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Migliorare la qualità della vita dei cittadini: consumatori e questioni ambientali

I cittadini sono i principali beneficiari del mercato interno; di ciò la Commissione è convinta, e questo è il tema lungo cui si dipana la preparazione della relazione - dall’ampia analisi dei prezzi al dettaglio, alle sezioni sui servizi finanziari al dettaglio e sullo sviluppo sostenibile fino all’allegato sui servizi d’interesse economico generale.

2.1. È vero che la convergenza dei prezzi sta rallentando ...

Mercati integrati dei prodotti - condizione essenziale per mercati competitivi - sono un must se si vuole che i cittadini europei approfittino del mercato interno. Anche perché essi rendono l’economia europea più elastica di fronte a scosse provenienti dall’esterno.

La convergenza dei prezzi è un buon indicatore di integrazione del mercato. Preoccupa perciò che dopo anni di chiara convergenza dei prezzi, il 1999 registri mutamenti modesti. Questo rallentamento sembra essere avvenuto nella seconda metà degli anni ’901 (grafico 1). Dal 1998, la dispersione è rimasta stabile o è mutata in misura insignificante. Si noti però che nel 1999 è cambiato il metodo dell’indicatore, il che rende difficile comparare le cifre del 1998 e del 1999. Occorre perciò un più lungo periodo di osservazione dei prezzi per poter dire se siano avvenuti mutamenti significativi. In un indicatore strutturale, ciò che conta ai fini di conclusioni definitive, è la tendenza a lungo termine della variazione dei prezzi, non i risultati di un solo anno.

Tuttavia, le cifre del 1999 e le previsioni per il 2000, sembrano confermare un rallentamento della convergenza dei prezzi negli ultimi anni. L’adesione di Svezia, Austria e Finlandia, paesi con prezzi al dettaglio elevati, è stata seguita da una convergenza dei prezzi al dettaglio in tutta l’UE15, esauritasi verso la fine del decennio.

Approfondendo l’analisi, emerge che l’andamento della variazione dei prezzi negli anni ’90 diverge nettamente a seconda dei settori. Per esempio, dal 1990 al 1998 i prezzi degli alimenti (“oli e grassi”, carne, pane e cereali) hanno subito una significativa convergenza in tutta la Comunità. In altri settori invece (tabacco, combustibile e alcuni servizi - trasporti ed edilizia) ciò è avvenuto lentamente e talvolta si è verificato semmai il contrario (tab.1 e riquadro 1).

1 Come negli anni precedenti, la dispersione dei prezzi si calcola con il coefficiente di variazione, che misura la deviazione rispetto ai prezzi medi europei. Esso era del 14.55% nel 1999 e del 14.40% nel 1998.

I prezzi al dettaglio dei prodotti venduti nei supermercati variano molto ...

Secondo uno studio della Commissione (riquadro 2)2 sul controllo e l’analisi dei prezzi di prodotti venduti nei supermercati (prodotti alimentari, per l’igiene personale e la pulizia), che completa lo studio sui prezzi al dettaglio degli alimenti freschi e dell’elettronica di consumo, i cui risultati sono stati presentati nel Quadro di valutazione del mercato interno del maggio 2001, i prezzi di tali prodotti sono andati convergendo negli anni 90. Ma restano differenze significative, che la presente relazione esamina in profondità al fine di valutare le differenze di prezzo in tutta l’UE. Sarà anche possibile scomporre tra i paesi le variazioni di prezzo al dettaglio in un modo da individuarne le cause3. Ciò aiuterà a sua volta a identificare le riforme economiche necessarie per integrare e migliorare il funzionamento dei mercati dei prodotti al dettaglio, tutto a beneficio dei consumatori.

La dispersione dei prezzi di prodotti da supermercato “paneuropei” (venduti in tutta Europa) è relativamente ampia nel mercato interno. Nell’UE, i prezzi al dettaglio possono essere anche del 40% superiori o inferiori alla media europea (tab.2). La differenza media è del 30% circa.

Qualche esempio: una bibita può costare, in un supermercato danese, quasi il doppio che in Germania. Un’acqua minerale di marca può essere 3 volte più cara in Svezia che in Francia (2 e 3).

I prodotti “paneuropei” costano in genere di più ma il loro prezzo varia meno di quello di prodotti simili nazionali o multinazionali di marca non presenti nella maggior parte degli Stati membri e definiti “generici” nella banca-dati (tabelle 3 e 4). Quando i “generici” sono più cari, la differenza di prezzo è sempre relativamente piccola.

Spesso, ma non sempre, i prodotti differenziati variano nel prezzo più di quelli omogenei ...

Come previsto, prodotti simili, di marca, differenziati o per soddisfare segmenti di mercato effettivamente diversi o dal peso della pubblicità (Ad esempio gli shampoo), hanno prezzi molto più variabili di quelli di prodotti omogenei (zucchero, burro - tab.5). Sorprende invece quanto varino i prezzi nell’UE per prodotti molto omogenei come farina e alcune verdure congelate.

Comparare la dispersione dei prezzi - la dispersione dei prezzi nei paesi dell’UE supera le differenze di prezzo interregionali ...

Per lo stesso prodotto, la differenza dei prezzi all’interno di uno Stato membro è sempre inferiore a quella tra due paesi. All’interno degli Stati membri i prezzi variano, di solito, del 5% intorno alla media nazionale; a livello UE, i prezzi variano anche oltre il 20%.

Per qualche prodotto, però, i prezzi interni dello Stato membro con il più ampio scarto di prezzi interni, variano quanto quelli a livello dell’UE (tab.2). Ma, anche per essi, la dispersione dei prezzi interni nello Stato membro con la seconda maggior dispersione tra prezzi interni, è sempre molto inferiore alla dispersione dei prezzi a livello UE. In altre parole, per i prodotti inclusi nel campione, il mercato dell’UE è meno integrato dei mercati nazionali.

2 Ciò fa parte di un progetto a lunga scadenza di vari servizi della Commissione (DG Mercato Interno, Salute e tutela dei consumatori e Istituto Statistico) con obiettivi diversi dalla misurazione della convergenza dei prezzi.

3 Per una discussione sui fattori che possono spiegare la variazione dei prezzi, vodi European Economy Supplement A, No 7 July 2001.

È vero che alcuni paesi sono sempre più cari degli altri?

Nessuno dei 14 Stati membri considerati dallo studio si colloca sempre sopra o sotto il prezzo medio europeo. La tabella 3 e il grafico 2 mostrano però alcuni paesi (Spagna e Germania) relativamente economici e altri (Svezia, Finlandia e Danimarca) relativamente cari. Un’analisi più precisa (riquadro 3) conferma che i secondi tendono ad avere prezzi superiori alla media UE, mentre i primi, e altri con essi, hanno prezzi per prodotti da supermercato inferiori alla media UE. Ciò non avviene però sempre per tutti i prodotti, ma corrisponde ai risultati del Quadro di valutazione di maggio 2001 per elettronica di consumo e alimenti freschi. Anche considerando le imposte indirette, l’ordine dei paesi per livello dei prezzi cambia, ma non di molto.

Fattori “geografici” o specificità locali non riescono a spiegare le restanti variazioni di prezzo

La mancanza tra un paese e l’altro di una deviazione sistematica dei prezzi per tutti i prodotti suggerisce che le differenze di prezzo si spiegano con fattori “economici” più che con variabili “geografiche o specificità nazionali”. I fattori “economici” comprendono differenze industriali o differenze specifiche di un prodotto, relative alla concentrazione dei produttori o dei distributori, al comportamento aziendale, o differenze normative con effetti specifici su talune categorie di prodotti. Fattori specifici nazionali (trasporti, differenze di reddito, salariali, dei modelli di consumo o dei prezzi d’input locali) sono all’origine solo di una parte della dispersione dei prezzi: anche combinati, non più del 21% circa di tutta la variazione di prezzi tra paesi. I differenziali di reddito da soli non spiegano certo in modo soddisfacente le differenze di prezzo. I paesi a reddito elevato (Germania) hanno alcuni prezzi al dettaglio bassi mentre paesi a basso reddito (Grecia, Portogallo) non hanno prezzi al dettaglio particolarmente bassi.

Sebbene fattori specifici locali non influenzino sistematicamente i prezzi, possono influenzare quelli di singoli prodotti4. La normativa nazionale sulla composizione degli alimenti si ripercuote solo su prodotti molto specifici. Poiché non tutti i prodotti del campione sono pubblicizzati con la stessa intensità, le norme nazionali sulla pubblicità non riguardano tutti i prodotti del campione allo stesso modo. Anche le norme sul franchising, sugli orari dei negozi, sui requisiti per il riciclo, possono influenzare i prodotti in modo diverso.

In altre parole, i “fattori geografici” non spiegano la dispersione dei prezzi per i prodotti da supermercato. Sono perciò i “fattori economici” le variabili che spiegano meglio la dispersione nella UE dei prezzi al dettaglio. Ciò è vero anche per la dispersione dei prezzi nazionali. La dispersione dei prezzi può essere maggiore tra paesi UE che tra regioni di uno Stato membro ma sono i “fattori economici”, e non quelli “geografici”, che spiegano la dispersione interregionale e quella tra paesi (riquadro 3).

La concentrazione di mercato varia notevolmente da paese a paese ...

Il tasso di concentrazione di mercato per i 3 principali marchi di prodotti domestici variano molto da paese a paese. La maggior concentrazione si riscontra nei mercati nazionali minori (grafico 3), ma ciò non è sempre vero. Le tre principali marche di prodotti di pulizia domestica dominano l’87% del mercato danese, l’86% di quello francese e appena il 33% di quello spagnolo. Queste differenze cambiano significativamente da settore a settore in ogni

4 I dati non sono abbastanza dettagliati da poter controllare tale ipotesi.

paese. Per esempio, la Germania ha un tasso relativamente alto di concentrazione per le patatine fritte e uno relativamente basso per la pasta. Le locali condizioni di concorrenza spiegano molte di queste differenze.

La relazione tra potere di mercato dei produttori e livello dei prezzi nei supermercati non è comunque semplice. Dalla sola correlazione tra potere di mercato e prezzo, non emergono chiare indicazioni. Concentrazione al dettaglio, canali di distribuzione, contesto normativo, distribuzione del potere contrattuale tra distributori e produttori nonché disparità a livello di produzione e di distribuzione, sono tutti fattori che hanno un impatto sui prezzi al dettaglio e impediscono, perciò, di stabilire una semplice relazione diretta tra prezzi dei prodotti venduti nei supermercati e concentrazione dei produttori5.

Gli Stati membri hanno strutture di vendita al dettaglio diverse e ciò spiega le differenze di prezzo da paese a paese ...

Ogni Stato membro ha, all’interno della propria distribuzione, una concorrenza più o meno forte e contesti normativi diversi che la influenzano - sono condizioni locali importanti con un impatto sui prezzi. I prezzi differiscono fortemente a seconda del tipo di punto vendita. La variazione non è la stessa per tutti i prodotti e per tutti i paesi, ma ipermercati e discounter hanno prezzi medi del 5% inferiori a quelli dei supermercati. Paesi con un’alta percentuale di supermercati in seno al sistema di distribuzione, hanno anche prezzi più elevati (grafico 4).

Per ridurre la dispersione dei prezzi al dettaglio occorrono sistemi di distribuzione più competitivi ed efficienti. La concorrenza nella vendita al dettaglio preme sui margini di distribuzione, riducendo prezzi al dettaglio e la loro dispersione. Sistemi di distribuzione più efficienti e competitivi abbasserebbero perciò i prezzi sui mercati europei. Come indicato dal grafico 5, le forti differenze di prezzo per tipo di sbocco, fa intravedere le possibilità derivanti da una più efficiente distribuzione nei paesi ad alto livello dei prezzi.

Ricapitolando ...

I dati sui prezzi aggregati indicano una recente decelerazione nella convergenza dei prezzi per i consumi privati. Dal 1990, i mercati dei prodotti da supermercato sono sempre più integrati e in tutta l’UE si restringe la dispersione dei loro prezzi; nel mercato interno resta tuttavia una dispersione residua. Fattori economici e specifici di settore spiegano tale dispersione residua meglio dei fattori specifici locali. Riforme economiche e interventi sulla concorrenza sono perciò le cose migliori per eliminare la dispersione residua dei prezzi in tali mercati6.

2.2. Mercato interno e protezione dell’ambiente: una formula per migliorare la qualità della vita dei cittadini e lo sviluppo sostenibile

A Lisbona, l’UE si è impegnata ad attuare un rinnovamento economico e sociale. Il Consiglio europeo Göteborg vi ha aggiunto con la strategia per lo sviluppo sostenibile una dimensione ambientale. Il Consiglio mercato interno, tutela dei consumatori e turismo ha contribuito al Consiglio europeo di Göteborg con la sua strategia per integrare lo sviluppo sostenibile e la difesa dell’ambiente nelle politiche del mercato interno. Elaborata in risposta a una richiesta

5 Gli effetti del potere di mercato, ai vari snodi della catena di vendita al dettaglio, sui prezzi al dettaglio sono analizzati in un documento di due economisti svedesi, v. “Food prices and market structure in Sweden” by M. Asplund and R. Friberg, SSEE/EFI Working Paper 318.

6 Il recente Libro verde sulla tutela dei consumatori (COM(2001) 531) formula alcune opzioni per accrescere la concorrenza nei mercati al dettaglio e di vendita diretta dal produttore al consumatore.

dal Consiglio europeo di Helsinki, la strategia vuole integrare obiettivi ambientali con il libero scambio di beni e servizi nel mercato interno. Lo scopo è sviluppare un mercato interno con elevati livelli di tutela dell’ambiente, di coesione sociale e di crescita economica.

Il Consiglio del mercato interno ha definito numerosi indicatori per controllare l’esecuzione della strategia. Poiché essa è stata appena elaborata, è utile esporre l’andamento recente e lo stato attuale degli indicatori e fornire un punto di riferimento per i futuri controlli.

Possiamo raggruppare gli indicatori in due categorie. La prima raccoglie quelli che indicano fino a che punto risultati e meccanismi di autoregolazione del mercato tengono conto della tutela ambientale. Sono importanti perché se imprese e mercati migliorano la loro capacità ambientale, viene meno la necessità di interventi e regolamenti pubblici a fini ambientali. La seconda raccoglie quelli che misurano la partecipazione delle politiche pubbliche ad attività economiche tese a obiettivi ambientali e i possibili conflitti tra gli obiettivi politici.

I mercati e le imprese stanno migliorando le loro capacità ambientali, ma è chiaro che sono ancora necessari interventi pubblici finalizzati allo sviluppo sostenibile ...

I risultati di mercato riflettono la crescente consapevolezza dell’industria sulle questioni ambientali. Per varie ragioni, le imprese europee hanno migliorato le prestazioni di mercato e le hanno rese coerenti con lo sviluppo sostenibile. Il numero di certificati ISO 14000 - attestati privati di sana gestione ambientale e imprenditoriale - assegnati alle imprese europee nel 2000 è stato 4 volte più alto della media del periodo 1996/1998 (tab. 6A). Quanto realizzato da aziende britanniche, svedesi e danesi in questo senso è notevole. Ma il numero dei nuovi certificati di qualità ecologica è molto basso. Quello per l’ecogestione e i sistemi di controllo (EMAS), pur promettente, resta però molto basso soprattutto in alcuni paesi. (tab. 6A).

L’intervento pubblico è indispensabile per raggiungere obiettivi di sviluppo sostenibile. Gli indicatori politici mostrano che gli Stati membri perseguono sempre più obiettivi ambientali.

Regolamenti e aiuti di Stato sono gli strumenti politici più usati. Nella UE, la spesa per aiuti di Stato al risparmio energetico e all’ambiente è in genere aumentata anche se gli aiuti totali sono diminuiti. Gli aiuti sono ingenti in Germania, e soprattutto nei Paesi Bassi e Danimarca.

Il numero di direttive CE con una componente ambientale è continuamente aumentato negli ultimi 10 anni. Altri strumenti politici più compatibili con il mercato sono meno usati: le ecotasse hanno un ruolo di secondo piano, con solo il 5.2% di tutte le entrate fiscali nel 1999, e inferiore alla media del periodo 1995-98 (tab. 6B).

Oltre a un numero crescente di direttive ambientali, sono state intentate molte più azioni contro infrazioni a direttive ambientali nel 2000 che negli anni precedenti, sebbene i deficit globali di recepimento degli Stati membri siano relativamente stabili (v. di nuovo tab. 6B).

La maggior consapevolezza degli obiettivi ambientali non ha ostacolato il funzionamento del mercato interno. Il numero di norme nazionali comunicate ai sensi della direttiva 98/34 CE che prevede una procedura d'informazione nel settore delle norme e delle regolamentazioni tecniche è molto aumentato negli ultimi anni, ma quello delle norme ambientali comunicate rimane relativamente stabile. Negli ultimi 5 anni il numero di infrazioni registrate a direttive del mercato interno per ragioni ambientali, di sicurezza o di imballaggio è stato basso e stabile (tab. 6B).

Un Mercato interno che si adopera per lo sviluppo sostenibile ...

Garantire la compatibilità degli obiettivi ambientali non basta. Il mercato interno può dare un contributo attivo allo sviluppo sostenibile. Le future azioni con cui il mercato interno può contribuire allo sviluppo sostenibile comprendono:

- Strumenti di mercato per il commercio delle indennità di emissione, ancora inesistenti a livello comunitario. Nonostante la loro efficienza economica e ambientale, le indennità di emissione commerciabili non sono usate nell’UE. La struttura comunitaria offre evidenti vantaggi per risolvere eventuali problemi di coordinamento nel commercio internazionale delle emissioni. Tali strumenti aiuteranno l’UE ad attuare i suoi impegni ambientali e a rendere più economica la riduzione delle emissioni. La Commissione ha recentemente adottato un progetto di direttiva sullo scambio di emissioni (COM(2001) 581).

- Strumenti di mercato privati, elaborati per eliminare l’inadeguatezza del mercato di fronte alle responsabilità ambientali. La Commissione, nel Libro bianco sulla responsabilità per danni all’ambiente (COM(2000) 66) propone il principio “chi inquina, paga”. Strumenti finanziari, come l’assicurazione volontaria sui rischi ambientali, potrebbe eliminare talune inadeguatezze del mercato senza interventi pubblici. L’attuale mercato delle assicurazioni contro i danni ambientali è limitato e tende a essere gestito da specialisti. Al mercato interno e l’ambiente gioverebbe una progressiva apertura orientata al mercato di tale settore. La Commissione sta esaminando una proposta sulla responsabilità ambientale che aprirà la strada allo sviluppo di tali strumenti.

- Valutazione integrata dell’impatto. Alla ricerca della semplificazione e di una miglior qualità, la Commissione ha formulato proposte al Consiglio europeo di Laeken “per far sì che le principali proposte politiche comprendano una valutazione sulla sostenibilità delle loro possibili conseguenze economiche, sociali e ambientali”. Diffondere tali pratiche aiuterebbe a coordinare lo sviluppo e l’attuazione delle politiche del mercato interno e dello sviluppo sostenibile.

2.3. Integrare i mercati finanziari al dettaglio

La relazione dell’anno scorso individuava nei bonifici transfrontalieri una preoccupazione dei cittadini nei confronti del mercato interno. La Commissione ha controllato rigorosamente gli oneri dei bonifici transfrontalieri. La spesa media per un bonifico intracomunitario di 100 euro è alta (grafico 6) e del tutto incompatibile con un’Unione Monetaria integrata e funzionante. Ancor più sorprende il suo andamento. Pur ridottasi in media del 5,8%, tale spesa è notevolmente aumentata in taluni Stati membri e la riduzione, avvenuta nell’arco di 7 anni, è relativamente piccola (v. grafico 7).

Anche altri tipi di pagamenti transfrontalieri sono soggetti a spese elevate anche se molto variabili (tab. 7). Con l’imminente introduzione dell’euro, la Commissione propone un regolamento (COM(2001) 439) che fissa il principio della parità di spese per i bonifici nazionali e quelli transfrontalieri in euro. Nonostante ripetute richieste di tagliare le spese bancarie sui bonifici transfrontalieri, gli sviluppi di mercato sono mancati o troppo lenti per creare un’unica funzionante area di pagamenti nel mercato interno.

Il presente progetto di regolamento7, fa parte del Piano d’azione per i servizi finanziari (PASF), un programma per dar vita entro il 2005 a un mercato interno integrato dei servizi finanziari al dettaglio. Il progetto stesso presuppone un adeguato quadro giuridico, una maggior fiducia dei consumatori e la garanzia di una stabilità finanziaria - aspetti essenziali se i consumatori devono approfittare mercato interno. Ma l’importanza e i vantaggi di questi obiettivi vanno al di là del mercato dei servizi finanziari. Essi possono agevolare il commercio di beni e servizi riducendo i costi delle operazioni commerciali transfrontaliere. In altre parole, forgiare un mercato interno dei servizi finanziari al dettaglio darà due risultati:

consumatori e PMI trarranno beneficio non solo di un sistema di pagamento più affidabile ed efficiente ma anche di più ampie opportunità di commercio e di una maggior concorrenza grazie a minori oneri finanziari sul commercio.

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