• Non ci sono risultati.

Incidenza

E’ il numero dei nuovi casi di una malattia che insorgono in una determinata popolazione in un determinato arco di tempo. Per conteggiare i casi incidenti è dunque necessario porre sotto osservazione una popolazione per un certo periodo di tempo.

L’incidenza dipende dalla pressione che i fattori eziologici esercitano sulla popolazione determinando il gettito del numero di nuovi casi.

Il tasso di incidenza si esprime come numero di casi incidenti rapportabili ad una determinata quota di popolazione (in genere ogni 10.000, 100.000 e per alcune forme di malattie ad incidenza bassa in 1.000.000 di abitanti).

Prevalenza

E’ il numero dei casi esistenti di una determinata malattia in una popolazione in un determinato istante di tempo reale. Poiché è impossibile un’osservazione istantanea, anche per i casi prevalenti occorre considerare un periodo di tempo, il più possibile ristretto. Tale periodo è però da intendersi come il tempo necessario per conteggiare i casi di malattia e non per valutare la frequenza di comparsa della malattia. Affinché ciò che si sta misurando conservi il significato di prevalenza è necessario che tale periodo sia inferiore alla durata media della malattia in esame. Nella prevalenza sono compresi sia i nuovi casi (casi incidenti), sia i casi pregressi non ancora guariti o non ancora deceduti. Il tasso di prevalenza si esprime come numero dei casi esistenti rapportati ad una determinata popolazione (ogni 100.000 abitanti). Per le malattie croniche la prevalenza è tanto più elevata quanto maggiore è la durata della malattia. Un po’ paradossalmente i progressi terapeutici, comportando una maggiore durata delle malattie croniche, ne determinano un aumento di prevalenza.

Rischio relativo (R.R.)

Misura la forza dell’associazione tra una malattia ed un supposto fattore di rischio. Dà quindi un’informazione di tipo eziologico. In pratica, stima quante probabilità ha in più di sviluppare una malattia un soggetto esposto rispetto ad uno non esposto ad una determinato fattore di rischio.

Negli studi di coorte o di incidenza il Rischio Relativo è dato dal rapporto dell’incidenza della malattia negli esposti e nei non esposti.

Negli studi trasversali o negli studi caso-controllo è dato dal rapporto tra la proporzione di soggetti con il fattore di rischio in esame tra i casi e i controlli: è indicato come odds ratio (O.R.), che è quindi una stima indiretta del rischio relativo.

Rischio Attribuibile (R.A.)

Misura la quota di casi di malattia attribuibile ad una determinata esposizione. Ci dice di quanto si ridurrebbe l’incidenza di una malattia eliminando un determinato fattore di rischio.

Negli studi di coorte o di incidenza è calcolato per sottrazione tra l’incidenza della malattia negli esposti e nei non esposti.

Negli studi trasversali o negli studi caso-controllo si calcola tenendo conto sia del rischio relativo riscontrato, sia della percentuale di popolazione generale esposta al fattore di rischio in studio. Infatti, più elevata è la prevalenza del fattore di rischio nella popolazione generale, maggiore sarà il numero di casi di malattia che si generano nella popolazione per esposizione a quel fattore di rischio.

Trasversale o di prevalenza

Ha fondamentalmente una funzione descrittiva. E’ il passo iniziale per avere informazioni su cui successivamente costruire studi eziologici (caso-controllo o di coorte).

Caratteristica fondamentale è che i soggetti in studio (popolazione bersaglio) devono essere rappresentativi della popolazione generale, e quindi non devono essere considerati gruppi popolazionistici estremamente selezionati.

Due sono i criteri fondamentali cui attenersi al fine di ottenere risultati esenti da distorsioni: i soggetti in studio devono essere selezionati con criterio probabilistico, e quindi ciascun soggetto di una popolazione deve avere la stessa probabilità di essere selezionati; il tasso di accettazione dei soggetti selezionati deve essere molto alto. Questo secondo criterio è dettato dal fatto che possono crearsi problemi di sottostima dell’effettiva prevalenza (ad esempio, nel caso in cui soggetti già consapevoli di un determinato stato di malattia si rifiutino di sottoporsi all’indagine), oppure generando problemi di sovrastima dell’effettiva prevalenza (ad esempio, nel caso in cui soggetti già consapevoli di essere malati tendano più degli altri a sottoporsi all’indagine).

Occorre infine sottolineare che difficilmente gli studi di prevalenza sono adatti a fornire informazioni circa l’associazione tra la malattia ed un determinato fattore di rischio. In uno studio di prevalenza, infatti, i casi di malattia hanno tanta più probabilità di essere inclusi, quanto maggiore è la durata della malattia stessa.

Studio caso-controllo

Consiste nel confrontare soggetti affetti da una determinata malattia (casi) con soggetti esenti dalla stessa malattia (controlli) in relazione alla pregressa esposizione a presunti fattori di rischio. La caratteristica fondamentale è che i casi ed i controlli devono essere confrontabili, devono cioè venire all’osservazione attraverso analoghi meccanismi selettivi. Se la scelta dei controlli è corretta e se l’esposizione è riportata più frequentemente dai casi che dai controlli, allora essa è associata alla malattia. La misura della forza di questa associazione è rappresentata dall’odds ratio. Più alto è l’odds ratio, più forte è l’associazione, e quindi maggiore è il significato eziologico di quel fattore di rischio. Nello

variabile associata sia alla malattia in studio che all’esposizione; il confondente più tipico è l’età, ma talvolta possono agire contemporaneamente più confondenti. Se, dopo aver eliminato l’effetto confondente di tali variabili, persiste l’associazione (l’O.R. corretto è statisticamente significativo) si può concludere che il fattore di rischio considerato è indipendentemente associato all’acquisizione di questa malattia.

Studio di coorte

Consiste nel reclutare due coorti di soggetti, ambedue all’inizio esenti dalla malattia in studio, una esposta e l’altra non esposta ad un determinato fattore di rischio; seguendole poi nel tempo e confrontando dopo un certo numero di anni l’incidenza della malattia negli esposti e nei non esposti al fattore di rischio.

Lo studio di coorte fornisce una stima diretta e precisa del rischio relativo e del rischio attribuibile. E’ un’indagine lunga, costosa che richiede un campione iniziale molto numeroso e che può essere concepita solo per malattie ad elevata incidenza.

Anche negli studi di coorte, oltre al fattore di rischio in esame, occorre tenere conto di altri fattori che, direttamente o indirettamente, possono essere essi stessi determinanti della malattia. Tali fattori possono confondere, potenziare o attenuare l’effetto del fattore di rischio in studio.

PERIODI