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3. GLI SCAMBI GIOVANILI INTERNAZIONALI

3.1 Una definizione

Abbiamo già avuto occasione di affrontare a più riprese, nelle pagine precedenti, il soggetto degli scambi giovanili e abbiamo già esposto alcune definizioni del concetto adottate dalla Commissione europea all'interno dei vari Programmi comunitari succedutisi nel corso degli anni. Tuttavia, ancor prima di essere sostenuti e incentivi dalle istituzioni europee, gli scambi giovanili internazionali sono stati promossi dai enti locali e organizzazioni internazionali fin dall'inizio del Novecento. Queste iniziative, spesso inserite all'interno di accordi bilaterali e gemellaggi, permettevano ai giovani di prendere parte a un viaggio in un altro stato europeo, senza dover sostenere una spesa elevata per spostamenti e soggiorno. Nonostante si parli di viaggio, l'esperienza turistica non è la finalità principale di tali programmi, i quali sono invece ideati per permettere ai giovani, a prescindere dalla loro condizione socio-economica, di entrare in contatto con la realtà sociale e culturale di uno o più paesi stranieri. Difatti le esperienze di mobilità sono supportate “as a means to an end or as a tool and not as an end in itself”200

. I programmi degli scambi prevedono lo svolgersi di attività formative e la condivisione di esperienze con altri giovani, diventando così un momento di confronto sia con la propria che con altre culture grazie all'interazione con coetanei.

Le ragioni per cui si organizza uno scambio e, di conseguenza, le attività che lo compongono possono essere diverse: incontri sportivi, visite formative, seminari tematici, progetti collettivi.... Allo stesso modo tali attività si rivolgono a diversi gruppi target per quanto riguarda l'età, il bagaglio socio-educativo e le motivazioni che possono invogliarli a partire. Per tale ragione non esiste una definizione univoca, comunemente accettata, di scambio giovanile e spesso i tratti identificativi e principali di tali eventi dipendono dall'ente promotore e dal contesto in cui lo scambio stesso ha luogo. In linea di massima, si può sostenere che le definizioni che sono state elaborate e diffuse negli anni si collocano su una scala che va da una visione minimale che definisce tali esperienze come “visite che permettono il contatto con un'altra cultura” a una che ne sottolinea i risvolti vedendo in simili attività uno strumento educativo basato su una metodologia ben definita ed

200 ECORYS, Study on Maximising the Potential of Mobility in Building European Identity and

elaborata. Il Forum europeo della gioventù ad esempio evidenzia che “youth exchanges are

not organised just for their own sake. Exchanges are not a purpose in themselves, they are a pedagogical tool, a means to facilitate discovery, intercultural and solidarity learning”.

Secondo la loro prospettiva gli scambi non sono quindi attività fini a se stesse, ma sono uno strumento pedagogico, un mezzo per facilitare la scoperta, l'apprendimento interculturale e solidale201. Visione supportata inoltre dalle istituzioni europee secondo le quali “gli scambi di giovani costituiscono un mezzo appropriato per meglio conoscere e comprendere le diversità delle culture degli Stati membri (...), ciò facendo, essi contribuiscono al rafforzamento della democrazia, della tolleranza e della coesione della Comunità in una prospettiva di solidarietà”202. La mobilità è qui descritta come uno strumento fondamentale attraverso il quale incentivare lo sviluppo di un senso di identità europea e accrescere la tolleranza e la comprensione reciproca fra i cittadini europei, ma naturalmente, in prospettiva di un'Europa sempre più multiculturale e sempre più strettamente connessa con il resto del mondo, simili riflessioni possono essere estese a una visione meno europeista e più globale.

Nella definizione minimale lo scopo degli scambi è ridotto all'incontro di persone diverse e alla visita di posti nuovi. Le attività che meglio rappresentano questo concetto includono due tipi di esperienze che possono essere ricondotte al settore turistico o alle offerte di svago per il tempo libero: il viaggio o la visita all'estero e l'incontro con un diverso gruppo etnico o culturale nella propria nazione203.

Secondo la definizione più approfondita gli scambi sono invece uno strumento educativo complementare all'educazione formale e, attraverso la partecipazione a programmi bi o multi laterali di durata più o meno lunga, permettono di lavorare sull'apprendimento interculturale e sviluppare numerose e varie capacità dei partecipanti. Le parole del Consiglio europeo testimoniano questa visione:

“gli scambi di giovani realizzati in base ad un progetto costituiscono un metodo adeguato per consentire ai giovani di meglio comprendere la Comunità europea e i suoi Stati membri; (...) essi contribuiscono pertanto alla formazione ed alla preparazione dei giovani alla vita adulta e professionale, nonché allo sviluppo di una maggiore consapevolezza delle

201 Council of European National Youth Committees, 1984, p. 3.

202 Decisione 818/95/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 14 marzo 1995 relativa all'adozione della terza fase del programma “Gioventù per l'Europa”, in Gazzetta Ufficiale n° L 87/1 del 20 aprile 1995.

loro capacità e responsabilità”204 .

Scegliendo di appoggiare quest'ultima interpretazione di scambio giovanile, più pregnante e densa di significato, tali esperienze rientrano a pieno titolo nelle attività di “mobilità ai fini dell'apprendimento” (learning mobility). Questo è un termine ombrello che ricopre una grande varietà di attività, intraprese in svariati contesti, che riguardano diverse categorie di attori e con un diverso grado di obiettivi di apprendimento sia di natura cognitiva che affettiva205. In accordo con quanto tracciato nel corso del progetto “Mapping University Mobility of Staff and Students” condotto dalla European University Association tali attività devono essere:

 transnazionali, l'attraversamento di confini politici, lo spostamento dalla propria nazione di residenza a un'altra, è ritenuto un punto essenziale per rinforzare e approfondire la consapevolezza interculturale;

 fisiche, sebbene anche una mobilità virtuale possa essere complementare e utile nell'incentivare una futuro periodo di vita all'estero, i due tipi di esperienza sono differenti;

 svolte per uno scopo di apprendimento, è essenziale che siano definiti dei contenuti pedagogici strutturati e siano concordati fin dall'inizio, fra tutti i soggetti coinvolti, degli obiettivi formativi.

I primi due punti sono utili per identificare il concetto di “mobilità”, mentre il terzo è apertamente collegato al carattere formativo di tali esperienze.

Le attività che possono vantare simili caratteristiche sono varie, da un corso di lingua a un tirocinio all'estero, da un periodo di studio in un'altra nazione a un anno di volontariato, difatti possono avere una durata variabile da una settimana a più anni ed essere svolte o all'interno di programmi strutturati e organizzati (organised learning mobility) oppure per iniziativa personale del partecipante (independent learning mobility)206.

Anche se adottate in riferimento a un contesto di apprendimento formale, tali caratteristiche possono essere estese anche alle attività che hanno luogo in contesti non formali, come gli scambi giovanili. Difatti nella definizione adottata all'interno del rapporto dell'Istituto ICON, ritroviamo tutti gli elementi precedenti: “a period of time spent

in another country than one’s own, consciously organised for the purpose of acquiring

204 Decisione del Consiglio 91/395/CEE del 29 luglio 1991, in Gazzetta ufficiale n. 217 del 6 agosto 1991.

205 ICON-Instutite, Study on Mobility Developments in School Education, Vocational Education and

Training, Adult Education and Youth Exchanges, European Commission, 2012, p.13.

206 E. Colucci, H. Davies, J. Korhonen, M. Gaebel, Mobility: Closing the gap between policy and

knowledge, skills and competences”. A questi viene però aggiunta un'ulteriore

specificazione: “the stay may be organized in a formal or non-formal context”207 .

Le definizioni che abbiamo analizzato fino a questo punto potrebbero essere adottate per riferirsi a tutte le attività che presentano tali caratteristiche indipendente dal fatto che siano inserite all'interno di Programmi promossi dall'Unione europea, come gli scambi giovanili oggetto del nostro lavoro, oppure che siano schemi di mobilità riconducibili all'iniziativa di organizzazioni e compagnie private o istituzioni pubbliche nazionali e internazionali. Allo stesso modo il termine può riguardare esperienze rivolte a un'enorme varietà di gruppi o categorie di persone, quindi non riconducibili esclusivamente al mondo giovanile. Sul sito Internet inerente le iniziative legate al partenariato fra il Consiglio d'Europa e l'Unione europea è invece offerta una definizione di “mobilità ai fini dell'apprendimento” specificatamente riferita al settore giovanile. Questa include tutte le attività che prevedono lo spostamento di giovani da una nazione a un'altra con lo scopo di promuovere e sviluppare fra i partecipanti, in particolare, competenze personali e professionali, capacità comunicative, relazionali e interculturali, nonché la cittadinanza attiva. Queste possono realizzarsi all'interno di contesti di apprendimento sia formali sia non formali, ma sempre nel quadro di programmi strutturati208.

In sintesi, i fattori essenziali che devono caratterizzare un'esperienza di mobilità perché possa essere definita “learning mobility” sono l'apprendimento, in qualsiasi contesto esso avvenga, ovvero sia inquadrato in sistemi scolastici, sia in sistemi non formali, cioè legati al settore giovanile e alla società civile, e lo sviluppo personale dei soggetti coinvolti nell'attività209. Tutti elementi che, come abbiamo visto nella prima parte del paragrafo, sono alla base anche degli scambi giovanili internazionali.

Attraverso la presentazione dell'evoluzione delle politiche giovanili in Europa e l'analisi dei Programmi comunitari a sostegno della mobilità giovanile210, è stato possibile constatare il grande ruolo che l'Unione europea accorda a simili esperienze. La nozione alla base dello sviluppo di programmi di scambio è che il processo di integrazione economica e politica, avviato attraverso la creazione della Comunità Europea, sarebbe rimasto frammentato e instabile senza l'accompagnamento di misure socio educative211. In linea di

207 ICON-Institute, op.cit., p. 17.

208 Learning mobility in the field of youth.

pjp-eu.coe.int/en/web/youth-partnership/learning-mobility

209 Making learning mobility an opportunity for all, the High Level Expert Forum on Mobility, 2008, p.

12.

210 Vedi capitolo 2.

211 C. J. Friesenhahn (a cura di), Learning mobility and non-formal learning in European contexts.

massima possiamo affermare che l'incontro e la creazione di un dialogo fra cittadini di diverse nazionalità, che si realizzano all'interno degli scambi, sono orientati a:

 promuovere la comprensione interculturale, grazie all'incontro di giovani di diverse nazionalità che permette lo sviluppo di sentimenti di solidarietà, di combattere l'insorgere di nazionalismi, del razzismo e di sentimenti xenofobi. Inoltre, in particolare i progetti supportati dai Programmi dell'Unione europea, mirano a diffondere una coscienza europea fra i giovani e accrescere il senso di condivisione di comuni valori europei. Scopi che sono confermati ad esempio in queste parole emerse al termine di un Consiglio europeo:

“gli scambi di giovani in Europa contribuiscano, da un lato, a sensibilizzare i giovani alle sfide europee, rendendo l'Europa più concreta ai loro occhi e, dall'altro, a favorire una migliore comprensione da parte loro della diversità culturale dell'Europa nonché dei valori fondamentali comuni, basati sulla lotta per il rispetto dei diritti umani e contro il razzismo, l'antisemitismo, la xenofobia e altre forme di discriminazione, come pure a rafforzare il senso di solidarietà e a sviluppare il loro spirito d'iniziativa”212

;

 promuovere l'internazionalizzazione da una parte delle organizzazioni attraverso l'incremento della occasioni di cooperazione internazionale, lo scambio di buone pratiche e la condivisioni di esperienze positive e metodi fruttuosi adottati da altre nazioni che infine portano anche a un miglioramento della qualità delle attività. Dall'altra parte dei singoli partecipanti che hanno la possibilità di migliorare le competenze che gli permettono agire in un ambiente internazionale, come la conoscenza di una o più lingue straniere, la conoscenze di realtà estere e di nuovi metodi di lavoro;

 sostenere lo sviluppo di conoscenze, competenze e abilità personali (come l'empatia, la tolleranza, l'adattabilità, la gestione dello stress, capacità decisionali,...) e professionali degli individui coinvolti. Gli scambi ricoprono un grande ruolo specialmente nello sviluppo delle cosiddette soft skills, traducibili in italiano come “competenze relazionali” grazie all'aumento della fiducia in se stessi, dello spirito d'iniziativa, delle competenze linguistiche e della comprensione interculturale213. Difatti. durante gli scambi, i giovani si mettono alla prova e ciò li porta a scoprire potenzialità e competenze nuove o a migliorare quelle di cui erano già coscienti.

212 Risoluzione del Consiglio e dei rappresentanti dei Governi degli Stati membri, riuniti in sede di Consiglio del 14 dicembre 2000 relativa all'integrazione sociale dei giovani (2000/C 374/04).

L'analisi delle interviste sottoposte a circa 60 giovani che hanno aderito a scambi giovanili sarà utile per verificare in quale misura il raggiungimento di tali obiettivi è percepito dai partecipanti stessi.

Abbiamo già evidenziato che i programmi di mobilità realizzati nel quadro dell'Unione Europea sono rivolti a differenti gruppi, in particolar modo quelli interessati dalla nostra ricerca sono i giovani e volontari o lavoratori nel settore giovanile (youth worker). I primi hanno l'opportunità di aderire agli scambi giovanili internazionali, i secondi sono interessati principalmente dai corsi di formazione e dagli eventi finalizzati a creare delle reti fra gli operatori e le organizzazioni giovanili. Come abbiamo nelle righe iniziali del paragrafo nel corso degli scambi, giovani provenienti da diverse nazioni si incontrano per confrontarsi e discutere su un tema che abbia rilievo per i giovani o per la società in generale. Hanno inoltre l'opportunità di acquisire conoscenze sulla cultura e sui paesi degli altri partecipanti. I corsi di formazione invece possono essere considerati una speciale forma di scambio, in questo caso non esiste un limite di età per aderire, essendo rivolti a tutti coloro che, indipendente dal ruolo ricoperto, operano all'interno del settore giovanile. Spesso vedono comunque il coinvolgimento di giovani dal momento che, generalmente, uno dei criteri che devono rispettare le organizzazioni giovanili è la presenza di una certa percentuale di soci che abbiano meno di 30 anni. Abbiamo visto come sia il Consiglio d'Europa che i Programmi dell'Unione europea prevedano delle azioni specifiche volte a sostenere chi lavora nel settore giovanile perché sia garantita una sempre maggiore qualità sia nel supporto quotidiano che le organizzazioni offrono localmente ai giovani, sia nell'organizzazione di attività internazionali come gli scambi appunto. Sempre nell'analisi dei questionari raccolti vedremo come spesso i soggetti intervistati hanno difatti preso parte sia a scambi che ha corsi di formazione e come a volte la linea di demarcazione fra i due non sia cosi netta. In linea di principio potremmo affermare che negli scambi il focus dovrebbe essere posto prevalentemente sugli aspetti di socializzazione, mentre, nei corsi di formazione, l'attenzione maggiore dovrebbe essere rivolta all'aspetto contenutistico e gli aspetti formativi e pratici dovrebbero essere più evidente.

A tal proposito uno strumento che deve obbligatoriamente essere menzionato è la piattaforma SALTO-GIOVENTU'214. Acronimo di “Support and Advanced Learning and

Training Opportunities”, è una rete creata nel 2000 all'interno della “Strategia europea di

formazione” (ETS – European Training Strategy) inserita nel Programma “Gioventù in azione” (2007-2013). È composta da otto Centri di risorse che sostengono il lavoro degli

operatori giovanili mettendo a loro disposizione strumenti e servizi da utilizzare nel corso delle attività realizzate all'interno dei Programmi europei. I centri si occupano di produrre documenti, organizzare incontri e corsi di formazione che agevolano il diffondersi di buone pratiche e lo scambio di esperienze contribuendo a migliorare la qualità delle iniziative offerte ai giovani. Ognuno è specializzato in un determinato tema o dedicato a un certo settore:

SALTO Cultural Diversity Resource Centre (Regno Unito), impegnato “sui temi di identità, fede, appartenenza etnica, oltre che sull’apprendimento della convivenza e della collaborazione nella differenza e sull’incentivazione della formazione interculturale”215

;

SALTO Eastern Europe and Caucasus Resource Centre (Polonia), rivolto alle iniziative che interessano la cooperazione con i Paesi dell'Europa dell'est e con il Caucaso;

SALTO Euromed Resource Centre (Francia), il cui focus principale è la cooperazione euro-mediterranea;

SALTO Inclusion Resource Centre (Belgio), impegnato sul versante dell'inclusione sociale in particolare dei giovani con minori opportunità;

SALTO Information Resource Centre (Svezia e Ungheria), “amplifica e incentiva la comunicazione e lo scambio di informazioni tra le Agenzie nazionali e gli altri centri risorse SALTO”216

;

SALTO Participation Resource Centre (Belgio) a sostegno della creazione di “uno spazio di riflessione e di scambio di pratiche e di idee per aiutare giovani e operatori socio-educativi a mettere a punto progetti di partecipazione di elevata qualità”217

;

SALTO South East Europe Resource Centre (Slovenia), inerente le iniziative collegate alla cooperazione con l'Europa sudorientale;

SALTO Training and Cooperation Resource Centre (Germania), dedicato al miglioramento della qualità dei corsi di formazione e a incentivare la cooperazione con istituti di formazione e formatori europei.

Il portale offre inoltre l'accesso a una banca dati contenente tutte le offerte di formazione organizzate, oltre che dagli stessi Centri SALTO, anche da altre istituzioni e

215 Gioventù in Azione. Guida al Programma , Commissione europea, 2013, p. 15.

216 Ibidem. 217 Ibidem.

organizzazioni, quali le Agenzie Nazionali, le organizzazioni giovanili non-governative, i Centri europei della gioventù del Consiglio d'Europa218.

L'istituzione di simili corsi di formazione sopperisce in parte alla mancanza di una formazione specifica dedicata a coloro che desiderano lavorare nel settore giovanile per i quali è spesso molto difficile ottenere un riconoscimento delle competenze possedute. In conclusione quindi sia gli scambi giovanili che i corsi di formazione contribuiscono al riconoscimento del valore del lavoro svolto nel settore giovanile per lo sviluppo e la formazione di futuri cittadini consci dell'importanza delle relazioni, della socialità e della convivenza rispettosa con altre culture o stili di vita.

Ritengo che la forza e il successo degli scambi giovanili derivino da tre elementi: l'uso della metodologia dell'educazione non formale, il sostegno all'apprendimento interculturale, la spinta verso la partecipazione e la cittadinanza attiva.

Nessuna attività che rientri sotto la categoria di “evento giovanile internazionale”219 può prescindere dalla loro presenza, ogni fattore trova sostegno negli altri e si presta come sostegno agli altri. Nel prossimo paragrafo affronteremo il tema dell'educazione non formale quale metodologia privilegiata, per non dire esclusiva, nella conduzione degli scambi giovanili, mettendone a fuoco i punti di forza. In seguito, attraverso l'analisi dei questionari, ci avvicineremo agli altri due elementi mostrando il ruolo e l'importanza che sono loro attribuiti, all'interno degli scambi, dai partecipanti stessi.