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La migliore penitenza: obbedire e accettare le prove quotidiane

Nel documento GIOVANNI BOSCO SCRITTI SPIRITUALI/1 (pagine 152-156)

Don Bosco 8

35. La migliore penitenza: obbedire e accettare le prove quotidiane

Capo X V . - ...Allora gli fu assolutamente proibito di intraprendere penitenze di qualsiasi genere27, senza prima dimandarne espressa licenza; al quale comando, sebben con

26 Qui appare, con tutta chiarezza, l’aspetto « unitivo » e

« contemplativo » dell’eucaristia nella vita di Domenico. Questo sarebbe un fenomeno da approfondire: l’eucaristia, sorgente di vita mistica in un adolescente. Don Bosco tornerà su questo tema al capitolo X X .

27 Sappiamo già, dalla fine del capitolo X , che Domenico cer­

cava delle penitenze afflittive, per la preoccupazione ad un tempo di

Domenico Savio 151 pena, si sottomise. Una volta lo incontrai tutto afflitto, che andava esclamando:

— Povero me! io sono veramente imbrogliato. Il Sal­

vatore dice, che se non fo penitenza, non andrò in para­

diso; ed a me è proibito di farne: quale adunque sarà il mio paradiso?

— La penitenza, che il Signore vuole da te, gli dissi, è l ’ubbidienza. Ubbidisci, e a te basta28.

— Non potrebbe permettermi qualche altra penitenza?

— Si: ti si permettono le penitenze di sopportare pazientemente le ingiurie qualora te ne venissero fatte;

tollerare con rassegnazione il caldo, il freddo, il vento, la pioggia, la stanchezza e tutti gli incomodi di salute che a D io piacerà di mandarti.

— Ma questo si soffre per necessità.

— Ciò che dovresti soffrire per necessità offrilo a D io, e diventa virtù e merito per l’anima tu a 29.

Contento e rassegnato a questi consigli, se ne andò tranquillo.

(ed. Caviglia, 38)

prevenire le tentazioni e di unirsi al Cristo sofferente. Ma D on Bosco impone le sue direttive: per i suoi giovani, c’è un altro genere, più sicuro e più adatto, di compiere la mortificazione, che resta una delle leggi di ogni vita cristiana. La pagina che segue è una delle più tipiche in fatto di saggezza salesiana.

28 E’ la dottrina di san Francesco di Sales: « E’ martire a sufficienza chi si mortifica bene; è più grande martirio perseverare tutta la propria vita nell’obbedienza, che non morire tutto d’un colpo per una spada» ( Entretiens spirituels, ed. Ravier, Paris 1969, p. 1155). Don Bosco non dirà altro ai suoi salesiani religiosi.

29 L’accettazione delle prove fisiche e morali, quelle che non ci si sceglie, ma che vengono dalle circostanze quotidiane, è sempre stato uno dei punti essenziali dell’ascesi salesiana. E’ la « pazienza » soprannaturale, che trasforma le difficoltà della vita in abbandono alla tenerezza di Dio.

152 Santità giovanile

36. A 14 anni. Porta un gruppo di amici a vivere il proprio ideale: la Compagnia dell’lmmacolata

Capo X V I I. - Tutta la vita di Domenico si può dire essere un esercizio di divozione verso Maria Santissima.

N é lasciavasi sfuggire occasione alcuna a fine di tributarle qualche omaggio. L ’anno 1854 il supremo Gerarca della Chiesa definiva dogma di fede l ’immacolato Concepimento di Maria. Il Savio desiderava ardentemente di rendere fra di noi vivo e durevole il pensiero di questo augusto titolo dalla Chiesa dato alla Regina del Cielo.

— Io desidererei, soleva dire, di fare qualche cosa in onore d i Maria, ma di farlo presto, perché temo che mi manchi il tempo.

Guidato egli adunque dalla solita industriosa sua ca­

rità, scelse alcuni de’ suoi fidi compagni e li invitò ad unirsi insieme con lui a formare una compagnia detta della Immacolata C on cezion e30.

...D ’accordo c o ’ suoi amici compilò un regolamento e dopo molte sollecitudini nel giorno 8 del mese di

30 Abbiamo qui una nuova prova che lo slancio di Domenico verso la santità è effettivamente partito dalla sua consacrazione a Maria l’8 dicembre 1854. Ma la cosa si è compiuta in due tappe.

Nella prima, Domenico tende a realizzare la propria santità, in una generosità personale crescente. Nella seconda, egli comunica il suo desiderio ai suoi migliori amici, in particolare a Michele Rua, allora chierico, e Giuseppe Bongiovanni, studente, tutti e due di 19 anni: essi vivranno insieme, in santa emulazione, quello che D o­

menico aveva finora vissuto personalmente. Non si può dimenticare che l’adolescente Domenico, di 14 anni, ha stimolato sulla via della santità, il futuro beato Michele Rua, più anziano di lui di cinque anni. L ’anno seguente, dopo la morte di Domenico, Bongio­

vanni creerà altre due compagnie, quella del SS. Sacramento e quella del Piccolo Clero.

Domenico Savio 153 giugno 1856, nove mesi prima della sua morte, leggevaio con loro dinanzi all’altare di Maria S S .31. Io lo trascrivo di buon grado nel pensiero che possa servire ad altri di norma a fare altrettanto. Eccone adunque il tenore.

« N oi Savio Domenico, ecc. (segue il nome di altri compagni) per assicurarci in vita ed in morte il patro­

cinio della beatissima Vergine Immacolata e per dedi­

carci intieramente al suo santo servizio, nel giorno 8 del mese di giugno, muniti tutti dei SS. Sacramenti della confessione e comunione, e risoluti di professar verso la Madre nostra una figliale e costante divozione, prote­

stiamo davanti all’altare di Lei e col consenso del nostro spiritual Direttore, di voler imitare per quanto lo per­

metteranno le nostre forze, Luigi C ora ollo32. Onde ci obblighiamo:

1. D i osservare rigorosamente le regole della casa.

2. Di edificare i compagni ammonendoli caritatevol­

31 Questo atto di fondazione ufficiale ha luogo esattamente di­

ciotto mesi dopo la consacrazione personale di Domenico alla Ma­

donna, e davanti allo stesso altare della chiesa di S. Francesco di Sales. Don Bosco lo mette anche in rapporto alla data della sua morte, come per dire che Domenico, avendo compiuta quest’opera decisiva, può ora preparare con calma la sua grande partenza: non gli è « mancato il tempo » di costruire il ricordo « vivo e dure­

vole » che voleva lasciare. Si resta colpiti dal posto tenuto da Maria nell’ascensione spirituale di Domenico. Con ragione Don Bo­

sco afferma: «T u tta la (sua) vita si può dire essere un esercizio di devozione verso Maria ».

32 Le Memorie dell’Oratorio ci hanno fatto conoscere questo compagno di collegio e di seminario di Don Bosco. Don Caviglia nota giudiziosamente che nella Vita di Comollo (riscritta per la seconda edizione del gennaio 1854), Don Bosco aveva progettato il proprio ideale di santità, di modo che, leggendola, i soci della Compagnia delFImmacolata si impregnassero dello spirito di Don Bosco stesso (Studio, p. 453).

154 Santità giovanile

mente ed eccitandoli al bene colle parole ma molto più col buon esempio.

3. D i occupare esattamente il t e m p o ...» 33.

(ed. Caviglia, 42 )

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