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Misinformation VS Disinformation

3. FAKE NEWS

3.2 Misinformation VS Disinformation

Oggi l’informazione classica non esiste più perchè sostituita da due entità quali la disinformazione e la misinformazione. La prima è la deliberata creazione di notizie false e svianti volte a denigrare una determinata persona o un avvenimento, con scopi politici e o commerciali, la seconda è la diffusione involontaria di informazioni false o che possono essere ingannevoli senza una verifica preliminare della fonte. Non viviamo più dunque in una società informata ma in collettività misinformate ovvero involontariamente disinformate. Siamo immersi in un contesto dove bisogna fare attenzione a tutto ciò che ci passa davanti agli occhi in questo ecosistema della disinformazione in cui è necessario comprendere i diversi contenuti creati e condivisi, le motivazioni per cui sono stati creati e socializzati e i modi in cui queste notizie vengono disseminate all’interno del web. Tutto ciò che leggiamo è realistico perchè riportato e mediato da altri attraverso il racconto, e non vissuto in prima persona. Quindi, prima di arrivare all’utente finale, ogni notizia viene cambiata, ricombinata e modificata decine di volte; il lettore, a sua volta, ricodifica, manipola, cambia l’informazione che legge dandole una propria interpretazione50. La libertà di espressione non può trasformarsi semplicemente in un

sinonimo di totale mancanza di controllo, laddove controllo nell’ambito dell’informazione, vuol dire

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“una notizia corretta a tutela degli utenti”. Questa frase è concettualmente pericolosa: chi decide cosa è corretto e cosa no, e chi controlla i controllori? La verità non può essere imposta per legge perchè questo succede nei regimi autoritari. In Cina, ad esempio, il problema lo hanno risolto, c’è solo la verità di Stato. È questo il modello a cui aspiriamo? Fino a quando ci sarà libertà di espressione, ci saranno bugie e falsità, da parte dei potenti e da parte degli utenti.

È chiaro che la disinformazione non è nata con internet e tanto meno su Facebook, gli esempi in tal senso non mancano: l’Area 51 e la paura per gli alieni, la fine del mondo con l’ingresso del nuovo millennio etc. Il problema è capire che cosa succede, comprendere quanto sia importante e decidere di agire: il bello di internet è che si possono progettare soluzioni diverse da quelle che sono state trovate finora. Il brutto invece è che non è facile e non è nemmeno ovvio battere la disinformazione, ovunque si sviluppi, il bruttissimo invece è che molte piattaforme giganti attualmente in uso su internet non sono costruite per occuparsi della qualità dell’informazione. Per cui si può dibattere, deliberare e decidere soltanto in base a ciò che si sa su ma se l’informazione che circola è totalmente errata, anche le decisioni prese saranno altrettanto non corrette. La dinamica è partita forse con i giornali di parte, si è ingigantita all’epoca della televisione, non si è ridotta ma è addirittura diventata capillare con le piattaforme sociali di internet51. Tutte queste forme di informazione hanno come denominatore comune la ripetizione e il sovraccarico che porta ad una distorsione della realtà, infatti vedere tante volta la stessa notizia in diverse piattaforme tecnologiche crea una vera e propria illusione cognitiva per cui crediamo che quella specifica notizia sia vera.52

Sono state individuate sette specifiche condizioni per cui i contenuti vengono creati e suddivisi in questo scenario di misinformazione e disinformazione53, che vengono incrociate con le motivazioni per cui si agisce in questo modo. Nella figura sottostante vi è rappresentato quanto detto:

51blog.debiase.com/2016/08/22/la-disinformazione-online-e-quello-che-possiamo-fare-quattrociocchi-pariser-menczer- fournier-quelch-rietveld/

52 Cfr. Fontana A., #iocredoallesirene. Come vivere (e bene!) in un mare di fake news, Hoepli, Milano 2017

53 Cfr. Quattrociocchi W., Vicini A., Misinformation. Guida alla società dell’informazione e della credulità, Franco Angeli, Milano 2016

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Fig.16 – La tabella delle motivazioni delle fake-news54

Gli ambienti mediatici riflettevano e davano forma a dinamiche sociali molto precise, collegate alla destrutturazione delle gerarchie sociali tradizionali e all’emergere di società molto meno organizzate, sulla scorta probabilmente dell’ideologia iper-finanziaria che abbatteva le aggregazioni sociali tradizionali e, tra l’altro, favoriva il consumismo-pubblicitario e i media che lo servivano. In quel contesto, l’importante non era che circolasse un’informazione giusta, ma che circolasse l’informazione che faceva vendere di più o che convinceva meglio la gente intorno alle idee che politicamente dovevano passare al servizio del potere finanziario.

La disinformazione è parte integrante della crisi della democrazia perché è parte integrante della tendenza all’accettazione dell’autoritarismo e dell’attrazione del populismo, c’è da aggiungere che il successo e la reputazione online sono stati per troppo tempo giudicati con metodi quantitativi banali, affiancati ad algoritmi fondamentalmente basati sugli stessi metodi quantitativi e dunque altrettanto banali55. Il che non era poi tanto diverso dalla valutazione quantitativa dei programmi televisivi basata

esclusivamente su audience e share: in un contesto di modelli di business pubblicitari, quell’ossessione quantitativa aveva condotto alla scelta di programmi di dubbia qualità in nome della quantità. Riporto qui l’esempio della bufala che ha dato per spacciato Sylvester Stallone ma che ha fatto il giro nel mondo in poche ore, l’attore ha smentito la notizia pubblicando su Instagram il primo poster non ufficiale del suo nuovo film “Creed II” che verrà girato nei prossimi giorni a Philadelphia per poi uscire nelle sale cinematografiche a novembre.

Anche io, come molti altri, non sapevo nulla del nuovo film, al che la domanda mi sorge spontanea: “e se fosse stato tutto programmato per fare pubblicità?”

54 www.valigiablu.it/fakenews-disinformazione/

55 blog.debiase.com/2016/08/22/la-disinformazione-online-e-quello-che-possiamo-fare-quattrociocchi-pariser-menczer- fournier-quelch-rietveld/

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Dopo aver posto il quesito, ci si sofferma su alcune ricerche scientifiche che hanno provato a spiegare le modalità in cui avviene la diffusione della misinformazione online. Come sappiamo, Internet permette e facilita l’aggregazione di individui in merito a interessi comuni ma ci da anche la possibilità di disseminare notizie non fondate e teorie cospirative che, suscitando scalpore fra i consumatori di notizie, fanno il giro del mondo in pochissimo tempo. Il fulcro di questa nuova forma d’informazione sta nella disintermediazione dello scenario infatti ognuno di noi diventa fonte di informazione considerate che non ci sono soltanto i grandi media a fornirci le news; tale approccio ha dato vita a false notizie che hanno destabilizzato l’opinione pubblica come ad esempio il caso Ebola.

C’è un modo per cambiare rotta? Si, ma occorre capire come introdurre un pensiero qualitativo nella rete perché il metodo quantitativo dei big data, come abbiamo visto, non permette una corretta interpretazione delle informazioni.

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