• Non ci sono risultati.

MINIERE ATTIVE E CESSATE

Nel documento 2 SUOLO E TERRITORIO (pagine 63-73)

Solo 2 miniere attive ricadono nei Comuni considerati nel Rapporto, 1 a Sassari, e 1 a Verbania. Nel secolo scorso, invece, l’attività mineraria ha rappresentato la principale fonte di lavoro, per diversi Comuni capoluogo in particolare in Sardegna, Sicilia, Toscana e nell’arco alpino. Lo zolfo presente nell’area centrale della Sicilia, ad esempio, è stato estratto per oltre due secoli, con metodi antiquati basati essenzialmente sullo sfruttamento operaio, compreso quello dei bambini (carusi), fino al 1975-80 quando, dopo una decennale agonia l’anti economicità dello zolfo siciliano decretò la fine delle estrazioni. I territori comunali di Caltanissetta ed Enna sono costellati di ex-miniere di zolfo così come quelli di Cagliari, Carbonia ed Iglesias di ex-miniere di minerali metallici.

Mappa tematica 2.7.2 – Distribuzione dei siti minerari attivi nel periodo 1870-2017, per tipologia di minerali o

associazione di minerali estratti

DISCUSSIONE

L’utilizzo di risorse minerarie allo stato solido (rocce e minerali) estratte dal sottosuolo ha accompagnato e determinato lo sviluppo delle civiltà umane. Fattore fondamentale dei processi di industrializzazione, hanno rappresentato anche per l’Italia, sebbene in misura minore rispetto ad altri paesi europei, un importante ed imprescindibile settore economico. Tali attività però, anche quando regolamentate, risultano particolarmente invasive e possono determinare serie problematiche ambientali. Oltre agli impatti temporanei (rumore, polveri, inquinamento, ecc.), le pratiche di estrazione possono produrre profonde e definitive modifiche del paesaggio, perdita di suolo, fenomeni di inquinamento delle acque sotterranee e una serie di questioni relative alla destinazione d’uso delle aree dismesse.

La normativa nazionale di riferimento per le attività estrattive di minerali solidi è ancora il R.D. 29 luglio 1927, n. 1443. A seguito dei dettami costituzionali le competenze in materia di cave e miniere sono state successivamente trasferite in capo alle Regioni, che hanno legiferato in materia. In assenza di linee di indirizzo nazionali, tale trasferimento ha generato leggi diverse e un apparato informativo piuttosto diversificato e poco utilizzabile per il supporto alle politiche nazionali e comunitarie in materia. Al fine di armonizzare l’attuale disordine informativo è stata svolta una specifica rilevazione, dapprima compartecipata ISTAT-ISPRA ed attualmente condotta da ISTAT. Ma oltre alla situazione attuale è fondamentale riuscire a recuperare, in un’ottica di quantificazione delle risorse geominerarie, di protezione ambientale e valorizzazione culturale tutto il patrimonio informativo legato alle attività di estrazione d minerali solidi. Con questo proposito il Servizio Geologico d’Italia di ISPRA sta realizzando il geoDB Nazionale delle attività estrattive solide (Progetto GeMMA), tramite anche specifici progetti con gli enti regionali competenti in materia.

I dati 2017, raccolti presso le Regioni o disponibili in ISPRA, confermano la tendenza alla diminuzione della produzione, perdurante dal 2008, dovuta alla crisi economica e all’entrata sul mercato di nuovi competitor internazionali a basso costo, spesso incuranti degli effetti ambientali e delle condizioni dei lavoratori. La riduzione delle estrazioni può essere legata anche al crescente utilizzo sia degli scarti di estrazione sia di materiali da costruzione alternativi (es. gres porcellanato) ottenibili anche da varie tipologie di rifiuti, in particolare da quelli da costruzione/demolizione.

La diminuzione delle estrazioni ha in parte mitigato la pressione delle attività sull’ambiente ma porta con se problematiche sociali che possono essere particolarmente gravose nelle aree in cui l’attività estrattiva ha rappresentato la spina dorsale, in alcuni casi anche con risvolti sanitari ed ambientali di rilevante entità (es. amianto), del sistema economico locale. I sistemi pianificatori locali prevedono il recupero dei luoghi a termine delle attività ma tale problema rimane in parte insoluto per le attività concluse prima dell’entrata in vigore delle leggi regionali, soprattutto per i siti di estrazione di minerali metalliferi i cui scarti presentano elevate concentrazioni di sostanze inquinanti.

La bonifica dei siti minerari, oltre all’eliminazione dei rischi ecologico-sanitari e statico-strutturali, potrebbe portare al recupero di una memoria storico-sociale, particolarmente importante in certe realtà (si pensi alla Sardegna e alla Sicilia), cui potrebbe affiancarsi anche un’attività economica turistico-museale. A tal proposito è stato firmato un protocollo d’intesa ISPRA-parchi/musei minerari finalizzato alla creazione di una Rete Nazionale dei Parchi e dei Musei geominerari italiani con lo scopo principale di promuovere la valorizzazione/conservazione del patrimonio minerario dismesso sulla base di criteri stabiliti da una normativa dedicata. Meno impattanti, dal punto di vista ecologico-sanitario, sono le attività di cava che in molti casi hanno contribuito e poi sono state incluse, con varie destinazioni d’uso, nel tessuto urbano in espansione. I dati sulle cave “urbanizzate” ed in generale sulle cave cessate e sulla reale necessità di un loro recupero sono però ancora disomogenei e disponibili solo per alcune Regioni.

Grafico 2.7.1 – Distribuzione dei siti di cava attivi/produttivi a livello comunale (sinistra) e dei siti di miniera

RINGRAZIAMENTI

Si ringraziano i colleghi Carlo Dacquino, Giovanni Finocchiaro, Mauro Lucarini, Eutizio Vittori, Roberto Pompili (ISPRA). Per la fornitura dei dati si ringraziano: Fabrizio Fattor e Federica Angelini (Regione Valle d’Aosta), Gianluca Vitali e Fedele Mora (Regione Lombardia), Eros Garniga (PA Trento), Gerold Moser (PA Bolzano), Walter Del Piero (Regione Veneto), Valmi Boccali (Regione Friuli Venezia Giulia), Marcello Nolè (Regione Emilia Romagna), Guido Ghezzi (Regione Liguria), Alessandro Rafanelli (Regione Toscana), Michele Casadei (Regione Marche), Simone Padella (Regione Umbria), Anna Rossetti e Vincenzo Manzo (Regione Lazio), Giuseppa Antonio Pisani (Regione Campania), Maria Carmela Bruno (Regione Basilicata), Fabrizio Fasano (Regione Puglia), Ambrogio Alfieri (Regione Siciliana), Giorgio Paolucci (Regione Sardegna), Donatella Petricca e Tiziana Guida (Comune di Guidonia Montecelio).

BIBLIOGRAFIA

ARPAT, 2010. Suolo, sottosuolo e risorsa idrica nella valutazione ambientale dell’attività estrattiva. Firenze, 119 pp.

ISTAT, 2017. Le attività estrattive da cave e miniere. Statistiche report 19 aprile 2017.

Fumanti F., Di Leginio M., 2016. Le attività estrattive di minerali solidi. In MATTM, 2016. Relazione sullo stato dell’ambiente. http://www.minambiente.it/pagina/relazione-sullo-stato-dellambiente-del-ministero-dellambiente-e-della-tutela-del-territorio

Carta R., Dacquino C., Di Leginio M., Fumanti F., Lettieri M.T., Lucarini M., Patanè A., Serra M., Vittori E., 2018. La banca dati Nazionale Geologico, Mineraria, Museale, Ambientale – GeMMA. Patrimonio Industriale, 17/18, 44-57.

ISPRA, custode e tenutario del patrimonio lito-mineralogico del Servizio Geologico d’Italia, nel 2006, sulla base di uno studio di censimento sulle aree minerarie dismesse italiane, avvia un progetto con l’intento di conoscere lo stato dell’arte delle aree minerarie dismesse in Italia in merito al loro recupero, valorizzazione e musealizzazione. Lo studio ha tenuto conto delle numerose iniziative avviate o in progetto in Italia, anche a seguito delle prime norme legate alla riconversione e recupero ambientale delle miniere (Legge 752/82; Legge 221/90; Legge 204/1993; Legge 388/2000 e successive), con riferimento alle tipologie possibili di riconversione: parchi e musei minerari, ecomusei, itinerari tematici, trekking minerari, ecc.. Ne è emerso un quadro variegato di situazioni: quattro parchi nazionali statali: Parco minerario storico e ambientale della Sardegna (istituito con decreto del Ministro dell’Ambiente 16 ottobre 2001); Parco museo delle miniere dell’Amiata (istituto con decreto del Ministro dell’Ambiente 13 maggio 2002); Parco tecnologico e archeologico delle Colline Metallifere Grossetane (istituito con decreto del Ministro dell’Ambiente 28 febbraio 2002); Parco museo minerario delle miniere di zolfo delle Marche (istituito con decreto del Ministro dell’Ambiente 20 aprile 2005); e diversi musei ed ecomusei minerari gestiti sul territorio nazionale con lo scopo di tutelare e valorizzare lo straordinario patrimonio materiale e immateriale presente. Queste realtà minerarie valorizzate, hanno adottato diversi modelli gestionali, ma tutti soffrono degli stessi problemi che sono, in sintesi, l’assenza di un quadro normativo unitario e la mancanza cronica di risorse economiche. Nel 2008, a fronte di un lavoro in convenzione con Federculture, ISPRA pubblica “Linee guida per la gestione e valorizzazione di siti e parchi geominerari” che fornisce un quadro della situazione attuale e delle problematiche da affrontare al fine di favorire e stimolare il processo di riconversione delle aree dismesse.

Nel 2009 ISPRA pubblica gli atti Geoitalia della sessione tematica: “Recupero e valorizzazione delle miniere dismesse: lo stato dell’arte in Italia”, da cui emerge in via definitiva la volontà da parte dei soggetti che, a vario titolo sono coinvolti nel processo di valorizzazione dei siti, di creare un forum di lavoro permanente per dare forza alle loro azioni ed ovviare all’assenza di riferimenti normativi certi, a meno delle leggi regionali che iniziano ad occuparsi del tema a partire dalla Regione Lombardia e Valle d’Aosta.

Nel gennaio 2009, un tavolo tecnico di lavoro che vede riuniti i principali parchi e musei minerari italiani presso ISPRA, ribadisce la necessità di una rete museale mineraria ed istituisce la “Giornata Nazionale delle Miniere” (GNM), dedicata alla memoria mineraria da realizzarsi con cadenza annuale in stretta collaborazione con l’Associazione Italiana per il Patrimonio Archeologico ed Industriale (AIPAI) e l’Associazione Nazionale Geologia & Turismo, con il patrocino dell’Associazione Nazionale Ingegneri Minerari (ANIM), dell’Associazione Mineraria Italiana per l’industria mineraria e petrolifera (ASSOMINERARIA), del Consiglio Nazionale Geologi (CNG), dei Servizi Geologici Nazionale Europei (EuroGeoSurveys). La GNM diventa, sin dal primo anno di realizzazione, un appuntamento fisso di tutto quel mondo assai variegato di soggetti pubblici e privati che operano nel settore della gestione di beni culturali legati alle miniere non più produttive. Il 2018 ha visto la ricorrenza del decennale della GNM. I tempi sono maturi, nel 2015, per la ratifica a Milano, presso l’Expo, nel corso del workshop organizzato da ISPRA, Regione Lombardia e MISE, sulla valorizzazione e recupero a fini culturali dei siti minerari dismessi, dell’auspicata Rete Nazionale dei Parchi e Musei Minerari Italiani - Re.Mi. coordinata da ISPRA, con il supporto di ANIM, AIPAI, CNG e la partecipazione dei 4 parchi minerari nazionali e di buona parte delle realtà minerarie museali italiani. La Rete Re.Mi. si pone quale strumento di confronto e crescita di tutti i soggetti gestori di patrimonio minerario riconvertito o in fase di riconversione e le istituzioni pubbliche. La Rete è aperta a nuove sottoscrizioni per tutti coloro che operano nel settore. Nell’ottobre 2015 sono stati 18 i soggetti sottoscrittori del Protocollo d’intesa per un totale di 35 siti minerari aderenti alla Re.Mi. Negli anni le richieste di partecipazione alla Re.Mi. si sono intensificate. A settembre 2018 si registrano 38 soggetti aderenti alla Re.Mi. per 53 siti minerari presenti in rete e 11 diverse

Agata Patanè

ISPRA - Dipartimento per il Servizio Geologico d’Italia Rossella Sisti

una maggiore attenzione al patrimonio minerario dismesso, per promuovere la conoscenza reciproca, la diffusione delle informazioni e la promozione delle singole iniziative e proposte diffuse sul territorio nazionale; dare vita ad un programma di attività su tutto il territorio nazionale ed appuntamenti periodici dove confrontarsi su terreni comuni, progetti, obiettivi e strumenti da mettere in campo per la valorizzazione dei siti; giungere alla definizione di una normativa di riferimento come auspicato dai musei e parchi minerari che operano da anni sul territorio senza un riferimento normativo preciso, analizzando con Regioni ed Enti Locali le soluzioni compatibili riguardo al problema della messa in sicurezza e bonifica dei siti, insieme alla valorizzazione del patrimonio e del paesaggio minerario, ecc.. Dopo quasi 3 anni di lavoro della Rete, coordinata da ISPRA, il numero degli aderenti è cresciuto con grande rapidità, molti degli obiettivi sono stati raggiunti, altri sono stati meglio individuati e mirati. La Convenzione Operativa della Rete ha esplicitato le linee di attività e gli obiettivi specifici perseguiti da 4 gruppi di lavoro e riguardanti: analisi tecnico-normativa dei vari siti; un sito web dedicato ed attività di comunicazione e divulgazione; la progettazione di una scheda di catalogazione per la verifica di interesse culturale di cui all’art. 1 del D.L.gs 42/04; la proposta di riordino tecnico-normativa. Quanto realizzato è visionabile sul sito Re.Mi. in continuo aggiornamento.

Tra le varie attività, citiamo le “

riunioni itineranti

” che hanno dato modo ai soggetti delle rete di realizzare l’auspicato scambio di informazioni e prendere decisioni condivise, i “

documentari

tematici

” della collana Re.Mi., incentrati sulle aree del Parco Nazionale delle Colline Metallifere Grossetane, del Parco Archeominerario di San Silvestro (Parchi Val di Cornia), del Parco minerario dell’Isola d’Elba, del Parco Geominerario della Sardegna, del Parco minerario dell’Amiata, del Villaggio minerario di Formignano, del Parco dello zolfo delle Marche, del Parco Minerario della Valle d’Aosta e del territorio lombardo (Piani Resinelli, Miniere di Cortabbio), il “passaporto turistico Re.Mi.” che servirà per testimoniare il passaggio presso i siti minerari appartenenti alla Re.Mi. quale memoria certificata di viaggio e stimolare l’attenzione dei cittadini riguardo le diverse realtà presenti sul territorio.

Non ultimo, per ottemperare ad uno fra i più importanti e sentiti obiettivi della Rete, vale a dire tentare di risolvere il problema della mancanza di una cornice normativa nazionale che possa definire il parco-museo minerario, come esso possa essere gestito e quali devono essere i percorsi istituzionali per un suo riconoscimento, il 5 luglio 2017, è stata presentata e depositata alla Camera dei Deputati9 una Proposta di Legge codificata al n° 4566 del 26 giugno 2017, prima proposta unitaria elaborata nel nostro Paese, basata sulle norme regionali ad oggi in vigore. La proposta di legge si basa sulla normativa vigente sia per quanto attiene gli elementi basilari di sicurezza in ambito minerario, ossia le norme di polizia delle cave e delle miniere (Legge n. 128/1959 e D. Lgs. n. 624/1996 e successivi), che, per quanto riguarda i riferimenti della legislazione, in materia di tutela dei beni culturali e ambientali di cui al D. Lgs. n. 42/2004; con particolare riferimento all’art. 10, comma 4, punto h) che definisce Bene culturale, il sito minerario di interesse storico od etnoantropologico, purchè per lo stesso sia stata avviata la Dichiarazione dell’interesse culturale come previsto dall’art. 13 del medesimo Decreto Legislativo.

Nel corso dell’ultima riunione di rete svoltasi presso la sede della Regione Lombardia a dicembre 2017, è stato profilato il futuro della Rete ed individuate le linee di attività funzionali al recupero valorizzazione e fruizione culturale dei siti minerari (Figura 1). L’VIII riunione di rete nazionale si terrà a novembre 2018 presso la Regione Piemonte con conseguente visita presso l’Ecomuseo regionale delle Miniere e della Val Germanasca – ScopriMiniera.

BIBLIOGRAFIA

Patanè A., Savoca D., 2017. La Rete Nazionale dei Parchi e dei Musei minerari – Re.Mi. – Volume UNMIG 1957-2017 – 60° dell’ufficio nazionale minerario per gli idrocarburi e le risorse – MISE Roma.

Patanè A., 2017. La Rete Nazionale dei Parchi e dei Musei minerari – Re.Mi. in “Geografie e istituzioni minerarie - Patrimonializzazione e valorizzazione del territorio” – atti IX Giornata delle Miniere 2017 seminario di Bologna – Edizioni La Mandragora Bologna.

Patanè A. (a cura di), 2009. Recupero e valorizzazione delle miniere dismesse: lo stato dell’arte in Italia. Quaderno ISPRA - Ambiente e società n. 3/2011. Atti della Sessione V3 - Geoitalia 2009 - VII Forum Italiano di Scienze della Terra. Rimini 9-11 Settembre 2009.

RINGRAZIAMENTI

Si ringraziano tutti i partecipanti alla Rete Re.Mi. Promotori della Rete Re.Mi.

ISPRA - Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale.

Ministero per lo Sviluppo Economico - Direzione generale per la sicurezza anche ambientale delle attività minerarie ed energetiche – Ufficio nazionale minerario per gli idrocarburi e le georisorse. Regione Lombardia - Direzione Ambiente, Energia e Sviluppo Sostenibile.

AIPAI - Associazione Italiana per il Patrimonio Archeologico ed Industriale. Enti Pubblici, Enti Territoriali, Associazioni

ANIM - Associazione Nazionale Ingegneri Minerari. CNG - Consiglio Nazionale dei Geologi.

Associazione Ad Metalla.

Regione Autonoma Valle d’Aosta - “Parco minerario” regionale.

Regione Piemonte - Direzione: Competitività del Sistema Regionale - Settore: Polizia mineraria, Cave e Miniere.

Regione Autonoma della Sardegna - Servizio Attività Estrattive e Recupero Ambientale. ASSOMINERARIA- Associazione Mineraria Italiana per l’Industria Mineraria e Petrolifera. Esperti Cultori della Materia

Carlo Dacquino – consulente ambientale.

Maria Iacono – commissioni parlamentari: XIV politiche dell’Unione Europea; X attività produttive commercio e turismo.

Manuel Ramello – vicepresidente AIPAI.

Francesco Sbetti – esperto di urbanistica, trasporti, economia, analisi sociale e territoriale.

Giovanni Pratesi – docente di mineralogia e museologia scientifica afferente al Dipartimento di Scienze della Terra, Università degli Studi di Firenze – Settore scientifico disciplinare: GEO/06 – Mineralogia.

Riassunto

La governabilità del territorio può essere migliorata e rafforzata attraverso la pianificazione strategica, per passare da un sistema di “command and control” (regolazione diretta attraverso l’apposizione di obblighi e proibizioni) ad un altro di “choosing and sharing” (programmazione basata sulla scelta e condivisione di obiettivi e strategie utilizzate per il loro raggiungimento).

Per combattere l’uso indiscriminato di suolo si deve intervenire nella pianificazione urbanistica applicando la filosofia della “non espansione”, ovvero della valutazione e recupero del patrimonio esistente.

Assume poi un aspetto importantissimo il continuo monitoraggio degli effetti che le azioni di piano possono avere sull’ambiente durante tutta la vita del piano stesso. Tutto ciò avviene con l’applicazione della Valutazione Ambientale Strategica (VAS).

In Italia ancora sono pochi gli esempi di piani urbanistici supportati dalla VAS, la maggior parte nelle Regioni del nord: Emilia Romagna, Lombardia, Veneto e in parte Toscana (anche se sono molte le Regioni/Province autonome che hanno all’interno delle loro leggi urbanistiche e delibere un esplicito riferimento all’applicazione della VAS ai piani urbanistici).

La vetustà degli strumenti urbanistici è la seguente: su 120 città, 51 sono dotate di un piano approvato dopo il 2010, 51 hanno piani approvati tra il 2000 e il 2010, 8 tra il 1990 e il 1999 e 9 città hanno piani approvati prima del 1990 (di cui 5 dei primi anni ‘70). Infine una città non ha il piano urbanistico, ma fa riferimento ad un piano comprensoriale.

Parole chiave

Espansione urbana, Recupero, Piano aperto

Abstract – New urban instruments: how Strategic Environment Assessment can influence soil consumption

Territorial governance can be improved and strengthened trough strategic planning, to pass from a system of “command and control” (direct regulation through the application of obligations and prohibitions) to another of “choosing and sharing” (programming based on choice and sharing of objectives and strategies used to achieve them).

To fight the indiscriminate use of soil is necessary to intervene in urban planning by applying the philosophy of non-expansion, that is the assessment and recovery of existing assets.

Very important is the continuous monitoring of the effects that the plan actions can have on the environment during the life of the plan. This is accomplished through the application of the Strategic Environmental Assessment (SEA).

In Italy there are presently few examples of urban planning supported by SEA, most in northern regions: Emilia Romagna, Lombardia, Veneto and partly Toscana (although there are many regions that have within their zoning laws and resolutions an explicit reference to the application of SEA to urban planning).

The age of the planning tools is as follows: out of 120 cities, 51 have a plan approved after 2010, 51 have a plan approved between 2000 and 2010, 8 from 1990 and 1999 and 9 cities have a plan prior to 1990 (of which 3 in the first 70’s). Finally a city does not have an urban plan, but refers to a district plan.

Keywords

Urban growth, Recovery, Open plan

ALLA TEMATICA DEL CONSUMO DI SUOLO

Nel documento 2 SUOLO E TERRITORIO (pagine 63-73)