio, senza alcuna pretesa di esaustività. In questo caso l'uso di un questionario on-line, veramente pratico quando si devono fare i conti con limiti spaziali e temporali, da una parte mi ha permesso di raggiungere molti giovani sia con i quali avevo avuto contatti precedenti, sia estranei ma uniti da interessi comuni; dall'altra parte non permette di raggiungere lo stesso livello di

coinvolgimento che si otterrebbe attraverso interviste svolte di persona. Il secondo aspetto riguarda invece un tema lungamente dibattuto in quanto da tempo si lavora per individuare dei criteri che permettano di valutare e convalidare, attraverso strumenti oggettivi, le competenze acquisite in settori non formali. Ma quando si lavora con la soggettività e l’unicità delle persone, diventa difficile provare attraverso strumenti oggettivi e universalmente validi che attestino i benefici o i cambiamenti innescati da determinate esperienze.