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Una mobilitazione contagiosa Esempi e pratiche comunitarie al di fuori del Teatro Valle Occupato

TEATRO VALLE.

5.4 Una mobilitazione contagiosa Esempi e pratiche comunitarie al di fuori del Teatro Valle Occupato

“È uno degli accadimenti più interessanti dell'esperienza del Val- le: una promiscuità che mette in comunicazione piani che non lo sono mai stati”226

L'agire collettivo, partecipato ed inclusivo che caratterizza e de- finisce la dimensione artistica e politica del Teatro Valle, è sembrato costituire, durante il suo percorso, un punto di riferimento decisivo e importante per diverse realtà culturali del paese.

La modalità comunitaria e condivisa di produzione e fruizione culturale proposta dagli occupanti è sembrata coinvolgere e rimettere in moto competenze, saperi e linguaggi universali, dando vita in que- sto modo a processi di identificazione, riconoscimento e contamina- zione continui e reciproci.

La dimensione collettiva dei beni comuni mira ad avvicinare e raccogliere attorno a sé pratiche, strumenti e contenuti che sembrano in grado in qualche modo di rigenerare e riattivare processi di signifi- cazione, di appartenenza e di responsabilità.

Gli esercizi e le sperimentazioni culturali intraprese si sono ac- compagnate a pratiche fisiche di riappropriazione di spazi, di tempi e modalità di azione: un'organizzazione sperimentale, costante, multi- 226 Teatro Valle Occupato, cit., p. 14.

forme di un nuovo vivere e percepire comunitario.

La geografia teatrale e culturale sembra però registrare da qualche anno, secondo gli operatori del settore, una progressiva perdita di luo- ghi e spazi culturali alternativi in grado di ospitare progetti emergenti e linguaggi scenici contemporanei.

Alla difficoltà costante, materiale e concreta, di poter progettare e costruire solidi percorsi formativi di ricerca teatrale, la scena culturale negli ultimi anni ha risposto cercando di lavorare alla costruzione di un ricco tessuto sociale e artistico declinato secondo le specifiche esi- genze di ciascun territorio.

Precedenti all'esperienza di autogoverno del Teatro Valle, infatti, vi sono numerose realtà artistiche che hanno sviluppato e approfondito le loro ricerche in ambito teatrale e culturale, riqualificando e arric- chendo al tempo stesso territori periferici o spazi abbandonati e inuti- lizzati.

Alcune di esse si sono riunite qualche anno fa attorno al progetto denominato ZTL, “Zone Teatrali Libere”, un esperimento inedito di nuove forme di produzione e sostegno alla ricerca teatrale a Roma e nel Lazio.227

Tra il 2008 e il 2010 il circuito ZTL, sviluppatosi grazie al con- tatto vivo e attento di cinque diverse realtà culturali operanti sul terri- torio, tramite un agire artistico corale e condiviso, ha cercato di pro- muovere e incoraggiare progetti emergenti e piccole compagnie indi- pendenti, fornendo spazi, assistenza, competenze tecniche e visibilità all'interno di rassegne e festival teatrali.

227 TriangoloScalenoTeatro, Eventi, ZTL-pro,

http://www.triangoloscalenoteatro.it/Eventi/Entries/2008/1/13_ZTL_-_pro.html, data di consultazione 15 settembre 2012.

Il progetto, nato con l'intento di dare vita a un dialogo plurale e profondo tra artisti, produttori e operatori del settore teatrale, mirava a istituire una rete di scambi e collaborazioni professionali tra diversi soggetti artistici del territorio con l'obiettivo di sperimentare nuove forme di sostegno alla produzione e riconoscere e valorizzare il lavoro di artisti, tecnici e compagnie di ricerca.

Tra i diversi soggetti culturali coinvolti nel progetto vi erano al- cuni tra i protagonisti storici della vita culturale della capitale, am- bienti di aggregazione e condivisione che hanno cercato di creare nel tempo circuiti e spazi alternativi di sviluppo teatrale e culturale: il Rialto Santambrogio, il Kollatino Underground, il Teatro Furio Camil- lo, la compagnia Triangolo Scaleno Teatro e l'Angelo Mai.

Si tratta di realtà culturali con origini e percorsi artistici differen- ti, ma che sembrano avvicinarsi nel loro intento di immaginare e dare forma a nuovi organismi creativi, attenti e vitali in grado di incorag- giare e sostenere le più diverse iniziative in campo artistico, dialogan- do sapientemente con il tessuto sociale e urbano e restituendo alla cul- tura la sua valenza aggregante e unificatrice.

Tali realtà sembrano dunque costituire una mappa ben precisa di luoghi interstiziali, quasi superstiti, in un territorio culturale mutevole e complesso come quello della Capitale che sembra, secondo molti, diviso tra una politica culturale poco attenta al contemporaneo e alle ricerche più innovative e movimenti sotterranei, vigili e vitali capaci di catalizzare sperimentazioni trasversali e i linguaggi espressivi del presente.

poraneo in tempi di crisi, chiusure e decurtazioni finanziarie, si è in- terrogato sugli spazi artistici e le proposte culturali ancora attive nella Capitale:

Quando in Italia si decide di tagliare, a farne puntualmente le spese sono i settori più fragili, sperimentali, meno visibili. Ma, subito dopo, a pagare è lo sguardo verso l'esterno, verso il mondo, perché quando si addensano le nubi l'atti- tudine italica è quella di chiudersi nel particolare, aspettando che passi la tempesta e non ci colga.

Così anche un festival ricco come quello di Villa Adriana, progetto dell'Au- ditorium di Roma, che ha portato i grandi nomi della scena internazionale in una cornice suggestiva, quest’anno non si farà. Ma la capitale, a ben guardare, di pro- blemi ne ha diversi. Perché in una città che conta 400 sale teatrali (se si contano anche club e associazioni) e, fino a qualche anno fa, ben cinque stabili tra pubbli- ca, d'innovazione e privata di interesse pubblico, un vero circuito del contempora- neo non è mai esistito.

O meglio, è esistito nel sommerso. Come negli anni Settanta un movimento vivissimo e sotterraneo ha abitato le cosiddette “cantine romane”, trasformando la Capitale in un polo centrale per il nuovo teatro, così negli anni Zero del Duemila un movimento altrettanto vivo e sotterraneo si è riversato nei centri sociali, che cambiavano pelle e si aprivano a esperienze che non erano politiche in senso lette- rale, ma lo erano in senso sostanziale. Ma anche quel circuito ha subito una so- stanziale battuta d'arresto.228

Roberta Nicolai, direttrice artistica della compagnia Triangolo

Scaleno Teatro, ha cercato di trasformare la fragilità di queste espe- rienze culturali in un punto di forza, creando, insieme alla Provincia di Roma Assessorato alle Politiche Culturali con il sostegno della Fon- dazione RomaEuropa e l'Università Roma Tre, il Festival dei Teatri di Vetro.

[Il Festival] si porta nel nome la discendenza da un ambiente a rischio, tea- tro pericolante quanto il materiale del titolo che ha per nascita l’intimo destino ed essenza di scomparire in un baleno: fragile e assieme duro, il vetro è materia con- flittuale, contraddittoria, incline al dubbio, in una sola parola è teatro. Che ci puoi guardare attraverso.229

228 Wordpress, Blog, Stati d'Eccezione, Graziano Graziani,

https://grazianograziani.wordpress.com/2012/06/11/una-geografia-allo-sfascio-cosa-resta-del- teatro-contemporaneo/, data di consultazione 16 settembre 2012.

229 S. Nebbia, “La fragilità del cristallo. Teatri di Vetro riapre la Roma indipendente”, Quaderni

Il festival si costituisce negli intenti come occasione importante per incoraggiare e valorizzare realtà teatrali emergenti e piccole com- pagnie indipendenti, offrendo spazi e sopperendo alle sempre più scar- se occasioni di visibilità.

Questa vetrina del panorama del “fuori circuito” sembra dunque delinearsi come specchio della realtà teatrale contemporanea, il cui percorso artistico segue e si intreccia inevitabilmente con lo sviluppo e la sopravvivenza delle stesse compagnie che porta in scena, fotogra- fando ogni anno una situazione culturale estremamente varia, mutevo- le e complessa.

A queste esperienze artistiche che vivono e operano sul territorio romano da circa un decennio, si sono aggiunte recentemente nuove sperimentazioni culturali e teatrali che sembrano coinvolgere attiva- mente la cittadinanza e proporre nuove politiche e assetti culturali fon- dati sul comune.

L'occupazione dell'ex-cinema Palazzo nell'aprile dello scorso anno da parte di studenti, attivisti e cittadini del quartiere San Lorenzo di Roma è stata considerata da molti come il germe iniziale di quella cosiddetta “mobilitazione contagiosa” che dal Teatro Valle in poi sem- bra ormai interessare numerosi luoghi e spazi urbani riabilitati e ripo- polati in molte città italiane.

La sala, ora dedicata all'attivista e reporter Vittorio Arrigoni e ab- bandonata da tempo, aveva suscitato l'interesse di alcuni imprenditori e società immobiliari che progettavano di riutilizzare i locali dello sta- bile come sale da gioco coinvolgendo, sostengono i protagonisti del-

l'occupazione, un giro d'affari poco controllabile e violando precise re- gole territoriali che pongono rigidi vincoli nei quartieri storici della Capitale.230

L'ex-cinema, ribattezzato “Nuovo Cinema Palazzo”, è impegnato dal giorno della sua riapertura a convogliare linguaggi e ricerche espressive diverse, sperimentando nuove forme di programmazione e gestione culturale di uno spazio storico, proponendo laboratori, semi- nari, incontri, dibattiti, concerti, film in lingua originale e performan-

ce che sembrano in grado di abbracciare trasversalmente i più diffe-

renti ambiti artistici, sociali e culturali.231

Questa esperienza sembra delinearsi dunque come una tra i più recenti esperimenti di quella “primavera italiana culturale” che vede il coinvolgimento diretto e attivo della cittadinanza nel riconoscere e tu- telare il potenziale aggregante di particolari contesti urbani.

Tramite un agire comunitario che si fonda su scambi reciproci e continui, tali esperienze sembrano in grado di generare processi creati- vi importanti, dialogando con realtà artistiche e sociali differenti e mettendo in comunicazione piani e prospettive all'apparenza lontanis- sime.

Il Teatro Valle, nel panorama artistico e politico fin qui descritto, sembra però collocarsi su un terreno di sperimentazione differente, sia per l'importanza storica del luogo che lo caratterizza, sia per l'ampiez- 230 Gli attivisti del Nuovo Cinema Palazzo hanno realizzato un dossier con materiale e

informazioni sulle società immobiliari e le figure imprenditoriali coinvolte nel progetto di trasformazione dello stabile di San Lorenzo. Tale documento è consultabile al link

http://dl.dropbox.com/u/133103/camene1.pdf.

231 Nuovo Cinema Palazzo, http://www.nuovocinemapalazzo.it/, data di consultazione 16 settembre 2012.

za e la complessità degli obiettivi e dei progetti sviluppati al suo inter- no dai protagonisti.

A questa esperienza, così discussa, corale, multiforme, trasversa- le e partecipata, sono seguite nel corso dell'anno diverse sperimenta- zioni e contaminazioni differenti in molti territori italiani, concretiz- zando così quell'augurio che lo scrittore Andrea Camilleri aveva rivol- to ai protagonisti all'inizio dell'occupazione e che titola il presente pa- ragrafo.232

Nel settembre 2011, infatti, durante la 68° edizione della Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica, alcuni protagonisti dell'occu- pazione del Teatro Valle invitati a raccontare la loro esperienza duran- te le Giornate degli Autori hanno riaperto, insieme agli attivisti del S.a.L.e Docks, il Teatro Marinoni nell'area dell'ex Ospedale al Mare del Lido di Venezia, spazio dismesso ormai da diversi anni.

L'area era interessata da qualche tempo da un piano edilizio che prevedeva la totale dismissione delle strutture dell'ex Ospedale, patri- monio di enti pubblici e quindi invendibile per fini diversi da quelli sanitari, per finanziare la costruzione di un nuovo Palazzo del Cinema all'interno degli spazi dedicati ogni anno all'abituale rassegna interna- zionale.

A capo del progetto era stato nominato dal precedente governo un commissario governativo della Protezione Civile, nomina che, se- condo gli attivisti, ha di fatto “esautorato la popolazione e le autorità locali dalla possibilità di decidere democraticamente di alcune que- 232 Wordpress, Blog, Stati d'Eccezione, Graziano Graziani,

http://grazianograziani.wordpress.com/2011/06/16/%C2%ABil-valle-al-comune-non-ci- fidiamo%C2%BB-le-reazioni-degli-occupanti-e-il-commento-di-camilleri/, data di consultazione 17 settembre 2012.

stioni strategiche per il presente e il futuro dell'isola”.233

I lavori di costruzione, però, erano stati presto interrotti dal ritro- vamento di due depositi di amianto nell'area interessata dagli scavi.234

Gli attivisti del S.a.L.E Docks, realtà veneziana impegnata da tempo nel campo dell'arte contemporanea, insieme ad alcuni rappre- sentanti del Teatro Valle di Roma, hanno deciso dunque di occupare per una settimana il Teatro Marinoni, da subito ribattezzato “Ricreato- rio”.

Il Marinoni, piccolo teatro liberty di inizio '900 donato ai pazienti dell'ex Ospedale al Mare come spazio aggregante, condiviso e cultura- le, è stato dunque ripopolato e abitato per una settimana, sperimentan- do la cooperazione di due realtà differenti nei percorsi artistici intra- presi, ma riunite attorno al concetto dei beni comuni.

Il Teatro Marinoni è stato infatti identificato dagli attivisti come luogo simbolo al centro di un'importante speculazione edilizia che, se- condo i protagonisti, tradisce e depotenzia il significato e la destina- zione d'uso originaria del luogo, spazio comunitario pensato per inco- raggiare esperienze di socialità e condivisione.

La coabitazione e le nuove collaborazioni sperimentate durante la settimana di occupazione hanno costituito, negli intenti dei protagoni- sti, processi di risignificazione di un luogo ormai dismesso, di inco- raggiamento e sostegno al suo valore potenziale e il tentativo di imma- ginare differenti forme gestionali alternative all'iniziativa dei privati e fondate sulla narrativa del comune.

233 Engramma, Marco Baravalle, http://www.engramma.it/eOS/index.php?id_articolo=794, data di consultazione 17 settembre 2012.

234 GlobalProject, In Movimento, http://www.globalproject.info/it/in_movimento/Venezia- Svelato-il-cratere-del-Palazzo-del-Cinema/9353, data di consultazione 17 settembre 2012.

Il processo di “contagio” e di mobilitazione artistica, culturale e politica si è diffuso nel tempo, interessando differenti spazi e luoghi abbandonati, dismessi o a rischio chiusura, evidenziando una geogra- fia teatrale, amministrativa e culturale ̶ a detta di molti ̶ allarmante.

I lavoratori dello spettacolo di Palermo si sono riuniti nel Movi- mento Pre|Occupati Palermo per evidenziare, oltre all'assenza di una legislazione specifica che tuteli i lavoratori dell'immateriale, la situa- zione gestionale e amministrativa della città in ambito culturale.

I lavoratori hanno denunciato una politica culturale poco attenta alle esigenze della cittadinanza e alla tutela del ricco patrimonio cultu- rale e storico presente sul territorio palermitano. Si tratta di una politi- ca che non incoraggia pratiche di affidamento degli spazi abbandonati e favorisce in tal modo l'instaurarsi di processi di degrado e di incuria che, inevitabilmente, chiamano speculazioni e abusi.

Il Teatro Garibaldi di Palermo, inaugurato nel 1861 dallo stesso Garibaldi, divenuto nel tempo un punto di riferimento fondamentale per lo sviluppo culturale e artistico della città e ormai abbandonato da diversi anni, è stato riaperto e ripopolato nell'aprile dello scorso anno, sottraendolo ai ripetuti danneggiamenti che ne avevano diminuito il potenziale e ridotto le infrastrutture.235

Il nuovo Teatro Garibaldi Aperto sembrerebbe costituire, dunque, un'altra realtà artistica e storica che si aggiunge idealmente a una map- pa di luoghi e processi comunitari, culturali e politici fondati su un agire condiviso e responsabile: soggettività irriducibili e modelli di 235 La Repubblica, Blogautore, Anna Bandettini,

http://bandettini.blogautore.repubblica.it/2011/07/03/palermo-salviamo-il-teatro-garibaldi-e-la- protesta-del-valle-arriva-in-sicilia/, data di consultazione 17 settembre 2012.

gestione unici perché in ascolto delle specificità del territorio che abi- tano.236

A queste esperienze si sono aggiunte presto quelle dei lavoratori dell'immateriale di Napoli, che il 2 marzo 2012 hanno occupato l'ex Asilo Filangieri, sede della Fondazione del Forum Universale delle Culture, che è stato presto rinominato “Asilo della Conoscenza e della Creatività”.237

La voce degli occupanti si è unita a quella degli artisti del Teatro Valle di Roma e del Garibaldi di Palermo nel manifestare gli stessi di- sagi e la stessa precarietà di un lavoro, quello culturale e dello spetta- colo, poco tutelato e riconosciuto.

Al tempo stesso i protagonisti intendevano portare alla luce le contraddizioni e gli sprechi della politica culturale napoletana, unica città italiana a disporre di un assessorato ai beni comuni che, secondo gli occupanti, risulta inadeguata a gestire efficacemente il panorama culturale del territorio e a promuovere una valida progettualità artisti- ca.

A Napoli da anni si assiste al sistematico e quotidiano smantellamento del pensiero nella gestione del Mercadante, del Napoli Teatro Festival Italia, del Fo- rum delle Culture (che a meno di un anno dal suo avvio non ha ancora una pro- grammazione definita); si resiste da anni nella mancanza di spazi ad hoc dove i teatranti possano allestire i loro spettacoli, visto che i teatri stessi non riescono a sostenere gli artisti durante il lungo percorso di gestazione; ancora si attende da parte delle istituzioni una chiara e inequivocabile politica culturale che sappia es- sere lungimirante e che sappia costruire un sistema solido e duraturo dove rigene- rare le intelligenze, le creatività; si assiste ancora al naufragare di un’etica traspa- rente: alcune poltrone sono occupate da uomini su cui pendono sentenze pesanti, i fondi nazionali ed europei (che appartengono ai cittadini) sembrano scivolare in

236 Wordpress, Teatro Garibaldi Aperto, http://teatrogaribaldiaperto.wordpress.com/, data di consultazione 17 settembre 2012.

237 Wordpress, La Balena, http://labalena.wordpress.com/, data di consultazione 17 settembre 2012.

un imbuto, il meccanismo economico e burocratico su cui poggiano le sale teatrali è esso stesso troppo facilmente aggirabile ai danni di teatranti e drammaturghi; la persistenza di una certa critica teatrale (in particolar modo quella legata ai mag- giori quotidiani) è ancora imbrigliata in giochi di potere, di favoritismi, si preten- de ancora verità assoluta che permette di lavorare o meno, va ancora alla ricerca dello scalpore sensazionalistico, dell’esclusiva, dimenticandosi di stimolare la ri- flessione.238

A queste esperienze fin qui descritte, molto simili negli intenti, nelle modalità e nel richiamo alla filosofia del comune, sulla quale sembrano costituirsi, si sono aggiunti gli spazi occupati del Teatro Coppola di Catania, restituito ormai da dieci mesi alla cittadinanza che collabora molto attivamente al suo mantenimento e all'organizzazione quotidiana degli spazi, e l'esperienza travagliata, discussa e complessa del collettivo Macao di Milano.239

Quest'ultimo, in seguito all'occupazione della Torre Galfa di Mi- lano e del Palazzo Citterio di Brera, entrambi simboli, secondo gli oc- cupanti, della scarsa tutela e dell'abbandono di spazi e luoghi poten- zialmente significativi e importanti per la cittadinanza, ha riaperto gli spazi inutilizzati dell'ex-macello comunale, programmando da circa quattro mesi attività laboratoriali, seminari, incontri, cineforum e spet- tacoli.240

* * *

Si è qui provato ad esplorare e a narrare di esperienze particolari, importanti e significative nel loro segnalare il fermento e il disagio vissuto quotidianamente da chi opera nel settore dello spettacolo e in 238 Arteatro, Fabio Rocco Oliva, http://www.arteatro.eu/contenuto/eventi/marzo12/LA

%20BALENA%20-%20Occupazione%20Ex%20Asilo%20Filangieri.pdf, data di consultazione 17 settembre 2012.

239 Teatro Coppola, http://www.teatrocoppola.it/, data di consultazione 17 settembre 2012. 240 Macao Milano, http://www.macao.mi.it/, data di consultazione 18 settembre 2012.

ambito culturale.

Ciascuna esperienza descritta è sembrata richiedere e richiamare intorno a sé nuove forme di sperimentazione, ampliando processi e meccanismi originari da cui poter elaborare ulteriori sviluppi creativi e politici.

La strada esplorativa intrapresa dal Teatro Valle ha senza dubbio illuminato una narrativa sul comune ai più sconosciuta, madre e figlia delle lotte per l'acqua e per le terre comuni nei paesi del Sud del mon- do.

La pluralità e la diversità degli apporti alle singole esperienze, ognuna irriducibile proprio perché rispettosa delle strutture sociali e culturali del proprio territorio, sembrano costituire dunque un disegno ampio e complesso, difficilmente ascrivibile a singole istanze o a inte- ressi individuali.

L'atto fisico delle occupazioni, avvertito come un'urgenza, una necessità, sembra reclamare l'abbandono di strutture e politiche cultu- rali consolidate e fino ad ora immutabili a processi costituenti e rige- nerativi, che possano immaginare modelli alternativi di sviluppo e so- stegno alla creatività ed evidenziare le contraddizioni che sembrano caratterizzare una certa attitudine tipicamente italiana nella gestione della cosa pubblica.