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3. Paesaggio e rappresentazione

3.1. Una prospettiva scientifica

L'atteggiamento arrendevole della scienza verso lo studio del paesaggio è dovuto principalmente al fatto che esso si manifesta come sfuggente alla spiegazione scientifica, soprattutto al precetto cartesiano di causalismo (Vallega, 2008). Ciò non deve indurre a pensare che il paesaggio sia un campo tematico debole, poiché difficile da spiegare in termini scientifici26. Bensì, invece che piegare il paesaggio con ragionamenti puramente analitici, ad esempio riducendolo agli aspetti geomorfologici, occorre adeguare gli strumenti della conoscenza.

A complicare questa situazione, concorre il dualismo fra realtà e rappresentazione, fra coscienza estetica generale e un senso comune locale orientato da scopi pratici (Baldeschi, 1997). Il paesaggio nasce dal territorio, in «una sorta di memoria in cui si registra e si sintetizza la storia dei disegni territoriali degli uomini» (Quaini, 1998). La descrizione del paesaggio è, dunque, possibile attraverso la commistione di categorie interpretative eterogenee fra loro, come le fonti catastali, cartografiche, archivistiche, iconografiche, fotografiche, testimonianze dirette e indirette, metodologie di studio proprie della demo-antropologia, dell'ecologia, della botanica, dell'archeologia. Insomma, il paesaggio assume il valore di un documento (Moreno, 1990).

Un percorso metodologico alternativo è quello diacronico, con la ricostruzione della periodizzazione storica e l'individuazione dei momenti

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Il rapporto fra scienza e paesaggio è ragione di un acceso dibattito scientifico. L'illusoria impressione di trovarci in un ambito poco scientifico, dal quale la scienza risulta indebolita è molto diffusa. In realtà, la legittimazione della scienza di fronte al paesaggio è limitata in ragione della durezza dell'argomento. Ma la debolezza non è intrinseca alla scienza: essa è determinata dalla natura dell'oggetto di cui si occupa (Von Foerster, 1987, p.207; orig. 1968).

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più significativi che hanno determinato dei cambiamenti nell'organizzazione territoriale (forme di utilizzazione del suolo, fenomeni di urbanizzazione e di insediamento industriale) attraverso un approccio geo-storico.

La moltitudine di discipline che si approcciano al paesaggio generano una pluralità di prospettive di rappresentazione, talvolta divergenti fra loro. Per ragioni di sintesi, riportiamo due impostazioni: quella razionalista e quella non razionalista, con l'intento di approfondire meglio la rappresentazione del paesaggio nella dimensione scientifica (Vallega, 2008). L'Ottocento e il Novecento hanno visto il succedersi di diverse concezioni razionalistiche o oggettive. Prima di tutto esse giacciono su una visione strutturalista del mondo, in cui il territorio è costituito da una tessitura di relazioni univoche di natura causalistica fra i suoi elementi. In questa ottica, la rappresentazione del paesaggio coincide con la rappresentazione del territorio, in quanto attributo morfologico delle strutture territoriali. Sono due le riduzioni epistemologiche necessarie alla spiegazione di questo approccio: l'individuo, singolo o in comunità, viene tagliato fuori e con esso tutte le componenti non tangibili. L'idea di sistema fu presentata nella seconda metà del Novecento come struttura osservata in rapporto all'ambiente esterno con cui interagisce, dando vita a fasi di cambiamento. Dallo strutturalismo alla teoria sistemica si sviluppano impostazioni coerenti con l'edificio cartesiano, da cui derivano le basi della rappresentazione oggettiva. L'applicazione della teoria sistemica al paesaggio ha interessato le condizioni fisiche e biologiche dello territorio. Nel primo caso, il paesaggio rappresenta l'insieme dei geosistemi, cioè dei sistemi naturali. Nel secondo caso, l'interazione degli eco-sistemi, dà vita agli ecocomplessi che connotano la vita organica sulla terra. In sintesi, la

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produzione della rappresentazione segue un percorso metodologico articolato su quattro precetti:

1. Evidenza, si considerano solo le forme che appaiono in maniera evidente;

2. Riduzione, il paesaggio è scomposto nelle sue forme fondamentali, tali da godere di una rappresentazione autonoma;

3. Causalità, la rappresentazione della singola forma avviene con la descrizione dei nessi causali esistenti fra elementi;

4. Esaustività, tutti gli elementi e le loro relazioni devono poter essere raccolti e ordinati in una sintesi.

Tra rappresentazione razionalista e prassi territoriale interviene il principio di retroazione, poiché quanto più essa è verificata da nessi causali, tanto più ha la capacità di influenzare la prassi territoriale. La legittimazione scientifica genera legittimazione sociale nella tutela, nella gestione e nella pianificazione.

In alternativa, la prospettiva non razionalista o soggettiva rimette in gioco la percezione individuale e collettiva. Un punto in comune con l'impostazione precedente è il riconoscimento dell'articolazione in forme di un territorio, le quali secondo i non razionalisti sono dotate di senso, in particolare di senso culturale. L'approccio soggettivo non può contare su un apparato di precetti solido quanto quello razionalista, ma si può avvicinare all'impianto delle logiche congiuntive e disgiuntive di Le Moigne (1990, 1997), in applicazione delle quali il paesaggio è una realtà disaggregabile, non descrivibile dai concetti di causa, caratterizzata da relazioni polivoche. I precetti di riferimento sono:

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1. Pertinenza, le forme del territorio sono prese in considerazione solo se funzionali all'obiettivo della rappresentazione;

2. Olismo, il paesaggio è rappresentato come insieme complesso di simboli e valori di cui si ammantano i luoghi;

3. Teleologia, le forme del paesaggio non vengono disposte secondo un ordine causale, bensì devono essere comprese in quanto tali;

4. Aggregatività, ogni rappresentazione è soggettiva perciò

vengono rappresentate solo quelle forme che perseguono un obiettivo dichiarato.

Al contrario rispetto alla concezione razionalista, la rappresentazione non conduce alla spiegazione, ma alla comprensione e non produce una sola possibilità di intervento, bensì una pluralità di soluzioni possibili. È chiaro che questo approccio costituisce un valore aggiunto rispetto alle tematiche di conservazione, gestione e pianificazione.

La tabella 3 mette a confronto i precetti razionalisti e non razionalisti nella rappresentazione del paesaggio. Il tema è stato affrontato, seppur con termini diversi, sia da Dematteis (1989, 1995) che da Vallega (2008), pervenendo a risultati non dissimili. Nello specifico, Dematteis (1989) esplicita due tendenze: il paesaggio come simbolo, dove l'immagine corrisponde al primo stadio di un percorso conoscitivo individuale o collettivo verso il mondo interno ed esterno27, e il paesaggio come modello, ovvero costruzione razionale esplicativa di realtà esterne.

27 Il paesaggio come insieme di segni da interpretare: «[...] l'immagine, più o meno selettiva, di quanto si

presenta visibilmente unito in certi luoghi è considerata come l'inizio di un percorso conoscitivo rivolto a farci comprendere meglio o il mondo esterno o quello nostro interno, o entrambi». Dematteis, 1989, p. 446

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Tab. 3 - Confronto fra impianto razionalista e non razionalista secondo Vallega

(2008, con adattamenti)

Precetti

IMPIANTO RAZIONALISTA IMPIANTO NON RAZIONALISTA

Evidenza

Ogni oggetto è vero se appare evidente. Analogamente le forme del territorio devono essere tangibili per essere rappresentate.

Pertinenza

Ogni oggetto è subordinato alle intenzioni dell'osservatore. Le forme del territorio vengono rappresentate solo se rispondono all'obiettivo dichiarato della

rappresentazione.

Riduzione

Il paesaggio va scomposto in forme dotate di propria autonomia nella rappresentazione.

Olismo

L'essenza del paesaggio è implicita alla sua

rappresentazione come realtà non

disaggregabile.

Causalità

Tra gli oggetti più semplici e i più complessi esiste un nesso di causalità.

Teleologia

Il comportamento dell'oggetto deve essere inteso in rapporto ai progetti dell'osservatore e le forme del paesaggio non devono essere ordinate in base alla complessità, bensì in termini di funzionalità per raggiungere la comprensione del paesaggio.

Esaustività

La rappresentazione d'insieme delle forme, come un censimento di oggetti nelle rispettive articolazioni e combinazioni.

Aggregatività

L'aggregazione delle forme è una

rappresentazione finalizzata all'intenzione della rappresentazione, poiché solo il paesaggio percepito può essere rappresentato.