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2. Paesaggio e territorio

2.2. Milieu, identità e autenticità

Per cogliere le più intime sfaccettature del paesaggio può essere particolarmente utile la definizione sociologica di oggetto culturale di significato condiviso incorporato in una forma (Gambino, 2002). Questa spiegazione è pregnante perché risolve alcuni dei grandi dilemmi del paesaggio, come le dicotomie tra natura e cultura, tra oggettivo e soggettivo, tra materiale e immateriale o spirituale, per mutuare un'espressione ottocentesca spesso riferita al paesaggio (Sassatelli, 2007). Quello che la definizione sociologica ci aiuta ulteriormente a comprendere è l’elemento della condivisione dell’interpretazione o percezione del paesaggio: infatti, le nostre decodificazioni e percezioni soggettive si fondano su strumenti percettivi, comunicativi ed espositivi che deteniamo in quanto esseri socializzati in un determinato contesto. Bisogna sottolineare che le percezioni soggettive saranno sempre anche intersoggettive, in quanto comunicabili. Negli ultimi anni il dibattito delle scienze sociali si è particolarmente concentrato sui luoghi delle identità. Infatti, sembra quasi che l’era tecnologica abbia smaterializzato, il rapporto tra uomo e spazio. Oggi, esso non può essere descritto in maniera univoca perché le forme spaziali e abitative si sono moltiplicate, generando luoghi antropologici e non-luoghi (Augé, 2006) il cui limes è l'identità degli stessi luoghi. L'identità è anche il termine del passaggio dalla globalizzazione alla “glocalizzazione”, termine elaborato dai sociologi R. Robertson e Z. Baumann, sintesi dell'intersezione fra la dimensione globale e la sfera locale. Il glocale realizza un luogo in senso postmoderno poiché non è ancorato a nessuno spazio, però tutela i luoghi e si realizza nella conciliazione fra spaesamento e appartenenza.

L'identità dei soggetti collettivi di un luogo è chiaramente uno degli elementi costituitivi fondamentali del paesaggio. Ne consegue che i

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processi territoriali sono il risultato della capacità locale di contestualizzare le dinamiche economiche, sociali, politiche, globali e di conformarle ai propri schemi razionali e organizzativi. Da questa mediazione il milieu diventa una categoria potenziale di un territorio che non può prescindere dalla rete locale di soggettività. Questo concetto denota, un insieme localizzato e specifico di condizioni naturali e socio-culturali che, sedimentandosi in un luogo nel corso del tempo, definiscono le proprietà specifiche del luogo stesso. Secondo G. Dematteis, il milieu è

“un insieme permanente di caratteri socio-culturali sedimentatisi in una certa area geografica attraverso l’evolvere storico di rapporti intersoggettivi, a loro volta in relazione con le modalità di utilizzo degli ecosistemi naturali locali (Dematteis, 1994).

Questa definizione mette in evidenza alcuni aspetti importanti, fra cui la dimensione socio-culturale, lo svolgersi di un processo nel periodo storico, il ruolo dei soggetti e del rapporto fra gli stessi, il richiamo al concetto di ecosistema. La parola francese milieu ha molti significati; non corrisponde semplicemente all’italiano ambiente, al francese environnement o all’inglese environment. L’ambiente indica la somma complessiva delle condizioni che letteralmente circondano gli esseri umani. Al contrario, il

milieu corrisponde a “ciò che sta nel mezzo”, un "centro" o un "intorno"

(Berque, 1990), alle caratteristiche profonde di ogni luogo le quali, in termini generali, si definiscono nella relazione, storicamente situata, fra spazio e società. Le componenti del milieu hanno un contenuto soggettivo, interpretativo e intenzionale di ogni riferimento al territorio e alle sue specificità. Il milieu è visto come un insieme di componenti, localizzate in un certo luogo e specifiche del luogo stesso, che costituisce contemporaneamente il fondamento territoriale di una specifica identità collettiva e il substrato locale dei processi dello sviluppo (Governa, 1997). In questo modo, il milieu descrive il rapporto fra territorio, identità e

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autenticità. L'autenticità diviene attributo del territorio come prodotto sociale localizzato, quale elemento originario o "naturale" della realtà sociale, opposto alla minaccia di standardizzazione culturale della globalizzazione. L'autenticità è manifestazione dell'integrità territoriale di fronte alla crisi post-moderna della rappresentazione e, in relazione alle istanze territoriali, demarca un delicato confine fra "the authentic" e "the staged" (Hughes, 1995). I temi della rappresentazione territoriale saranno approfonditi nel Capitolo 3.

Gli studi di sociologia che si sono occupati di turismo, hanno indagato la costruzione sociale dei sights, mostrando come, nella scelta di una destinazione turistica, ci si muova verso esperienze percettive di fatto già metabolizzate dall’immaginario collettivo, per cui più che visitare posti nuovi, si visitano quelli che ci aspettiamo di vedere. È chiaro che a tal proposito esistono numerose difficoltà di interpretazione, ma lo stesso meccanismo vale anche per il proprio luogo di origine. Proprio in quanto soggettivamente, socialmente e culturalmente costruito, lo sguardo prenderà forma in relazione all’articolazione interna della società: vi saranno dunque diversi orizzonti di aspettative e sguardi, a partire dalla distinzione del sociologo inglese John Urry tra uno “sguardo romantico”, alla ricerca di paesaggi vissuti come esperienze spirituali in cui l’enfasi è sulla solitudine e sulla relazione personale con l’oggetto osservato, e uno “collettivo”, in cui la presenza degli altri è ciò che riempie di senso il luogo e lo rende polo di attrazione personale23 (Urry, 1990). In sintesi, la percezione del paesaggio non è totalmente arbitraria ma emerge da interpretazioni condivise all’interno di determinate unità culturali e sociali che definiscono anche l'identità di un luogo. Essa però non è un dato

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J. URRY, The Tourist Gaze, Leisure and Travel in Contemporary Societies, Sage, London, 1990; trad. it. Lo sguardo del turista. Il tempo libero e il viaggio nelle società contemporanee, Seam, Roma, 1995, p. 74.

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aprioristico, né un elemento statico, bensì in continuo divenire. Ciò vale in particolare nelle società contemporanee in cui gli “habitat di significato”, riprendendo un’espressione dell’antropologo svedese Ulf Hannerz, possono essere i più diversi all’interno di uno stesso territorio, essendo piuttosto legati alla capacità di percepire e interpretare un dato stimolo che il nostro ambiente ci propone24 sulla base di competenze culturali. È perciò su queste unità di senso, le loro forme e contenuti come realtà sistemiche, che la ricerca deve concentrarsi.