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LA MOBILITA’ SANITARIA OSPEDALIERA

Il presente lavoro trae spunto dal filone di ricerca relativo alle strutture sanitarie e più specificamente alla mobilità dei pazienti tra Slovenia e Friuli Venezia Giulia, ri-collegandosi alle conclusioni15 della ricerca “Cross-border care in the south: Slovenia, Austria and Italy” (Albreht T. et alii, 2006; di seguito, per brevità, la <ricerca>)16 con-tenuta nel più ampio studio “Patient mobility in the European Union – learning by e-xperience”.

In tale caso di studio sulla mobilità dei pazienti nella predetta porzione di territo-rio mitteleuropeo, elaborato nell’ambito del progetto Europe for Patients (e4p) realizza-to nel Sesrealizza-to Programma Quadro attivarealizza-to dall’Unione Europea, lo spostamenrealizza-to dei pa-zienti verso il sistema sanitario transfrontaliero risulta essere “una realtà che riflette la situazione geografica, l’esperienza storica e gli sviluppi socio-politici”. Lo studio, infat-ti, ha mostrato che, nell’arco temporale preso in esame dalla ricerca de qua, grosso mo-do corrispondente al quadriennio 2000-2003, gli incidenti e le intossicazioni (ovvero le cause di affezione diverse dalla malattia) sono risultati la cagione più frequente di rico-vero ospedaliero in entrambi i versanti di ogni confine e ciò potrebbe significare che per molteplici ragioni i cittadini dei paesi confinanti si rivolgono al sistema sanitario del

15 Patient mobility between Slovenia and Italy and Austria is a reality that reflects the geographical

situa-tion, historical experience and the socio-political developments. The new environment, facilitated by Slo-venia’s accession to the European Union, offers an even more favourable setting for cross-border coop-eration in the field of health care.

At present, the number of patients from Italy and Austria treated in the Slovenian health care system is very modest. Still, we can see that there continues to be a group of patients from both these countries who actively seek care in Slovenia for various conditions.

Our research has shown that injury was the most common reason for the majority of patients on both sides of each border to seek hospital care. Thus it would be hard to speculate about the potential for fur-ther development in this sector. Outpatient care seems to offer much greater potential. It was, however, much more difficult to study for several reasons. The most important were reluctance to reveal data on procedures and costing of the services delivered and the inadequate information systems. In many cases the information systems failed to identify foreign patients as a separate entity or providers were unable to separate medical and other health care services from tourist programmes (as in the case of spas).

16 Anche se nel titolo della <ricerca> (Albreht T. et alii, 2006) compare il riferimento all’Italia e alla

Slo-venia, in realtà lo studio monitora da un lato la numerosità dei ricoveri di cittadini italiani in SloSlo-venia, dall’altro si limita alla numerosità dei ricoveri di cittadini sloveni nell’ambito della sola Regione Auto-noma Friuli Venezia Giulia e non a tutta l’Italia. Il presente lavoro, invece, amplia tale impostazione terri-toriale coinvolgendo entrambi i Paesi e le relative regioni costituzionali (Italia) e statistiche e sanitarie (Slovena), ma diversamente non contempla la mobilità sanitaria con l’Austria.

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ese estero soprattutto accidentalmente, e non per cause preordinate e quindi program-mabili.

Più precisamente, i pazienti sloveni ospedalizzati nei nosocomi della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia (FVG) nel quadriennio osservato dalla <ricerca> sono stati mediamente 56 all’anno17, dei quali il 25% sono derivati da incidenti e intossica-zioni; questo è un numero di ricoveri chiaramente modesto rispetto al numero totale dei pazienti ricoverati che, nel 200418, ammontava a 141.715. Nello stesso periodo, specu-larmente, i pazienti italiani ricoverati nei presidi della Repubblica di Slovenia (SLO) sono stati mediamente 155 all’anno, dove, anche in questo caso, la maggioranza di essi sono derivati da incidenti e avvelenamenti, a fronte di circa 330.000 ricoveri annui complessivi.

Entrambi i predetti contesti sono sicuramente accomunati dal fatto di presentare una frequenza relativa del rapporto tra ricoveri da mobilità sanitaria ospedaliera e rico-veri totali inferiore allo 0,5‰ (FVG = [56/141.715]*1.000 = 0,39‰; SLO = [155/330.000]*1.000 = 0,47‰), il che significa che neppure 5 ricoveri ogni 10.000 ri-guardano cittadini provenienti dalla contigua Repubblica. La comparazione tra la Re-pubblica di Slovenia con la Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, inoltre, può avere un senso grazie al rapporto di circa 2 a 1, rispettivamente, di alcuni significativi parame-tri territoriali e sanitari: superficie 20.273 kmq versus 7.845 kmq (2,58:1), abitanti al 31/12/2004 in numero di 1.987.97119 vs 1.207.87020 (1,64:1), ricoveri nell’anno 2004 in numero di 330.000 vs 141.715 (2,32:1), mobilità passiva dal Friuli Venezia Giulia verso la Slovenia per un numero di 155 ricoveri vs mobilità passiva dalla Slovenia verso il FVG per un numero di 56 ricoveri (2,76:1).

Il presente lavoro, quindi, vuole analizzare se, a seguito dell’adesione della Re-pubblica di Slovenia all’Unione Europea, a far tempo dal 1° maggio 2004, data succes-siva al quadriennio su cui si è basata l’analisi della <ricerca>, vi sono state significative modificazioni nel flusso di pazienti con riferimento alla mobilità sanitaria ospedaliera transfrontaliera, ovvero di sloveni che hanno beneficiato di ricoveri ospedalieri da parte del Servizio Sanitario Regionale del Friuli Venezia Giulia, e più ampiamente di quello italiano, e all’opposto di italiani che hanno beneficiato di ricoveri ospedalieri da parte del Sistema sanitario sloveno.

La mobilità sanitaria ospedaliera tra sistemi sanitari diversi, sia nel contesto del-la medesima Nazione, come avviene in Italia, dove si assiste ad una devoluzione delle

17 The University Hospital of Udine (Policlinico Universitario di Udine), City Hospital of Udine (Azienda

Ospedaliera S. Maria della Misericordia) and Allied Hospitals of Trieste (Ospedali Riuniti di Trieste) provided data on Slovene in- and outpatients treated in these hospitals.

18 Regione Friuli Venezia Giulia - Rapporto sul S.S.R. - Anno 2004 - Tav. 3.2: Ricoveri ospedalieri in

re-gime ordinario – pag. 97.

http://www.ars.sanita.fvg.it/portale/dettaglioDocumento.asp?IDSessione=&IDScheda=90&Codice=SIR

19 Statistical Office of the Republic of Slovenia, Census of Population, Households and Housing 2002.

20 Regione Friuli Venezia Giulia - “La popolazione residente in Friuli Venezia Giulia al 31.12.2006” -

20 responsabilità dal livello statale a quello regionale, che tra Paesi diversi, è idealmente connessa alla possibile mancanza di un’appropriata corrispondenza tra la domanda e l’offerta di salute (Porcu R., 2007). Il controllo dei flussi sanitari composti da pazienti che richiedono assistenza a strutture esterne all’area di residenza ha, da un lato, notevoli ricadute con riferimento alla gestione e alla programmazione degli interventi assisten-ziali nei confronti della popolazione residente, dall’altro, importanti effetti di carattere economico legate alla necessità di rimborso delle spese di ricovero dei residenti presso strutture esterne al territorio di competenza. Quindi a seconda del livello territoriale considerato in un’ottica di mobilità sanitaria si potranno osservare diversi tipi di com-pensazione che potranno essere, in senso areale crescente, interospedaliera, interazien-dale, interregionale, internazionale.

L’impatto economico che possono avere determinate scelte di politica sanitaria è ben descritto dal seguente ragionamento (Baldessarelli G., 2005): “lo Stato nazionale (o la Regione) cerca di investire denaro per dotarsi di proprie strutture di erogazione, pensando di avere un bacino di utenza a cui erogare tali prestazioni e poi i cittadini, forti di un loro diritto, attraversano il confine (nazionale o regionale), ricevono le pre-stazioni alle stesse condizioni garantite dallo Stato (o dalla Regione) di provenienza, cosicché lo Stato nazionale (o la Regione) si trova a pagare sia una struttura che è co-stata e non produce, sia gli addebiti da parte di Stati esteri (o di altre Regioni).”

La mobilità sanitaria, può essere distinta, oltre che in attiva (produzione sanitaria nei confronti di non residenti) o in passiva (flussi di residenti verso strutture esterne), in tre sostanziali macro categorie:

- le prime due, che non concernono specificamente il presente lavoro, sono la mo-bilità interaziendale (o interospedaliera) e la momo-bilità interregionale che, manife-standosi nello spazio circoscritto dai confini nazionali21, hanno di conseguenza una ragione di esistenza solo nell’ambito di un medesimo sistema sanitario na-zionale o regionale. Tale tipologie di mobilità nazionali verranno brevemente delineate nelle due sezioni successive.

- La terza macro-categoria è quella che riguarda la mobilità sanitaria internaziona-le che verrà trattata sia nella sezione terza del presente capitolo che nei capitoli susseguenti.

Prima di procedere con le singole categorie relative alla mobilità sanitaria è da segnalare che alla data di redazione del presente lavoro, oltre alla <ricerca> e al recente studio dell'Osservatorio europeo delle politiche e dei sistemi sanitari (Wismar M. et alii,

21 Nonostante le apparenze, non appare scorretto parlare di confini nazionali nell’ambito dell’Unione

Eu-ropea, soprattutto nell’ambito della cosiddetta Area di Schengen, dove la completa libertà di movimento dei cittadini è conseguenza di una defunzionalizzazione dei confini, non di una loro soppressione. Ciò non vale solo per l’entrata in Schengen della Svizzera: il Trattato di Lisbona prevede esplicitamene la possibi-lità di uscita.

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