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Migrazioni inter-provinciali, 1955-1982

Nel documento La Cina guarda ad Ovest (pagine 60-66)

Grazie ai dati23 forniti da Kam Wing Chan e Yunyan Yang24 è possibile ricostruire almeno parzialmente i tragitti delle migrazioni inter-provinciali tra il 1949 e il 1982: una stima molto approssimativa per quanto riguarda il periodo fra il 194925 e il 1953 è infatti da ricondurre al fatto che prima del censimento del 1953 non siano stati registrati dati statistici chiari ed ufficiali. In questo paragrafo saranno riportati i dati dei registri del Primo Piano Quinquennale fino ad arrivare a quelli del 1982, con lo scopo di analizzare le migrazioni nell’intero periodo socialista e di anticipare e mettere in risalto l’inversione di tendenza che si verificò con l’avvento dell’economia socialista di mercato. Mentre la Tabella 1 mostra nell’intero periodo preso in considerazione solo le cifre nette riguardo alla migrazione inter- provinciale per ciascuna provincia, la Figura 1 mostra invece da quali aree partirono effettivamente i movimenti migratori più significativi e quali furono le mete principali nel periodo del 1955-1965. Come si evince dai dati delle prime quattro colonne della Tabella 1, gli anni fra la seconda metà degli anni ‘50 e i primi anni ‘60 furono caratterizzati da grandi spostamenti inter-provinciali e furono le province di confine, nella regione occidentale, ad essere le principali mete dell’immigrazione proveniente dalle aree costiere e centrali (Figura 1). Per quanto riguarda la fase antecedente il Grande Balzo in Avanti, quindi tra il 1955 e il 1958, significativa è stata l’urban ward hukou migrations, principalmente grazie ai programmi promossi per promuovere l’industrializzazione del paese e la principale destinazione degli spostamenti furono il Nord-Est, il Nord-Ovest e il Nord della Cina. Ad esempio il Heilongjiang, la provincia col più alto volume di immigrazione netta nell’intero periodo considerato, tra il 1954 e il 1964 fu importatrice di manodopera in seguito al programma di sviluppo industriale promosso inizialmente ad Harbin e poi a Daqing.

23 In questo paragrafo, per mantenere fedeltà ai dati riportati dagli autori succitati le cifre degli spostamenti verranno riferiti in termini netti, se non diversamente specificato, in modo da rendere più chiaro quante unità al netto delle entrate e le uscite dalla provincia migrarono effettivamente.

24 Chan Kam W., YangY., Inter-provincial Migration in China in the Post-1949 Era, pp. 9-14.

25 Come notato nel precedente paragrafo, gli spostamenti inter-provinciali furono massicci nei primi anni della nascita della RPC a causa della riorganizzazione politica ed economica di quel periodo. In questa fase di riassestamento, fra il 1949 e il 1950, ad esempio, un gran numero di soldati e funzionari facenti capo il precedente governo di Nanchino, furono deportati nelle province del Shandong e dell’Anhui, loro luogo d’origine prima dell’impiego a Nanchino. In molte grandi città come Pechino e Shanghai furono altre invece le campagne per incentivare lo spostamento volontario e colpirono principalmente i disoccupati, i nullatenenti e le prostitute. Quando nel 1951 tornò la stabilità molte persone dalla campagna tornarono a Shanghai e fra il 1951 e il 1954 furono 900.000 le persone che vi fecero ritorno.

Tabella 1

Estimates of Net Inter-Provincial Migration, 1995-1982 (in 1000s) 26

55-57 58-60 61-62 63-65 66-70 71-76 77-79 80-82 Beijing 193 757 -284 40 -598 198 247 102 Tianjin -3 NA NA NA -315 209 179 63 Hebei -108 -360 541 -490 341 231 35 122 Shanxi 172 280 86 290 230 28 -29 18 Inner Mongolia 737 1743 -381 242 -54 218 34 -2 Liaoning -20 -446 -274 128 -590 -633 NA 54 Jilin -321 497 372 277 88 -95 -105 -109 Heilongjiang 904 2032 237 624 571 1502 449 -294 Shanghai -561 -843 -161 -83 -685 -224 321 89 Jiangsu -363 -6 229 -156 -68 -151 92 -37 Zhejiang -356 -395 17 254 -65 -16 -43 -118 Anhui -101 -1341 -652 -1714 450 170 336 387 Fujian -155 408 103 -381 -7 -390 -130 -174 Jiangxi 195 524 -48 -43 411 6 -127 -10 Shandong -363 -2498 1843 -841 -157 -1064 -521 49 Henan -568 -241 -11 -874 -157 411 305 233 Hubei 339 -102 -234 -45 765 151 46 82 Hunan -99 -964 22 -91 89 170 -163 -144 Guangdong -770 442 174 -30 -177 -98 -263 -168 Guangxi 105 -10 381 208 292 11 -48 68 Sichuan 11 -179 -916 843 -2754 -1050 -299 -248 Guizhou 231 14 -34 353 457 -275 -54 77 Yunnan -38 -15 205 543 588 253 -72 74 Xizhang NA -145 84 144 36 118 24 -39 Shaanxi 314 400 68 211 527 5 -109 -102 Gansu 318 230 -468 45 15 -2 -67 41 Qinghai 157 493 -464 38 80 75 17 8 Ningxia NA 198 -231 68 149 23 -118 19 Xinjiang 242 1133 -209 433 541 193 62 -39

Figura 1

Net Inter-provincial migration, 1955-196527

In quel periodo raggiunsero la provincia del Heilongjiang 2,3 milioni di migranti fra ingegneri, quadri e lavoratori qualificati, molti dei quali vennero dal Shandong, dal Henan e dallo Hebei e grandi quantità di aspiranti operai industriali continuarono a giungervi anche negli anni ‘60 in seguito alla scoperta di ricchi giacimenti petroliferi a Daqing. Migrazioni simili di personale industriale durante il Primo Piano Quinquennale si verificarono anche fra le province costiere e le nuove basi industriali ad Anshan, nel Liaoning, a Batou, nell’Inner Mongolia, e a Xian, nello Shaanxi. Più consistenti invece furono le migrazioni stabilite dai rural resettlement programs, ovvero gli spostamenti pianificati per ripopolare le aree rurali e rinforzare il settore agricolo. Due furono principalmente le strategie utilizzate a questo fine: la prima caratterizzò il periodo che intercorre fra la nascita della RPC ed il 1958, mentre la 27 Ivi, p. 29.

seconda fu indicativa del periodo che va dal 1958 alla fine della Rivoluzione Culturale. Durante tutti gli anni ‘50 e ‘60 la politica del partito riguardo al settore agricolo fu sia quella di incoraggiare gli abitanti che si erano stabiliti nelle aree urbane a ritornare nelle proprie campagne d’origine, sia quella di incentivare gli spostamenti verso aree rurali meno densamente popolate e più bisognose di manodopera. Per ottenere ciò, il governo coinvolse sia i civili sia il personale militare smobilitato.

Aziende statali prima e “production construction crops” poi furono istituite durante gli anni ‘50 nelle province del Heilongjiang, nell’Inner Mongolia e nel Xinjiang servendosi dei soldati smobilitati dalla Cina centrale e costiera. Anche la decisione di aprire l’area beidahuang fece sì che un gran numero di persone si spostassero verso il Heilongjiang, mentre a Qinghai furono mobilitati principalmente i civili. Nel 1955, ad esempio, 44.293 giovani dello Henan furono impiegati in 29 aziende agricole appena istituite nel Qinghai. La seconda strategia, messa in atto dal 1958 in poi, assunse carattere più politico che economico. Dal Movimento Anti-Destra in poi, infatti per tutta la Rivoluzione Culturale, questo genere di migrazioni imposte servì ad allontanare e punire politici e funzionari scomodi al partito. Il shangshan xiaxiang, Movimento dei Giovani Urbani, fu forse il caso più noto in cui si attuarono tali forme coercitive di resettlement: in seguito alla chiusura di scuole e imprese nel 1968, 20 milioni di giovani furono coinvolti in quello che doveva essere un programma per arginare la disoccupazione, ma che ben presto rivelò la sua natura “rieducativa” cosicché una larga parte di questi giovani, fino a quel momento studenti, militanti o lavoratori industriali, fu tradotta forzosamente nelle campagne delle proprie province di provenienza, mentre i giovani di Shanghai, Pechino e Tianjin furono spediti nello Xinjiang, nel Heilongjiang e nello Yunnan. Nello stesso periodo, ma meno consistente nei numeri, si verificò il xiafang (mandare in basso): movimento che coinvolse intellettuali urbani e quadri, i quali furono inviati in “scuole per quadri” nelle campagne.

Pechino, ad esempio distribuì 100.000 propri cittadini in 106 scuole per quadri, istituite nello Hunan, nel Hebei, nel Jiangxi e nel Ningxia.

Figura 2

Net Inter-provincial Migration 1966-197628

Sempre durante la Rivoluzione Culturale vi fu un’altra mobilitazione su larga scala poco spontanea, per così dire, e questa coinvolse lo stesso Deng Xiaoping, il quale venne deportato con la propria famiglia nello Jiangxi, circa 1500 km da Pechino, per poi farvi ritorno qualche anno più tardi. Molti esiliati politici tornarono nelle città dalle quali erano stati trasferiti alla fine degli anni ‘70 quando il clima politico cambiò e consentì il loro ritorno. In questa fase storica numerose furono anche le migrazioni verso il Guizhou, lo Shaanxi, lo Hubei e il Hunan, e soprattutto le ultime due passarono dall’essere esportatrici nette di manodopera a mete di migrazioni fra il 1966 e il 1976.

Nonostante fra il 1966 e il 1982 (Figura 2) l’intensità delle migrazioni inter-provinciali si ridusse notevolmente, queste mantennero fino alla fine degli anni ‘70, inizio anni ‘80, il trend fin qui descritto: dalle province costiere e centrali verso le provincie occidentali e di 28 Ivi, p. 30.

confine.

Per quanto riguarda invece le migrazioni “spontanee” non riconducibili al sistema dello hukou, a causa della loro natura imprevista, non sono disponibili dati precisi riguardo alle dimensioni e alle caratteristiche di questo fenomeno prima del 1982 .

In China, only hukou migration is officially considered as qianyi ( 迁 移 migration). Anything else is merely renkou liudong (人口流动 population movement or ‘‘floating’’), implying a low degree of expected permanence. The non-hukou migrants are considered transients who are not supposed (and are legally not entitled) to stay at the destination permanently, and therefore they are often termed ‘‘temporary’’ migrants, although many have been at their destination for years. They are also outside state welfare obligations at the destination. Hukou migrants, on the other hand, are provided with state resources and fall into the ‘‘planned’’ migration (jihua qianyi 计划迁移) category.29

Secondo la stima di Kam Wing Chan e Yunyan Yang le migrazioni inter-provinciali non hukou riguardarono principalmente i contadini e coinvolsero tra i 12 e i 15 milioni di persone. Realtà rurali un tempo densamente abitate si svuotarono a causa della ricerca di nuove opportunità agricole, riproponendo spesso la percorrenza di rotte già affrontate in passato dai padri di questa nuova generazione migrante. Tale processo spontaneo avvenne in modo continuativo durante tutto il periodo in esame, manifestando variazioni sensibili nei periodi di maggiore instabilità economica, come accadde durante il Grande Balzo in Avanti. Il Sichuan e l’Anhui, due delle province maggiormente colpite dalla carestia, fra il 1959 e il 1961 persero circa 5 milioni di abitanti in seguito all’emigrazione di questi verso le province confinanti. Anche nel 1954, ad esempio, a causa delle inondazioni nel Nord della Cina, circa un milione di persone si trasferì dal Shandong verso l’Inner Mongolia. Ma furono soprattutto le province dello Heilongjiang e del Xinjiang a costituire la meta di questo esodo. La prima, fra il 1949 e il 1979, accolse tra i 4 e i 5 milioni di migranti non hukou, su un totale di circa 6 milioni nell’intero periodo ‘55-’82. Mentre nel Xinjiang su un totale di 2-3 milioni di migranti ricevuti nell’intero periodo fra il 1955 e il 1982, ben 1,5 milioni furono non hukou.

Oltre alle succitate province, le mete delle migrazioni non hukou furono anche lo Jiangxi, lo Yunnan e il Hubei, mentre le partenze avvennero principalmente dal Sichuan, dal Shandong, 29 Chan Kam W., Buckingham W., Is China Abolishing the Hukou System?, p. 590.

dal Henan e dal Zhejiang.

Considerando che il volume delle migrazioni inter-provinciali prese in esame su tutto il territorio cinese (numero totale di persone che abbandonarono le province d’origine) nel periodo 1955-1982 fu nell’ordine dei 40-45 milioni di unità, si può asserire che questo tipo di migrazione abbia rappresentato il 25% del totale degli spostamenti inter-provinciali nel periodo considerato.

Nel documento La Cina guarda ad Ovest (pagine 60-66)