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54 missione, erano stati accolti È accusato dell‟omicidio proprio Filodamo

Nel documento Gli editti di Augusto ai Cirenei (pagine 54-57)

Questi è poi giudicato colpevole, insieme al figlio, nel relativo processo istruito dal governatore d‟Asia Nerone, coadiuvato da un consilium di cui facevano parte anche il proconsole di Cilicia Dolabella (chiamato in soccorso da Verre per convincere Nerone ad occuparsi del caso), prefetti e tribuni militari al suo seguito, nonché lo stesso Verre, e alcuni cittadini romani residenti a Lampsaco.55

È evidente che l‟offesa al popolo romano, materializzatasi nella uccisione del littore di Verre pretestuosamente attribuita a Filodamo, era soltanto l‟occasione per ottenere la condanna di quest‟ultimo. Filodamo era divenuto infatti il capro espiatorio sia per l‟improbissima cupiditas di Verre, che a tutti i costi voleva soddisfare le proprie mire sulla figlia del notabile, sia per gli eccessi dei Lampsaceni, artefici della sommossa in cui era morto Cornelio; Verre in un secondo momento avrebbe dovuto citare in giudizio i veri responsabili della sommossa davanti al senato e se non lo fece fu per evitare che la riapertura del caso consentisse indagini approfondite anche sulle sue responsabilità nella vicenda.56

La composizione della giuria del processo a carico di Filodamo aveva visto l‟intromissione di una fazione ostile all‟imputato, vale a dire il seguito di Dolabella e alcuni membri del conventus civium Romanorum. La presenza di questi soggetti all‟interno del consilium era tuttavia legittima57

e, nel caso specifico, consente alcune osservazioni in merito al ruolo svolto dal consilium in questa causa. L‟emanazione della condanna viene così espressa:

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Cic. Verr. 2.1.63-67.

55 Cic. Verr. 2.1.71-75.

56 Vd. J.-L. Ferrary, Le statut des cités libres dans l‟Empire Romain à la lumière des

inscriptions de Claros, in CRAI 1991, 570-573, seguito da U. Laffi, Cittadini romani di fronte ai tribunali di comunità alleate o libere dell‟Oriente greco in età repubblicana, in Santalucia, La repressione criminale cit., 160-1.

57 A proposito Greenidge afferma che era nei poteri del governatore convocare consiglieri

anche da altre province (A.H.J. Greenidge, The legal procedure of Cicero‟s time, Oxford 1901, 410).

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condemnatur enim perpaucis sententiis Philodamus et eius filius.

Evidentemente la maggioranza stentata che aveva determinato la condanna capitale era stata raggiunta tramite i voti dei partigiani di Verre. Si dice infatti che quicquid esset sine his actum, omnes probarent. È dunque innegabile che la votazione dei membri del consilium era stata formale. È difficile tuttavia stabilire se la formalità della votazione sia un elemento da cui dedurre la vincolatività del parere del consilium. Piuttosto il ricorso all‟ampliatio (ut de

Philodamo amplius pronuntiaretur) potrebbe indurre a riflettere sulla funzione

vincolante del parere del consilium.58 Come in un processo regolare infatti, i membri della giuria si astennero dall‟emettere il verdetto di colpevolezza contro Filodamo e il processo fu aggiornato. Dopo il secondo dibattito Filodamo venne condannato.

Il nostro excursus prosegue poi con il processo contro gli alleati, che occupa una parte consistente dell‟ultima Verrina.59 I comandanti delle navi alleate hanno commesso un errore di strategia: tentano di sfuggire ai pirati, ma vengono da questi inseguiti fin dentro al porto di Siracusa. Per Verre questo equivale alla consegna della flotta ai pirati da parte degli alleati, accusati quindi di crimen proditionis60 e condannati tutti de consilii sententia.61 In ordine alla composizione di questo consilium, Cicerone sembra non avere nulla da contestare riguardo alla legittimità dei componenti, ma lamenta non solo l‟assenza di Tito Vettio, questore di Verre nel 72 a.C., e di Publio Cervio,

legatus di Verre nello stesso anno (evidentemente persone degnissime), ma

soprattutto la presenza dei suoi comites, qualificati dall‟oratore latrones: […]

neque iste in tanta re tot hominum Titum Vettium ad se arcessit, quaestorem

58 Vd. Kunkel, Die Funktion des Konsiliums cit., 227- 230 e nt. 46. Secondo l‟A. questo

argomento sarebbe decisivo per la risoluzione della questione della vincolatività. L‟ampliatio poteva aver luogo solo se il parere del consilium fosse stato cogente.

59 Cic. Verr. 2.5.80-138.

60 Cic. Verr. 2.5.106. Per la repressione degli attentati contro la sicurezza della Repubblica

romana vd. infra nt. 66.

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suum, cuius consilio uteretur, neque Publium Cervium, talem virum, legatum, qui quia legatus isto pretore in Sicilia fuit, primus ab isto iudex reiectus est, sed de latronum, hoc est de comitum suorum sententia, condemnat omnis.62 Ma anche quando ripercorre conclusivamente le „colpe‟ di Verre nell‟ambito di questo processo ai navarchi,63 Cicerone non riesce ad inserire quella di una presumibile irregolarità nella composizione del consilium.

Riassumendo: gli illeciti che avevano determinato le condanne di Filodamo e dei navarchi, seppur di diversa natura, rientravano tuttavia nella categoria di crimina contro la sicurezza di Roma. In riferimento alla prima vicenda, le parole di Cicerone sono infatti indicative: Video enim et ex iis quae

legi et audivi intellego, in qua civitate non modo legatus populi Romani circumsessus, non modo igni, ferro, manu, copiis oppugnatus, sed aliqua ex parte violatus sit, nisi publice satis factum sit, ei civitate bellum indici atque inferri solere.64 E l‟oratore ricorre in seguito al termine „iniuria‟ per qualificare gli oltraggi commessi dai Lampsaceni nei confronti dei coadiutori al governo di Roma.65 Prestando fede alla testimonianza ciceroniana, la condanna di Filodamo era stata determinata a seguito di una votazione.

Nella condanna inflitta ai navarchi, scaturita dall‟imputazione di

proditio, la funzione svolta dal consilium, motivata dalla prassi, appare meno

62 Per contro, un esempio di diligentia nella scelta dei collaboratori è offerto dallo stesso

Cicerone nel primo libro dell‟epistolario al fratello Quinto (Cic. Q. fr. 1.1.10-15), governatore d‟Asia dal 62 al 60 a.C. Tra i personaggi ragguardevoli di cui si circonda Quinto nell‟espletamento della sua carica spiccano i legati Lucio Elio Tuberone, storiografo, Aulo Allieno, Marco Gracidio e altri, tra cui il questore e vari apparitores, che avevano dimostrato una condotta lodevole anche nei due mandati precedenti di Quinto. Sui collaboratori di Verre in Sicilia vd. C.J. Classen, Verres‟ Gehilfen in Sizilien nach Ciceros Darstellung, in AA.VV., Ciceroniana. Atti del IV Colloquium Tullianum, Palermo 28 settembre – 2 ottobre 1979, Roma 1980, 93-114; N. Marinone, I questori e i legati di Verre in Sicilia, in Analecta graecolatina, Bologna 1990, 45-66 (contra Brennan, The Praetorship cit., 840 nt. 95).

63 Cic. Verr. 2.5.136-138. 64

Cic. Verr. 2.1.79.

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